Pioggia di un sogno

di aniasolary
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Pioggia di un sogno

 
Picchietta le unghie lunghe sul vetro della sua finestra, mentre piove. Le goccioline della pioggia diventano linee, rami che crescono sul vetro, alberi grandi.
Si guarda: gli occhi sono azzurri e lucidi nel suo riflesso, proprio come lo scialle di lana in cui si stringe.
Spariscono le rughe, il tempo, il rossetto.
Fa un respiro profondo e sorseggia dell’altro vino. Gliene scivola un po’ sul mento, come succede sempre nei momenti di debolezza. Forse perché si aggrappa a qualcosa che non è altro che acqua rossa, e l’acqua salva solo gli assetati.
Le persone tristi ci annegano dentro.
Prende un fazzoletto e se lo passa sulle labbra.
«Mamma?»
Maryse si siede sul divano e manda indietro la testa.
Ad Alicante non piove mai, nemmeno d’inverno. Eppure il freddo è dolce, adesso, mentre Maryse inclina la testa e si sfiora la tempia con la punta delle dita. «Hai bisogno di qualcosa?»
«Be’, c’è un matrimonio al piano di sotto. Si dia il caso che… sia di tuo figlio.»
Maryse lo guarda e si perde nei suoi occhi. Azzurro cielo, puro, come i colori che stende Clary prima di dipingere un paesaggio.
«Dovresti lasciarmi da sola.»
«I figli restano sempre con le loro madri.»
«Solo prima del matrimonio. E tu sei un cacciatore di più di vent’anni.» Maryse sospira, accarezza la sua stola di lana e si tiene al bracciolo del divano. «Non so nemmeno perché lo sto dicendo. Lo sai benissimo.»
Il freddo le fa tremare la pelle scoperta.
«Ma dai, mamma…»
Anche dove il figlio la tocca sente ancora freddo.
Maryse chiude gli occhi e il buio è silenzioso. Un mugolio resta stretto nella sua gola, l’oscurità brucia, il nero è il colore della sua vita.
Nemmeno Robert l’ha mai davvero toccata,– mi dispiace, Maryse – sfiorata solo per sbaglio.
È tutto così strano, quando piove ad Alicante. Maryse ha ancora al dito una fede che è diventata opaca, ed è felice che le rune con le promesse del matrimonio non si vedano bene. La vergogna la accende.
«Mi hai rubato il posto, mamma.» Maryse apre gli occhi e lo guarda, il suo bambino. È cresciuto così tanto e adesso c’è un matrimonio da festeggiare.
«Che cos’hai in mano?» Maryse gli fa scivolare via quella specie di fascicolo colorato che il figlio stringe tra le mani. «Un… un manga?»
«Death note. » Lui scrolla le spalle, e i capelli scuri gli cadono davanti agli occhi. «Non ti piace?»
«Per l’Angelo, è il tuo matrimonio.»
«Ma mamma… »
«Dovresti avere del contegno.» Maryse si distende leggermente, vorrebbe solo smettere di pensare anche solo per un secondo.
«Stare seduta qui non ti si addice, nessuno occupa il divano come lo occupo io.»
«La modestia è una dote che ti ha trasmesso tuo padre.»
«Dormo ovunque come se fossi un gatto.» Maryse viene attraversata da un’ondata di calore che non lascia più spazio alle carezze del gelo nell’aria. «Te n’eri dimenticata, mamma?»
La pioggia fa rumore, e sa bene che è molto più lenta del battito del suo cuore.
«No, Max.» Maryse gli sposta i capelli dagli occhi, e gli occhiali rotondi e sottili gli incorniciano lo sguardo insieme ad una luce bianca e perlata, che lo fa sembrare un angelo. «Come vuoi che possa dimenticarlo?» Le loro mani sono strette in un segno di pace o addio o vecchio gioco di gioia.
E come i polpastrelli di Maryse scorrono sul viso di Max, così l’acqua crea immagini sulle finestre. Disegni di vene, volti che sorridono, montagne con l’alba che sorge.
Lo scialle di lana la abbandona e cade dietro di lei. Anche le lacrime cadono dai suoi occhi e la maschera di cera di Maryse Lightwood si scioglie in una pozza di sogni che non si sono mai avverati.
«Mamma.»
«Come vuoi che dimentichi, Max?»
Forse per restare non servono sangue e carne e ferite. Perché chi se ne va non conosce il per sempre, se è andato via troppo presto.
Stringi le mie mani, piccolo mio.
Le sue sono ruvide, come quelle delle madri dei vecchi libri. Maryse trema, ma non smette di guardarlo, perché il bagliore è forte e potrebbe sfiorarla davvero.
«Fa freddo, mamma.» Max recupera lo scialle dietro di lei e ora i ruoli sono invertiti. Maryse sembra una bambina e lui è il padre che le dà speranza. Max la abbraccia, e ora non ha più vent’anni.
«Come vuoi che dimentichi, Max?»
Lui alza il viso verso di lei ed è tornato bambino. Si accoccola al suo grembo e Maryse sospira. I suoi capelli sono neri invece che grigi.
