Ce la metterò tutta perchè da Lì mi sorridi tu.

di Shizuka Grape
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akane ff giusta forse
Salve!
Ritorno dopo molti anni a scrivere nella sezione di Ranma 1/2, dopo che purtroppo ho dovuto cambiare il mio vecchio account qui su Efp e trasformarlo in questo attuale per motivi 'tecnici'.
La sezione di Ranma è quella che leggo di più in assoluto, quindi la prima cosa che vorrei dirvi è che ci sono molti scrittori tra voi che ammiro. m(_ _)m

Poi, vorrei sottolineare due cose:
- Il brano che fa da scheletro alla song-fiction si chiama "Sore wa yappari kimi deshita". E' la canzone solista di un idol giapponese di nome Ninomiya Kazunari, membro del gruppo Arashi.
Di conseguenza IL TESTO NON E' DI MIA PROPRIETA' MA DI NINOMIYA KAZUNARI. Solo la traduzione in italiano è mia. Se volete ascoltare la canzone, cliccate pure  QUI
Ho scelto questa canzone perchè tratta un argomento molto delicato, e perchè il testo è stato praticamente pestato sotto le scarpe a causa di moltissime traduzioni (a mio modesto parere) azzardate e superficiali. Se volete essere ancora annoiati dalle mie spiegazioni, andate sotto al punto *3. XD

- La nota più importante: affrontando inevitabilmente il tema della morte di una persona cara, spero davvero con tutto il mio cuore di non ferire la sensibilità di nessuno. Se l'ho fatto in qualche punto di questo scritto,  o se ho commesso errori che riguardano in qualche modo i sentimenti altrui, me ne scuso anticipatamente e vi prego davvero di farmelo notare in qualsiasi tono. Se riuscirò, cercherò di correggermi.

 
Buona lettura,
Shizuka.




Sig ra Tendo *3 e *4





La serenità dei quartieri di Nerima non è mai cambiata.
Anche adesso, mentre sono a fianco a Ranma di ritorno a casa, me ne rendo conto.
Solo la sua voce bassa e profonda rompe la quiete di queste strade, la sua voce che commenta quanto sia piacevole passeggiare con me quando non gli urlo contro.
In altre circostanze gli avrei dato un pugno: questa volta, invece, decido di seguire il consiglio che mi davi sempre tu.





Wakari yasuku, sou, kantan ni,
In modo che sia semplice da capire, così, in modo facile,





Mi esortavi continuamente a mostrare il mio miglior sorriso quando ero davanti a te. Dicevi infatti che il mio volto sorridente rendeva la tua giornata migliore, che i miei occhi vispi di bimba pestifera ti facevano sentire viva.





Kimi mo boku mo wakaru kurai, kantan ni,
al punto tale che sia tu che io possiamo capirlo, in modo facile,





Mi incoraggiavi a ridere sempre, perchè decidere di regalare un sorriso era per te sinonimo di un 'Ti voglio bene'.




tsutaetemiyou: 
proverò a dirtelo:

「Suki nanda yo」
"Mi piaci".




Si, di un "Ti voglio bene, mamma."
Ecco perchè, adesso, ho scelto di regalare il mio migliore sorriso a Ranma.
Lui arrosisce, visibilmente. E in un raro gesto di tenerezza, intreccia timidamente la sua mano nella mia.
L' imbarazzo rapisce anche me, infuocandomi le guance e facendo sprofondare il mio stomaco in un baratro piacevolissimo.
Non voglio apparire più impacciata di quanto io già non sia, per questo mi volto leggermente a guardare la strada dietro di noi: la mia ombra e quella di Ranma danzano sull'asfalto l'una accanto all'altra, guidate solo dal ritmo dei nostri passi lenti.
Senza che realmente lo volessi, mi incupisco.
Mi ritorna fulminea alla mente l'immagine di te che mi accompagni all'asilo. Percorrevamo insieme esattamente questa stessa strada, ogni giorno. E nelle mattinate soleggiate, come quella di oggi, mi piaceva girarmi a guardare il percorso dietro di noi, perchè il sole univa la mia ombra e la tua, mamma, insieme.





Kage wo kasaneta ano basho no koto ya,
Quel luogo in cui le nostre ombre si sono sovrapposte,

onaji toki wo arukitsunaidekita koto ya
o il fatto che abbiamo passato gli stessi momenti restando legati,





"Perchè non guardi avanti, Akane? Hai notato qualcosa di strano?"

La voce dolce di Ranma risuona nelle mie orecchie, e i suoi occhi nascondono quella premura che ha sempre, tacitamente, riservato solo a me.

