When i look at you.

di Laretta_97
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Everybody.
 
Era arrivata l'estate, una di quelle estati torride, una di quelle estati tanto attese e meritate. Erano passati ben nove mesi da quando la sua vita era cambiata, da quando la bolla dentro cui viveva Beatrice si era rotta lasciandola indifesa e sola. Sua madre aveva ragione, lei se l'era cercata ma parlava senza sapere, senza sapere come le piastrelle del bagno del liceo di Nashiville potevano essere ruvide al tatto, non sapeva quanto poteva bruciare un esofago dopo aver rifiutato i succhi gastrici per quattro mesi di seguito. Non aveva idea di come le unghie si rompessero facilmente, di come si staccassero alla radice se usate per aggrapparsi al secondo banco sinistro dell'aula. Ecco perchè, anche lei,  per quell'estate l'aveva lasciata sola, con tre debiti da saldare alla scuola, con le sue amiche che non potevano capire perchè i sui arti tremassero di tanto in tanto. Le sue giornate erano monotone, vuote, spente, dopo i corsi di recupero mattinieri se ne stava a casa, a volte studiava, altre nuotava, altre si metteva sul letto con il pc, collegata ad un social network, sfogliava pagine e pagine, vedeva milioni di foto e leggeva milioni di stati. La noia in queste giornate faceva da padrona. Spesso il suo sguardo si incantava, passava ore tra le mura della sua camera cercando di focalizzare l'immagine che più le appariva idonea per rappresentare la felicità, sentimento che non provava da molto tempo ormai. Era arrivata alla conclusione che la figura, più adatta, fosse una nuvola gialla, una brillante nuvola gialla, che si sollevava sempre più su, verso il soffitto per poi svanire. Questa immagine però col tempo appariva sempre più di rado e solo in alcune situazioni. In passato la nuvola era già passata a farle visita,la prima volta a dodici anni. Beatrice aveva ricevuto un messaggio da un ragazzo del posto, la stava invitando ad uscire. La nuvola era comparsa proprio a fianco a lei, era passata vicino alle sue mani, bloccate sulla tastiera del cellulare LG, poi attorno alla sua testa piegata all'indietro in una forte risata, infine si era dissolta nel nulla. Quella volta però, la nuvola, non se ne era andata e basta, le aveva lasciato qualcosa dentro, una luce,accesa e viva. Quella fiamma non l'aveva abbandonata mai, per tutto il tempo, ma attorno ai primi di settembre, lui, il ragazzo, si era dissolto nel nulla proprio come la nuvola e si era portato via anche la luce. La seconda volta era stata quattro anni prima, il 4 agosto 2008, il giorno in cui era nato suo fratello Noah, aveva visto suo padre uscire dalla sala parto con un sorriso e dire <<è nato!>> con soddisfazione a tutti i parenti, lei lo aveva abbracciato e mentre appoggiava la testa nell'incavo del collo di quell'uomo aveva visto la nuvola fluttuare nella corsia dell'ospedale, fare lo slaloom tra le luci al neon del soffitto e poi uscire dalla finestra di fianco alla camera n 33. Da quel momento in poi Rose, la nuvola, così l'aveva chiamata, era passata sempre meno a salutarla e senza lasciarle mai nemmeno la luce. Spesso Beatrice pregava di poterla vedere di nuovo, altre volte se la disegnava sui libri, sui quaderni, nella speranza che arrivasse, ma lei non arrivava mai.




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