Cammino
su un filo, sotto c'è un buco
Colera ha la
nausea: ha ingurgitato parecchie pizzette, di quelle che prepara l'
educatrice, Lisa, nel forno con l' olio, il sale, il pomodoro e via
dicendo. La stanza è fredda, fuori una pioggerella stanca ma
costante infastidisce i passanti bagnando ogni cosa. E' seduto davanti
alla finestra e guarda fuori riflettendo. La nera tristezza, il vuoto
ed il freddo di quella sera di inizio giugno acuiscono il suo stato di
malessere fisico... Oppure, chissà magari la nausea
è provocata proprio dal suo disagio psicologico... Boh;
fatto sta che si alza e con il mangianastri in mano si dirige verso il
bagno. Una volta in questa stanza chiude a chiave la porta, schiaccia
il tasto PLAY: i Black Sabbath rimbombano per tutto l'edificio, tanto
da far tremare il profumo nella boccetta, tanto che nel ritmo
rallentato della canzone la voce perversa di Ozzy si mescola alle urla
isteriche di Jessica, l'altra educatrice; "COLERA!" urla "PerDio!
Abbassa quella musica! Non sei in discoteca!" ma Colera indifferente si
siede sul bidet vicino al vater, abbassa la testa fin dentro il buco,
s'infila due dita in gola, giu,giu, fino a trovare 'il bottoncino', lo
schiaccia e poi, il più silenziosamente possibile
vomita...
Ernesta
siede esausta su una sedia, nella vecchia cucina e sferruzza a maglia
l'ennesima sciarpa azzurra. Ha partorito solo una volta, ma
è stata mamma sei! Ha allevato sua figlia, i figli di sua
figlia ed un trovatello... com' è buona! Ora siede sola e
logorata dal tempo e dai dispiaceri nella vecchia amata casa in cima ad
un palazzone di periferia. Da quando Solletico è morto
è invecchiata molto: le borse sotto i suoi occhi si sono
accentuate e la gamba ha ricominciato a darle problemi. Solletico era
il figlio minore di sua figlia. Figlio bastardo perchè di
padre ignoto. Faceva il carabiniere. Nonostante le condizioni in cui
era cresciuto era un ragazzo di sani principi, buono come il pane e
bello come il sole. Aveva un sogno: rendere il mondo migliore, per
questo aveva deciso di fare il carabiniere. Era morto tra le lamiere di
un' automobile, coinvolto in un' incidente d' auto mentre era in
servizio. Era l' unico che ancora si prendeva cura di lei: Miciolita,
Jerra e Brutta, le sorelle, se ne erano andate alla prima occasione;
figlie di lora madre che aveva fatto la stessa cosa a suo tempo, dopo
l' ultimo figlio. Puff, scomparsa, eclissata!
Sono
le dieci e venti, i cantanti in tele hanno la gola irritata a forza di
esibirsi. Le canzoni che propongono sono quelle della sua giovinezza e
parlano di grandi amori, di passioni, tradimenti ed illusioni; le
ricordano di quando sognava mettendole malinconia, quindi spegne e va a
dormire.
"Colera! Che
hai fatto!?" Jessica lo guarda per un' attimo profondamente
scandalizzata, si aspetta una risposta che però
già conosce. E' stufa di cercare di correggere quel ragazzo
sbagliato e guasto nell' animo "Sei pazzo!" urla, poi si volta e se ne
va, così Colera resta solo nel corridoio con in mano il suo
mangiacassette ed in bocca il sapore di pizzette e succhi gastrici. Si
rintana in camera sotto le coperte. Poco dopo una bambina di sette anni
che sta al centro con lui si infila nel suo letto per consolarlo
"Colera... hai fatto arrabbiare Jessica! Cattivo!" lo rimprovera
"Perchè piangi?" infatti grossi goccioloni solcano le guance
del diciannovenne; "Ti ho portato Amelia, così ti fa
compagnia!"; Amelia è un Sanbernardo di peluches a
dimensioni reali che la bambina abbraccia quando ha paura. Colera non
dice niente ma è un vittimista e come tale adora essere
consolato.
Circa un'ora
dopo, quando tutti: lui, Amelia e la bimba giaciono addormentati sullo
stesso letto Jessica entra nella stanza e sveglia il giovane: vuole
parlargli.
"Vieni in
cucina" dice con tono tra il preoccupato e l'apprensivo; il giovane si
alza svogliatamente con gli occhi ancora appiccicati dal sonno.