Gli sorrido ancora, come mi consigliavi tu, e decido di farmi coraggio.
"Pensavo che è molto strano. Vedi, questa strada che stiamo percorrendo porta all'asilo che frequentavo da piccola. La percorrevo insieme a mia madre ogni giorno. Lei mi accompagnava tenendomi per mano. Così come stai facendo tu adesso, Ranma."

Faccio finta di ignorare il nuovo imporporarsi delle sue guance. Ho paura che per il troppo imbarazzo lasci andare la mia mano: al contrario, lui la stringe più forte, intuendo probabilmente il mio sforzo nel riportare alla luce un ricordo che riguarda te.

"Nonostante sia la stessa identica strada" - continuo - "l'ombra di mia mamma e la mia si sovrapponevano. Le nostre invece no. Mi sembrava strano questo."

Mi giro di nuovo per qualche secondo, quasi per confermare le memorie di te che credevo ormai sepolte.
"Ricordo perfettamente il particolare delle nostre ombre sovrapposte perchè da piccola mi piaceva guardarle. Quindi non posso sbagliarmi."

"Forse perchè l'ora del mattino è diversa, quindi la posizione del sole è diversa."

Sbuffo impercettibilmente alla risposta di Ranma e annuisco, ormai disillusa. La spiegazione più logica non può essere altro che questa. Eppure qualche angolo del mio cuore sperava in una soluzione diversa, in una soluzione con più significato. Un significato della tua presenza.





sonna toki wo zenbu kaete.
quei momenti li cambierò tutti.





"Oppure" - sulle labbra di Ranma posso veder fiorire un piccolo sorriso - "La mia e la tua ombra non si sovrappongono perchè io non sono tua madre, Akane."

Resto in silenzio, esortandolo così a continuare. Il suo sorriso si fa ancora più tenero.

"Tu sei sua figlia. Quindi l'ombra tua e di tua madre si sovrapponevano perchè tu e tua madre siete in qualche modo la stessa cosa. Siete un tutt'uno. E lo erano anche le vostre ombre. Io sono il tuo fidanzato, non un parente. Per questo probabilmente è più giusto che la mia ombra cammini accanto alla tua, e non sulla tua. Insomma, come dire, è più giusto che percorriamo la nostra strada comune l'uno accanto all'altra."

Dei brividi di gelo percorrono la mia schiena, nonostante il tiepido sole autunnale e la straordinaria dolcezza delle parole di Ranma.
Sento un'inspiegabile nube di terrore prendere quasi forma nel mio stomaco e propagarsi per tutto il corpo: questa orribile sensazione viene fermata però dal mio fidanzato che lascia la mia mano e mi abbraccia, cingendomi le spalle con il suo braccio e avvicinadomi a sè.

"Se ci pensi un attimo è giusto così, Akane. Tua madre sarà sempre parte di te. Sempre dentro di te. E' in qualche modo 'sovrapposta' a te, proprio come le due ombre che vedevi negli anni dell'asilo. Tu, Kasumi e Nabiki, la vostra sola esistenza è sicuramente la luce più bella che tua madre desiderava per se stessa." - All'improvviso lo sento ridere leggermente - "E poi tutti a casa dicono che il tuo viso somiglia molto a quello di tua madre. Quindi lei continua a vivere in te. Mentre io vivo accanto a te, come adesso. Forse è per questo che l'ombra tua e di tua madre si sovrapponevano, quelle nostre invece no. Effettivamente non ha niente di logico questa spiegazione, ma proviamo a pensarla così."

I miei occhi si inumidiscono. Quella senzasione di pesantezza allo stomaco si è trasformata in un'emozione incontenibile. Un'emozione causata da speranze,  giustificazioni e illusioni che non ho mai voluto ammettere.





Utaeru you ni, todoku you ni,
 Spero di riuscire a cantare, spero che ti giunga,

kimi wo mukae ni iketara na...
se solo potesse arrivare da te...





Mi scappa una lacrima, ma è l'unica che faccio scivolare dalla mia guancia poichè Ranma prende a fissarmi.
"Cosa penserebbe tua madre di questa interpretazione, Akane?"

Abbandono le sue iridi profonde per immergermi nella distesa blu del cielo, sfumata dal bianco delle nuvole.
Più in alto di quella candida leggerezza, ci sei tu: sorrido, beffata dalla puerile voglia di trasformarmi in un gabbiano o in un semplice aquilone, per poterti raggiungere.

"Chissà cosa ne penserebbe, Ranma." - gli rispondo, finalmente - "Forse resterebbe in silenzio, e mi sorriderebbe".





 Boku ni wa wakarunda, kimi no iru basho ga
Io so il posto in cui ti trovi,

 maru de mieteru kano you ni,
proprio come se riuscissi a vederlo,
 
tonari ni iru you ni,
come se ti fossi accanto.










