Nickname:
Soly Dea
Titolo: Lontanamente
vicini
Genere:
malinconico, sentimentale, fluff
Rating: giallo
Personaggi: Chichi,
Goku, Goku/Chichi
Dolcetto:
torta di mele
Introduzione:
pochi giorni dopo il Cell Game, Chichi decide di fare un test di
gravidanza per verificare che le sue supposizioni siano corrette. La
solitudine rievocherà alcuni particolari ricordi e le
fornirà consapevolezze e sicurezze che prima non aveva.
Note
dell’autore: ho utilizzato tutti gli elementi
presenti nel pacchetto. Chichi è appunto in ansia per
l’esito del test, il bacio
insieme al perdono
sarà il filo conduttore dei ricordi (quelli scritti in
corsivo), mentre mi sono ispirata alla canzone e
alla citazione
per descrivere i sentimenti che la donna prova mentre aspetta
l’esito del test e combatte contro il dolore dei ricordi.
Spero di ricevere la vostra opinione.
Lontanamente
vicini
Chichi fissava il test di gravidanza con sguardo indecifrabile.
L’ansia le attanagliava lo stomaco, togliendole il respiro.
Dio, quanto le faceva male!
Come avrebbe fatto nel caso in cui fosse stata davvero incinta? In che
modo sarebbe riuscita, senza la presenza di Goku al suo fianco, a
prendersi cura di ben due figli e contemporaneamente di se stessa?
Sospirò, poggiando il test sul mobile accanto al lavandino.
Spense la luce e uscì dal bagno, avviandosi in camera da
letto.
Non dormiva dal giorno del Cell Game: trascorreva ogni notte in bianco,
stringendo al petto la foto di lei, Goku e Gohan che era sempre stata
sul comodino e lasciando che le lacrime bagnassero inesorabilmente il
suo candido volto. Ma se di notte si concedeva quegli attimi di
disperazione e di totale smarrimento, durante il giorno cercava sempre
di mostrarsi forte e speranzosa di fronte a Gohan e Jumaho che non
smettevano di starle vicini.
Non poteva mostrarsi debole di fronte alle persone che amava,
perché queste avevano costantemente bisogno di lei. Non era
facile sorridere mentre la voragine che aveva nel petto continuava a
sanguinare, sempre di più. Fingere richiedeva uno sforzo
enorme, ma per la sua famiglia avrebbe fatto questo ed altro.
Ed era tutta colpa di Goku.
Era colpa sua se ora stava soffrendo così tanto.
Era colpa sua se Gohan cresceva così in fretta, sforzandosi
di essere abbastanza maturo e responsabile per prendersi cura della sua
mamma, invece che godersi la sua infanzia.
Era colpa sua se, il bambino che portava sicuramente in grembo, non
avrebbe mai avuto una figura paterna al suo fianco.
Chichi non riusciva a perdonarlo per tutti questi motivi.
Non ci riusciva per il semplice fatto che non era nemmeno arrabbiata
con lui.
D’altronde, come arrabbiarsi con l’eroe che aveva
salvato – innumerevoli volte – milioni e milioni di
vite senza voler nulla in cambio? Come arrabbiarsi di fronte a quella
sua espressione ingenua e quel suo sguardo così puro?
E lo amava soprattutto per questo, per quel suo lato un po’
infantile che ancora mostrava nonostante l’età.
Ripensando ad uno dei loro primi momenti insieme, le veniva da ridere e
forse anche un po’ da piangere perché era uno dei
ricordi più belli che aveva impresso nella sua mente e nel
suo cuore.
Goku non avrebbe mai
creduto che si potessero provare così tante emozioni in un
unico momento.
Chichi aveva solamente
sfiorato le sue labbra in un delicato contatto di pochi secondi e
ciò si era rivelato semplicemente devastante: il cuore del
ragazzo aveva preso a battere violentemente, mentre le sue
guance si tingevano di imbarazzo e le sue mani cominciavano a sudare.
Si leccò le
labbra in un gesto istintivo, percependo ancora il sapore del bacio
appena ricevuto.
Volle provarci ancora
una volta e, spinto da chissà quale strana forza interiore,
premette a sua volta le labbra contro quelle della mora che lo
attirò a sé per la nuca.
Fu un bacio molto
più lungo e approfondito del primo, dolce e passionale allo
stesso tempo.