Il grande
orologio rosso sopra la tavola da pranzo segna la mezzanotte."Colera,
Colera... cosa devo fare io con te?" Colera alza le spalle, "Questo
è un mondo difficile, anche io lo so, ma ti ho gia detto
tante volte che i problemi non si risolvono in questo modo... hai
parlato con Don Luca; lui ti ha detto come essere felice..." "Tsk"
risponde il giovane con un'altra alzata di spalle. "Io certo non posso
niente contro il tuo malessere, solo lui può aiutarti"
così dicendo punta l' indice verso il soffitto e sorride
debolmente "Però sei tu che lo devi volere"; Colera la fissa
e con un ghigno divertito risponde "Guarda questa! Vuole raccomandarmi
a Dio! ...E' la tua ultima carta?!" La bocca dell'educatrice, prima
atteggiata ad un pallido sorriso ha ora mutato posa componendosi in una
piega di dura incomprensione. Jessica ora è disperata,
neanche s' immagina che basterebbe un'abbraccio o un gesto di umana
comprensione. Quando il ragazzo dopo qualche istante si alza per
andarsene cerca di trattenerlo strattonandolo per un braccio:
ultimo e non molto convinto riflesso del corpo che risulta leggermente
più determinato del suo intimo che invece si è
già arreso. "Non ti ho mai mancato di rispetto Jessica, ma
se adesso non mi lasci giuro che lo faccio!" a queste parole la donna
si arrende e sul suo volto si possono indovinare pensieri che parlano
di inferno, deviazione e pazzia. Non comprende quel ragazzo, in fondo
non si è mai sforzata di farlo... potrebbe rivelarsi troppo
complicato... e magari farle aprire gli occhi su verità
troppo scomode, meglio non rischiare! Quindi decide di liquidare la
questione con animo sereno "Io quel che potevo fare l' ho fatto, sei tu
che non vuoi essere aiutato! Dio accoglie a braccia aperte le pecorelle
smarrite che vogliono ritornare all'ovile e le perdona, ma se una
pecorella più stupida delle altre corre verso l'inferno
rifuggendo volutamente la rette via... Ecco, allora si merita di
trovare il lupo che le faccia passare le peggiori pene!"
Il
sole sorge tutte le mattine, imperterrito e menefreghista nei confronti
delle persone e dei loro problemi. Sono circa le sette, ora in cui
Ernesta abitualmente si alza per fare i mestieri. Il latte sta
scaldandosi nel pentolino sopra il fornello, Ernesta guarda con sfida e
paura insieme i mobili rossi bordati di giallo: i cassattoni inferiori
ricolmi di pentole e pentolini, il ripiano con le fotografie e le ante
superiori dietro alle quali fanno la muffa miriadi di soprammobili
dimenticati. Questa mattina ha deciso di pulire tali ante liberandole
anche dell' inutile contenuto; l'impresa provoca in lei timore
poichè per riuscire ad arrivare dappertutto bisogna
arrampicarsi su una sedia e mettersi in punta di piedi... dieci anni fa
sarebbe stato un gioco da ragazzi... ma ora... eppure Ernesta
è determinata, quindi dopo una veloce colazione "A noi
pecioc!" (a noi
cianfrusaglie!) afferma, e
poi "Iè andai via toch e i ma lasath che tot a me!"
(sono andati via tutti e mi hanno lasciato qui tutto a me!)
continua in bergamasco riferita al suo sangue traditore. Posiziona la
sedia sotto il mobile e con l'agilità di un rinoceronte ci
balza sopra, poi comincia a togliere le cianfrusaglie ad una ad una ed
a riporle sul ripiano del mobile; il tutto ovviamente con molta
lentezza per paura di cadere. Sgombrato lo spazio frega energicamente
spruzzando ampi getti di vetril soprattutto negli angoli per eliminare
bene la polvere; il tutto con enfasi tale da far traballare il suo
grosso culone rotondo. "Cancher de laur!"
(Cancro di un coso!) urla
quando lo spruzzino quasi finito fa i capricci "Lasem netà
che che poi ta edet ndoe ta sbate!";
(lasciami pulire che poi vedi dove ti sbato!)
in tutta questa foga sulle prime non fa caso all' angolo di una foto
che spunta da sotto un soprammobile a forma di papera gialla; presa
com'è dalla pulizia si accorge di questo particolare solo
quando, arrivata all'apice dell'odio per lo spruzzino mal funzionante e
comincia a guardare in basso con l'intento di scendere dalla sedia per
procurarsene uno nuovo. Ciò che sporge è
pochissimo ma lei, che quella foto la conosce a memoria capisce
immediatamente di che si tratta "Madoo!"
(abbreviazione dialettale di madonna)
sospira e una volta toccato il suolo con i piedi, commossa la toglie
dall' involontario nascondiglio e la guarda. La sorpresa è
talmente forte che per riprendersi deve sedersi. Poi resta dieci minuti
immobile, immersa nel tunnel dei ricordi. Sulla lucida superfice della
foto un quindicenne bruno e basso sorride mettendo in risalto i denti
rovinati, é in piedi e sorregge un ciao blu alquanto
scassato. Si tratta del trovatello: Colera! Quella è l'unica
sua foto che Ernesta possiede di lui, è stata scattata da
Miciolita, la maggiore delle sorelle poco prima che Colera se ne
andasse...