Come sempre allenarmi con Ranma è dura, persino quando è nel suo corpo femminile.
Per quanto la maledizione renda il suo fisico più esile, e per quanto sia impacciato nel corpo di una donna, le sue mosse continuano a superare le mie in fluidità e sicurezza.





Dakara, tsurainda, wakatteiru kara,
Si, è dura, lo so,


 


So bene che Ranma - in quanto mio fidanzato ed erede della Scuola di Arti marziali Indiscriminate - è la persona più degna di proseguire il lavoro di mio padre, di rendere onore e dare lustro a questa palestra.
Nonostante tale convinzione, mentre i polsi pallidi e sottili di Ranma scansano con destrezza tutti i miei pugni, mentre i suoi capelli rossi danzano con facilità opponendosi ai miei calci, mentre quel sorriso saccente resta dipinto sulle sue labbra, un senso di frustrazione mi assale, e la mia autostima si sgretola ogni minuto che passa.
E' proprio in simili frangenti che la mia mente e il mio cuore si riempiono di assordanti dubbi: la razionalità mi martella il cervello chiedendosi se io sia realmente consona a portare avanti il nome del dojo insieme a Ranma; la mia coscienza si chiede se raccoglierò mai la giusta concentrazione, se mi accenderò della giusta determinazione così da rendermi temibile almeno alla parte femminile di Ranma; i miei sentimenti mi impongono di capire se diventerò una buona moglie e una buona madre così come lo sei stata tu, mamma, con noi.

 



Doushitemo ikenainda...
qualsiasi cosa io faccia non riesco ad andarci...






Ma proprio quando penso all'esempio che quotidianamente sei stata, alla figura da imitare che per noi hai rappresentato, una nuova forza prende a scorrermi nelle vene. Capisco d'un tratto che avere un avversario straordinario e un fidanzato -nonostante tutto- premuroso entrambi riuniti nello stesso essere umano non deve essere motivo di sconforto, ma un privilegio. E' un privilegio perchè lo spirito d'emulazione viene così stimolato senza il peso della cieca rivalità.
Capisco d'un tratto che anche se non sei fisicamente qui con me, io rimango tua figlia. E mentre da piccola imitare i tuoi gesti era il meglio che potessi fare, adesso che sono una giovane donna scavata dall'assenza di sua mamma posso, devo, ambire a scavalcare i miei limiti per sperare di fare anche meglio di te.

"Akane, ma che diavolo stai facendo?! Non ti distrarre, i tuoi attacchi sono debolissimi!" - il rimprovero di Ranma mi riporta alla lotta in corso, ma adesso sento chiaramente scorrermi dentro l'energia generata dallo spirito d'emulazione.
Contro ogni sua aspettativa, scanso un calcio di Ranma e repentina sferro il contrattaco al fianco. Ranma si difende, ma è visibilmente stupito. Dalla sua espressione dolorante deduco che devo avergli fatto anche male.

"Così va meglio..." - mi sussurra affannosamente, la mia espressione soddisfatta.

Mi sistemo la cintura e prendo a respirare regolarmente: gli attacchi di sconforto non mi sono affatto nuovi. Nonostante questo, posso contare sulla grinta generata da un presente pieno di stimoli, sulla forza generata dal ricordo del tuo sorriso sempre luminoso quando incontravi i miei occhi di bambina, sull'infantile speranza che oltre quel Cielo ci sia tu a sorridermi ancora.
Questa determinazione mi fa ritrovare la vitalità, perchè il mio presente confortato dai ricordi costituisce l'unico tesoro che non potrà mai essermi derubato.
Da niente. Da nessuno.





「Mada mada ganbare!」tte soko kara kimi wa warau kara.
mi dico "Ancora, ancora, forza!", perchè da ridi tu.








"Tesoro...?"

"Ciao papà. Dimmi, posso fare qualcosa per te?" - la figura di mio padre è ferma in piedi sulla soglia della cucina. Quando mi volto, noto la sua espressione quasi terrorizzata.

"Perchè sei ai fornelli cara? Kasumi sta bene,no? Può pensarci lei come al solito..."
Alla risposta di mio padre con quel tono tremante capisco perfettamente l'origine dei suoi timori. La sua domanda attira anche Ranma: io sono di spalle a tagliare le verdure, eppure sento i suoi passi diventare più veloci e dirigersi verso la cucina.
"Ti prego Akane, dopo l'allenamento ho bisogno di nutrirmi in modo decente! E invece oltre alla stanchezza stanotte devo soffrire anche di coliche?"

"Ranma, non criticare la mia bambina!" - sento mio padre girdare contro quel cafone. Poi si rivolge a me. Anche senza osservarlo, posso immaginare la sua espressione supplichevole - "Akane, noi ti ringraziamo per lo sforzo, ma..."

