Funziona così: siamo in quelli che i babbani
chiamano pub, e fingiamo di sbronzarci come solo pochi avrebbero potuto.
Blaise forse non finge.
Urla, fumo, e tanti bicchieri colorati che all’improvviso
tornano trasparenti quando toccano la bocca ingorda di
qualche balordo bevitore.
Un uomo da dietro il bancone prega un grosso signore con la
pancia che fa capolino da una squallida camicia a righe di abbandonare il
locale.
Io me sto qui finché cazzo voglio! risponde quello.
Il barista fa un cenno a due tizi appoggiati ad un muro poco
lontano, alti due metri e larghi quasi altrettanto.
Ma quando arriveranno queste benedette vacanze, borbotta tra
sé.
Il tizio in camicia a righe gorgoglia qualcos’altro
afferrando il proprio bicchiere ormai vuoto.
Penso assomigli a : maledetta
checca, voglio il mio rhum!
O qualcosa del genere.
Blaise mi guarda e ride. Cazzo, è ubriaco.
Draco, ma quanto è fico questo
posto? Ci torniamo, vero? urla nel mio orecchio.
Impiego almeno una decina di secondi a capire che ha detto “fico” e a collegare
significante e significato.
Blaise deve veramente essere
uscito di testa se si riferisce a me usando un termine così tipicamente babbano.
Cosa ci trovino poi loro in un fico
non si sa. Io ho sempre pensato semplicemente che una volta
spellati abbiano un non so che di appetitoso, ma niente di
straordinario.
Mi sento una mano sulla spalla. E questo che vuole?
Mi giro facendo perno sui piedi e mi trovo davanti a quello
che sembra un ventenne con qualche intruglio di troppo nello stomaco.
Ehi, mi chiamo Jack! dice
sorridendo. Sorridendo un po’ troppo per i miei gusti… e con la faccia troppo
rossa.
Lo sai, continua, quel mio amico
laggiù pensa che tu sia carino.
Indica un tavolo in un angolo della sala. Vi sono seduti
quattro ragazzi, e uno di loro ha una mano poggiata sulla fronte in un gesto
esasperato. Mi guarda per un secondo, poi torna a fissare il tavolo.
Ehi, continua il pellerossa, magari potreste fare
conoscenza!
La mano sulla mia spalla comincia a diventare troppo grande.
No grazie, rispondo.
Suvvia, non ti mangia mica!
No, grazie, ribadisco.
Quello allora chiude la mano a pugno e mi
dà un colpetto sulla spalla.
Avanti, insiste, almeno il tuo nome! Alito che puzza di
alcool sulla mia faccia.
Blaise continua a ridere e guarda
alternativamente me e il pellerossa.
Non fare la prima donna, Drake! sbotta agitando l’ennesimo bicchiere che si trova in mano.
Idiota.
Drake… è davvero uscito di testa.
Guardo il pellerossa e scuoto la testa, poi torno a
guardarlo.
Draco, gli dico alla fine,
abbastanza forte da credere che possa aver sentito.
Draco?! esclama
allora lui, sorridendo in modo ancora più insopportabile.
Ehi, Mark! Si volta verso i propri
amici. Non ti sei solo trovato uno stallone! Questo è proprio un drago!
Mark alza lo sguardo sconsolato e
urla qualcosa di indistinto in mezzo al clamore della folla che ci separa. Pare
abbastanza arrabbiato.
Guardo Blaise e gli tolgo il
bicchiere dalle mani. Quello che agitava prima era quasi vuoto… questo è pieno per metà.
Andiamo, cretino, gli dico in un orecchio.
Avanti, Drake! Siamo appena
arrivati! Ancora alito che puzza di alcool.
Jack stavolta appoggia la mano sulla spalla di Blaise.
Infatti, Drake! sorride. Rimani un
po’ con noi!
Blaise sorride in un’imitazione
perfetta (perfino il colorito è lo stesso) e si appoggia al bancone. Ce la farà
a reggersi in piedi?
Andiamo, ribadisco, se rimani qui un secondo di più ti
raccolgono con il cucchiaino.
Blaise mi guarda scettico.
Non è giusto, borbotta.
Io sospiro e guardo il pellerossa.
Arrivederci, Jack! lo saluto.
Salutami Mark!
Dopodiché prendo Blaise per un
braccio e lo stacco dal bancone. Grazie al cielo si regge ancora in piedi.
Lascio qualche banconota (non ho idea di quanto valgano) sul
bancone e mi trascino dietro Blaise.
Ehi drago! mi sento chiamare da
dietro. Hai appena pagato cento dollari!
E chi lo sa quanti sono cento dollari…
Paga tu il resto! urlo a Jack ed esco dal locale, con Blaise
che alle mie spalle mormora qualcosa di incomprensibile.
A questo punto potrei anche rilassarmi un attimo e godermi
il relativo silenzio che aleggia qua fuori… se non fosse
che Blaise ha ripreso a mormorare.
E questa volta lo sento benissimo.
Draco, biascica, non mi sento
molto bene…
Te pareva. Con tutto quello che ha
ingurgitato non ne sono poi così sorpreso.
Sono più sorpreso invece di ritrovarmelo addosso, una mano
davanti alla bocca.
Che volete che faccia, che mi faccia vomitare sulla giacca?