«Io sono sempre qui, mamma.»
Maryse è di nuovo madre e Max è da sempre suo figlio. Allora lascia andare la stola ricamata che le copre le spalle e la mette sulle gambine di Max, con gli occhialetti che gli cadono sul naso e il suo manga stretto al petto. Max chiude gli occhi e dorme, ovunque come se fosse un gattoabbracciato alla sua mamma.
***
Quando apre gli occhi, la pioggia ha creato disegni di mani sulle finestre. Maryse si stringe nello scialle, il bicchiere di vino è vuoto davanti a lei, sul tavolino, e un leggero bruciore le prende la gola.
«Mamma?»
Maryse si alza in piedi e si liscia il vestito in poco meno di un secondo. Il tempo di tagliare la gola con un pugnale a un demone. Veloce, letale, senza ricordi.
Ma qualche ricordo ancora c’è.
«Max? »
Maryse è gelida nella sua posa dritta e da regina: tutti, cacciatori, mondani e creature della notte, la vedono così ad ogni ora del giorno. Ma le labbra le tremano mentre il figlio entra nella stanza, perché le campane hanno suonato poche ore fa per un matrimonio e non per un funerale, ma il nome che adesso riecheggia nella stanza annulla ogni iratze o punto o cerotto da ogni ferita, che riprende a bruciare.
«Sono Alec, mamma.» Alec cammina piano, e il palazzo di Maryse quasi crolla. Ma mentre lei stringe i denti e si morde le labbra, ritorna nel mondo che è la sua realtà. «Stavi…»
«Mi piace guardare la pioggia.» Maryse fa qualche passo verso la finestra. «Gli addobbi sulle finestre la coprivano, lì giù.»
«È vero.»
Alec va verso di lei, e sembra che stia per arrossire. «Ecco…. io… volevo dirti che è arrivato papà… insieme a Dania.»
Maryse alza il mento e si stringe le mani in grembo. Lo scialle quasi le scivola dal busto, ma Alec è veloce, la salva dal freddo che ha nel cuore.
«Perfetto.»
Alec le prende le mani, sono freddissime. Lui sorride. Maryse no, cammina sicura, i suoi tacchi alti fanno rumore. Scendono insieme le scale, veloci, agili.
E poi Maryse si ferma.
«Alec? »
Chiama il figlio che cerca.
«Dimmi, mamma.» Lui si sistema meglio la tenuta bianca da sposo.
«Max sarebbe orgoglioso di te.» Gli accarezza il braccio, la mano, trova l’anello nuziale. Spera che il suo oro sia sempre splendente. «Sarebbe orgoglioso di suo fratello maggiore.»
«Grazie.» Alec le bacia la mano, come con una principessa. Lei non ha più la forza nemmeno di sognare, mentre Robert ride – la sua risata roca – e conversa con Magnus.  «Ma sei tu la regina della festa.»
Maryse gli lancia un’occhiata di disapprovazione.«Alec! » Da quando è così forte da prenderla per la vita e farle percorrere gli ultimi due scalini volando? Giusto, è un cacciatore. Uno splendido, giovane uomo innamorato.
Suo figlio.
«Scusa, mamma, non ho resistito.» Alec ride piano, con le guance rosate. Fa qualche passo indietro e Maryse lo guarda, cerca di imprimere nella sua mente l’immagine luminosa che è il sorriso di gioia del suo figlio maggiore.
Una frenesia nelle vene le fa togliere via lo scialle, perché il calore è giusto e amato come quello di un abbraccio.
Sente la risata di un bambino.
Sei la più bella della festa, mamma.
Forse sta sorridendo.
Perché Maryse continuerà a proteggerlo dal freddo con il suo scialle di lana e a guardarlo dormire.
Maryse si siede su una poltrona, sospira, ascolta la musica.
Max ama queste cose.
Chiude gli occhi, piano.
E il suo bambino corre da lei.
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Questa storia si è classificata seconda al contest  [Shadowhunters] Prompt contest - Roro e Gweiddi at Ecate


E' stato un piacere parteciparvi, le giudicie sono state davvero bravissime <3 Ho cercato di migliorare la storia con i loro consigli :)  Ho immaginato un contesto senza cattivi, in cui Maryse e Robert accettano la storia di Alec con Magnus. Non ho ancora letto City of lost souls, anche se purtroppo sono incappata in degli spoiler. 
Per il resto, la perdita di Max mi è rimasta tanto impressa, in particolare il dolore di Maryse e il suo modo di affrontarlo, per questo le ho voluto dedicare una shot. Lei che pensa al suo bambino in un momento di gioia e di festa che Max avrebbe adorato. <3 Dato che sui Nascosti non si possono fare le rune del matrimonio, ho pensato ad un semplice anello nuziale.
Credo sia tutto. Grazie per aver letto, spero di ricevere la vostra opinione.


Con affetto
Ania

p.s Grazie mille a Rò per il banner <3




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