"Ecco, non possiamo semplicemente ringraziarti, senza mangiare?"
Cerco di reprimere l'impellente desiderio di lanciare un piatto contro quel buffone di Ranma. Resto in silenzio, lasciando continuare mio padre.

"Te ne siamo grati ma Kasumi può occuparsene anche stasera, no?"

Poso il coltello e, senza girarmi verso di loro, prendo a parlare controllando il respiro. E la rabbia.
"State tranquilli, questo piatto non è per nessuno di voi. Stasera mangerete come sempre la cena preparata da Kasumi."

Al silenzio di mio padre si accavallano le urla di gioia di Ranma, che scompare dalla cucina con fare del tutto indifferente.
Non riesco a spiegarlo neanche a me stessa, ma la sua reazione mi infastidisce non poco. Nonostante questo devo lasciar correre e concentrarmi sulla preparazione del piatto.





Kimi ni gohan wo tsukutte,
Cucino per te,





Immersa nei miei pensieri cupi, non mi accorgo che mentre papà mi ha salutata per allontanarsi, Kasumi è entrata in cucina e si è avvicinata.
"Akane, sai, a mamma piaceva molto aggiungere i funghi shiitake*1 nel nabe*2." - appoggiando una mano sulla mia spalla mi invita a guardarla - "Ogni volta che voleva prepararlo, si assicurava di comprare gli shitake freschissimi al mercato. Ce n'è un cestino nel frigo. Magari potresti aggiungerli, a me non servono."

Il consiglio di Kasumi proferito con quel tono gentile e premuroso mi trasmette un senso di tenerezza simile ad un calore avvolgente: anche stavolta, con raffinata intelligenza ha compreso le mie intenzioni e, con la sensibile discrezione che l'ha sempre caratterizzata, mi ha dato il proprio supporto. Il senso di ammirazione nei confronti di mia sorella misto alla profonda gratitudine è sempre stato immenso nel mio cuore: questi sentimenti si stanno facendo vividi proprio in questo momento, un momento in cui non v'è alcun bisogno di spiegazioni, non v'è alcun bisogno di giustificazioni.

"Li esco subito dal frigo." - le rispondo, felice - "Grazie, Kasumi."

"Allora buon lavoro Akane. Metticela tutta."

Il sorriso di mia sorella diventa ancora più caldo, prima di voltarsi ed uscire dalla cucina.






Kimi ni suki na mono wo dashite,
esco fuori le cose che piacciono a te,





Effettivamente l'intuizione di Kasumi è corretta: poichè oggi la terribile mancanza di te e la forte nostalgia mi stanno opprimendo, ho deciso di preparare il tuo piatto preferito, il nabe.
E' ancora impresso in me, quasi come un'istantanea nel mare dei miei ricordi, il tuo volto nelle sere in cui la nostra famiglia si riuniva attorno alla pentola fumante.
Mi dicevi che il nabe era il tuo piatto preferito perchè è un piatto caldo, invernale, una zuppa posta al centro e dalla quale tutti attingono; perchè è una pietanza "intima", perchè riunisce tutti attorno al tavolo, perchè ha il gusto della famiglia.
Avvolta dalle mie memorie lascio che i minuti scorrano, finchè il profumo del brodo ormai pronto mi solletica le narici esortandomi a spegnere il fuoco.
Preparo due porzioni. In una mi premuro di aggiungere gli shiitake, poi aggiungo il riso sul vassoio e mi avvio verso l'altare.
Poggio la tua porzione vicino alla cornice*3, rivolgo le preghiere, quindi resto qualche secondo a fissare la tua figura: per quanto tempo ho avuto il terrore di guardare la tua foto? Per quanto tempo ho creduto di non poter sopportare il dolore dell'assenza della mia mamma? Per quanti anni non sono riuscita a rassegnarmi alla impietosa e agghiacciante staticità di una foto, opposta alla vitalità del tuo carattere,alla luminosità del tuo sorriso, al calore del tuo abbraccio?
Mentre guardo la tua ciotola -rimasta intatta - freddarsi, mi rendo conto di un importante particolare che ancora, come un silenziosissimo mantra, sospira in qualche parte nascosta del mio animo, ancora e ancora, di nuovo, costante nella mia crescita così come può essere solo il battito del cuore:





demo heranai, sore ni mo nareta yo.
però non diminuiscono*3, mi sono abituato anche a quello.





lo squarcio d'oblio provocato dalla tua assenza sarà sempre beffardo. Invisibile, inudibile, accondiscendente, sinuoso, eppure impietosamente impietosamente impietosamente qui, dentro di me.

