Le persone fanno sempre cose pazze
Le
persone fanno sempre cose pazze...
Un’ombra.
Sfacciata, procace, altezzosa, sdegnosa, menefreghista.
Ma pur
sempre un’ombra.
Su la
mano, a chi importa di Meg?
Oh,
per favore gente, non vi accalcate, potreste farvi male. Non sia mai che vi
strappaste quel bel chitone firmato! E poi chi ci torna da quel sarto di Tebe,
dopo tutte le dracme sborsate tra viaggio e manifattura?
Inutile dire che per quanto avessi potuto fare la dura, la stoica, in realtà
covavo una gran rabbia nei confronti di chi era felice, di chi non possedeva
niente eppure tutto, di chi ancora aveva la forza di sperare di fronte alle
difficoltà.
In
quanto a me, la mia capacità di tessere sogni ad occhi aperti l’avevo persa da
un pezzo; ero piuttosto incaricata di spezzare quegli altrui - il che, ammetto,
mi procurava anche una certa soddisfazione.
Portavo a compimento gli ordini in modo piuttosto indifferente, non è che mi
importasse molto della realizzazione di ciò che colui al quale avevo venduto la
mia anima aveva in mente.
Oramai
ero vuota, perduta. Ed ogni cosa che potessi dire, ogni obiezione che potessi
sollevare... di certo non importava.
Io
non importavo.
Era
andata così, finale piuttosto stupido per una storia d’amore.
Tutti
cantano d’affetto oltremisura, di sacrifici ripagati... e vissero felici e
contenti.
Mi
permetto di dissentire; di certo quello che è capitato a me, va un po’
controcorrente.
Dopo
aver firmato un accordo eterno con la morte in persona per salvare la vita
dell’uomo che amavo... questo non ha atteso nemmeno un soffio di Eolo per
lasciarmi cadere nel vuoto e correre dietro ad un paio di belle gambe e due
anche sculettanti.
La
fiducia si è frantumata, il calore si è rotto in mille pezzi e il mio cuore con
lui. Straziata, pugnalata alle spalle, dilaniata e abbandonata. Ah, gli uomini!
Ovviamente Ade non si è mai risparmiato il ripropormi questa storiella, ad ogni
mio tentennamento. Non male come mossa, dopotutto. Mi aveva in pugno.
E
comunque.
Da
quel momento sono stata sua, oramai il patto era segnato, nemmeno se mi fossi
uccisa sarei potuta sfuggire.
Quando
si dice fare qualcosa di radicale, nh?
Così
sono diventata rabbia, odio e urla. Logicamente celate nel buio: se Lui mi
avesse udita, si sarebbe compiaciuto ancor più per l’ottima transazione portata
a termine... e poi me l’avrebbe rinfacciato ogni secondo.
Per
questo dovevo essere ferma, dovevo essere disperatamente tenace. Non potevo più
mostrarmi debole, sono divenuta un mostro di ghiaccio, belle parole e subdoli
fini.
E poi
un giorno...
Un
giorno sei arrivato tu, luminoso e abbagliante, splendente come un dio.
Un
fiore, un bacio... e mi sono scoperta capace di emozionarmi di nuovo. Io, che il
mio cuore l’avevo venduto nemmeno a caro prezzo all’oltretomba. Io, che mi ero
rassegnata ad essere una pedina e che cominciavo a pensare di non essere stata
importante nemmeno per un istante, nemmeno per una persona in tutta la mia vita.
E
invece tu cos’hai fatto...?
Mi hai
preso la mano, mi hai difesa dalla morte, ti sei gettato nel turbine dello Stige
per trarmi in salvo.
Nessuno aveva mai fatto nulla del genere per me. Nessuno era mai nemmeno stato
disposto a pensarlo.
Tu, il
superfamoso, superacclamato, supereroe... tu ti sei curato di me, ch’ero pronta
a sacrificare la vita proteggendo la tua e finalmente liberandomi da ogni
tormento, disposta e rassegnata a vagare per sempre nel fiume dei morti.
Lo so
che anche con un gesto del genere non mi sarei mai redenta, ma eri tu... ed
avevo già causato fin troppa sofferenza nel tuo cuore di ragazzo, ch’ero io
stessa a non poterne più.
Mi hai
dato una seconda possibilità. Hai rinunciato all’Olimpo. Hai detto che una vita
senza me... senza me... sarebbe stata vuota, anche se immortale.
Mi
sono sentita cadere. E poi le tue braccia a sorreggermi, il tuo volto così
adorabilmente ingenuo a sorridermi, il tuo calore avvolgente a riscaldarmi... mi
hanno fatto comprendere che ciò che stava accadendo non era affatto un miraggio.
Mi hai
promesso che saresti stato sempre e per sempre il mio wonderboy.
Tutto
ciò che una ragazza può desiderare, nh? In genere si vagheggia di sposare un
epigono di Apollo... o di avere la fortuna di incappare in un semidio.
E,
beh, ammetto di essere stata piuttosto fortunata.
Io,
che ho giurato vendetta senza fine e mai mi sarei più innamorata... sono
letteralmente cotta di te, stupidone, che già dalla prima volta che mi hai vista
la tua mandibola è capitombolata ai tuoi calzari.
E’
stato divertente. E un po’ nostalgico.
Nonostante fossi abituata ad essere guardata, lusingata ma mai avvicinata... tu
hai ricostruito i pezzi del mio cuore e me l’hai teso come quella notte mi porgesti
quel fiore.
Ti
giuro che sarei disposta mille altre volte a offrire la mia vita per la tua, a
gettarmi nel fuoco e di nuovo nel gorgo delle anime se mai ti trovassi in
difficoltà.
Perché
tu hai scelto me, che non ero nessuno... che ero perduta.
Perché
hai vinto la tua battaglia superando ogni ostacolo, sei riuscito a dimostrare
tenacia e volontà, degno figlio di Zeus.
Perché
mi hai riportata alla vita, perché mi hai sollevata ed illuminata. Riempita e
colmata d’amore.
Perché
sei diverso da tutti gli altri e so che sarai sempre al mio fianco.
Perché
le persone fanno sempre cose pazze, quando sono innamorate.
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