Ma fu anche
terribilmente imbarazzante.
A giudicare dai suoi
movimenti, Goku ipotizzò che Chichi avesse già
una certa esperienza in quel campo. Muoveva con sicurezza le sue labbra
su quelle di Goku, accarezzando dolcemente il suo viso sudato e
sorridendo tra un bacio e l’altro.
Lui, invece, si sentiva
piuttosto impacciato: baciare Chichi si era rivelato estremamente
piacevole, ma ancora non aveva capito dove e come muovere le mani.
Provò a
metterle sulle spalle della ragazza e poi anche sul suo viso, ma
capì che non era la posizione giusta. Scese lungo le spalle
e anche questo tentativo si rivelò inutile.
Allora
allungò un braccio verso il basso e sfiorò la sua
coscia con la mano sudata.
Chichi
sussultò a quel contatto, ma non smise di baciarlo.
Forse si era sentita
parecchio in imbarazzo, a giudicare dal rossore sulle sue guance.
Così, Goku
allontanò la mano dalla coscia della mora che si
rilassò subito dopo e sorrise appena.
Ma lui era ancora in
alto mare: dove sistemare quelle sue grandi mani sul corpo della
ragazza?
Ci pensò a
lungo, mentre Chichi si muoveva sinuosamente su di lui e sfiorava i
suoi muscoli scolpiti da anni di duri allenamenti. La
invidiò per quella sua sicurezza.
Poi la ragazza
posò le sue mani, piccole e delicate, sul petto caldo e
muscoloso di Goku.
Nella mente del giovane
Son, scattò subito qualcosa: imitando il gesto di Chichi,
portò anche lui le mani sul petto della ragazza.
«Ma
che...?».
Chichi aveva smesso di
baciarlo e ora lo fissava con aria sconvolta.
«Perché
mi guardi così?», chiese lui imbarazzato.
«Tu mi
hai...sfiorato... lì...», farfugliò lei
rossa in viso, nascondendo il seno tra le braccia.
Goku si
grattò la testa. «S-scusa, non credevo che ti
avrebbe dato fastidio... È solo che tu sei così
esperta... e io non ho mai fatto niente del genere, mi dispiace tanto.
Non volevo».
Sul viso della ragazza
si dipinse un sorriso intenerito.
«Io non sono
esperta, seguo solo il mio cuore», rispose con tono dolce.
«E ti perdono».
A quelle parole, il
volto di Goku si illuminò.
Abbracciò
forte la sua fidanzata e la baciò con trasporto, mettendo le
mani sui suoi fianchi.
Non si era mai sentito
tanto felice, imbarazzato e sicuro in vita sua.
Era stata la prima volta in cui aveva perdonato Goku.
Chichi trattenne a stento le lacrime: le immagini di quel ricordo erano
talmente vivide nella sua mente che le sembrava di essere tornata
indietro nel tempo.
Scostò le coperte dal materasso e si infilò nel
letto, affondando la testa nel cuscino.
Dio, quanto le mancava! Ogni istante di ogni singolo giorno sentiva la
sua mancanza e il bisogno di rivederlo, di riaverlo accanto a
sé anche solo per sentire la sua voce.
Allungò un braccio verso la parte di letto che apparteneva a
lui, ma – come di consueto – non vi
trovò nessuna mano da stringere e nessun braccio muscoloso
da accarezzare.
Lui se n’era andato, ancora, e questa volta sarebbe stato per
sempre.
Ma davvero non riusciva a dargli colpe, ad arrabbiarsi con lui.
L’aveva perdonato tante di quelle volte che ormai ne aveva
perso il conto: una volta le aveva carbonizzato il bucato mentre si
allenava, un’altra volta aveva messo in disordine
l’intera casa per trovare un paio di calzini,
un’altra volta ancora era sparito per tre giorni senza dare
spiegazioni e tante altre cose che allora le sembravano gravi, mentre
ora apparivano stupide e insignificanti.
Questa volta era diverso: Goku si era sacrificato per il bene
dell’umanità.
Non poteva essere arrabbiata con lui perché aveva compiuto
un’opera di bene straordinaria, salvando la vita a tutte le
persone che amava – lei e Gohan compresi – e a
tanti altri innocenti.
Ma, come sempre, c’era andato di mezzo proprio lui, proprio
Goku che meritava di vivere e di essere felice al di sopra di tutti. E
insieme a Goku, anche la felicità di Chichi andava via via
scomparendo.