Decido di porre fine a questa sadica violenza: mi ridesto dalle mie riflessioni e prendo ad assaggiare la zuppa contenuta nella mia porzione.
Consapevole della mia incapacità eppure speranzosa, assaporo a lungo il brodo caldo.
"Già..." - mi dico ad alta voce, sospirando - "Orribile."
Un amaro sorriso mi fiorisce spontaneo sulle labbra di fronte all'evidenza della mia ennesima disfatta, quando sento una grande mano poggiarsi delicatamente dietro la mia schiena.
"Tesoro" - papà mi fissa con uno sguardo dolcissimo, non posso fare a meno di notare i suoi occhi umidi - "Hai fatto un ottimo lavoro."





Kondo umaku tsukuttara...
Se solo la prossima volta riuscissi a prepare cose buone...





"Non prendermi in giro papà, non è commestibile. Come sempre." - gli rispondo, quel sorriso sarcastico ancora sul mio volto.

"Non te ne preoccupare tesoro. Tua madre sarebbe stata fiera di te. Guarda il suo viso."
Papà sposta la sua mano dalla mia schiena per indicarmi la tua foto.
"Non trovi che stia sorridendo un pò di più? Mi piace pensare che ti sta ringraziando per la cena, e per aver aggiunto i suoi adorati shiitake."

Stupita che anche lui non abbia dimenticato il cibo preferito di mamma, lo guardo con gli occhi sbarrati.

"Se ne hai preparato un pò di più, stasera mangiamo il tuo nabe per cena."

La gioia che la proposta di papà mi suscita lascia subito spazio al realismo - "Probabilmente fuggirebbero tutti se sapessero che il nabe l'ho preparato io."

Di solito papà è uno dei primi componenti della famiglia a voler scampare ai piatti cucinati da me, eppure l'aura che adesso lo circonda non tradisce alcuna ilarità, alcun umorismo, alcuna superficialità.
L'uomo che mi sta parlando adesso è il padre che ha cresciuto tre figlie da solo, con i propri sforzi, ed il marito che silenziosamente patisce il proprio dolore, condividendolo nelle mura di questa casa, nell'intimità della famiglia Tendo.

"Non importa. Vorrei che mangiassimo quello per cena, stasera. Se per te va bene."
La voce di mio padre continua ad essere intenerita, ma tradisce un tono perentorio.

Dopo aver pregato ancora al suo fianco, mi allontano dall'altare insieme a lui per dirigermi nell'altra ala della casa.
La tua porzione di nabe è ancora lì, mamma. Non è affatto gustosa, e molto presto sarà anche fredda.
Nonostante questo, nel tuo sorriso indelebile per la mia anima, nella mano forte di mio padre che adesso mi sta abbracciando, nella presenza di tutte le persone che amo, in ognuna di queste cose io traggo la speranza per andare avanti, per imparare ad essere una donna migliore.





Sonna wake nai no ni, ganbattemiru.
 Non c'è ragione perchè sia così, ma proverò a mettercela tutta.






"Signor Saotome, dov'è Ranma?"
Mentre ci accomodiamo tutti per cena, l'assenza di Ranma mi fa nascere un fortissimo sospetto, sospetto che si trasforma gradualmente in certezza scrutando l'espressione mortificata di suo padre.
"Akane, probabilmente è in giro per qualche allenamento..." - ride nervosamente- "Vedrai che tornerà tra qualche minuto!"

"Non cerchi scuse signor Saotome." - la voce di Nabiki entra squillante nelle mie orecchie - "Appena ha sentito che stasera avremmo mangiato il nabe preparato da Akane, Ranma è corso al ristorante di Ukyo borbottando che non aveva alcuna intenzione di rischiare la vita per colpa delle schifezze di mia sorella".

"Nabiki, era davvero necessario riportare le parole esatte?"

"Dovere di cronaca, signor Saotome."