Lo mollo per terra.
Blaise rimane accucciato a quattro
zampe sul cemento, la faccia esattamente sopra un tombino.
Che fortuna.
Quando dopo l’ennesimo conato inizia a riversare fuori di sé
un po’ di quello che ha bevuto in una poltiglia liquida dal colore non molto
sano inizio a sentirmi un po’ in colpa e mi chino a terra, appoggiandogli una
mano sulla spalla.
L’ennesima questa sera direi.
Bella idea quella di venire in un locale babbano,
davvero! gli dico sbuffando, abbastanza piano perché i
curiosi qui attorno non sentano.
Ma che, non hanno mai visto un diciannovenne vomitare
l’anima?
Ehi, tutto bene? Mi chiede una voce da dietro.
Perché mi suona famigliare?
Quando mi volto e capisco chi ho di fronte mi viene quasi
voglia di andare a chiamare Jack e dirgli che ho cambiato idea su quel suo
amico.
Potter! sbotto. Solo lui potevo
incontrare nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, nell’umore sbagliato.
Solo lui, con quella sua odiosa cicatrice sulla fronte che
appena una settimana fa avrei voluto fargli rientrare nel cranio.
Blaise ha un altro conato e lo
sorreggo mentre più rosso di quando io l’abbia mai visto sputa qualcosa di
indefinito tra le grate del tombino.
Malfoy, risponde lui a voce bassa,
stupito. Non credevo di incontrarti qui… tu e Blaise
avete uno strano modo di dimostrare il vostro disprezzo nei confronti dei babbani… e dei loro cocktails a
quanto pare.
Mocciosetto presuntuoso.
Se ne sta lì, con le mani nelle tasche di uno strano paio di
pantaloni bluette, il collo della maglietta troppo
larga che gli scivola sulle scapole.
Taci Potter, gli
soffio velenoso. Se avessi saputo che eri qui sicuro non sarei venuto.
Blaise prende a respirare
affannosamente, e si alza un poco da terra reggendosi sugli avambracci, ma poco
dopo torna a terra, in preda ad un altro conato.
Potter lo guarda con la
compassione negli occhi. Sembra quasi dispiaciuto.
E’… colpa mia quello? chiede,
indicando Blaise.
Sì, stronzo. E’ colpa tua se Blaise ha bevuto tanto da ritrovarsi in questo stato ora. Sei
tu che hai mollato il mio migliore amico dopo essertelo portato a letto dicendogli
che non era lui la persona che desideravi al tuo fianco.
Che scusa patetica.
Certo che è colpa tua.
Vaffanculo, Potter, ribatto
soltanto, tenendo con le mani le spalle di Blaise.
Potter si china a terra e rimane
alla mia altezza. Si tormente la dita della mano
destra con quelle della mano sinistra. Si sente pure a disagio, lui.
Mi dispiace, dice, e fa per appoggiare una mano sulla
schiena del mio amico.
La allontano con uno schiaffo.
Stronzo.
Ma che crede di fare? Prima salva il mondo magico da Tu sai chi , poi scompare in preda a chissà quale crisi
ormonale, torna e si scopa Blaise, poi lo butta come
un giocattolo.
Non è così che funziona, Potter.
Glielo dico con il tono più risentito che conosco, e lui si morde le labbra.
Lo so, dice, e si rialza in piedi.
Posso fare qualcosa? aggiunge.
No, gli rispondo.
Potreste venire a casa mia. Gli faccio del caffè con del
limone, o qualcosa del genere. Insiste.
No Potter, no! gli
dico guardandolo negli occhi.
Che poi, che ci fa fuori a quest’ora da solo?
Blaise si rialza a fatica dalla
sua posizione per metà supina e posa lo sguardo lucido a terra.
E’ messo proprio malaccio accidenti.
Al bando l’orgoglio, Malfoy, posso
fare qualcosa!
A quanto pare Potter ancora non se
n’è andato.
Opto per una soluzione drastica.
C’è una graziosa signorotta con
due metri di sottomento e abito a fiori che pare proprio fare a caso mio.
Lo può sostenere un secondo, signora? le
chiedo indicando Blaise, e quella si illumina subito
come se le avessi appena regalato una fetta di torta al cioccolato.
Apparentemente i babbani adorano
sentirsi utili in qualche modo.
Prendo Potter per un braccio e lo
trascino nel primo vicolo che mi salta alla vista.
Lui mi guarda strabuzzando gli occhi, ma mi segue.
Mi fermo. Accidenti, non potevo scegliere un violetto più
stretto.
Ascolta, Potter. esordisco.
Smettila di tormentare Blaise. Basta, stop, alt! Hai
già fatto abbastanza danni.
Sospiro, sguardo, sospiro. Ma che bel giochino Potter.
Draco, io… dice lui.
Cioè.
Punto numero uno: chi gli ha dato il permesso di chiamarmi
per nome?
Punto numero due: cos’è quel tono mortificato e quel
mordersi le labbra?
Cos’è?
Draco cosa, Potter?
sbotto.
Niente. Risponde lui. Niente, Malfoy.
Già… niente.
Fine Prima Parte.
Ff minuscola divisa in 3 parti, ma soprattutto
un esperimento. Fatemi sapere se in qualche modo è riuscito!
Un bacio
Dolce.