Si era dimenticato del
suo compleanno, anche quell’anno.
«Sei il
solito, Goku!», esclamò Chichi furibonda, gli
occhi che ardevano e le mani sui fianchi.
Il ragazzo continuava a
grattarsi la testa, lievemente imbarazzato.
«Scusa,
Chichina, ero troppo preso dagli allenamenti... Mi dispiace!».
La mora
abbassò lo sguardo, delusa. Ogni anno era sempre la stessa
storia.
«Va bene lo
stesso se ti regalo un bacio?».
Chichi inarcò
un sopracciglio, rialzando lo sguardo e specchiandosi in quegli occhi
che tanto amava, neri come la notte e luminosi come il sole.
Nemmeno il tempo di
rispondere, che Goku l’aveva già presa tra le
braccia e baciata appassionatamente, mozzandole il fiato e facendola
arrossire.
«Buon
compleanno, amore mio».
Chichi sorrise,
abbracciandolo forte.
«Perdonato?».
In tutta risposta, la
ragazza gli regalò un altro bacio.
«Perdonato»,
ripetè il ragazzo, pimpante.
Era consapevole che
bastava poco per rendere felice la sua adorata Chichina.
Si sfiorò le labbra con due dita in un gesto automatico.
Se si concentrava, riusciva a percepire il sapore dei baci di Goku
sulla propria bocca e la sua voce squillante ma melodiosa che le
rimbombava nella mente.
Ma erano solo ricordi, immagini impresse nella sua mente e
nient’altro.
E se poco prima era riuscita a reprimere le lacrime, ora i suoi occhi
cominciavano ad inumidirsi e il suo cuore a battere forte.
Sognare era bello, ma tornare alla realtà era terribilmente
frustrante.
Si asciugò le lacrime e, accorgendosi di avere freddo, si
strinse nelle coperte, ma ciò non le bastò.
Così scese dal letto e si avvicinò
all’armadio, per prendere una coperta.
Fu allora che la vide, la maglia arancione di Goku. Non era quella che
indossava sempre, ma un semplice ricambio. Era arancione, era della
taglia di suo marito ed era pregna del suo inconfondibile profumo:
perfetta per quella notte.
La prese e affondò la testa nel tessuto, inebriandosi di
quella piacevole fragranza che aveva sempre amato. Poi se la
infilò, nonostante le andasse troppo larga e troppo lunga.
Tornò a letto e si accorse di non sentire più
freddo.
Un piccolo sorriso si dipinse sul suo volto stanco.
«Goku!».
Il saiyan
scattò in piedi, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando
senza ritegno.
«Perché
diavolo hai lasciato tutti i vestiti per terra?! Guarda che
disordine!».
Goku deglutì
a vuoto, fissando stralunato gli indumenti sparsi per tutta la stanza.
«Il fatto
è che ieri sono rientrato tardi dagli allenamenti e avevo
troppa fame e troppo sonno per mettere tutto a posto come fai
tu...».
Chichi strinse i pugni
lungo i fianchi, furiosa.
Questa volta Goku non
l’avrebbe passata liscia.
Questa volta lo avrebbe
seriamente picchiato a dovere.
Questa volta gli avrebbe
fatto capire chi comandava.
Questa volta...
«Mi perdoni,
Chichina?».
La ragazza
sbatté le palpebre un paio di volte, prima di rendersi conto
che era già tra le braccia di suo marito. Goku la fissava
con sguardo speranzoso.
«No che non ti
perdono!».
«Nemmeno se ti
do un bacio?».
Chichi sgranò
gli occhi, dimenandosi tra le braccia di Goku.
«Non ti
azzardare a...».
Troppo tardi. La labbra
di Goku aveva già catturato le sue.
Dapprima esitante,
Chichi ricambiò il bacio gettando le braccia al collo del
ragazzo.
«È
troppo facile ottenere il tuo perdono», concluse Goku
ridacchiando divertito.
Chichi gli
mollò un pugno in pieno viso.
«La prossima
volta non sarà così semplice».
Goku sorrise.
«Certo, certo... Dici sempre così!».
In tutta risposta,
ricevette un altro bel pugno seguito da un bacio per alleviare il
dolore.