Senza che lo volessi mi estraneo da questo scambio di battute e mi chiudo in me stessa.
Sebbene io non abbia goduto della tua presenza all'interno della nostra famiglia, mamma, ricordo ancora perfettamente il modo in cui interagivi con ogni membro, con ognuno di noi: il rispetto e la dedizione che dimostravi a papà, l'affetto e la gratitudine che lui mostrava a te; la premura e la delicatezza con la quale ti relazionavi alle tue figlie, il modo in cui il nostro nucleo familiare era unito, stabile, come le fondamenta di un maestoso tempio.
Quando però cado nel banale ma inevitabile errore di paragonare la stabilità di quel nucleo al rapporto tra me e Ranma, ciò che ottengo sono solo consapevolezze già appassite, visioni pessimiste, mancanza di prospettive rosee.
Allo stato attuale non riesco ad avvicinare Ranma non solo al mio corpo, ma persino alle mie azioni. Per quanto io mi impegni a correggere ogni mio difetto, per quanto prenda nota dei bisogni di Ranma, per quanto io cerchi di rastrellare la strada che porta al nostro futuro, il resoconto sembra sempre in rosso, le soddisfazioni insufficienti, i meriti raramente ripagati.
Mentre prendo ad assaggiare ancora quest'orribile nabe, il senso di vigliaccheria si impadronisce di me ed egoisticamente mi chiedo se la tua presenza avrebbe cambiato qualcosa, se il tuo esempio avrebbe alzato lo standard di ciò che sono adesso, se i tuoi consigli avrebbero cambiato la visuale dei miei sguardi, dei miei sentimenti.
Sono questi i momenti in cui ascolto meglio il mio cuore che pulsa , che pulsa quel sangue che è anche tuo. Sono questi i momenti in cui vorrei riuscire ad ascoltare le tue risposte dentro di me, a percepire una tua opinione, un tuo consiglio regalatomi tramite un sussurro.
In questi momenti - al contrario - non riesco a sentire nulla.
Nulla.
In questi momenti, al contrario, mi ritrovo qui, a decidere da sola com'è meglio reagire per salvare il mio orgoglio, a darmi fiducia da sola, a comprendere da sola il perchè il mio fidanzato prova disgusto per ciò in cui io mi impegno.

 




Kimi ni ha miete boku ni ha mienai.
Ciò che tu riesci a vedere io non riesco a vederlo.

Yopparatta ikioi de 「Zurui!」to tsubuyaku
Essendomi ubriacato, con la voce brilla borbotto:"Non è giusto!"






I rumori del mio stomaco amplificati dal silenzio della mia stanza, mi fanno ricodare quanto io stessa abbia disprezzato la cena di stasera.
Mi volto un attimo, incuriosita dal riflesso della luce sullo specchio: è stata una giornata intensa, travolgente per via delle molteplici emozioni che si sono susseguite. Posso notarlo dal mio viso visibilmente stanco, un viso sul quale non posso non notare un velo di delusione.
In questi ultimi anni, mamma, la mia esistenza si è radicalmente trasformata.
La nostra famiglia è stata costretta a schiudersi dopo un periodo di letargo sentimentale con l'arrivo di due nuovi coinquilini.
La presenza di Ranma e del signor Saotome ha implicato da parte nostra non solo la mera ospitalità, ma anche e soprattutto l'investire nuova fiducia verso due esseri umani semi-sconosciuti.
Da parte mia, la lenta ma inesorabile accettazione di quel ragazzo, l'accondiscendenza ai suoi difetti, la chiara rivelazione delle mie più incofessabili debolezze, la sua sola semplice presenza mi hanno letteralmente fagocitata.
Ho assistito alla inarrestabile metamorfosi di me stessa, piegata a questo gioco d'azzardo che è l'Amore per Ranma Saotome.





Dou ka na? Boku ha chotto kawatta no ka na?
Chissà? Sarò cambiato un pò?
 




Pensavo a tutto questo, quando il tonfo di un libro che cade mi spaventa: lo raccolgo, accorgendomi che si tratta del tuo quaderno di ricette*5.
Quanti segnali vuoi trasmettermi oggi, mamma? Quanti significati?
Perchè mi sento quasi confortata, quasi come se ti avessi ritrovata? Come se fino a questo momento il mio vittimismo mi stesse dando l'illusione di averti persa anche dentro, mamma?
Inizio a sfogliare le pagine del tuo ricettario, sorridendo amaramente alla consapevolezza che tutti i miei tentativi nel preparare pietanze buone quanto le tue sono falliti.
Forse Ranma ha davvero fatto la scelta migliore non restando per cena: a quest'ora, probabilmente starà ridendo amabilmente con Ukyo, completamente ignaro del vaolore che il nabe di stasera ha rappresentato per me.
Per rispetto verso me stessa e verso la mia coerenza, non posso pentirmi di aver disintegrato le mie barriere di fronte a lui; come donna, tuttavia, non posso nascondere che Ranma è stata la causa di forti momenti di avvilimento e umiliazioni, momenti che non sono sicura di riuscire a sopportare per sempre.





"Darashinakunattekita?"
"Ti stai trascurando?" -

Madokaze ni notte kikoeta...
- si è sentito, trasportato dal vento che entrava dalla finestra...





Il rumore metallico della finestra che si apre ulteriormente mi fa sobbalzare e subito mi accorgo che un bigliettino,volando, si è poggiato esattamente sul tuo quaderno.
Prendo a leggerlo, curiosa.

SCUSAMI PER NON AVER CENATO CON VOI. SONO UNO STUPIDO.
SE NON SEI ARRABBIATA PUOI SALIRE SUL TETTO? SONO LI'.
RANMA




Aikawarazu da na...
E' tutto come sempre...