I primi di
Giugno, quando l'estate tra una pioggia e l'altra comincia a farsi
sentire. Il giorno è passato, ora è notte e le
stelle non si vedono coperte come sono da un denso strato di nubi.
Fuori imperversa il temporale, dentro edifici invece la gente si
dà alle più svariate attività: Ernesta
dorme contenta della sua cucina pulita, Brutta fa l'amore con il suo
moroso, Sara, sua madre si guarda allo specchio scontenta della sua
immagine rovinata dagli anni e dalle gravidanze, è
consapevole di non piacere più molto ai clienti del nait
dove lavora; Jessica è nel letto del centro per orfani dove
lavora come educatrice, non è tranquilla difatti continua a
rigirarsi tra le lenzuola cercando quiete immersa
nell'oscurità.
Colera
è in discoteca e balla come un matto in questa notte
d'eccessi. In mezo alla pista altri mille come lui si muovono in questo
cesso di sballo, perversione ed insicurazza. "Che ne sarà di
me!?" è la sua domanda fissa.
"Che hai fatto coglione?! Stai danneggiato il tuo corpo in maniera
inconvertibile! Ti sei spinto al limite per star bene.."
"AAAAAAA"
"AAAAAA"
"non sai dire altro!"
Le luci strobo che sflesciano, la musica ad un volume spacca timpani!
Chissà che direbbe Jessica! Sarà l'alcool,
sarà lo stato d' animo sempre più in basso ma non
ci vede speranza in questa vita, non respira, è una strada
sempre più in salita! Emozioni senza sbocco, inutili! Stati
d'animo inutili, che se messi a disposizione di qualcosa lo avrebbero
fatto fruttare... Sprecati in mezzo ad una pista, offerti gratuitamente
anche allo sguardo tirchio del peggior offerente! Colera si sente vivo
e balla il suo sballo e sballa il suo ballo. Vuole emozioni e rapporti
veri. E' l'oggetto di un destino poco chiaro, votato al nulla dei suoi
pensieri ed alla tristezza delle sue azioni. Potesse esprimersi
lancerebbe urli selvaggi, invece balla col suo fisico scuro e minuto, i
denti marci e lo sguardo perso. Ragazzo allo sbando cerca giovane
invitante pulzella per serata allo sbando, in bagno, anche in terra ma
fatelo scopare!
I fatti si
svolsero in questo modo più o meno confusi in questa piovosa
sera di inizio Giugno. Giorno funesto, che a saperlo si sarebbe restati
in casa a paranoiarsi... Lui l'addocchia, balla come una cagna ma lo
affascina a pelle; quindi s'avvicina e comincia la sua tattica
marpionatoria... Poi si sa, le luci e l'atmosfera fanno il resto.
Presa in
pensieri paranoici pure lei ci sta di fisso... Si dice che Dio li fa e
poi li accoppia! Così un paranoico conosce la sua
complessata. Ballando ballando si finisce con l'attirarsi, come due
pianeti le cui orbite sono destinate a scontrarsi...
Lei lo attira,
o forse è lui che attira lei? L'orologio segna le due di
notte ed i due corpi sono ormai allacciati come le stringhe delle
scarpe sui divanetti della discoteca. Gli occhi si spiano "Chi sei?"
sembrano chiedersi reciprocamente. La prima volta che si vedono e si
vogliono scoprire. Le lingue s'intrecciano in giravolte casuali...
Nessuno pensa al futuro, che è canchero e penserà
da solo a rovinarsi. Intanto ci si gode il momento del primo incontro.
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Hola,
so che in questa parte del sito pochi leggono e pochissimi
recensiscono... Vabbè. So anche di non essere sto gran che
come scrittrice ed inventrice, lo faccio perchè mi piace,
quindi anche se non mi caga nessuno io continuo lo stesso,
ciò non vuol dire che le recensioni (anche se negative) mi
facciano schifo... Anzi! Quindi prego chiunque abbia da dire
qualcosa, di dirla.
Magari
(anzi sicuramente) alcuni nomi potranno sembrare strani, è
che questa storia mi è venuta in mente pensando ad alcuni
miei gatti, quindi ho dato ai personaggi i loro nomi.
Ernetsa
parla in bergamasco non perché credo che sia il
dialetto migliore del mondo, solo che è il mio ed
è l'unico che conosco
bene; inoltre è una di quelle tipiche vecchiette che in
tutta la loro
vita non sono mai uscite dal loro paese. E' logico che parli
così!
Spero
ciò che scrivo sia di vostro gradimento.
Ri-hola.
Laffa.
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