Chichi scoppiò a piangere, bagnando con le lacrime la maglia
di Goku e il lembo di coperta che le copriva il viso. Non riusciva
proprio a capacitarsi del fatto che non avrebbe più potuto
arrabbiarsi con Goku e prenderlo a pugni, poi perdonarlo e baciarlo.
L’ansia di aspettare realmente un bambino, insieme alla
consapevolezza che Goku non sarebbe più tornato, le logorava
letteralmente l’anima.
Quale futuro avrebbe avuto suo figlio, senza un padre?
Quale futuro avrebbe avuto lei, senza suo marito?
Quale futuro avrebbe avuto la famiglia Son, senza Goku?
Goku la baciò
con disperazione, quasi si sentisse colpevole e imperdonabile.
Afferrò il
suo viso e impresse sulle sue labbra un bacio che lei non si sarebbe
dimenticata tanto facilmente, tant’era stato impetuoso e
coinvolgente.
«Ti
amo», le sussurrò il saiyan in un orecchio,
tempestandola di baci sul collo.
E Chichi lo
lasciò fare, arrendendosi a quella passione e a
quell’ardore che il suo Goku le aveva dimostrato solo poche
volte in tutta la loro vita.
E proprio in quella
notte, la notte prima del Cell Game, Goku e Chichi si erano uniti di
nuovo sperando che quella volta non sarebbe stata l’ultima.
«Perdonami»,
le disse lui il mattino successivo, svegliandosi.
Ma lei dormiva e non
riuscì a sentirlo.
I singhiozzi della donna riecheggiarono tra le pareti della stanza,
squarciando il silenzio che fino a poco prima si alternava solo al
ticchettio dell’orologio a pendolo sul muro.
La notte prima del Cell Game, aveva sperato fino all’ultimo
che nessuno perdesse la vita durante il torneo. Aveva sperato che Cell
venisse sconfitto, che suo figlio tornasse a casa sano e salvo, che suo
marito rientrasse con il sorriso stampato sul volto e
l’espressione trionfante, che la Terra non sarebbe stata mai
più in pericolo.
Tutti i suoi desideri erano stati esauditi, ad accezione di uno.
Goku non era più tornato, aveva infranto la sua promessa.
Ma in compenso le aveva lasciato una parte di sé, il simbolo
che il loro amore continuava ad esistere nonostante tutte le
difficoltà e la loro lontananza.
Con questi pensieri per la testa e le guance bagnate di lacrime, Chichi
dimenticò di vedere l’esito del test di gravidanza
e cadde tra le braccia di Morfeo, lasciando che i suoi ricordi si
mischiassero ai sogni.
*****
Si svegliò il mattino dopo, di soprassalto.
Lo aveva sognato.
Ancora una volta, concentrandosi, riusciva a sentirne la voce e perfino
il profumo.
Era una sensazione piacevole e straziante allo stesso tempo.
Straziante come la nausea che avvertì alzandosi dal letto.
Si precipitò in bagno, dando sfogo ai primi sintomi della
sua gravidanza.
Ormai ne era sicura: lei aspettava un altro piccolo saiyan.
Ma quando vide che il test era positivo e che ormai non
c’erano più dubbi, una nuova consapevolezza si
fece strada nel suo cuore.
Lei non era sola, e mai
lo sarebbe stata.
Quel bambino era la prova che Goku c’era sempre stato per lei
e non l’aveva realmente lasciata.
Ormai era abituata alle sue continue assenze, ma le bastava sapere che
lui la amava per poter tornare a sorridere. Non sarebbe stato facile
occuparsi della sua famiglia da sola, ma il sostegno di Gohan e Jumaho
le bastava. Certo, non avrebbe mai potuto fare sia da mamma che da
papà per il piccolo che cresceva dentro di lei! Si sarebbe
comunque impegnata per donargli un’infanzia felice e
spensierata.
«Mamma?».
Un ragazzino in tutto e per tutto somigliante a Goku fece capolino
dalla porta.
«Arrivo tesoro!», rispose Chichi sorridendo appena.
«Ho una bella notizia».
E accarezzandosi la sua pancia ancora piatta, Chichi pensò
che lei e Goku non erano mai stati una coppia normale, come tante
altre.
Spesso lontani fisicamente, sempre vicini con il cuore.
Lontanamente vicini,
pensò sorridendo e raggiungendo Gohan per annunciargli la
lieta notizia.
Ora non doveva più fingere di essere felice.
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