Arrampicandomi sul tetto rabbrividisco al contatto con l'aria autunnale che sta per dare il benvenuto al gelido inverno.
Scorgo Ranma rannicchiato nel punto solito, e adesso i suoi occhi mi stanno scrutando, probabilmente per capire come meglio approcciarsi a me.
In altre circostanze gli avrei dato un pugno: questa volta, invece, decido di seguire il consiglio che mi davi sempre tu.
Quando ero davanti a te, mi esortavi continuamente a mostrare il mio miglior sorriso. Dicevi infatti che il mio volto sorridente rendeva la tua giornata migliore, che i miei occhi vispi di bimba pestifera ti facevano sentire viva.
Mi incoraggiavi a ridere sempre, perchè decidere di regalare un sorriso era per te sinonimo di un 'Ti voglio bene'.
Si,di un "Ti voglio bene, mamma."
Ecco perchè, anche adesso, ho scelto di regalare il mio migliore sorriso a Ranma.

Anche adesso, e da ora in poi, scelgo di regalare il mio migliore sorriso a Ranma con la speranza di trasmettere a lui lo stesso calore e amore che tu trasmettevi a me.





Yasashiku warau kimi ga,
Tu che ridi dolcemente,

ano jikan ga, kuukan ga
quel momento, quell'atmosfera,

nakitakunaru kurai ichiban daijina mono da yo.
sono la cosa più importante, al punto che mi viene da piangere.





Speranzoso, Ranma mi si avvicina. A causa del buio della sera la fisionomia del suo volto non è delineata, eppure noto chiaramente che impugna qualcosa in mano.
"La tua porzione di..."- deduco ad alta voce.

"Kasumi aveva messo da parte la mia porzione. Beh,a dire la verità non ce n'era alcun bisogno visto che ne è avanzato un sacco." - mi interrompe. Ignoro la sua battuta sarcastica solo perchè rapita dal suo sguardo, intento com'è a scrutare il panorama meraviglioso di una Nerima al chiaro di luna.
Contro ogni mia previsione Ranma prende a mangiare. Poichè ormai conscia dell'orribile sapore, il massimo a cui aspiro è che non vomiti sulle tegole.

"Sai che così facendo domani non riuscirai a venire a scuola per via dei crampi, vero?"

Prendendosi qualche secondo per masticare, Ranma lascia la mia domanda in sospeso.
"Si, credo proprio sarà così." - mi dice finalmente, dopo aver ingoiato. Il tono della sua voce quasi in pena.

"Pensavo che con i funghi sarebbe stato diverso."

"Cosa?"

"Mia madre adorava gli shiitake nel nabe. Non le ho mai chiesto perchè amasse quei funghi in particolare. E visto che non potrò mai saperlo, ho pensato che aggiungere nel nabe ciò che lei preferiva avrebbe reso il piatto più gustoso, come i suoi."


"Non potrà mai essere possibile questo, perchè il nabe lo hai cucinato tu e non tua madre."

La voglia di gettarlo di sotto si placa poichè Ranma si avvicina e prende a sorridermi con dolcezza.
"Akane, il tuo sforzo non deve essere quello di imitare il nabe di tua madre, ma di poterne preparare uno tutto tuo e che sia anche buono. Non solo per la cucina, ma per la tua vita, lei avrebbe voluto sicuramente così. Anche se non le hai detto abbastanza parole, anche se non le hai fatto abbastanza domande, sono sicuro che riuscirai a fare meglio di lei. Perchè dovunque sia adesso tua madre, sei tu quella che continua a vivere. Tu sei qui, la vita è di sua figlia. La vita è tua, Akane."
 
Divorata da un senso di rimpianto che rende i miei pensieri pesanti, appoggio la testa sulla sua spalla.  Sento le forze quasi abbandonarmi: la mia anima è svuotata da un senso di insufficienza così grande che rende quasi palpabile la tua assenza.






Nante itteta koro ha ienakatta.

Quando mi hai detto 'Cosa?', non sono riuscito a dirtelo.

Doushite ienakatta ka na?
Perchè non sono riuscito a dirlo?





Sento i muscoli di Ranma tendersi per l'improvvisa intimità della situazione. Però continua con voce ferma.
"Non importa se non conosci il perchè a tua madre piacesse aggiungere gli shiitake. Forse non è un caso che tu non l'abbia mai saputo. Se ci pensi con la logica, il motivo è semplicemente perchè lei non te l'ha mai detto. E non te l'ha mai detto perchè quando imparerai a fare il nabe meglio di lei, potrai aggiungere la verdura che preferisci tu..."  - indugia, imbarazzato - "O quella che piace a me..."

Mi concedo qualche secondo di silenzio per stupirmi e lasciarmi coccolare dal romanticismo che Ranma di tanto in tanto tira fuori. Poi annuisco, i miei sensi concentrati ad ascoltare la calma della sera e il profumo rassicurante della sua pelle.
E' paradossale quanto il calore che ci avvolge faccia da scudo al freddo intorno a noi.
E' paradossale e infinitamente dolce.

"Akane, sta iniziando a piovere. Rientriamo?"
La voce intenerita del mio fidanzato mi risveglia da questo piacevole torpore.
Ci auguriamo reciprocamente la buona notte, e io mi dirigo velocemente a letto.
Stendendomi sul materasso posso percepire i muscoli rilassarsi e la testa quasi alleggerirsi: tutto il giorno ho nuotato tra i tuoi ricordi, ho lottato contro il vittimismo per non cedere al pianto, cercato di trovare un giusto equilibrio tra la nostalgia del passato e la consapevolezza di uno splendido presente.
E' stata una giornata piena di te, mamma, dedicata a comprendere il valore del nostro rapporto adesso che non ci sei più.
Mentre la mia mente è intenta a dipingere il tuo volto illuminato da una tiepida giornata di sole, scivolo placidamente nelle forti braccia del sonno.




Miageta saki no mono yori kimi ha, kimi ha....
Più della cosa che in passato abbiamo guardato in alto, tu, tu...







"Akane, siamo in ritardo!"

"Ranma? Ma come, sei pronto? Riesci a venire a scuola?"

"Non ci crederai, ma ho vomitato solo un'ora stanotte! I dolori per le tue schifezze non erano mai durati così poco! Quindi ho dormito praticamente senza problemi!   ....Akane, ma stai piangendo?"

"Mh... No, è che sono felice... ...Grazie Ranma."

"Andiamo adesso?"

"Stiamo andando!"       "Stiamo andando!"

"Guarda Akane, la pioggia di stanotte ha fatto uscire l'arcobaleno. Non è bellissimo?"

"Si, Ranma... l'arcobaleno è bellissimo."




Ima nara ieru
Adesso si che posso dirlo,

niji yori kimi wa kirei da!
più che l'arcobaleno, sei bella tu!






*1 = Qualità di fungo proveniente dalle terre cinesi ma ormai tipico di tutta la cucina asiatica.

*2 = Tipico piatto (invernale) della cucina giapponese a base di brodo e verdure servito in una grande casseruola (la particolarità è che viene mangiato mentre il brodo e le verdure sono ancora in cottura. Siccome non sono brava a spiegare, potete guardare QUESTA IMMAGINE

*3= Ho riunito più parti in questa nota. Ci tengo a spiegare quanto segue.
Come potete vedere dall'immagine in alto alla fanfiction, la foto della signora Tendo è posta su un piccolo altare. Sullo stesso altare, sono poggiati una ciotola di riso, una con verdure e un bicchiere d'acqua.
Secondo la tradizione buddhista -alla quale i giapponesi attingono per i riti funebri - in caso di morte di un componente della famiglia viene eretto un piccolo altare in suo ricordo.Non credo sia un obbligo, ma la maggior parte delle famiglie seguono questo rito, avendo un altare in casa se è venuto a mancare un membro della famiglia.
Ciò che interessa qui è che periodicamente viene offerto al defunto un vero e proprio pasto caldo, sempre accompagnato da una ciotola di riso. Esso viene posto sull'altare -per un periodo di tempo che suggerirà il buon senso- perchè si crede che il defunto possa metaforicamente cibarsi e godere del pasto stesso.
Sempre per questo motivo, un verso della canzone dice "Però (I cibi)Non diminuiscono". Ci si sta riferendo proprio a questo rito. Il cibo non diminuisce perchè è posto sull'altare e ovviamente non potrà essere mai mangiato dalla persona cara ormai scomparsa. (Per precisare ancora meglio, tutta la canzone è dedicata ad una persona defunta).
 
Questo testo è un esempio (uno dei pochi) di canzone etichettata come J-Pop  che ha come tema una persona amata scomparsa. Non credo si riferisca ad una madre, ma io ho cercato di applicarla alla madre di Akane.  In ogni caso, 
non so perchè è stato un testo/traduzione davvero preso sotto gamba e rivoltato.

*4= L'immagine è tratta da uno degli OAV di Ranma 1/2.  Il titolo italiano di questo OAV (num. 6) è "Il sapore della sfida".

*5= Anche il quaderno delle ricette è presentato durante l'OAV num. 6
"Il sapore della sfida".



Scusatemi per essere stata logorroica e spero di aver solo chiarito e non confuso ulteriormente! XD

Se sarete riusciti a leggere sino a qui, ve ne sarò grata.
m(_ _)m





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