the duck of happiness
Dedico
questa storia semplice semplice, ma
che -devo ammetterlo!- mi piace da
impazzire al Principe Azzurro
che non ho ancora incontrato
e alle varie paperelle della
mia vita - leggere per
capire!
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THE
DUCK OF HAPPINESS
Ero sdraiato
sul divano del mio salotto.
Un divano molto ampio, di
pelle colorata gialla, che si addiceva molto allo stile della stanza.
Erano le prime ore di un pomeriggio che
si preannunciava mortalmente
noioso già dalle prime battute; non avevo idee su come
impiegare in modo costruttivo quella mia giornata, piuttosto che
sprecarla crogiolandomi nella noia e nelle preoccupazioni del lavoro. A
proposito di lavoro: avete presente quei giorni in cui vorreste avere
davanti quell’imbecille che ha inventato il lavoro, per
poterlo strozzare? Ecco, oggi non era uno di quei giorni. Oggi ero
così stanco, svogliato, demotivato, che al massimo avrei
avuto la forza di fargli una smorfia in faccia, prima di crollare a
terra semi-addormentato.
E sempre oggi, io, Ronald Weasley, ero sdraiato sul divano di casa mia,
ampio, giallo e accogliente, a fare...a non fare sostanzialmente
niente, escludendo la meticolosa osservazione delle gocce di pioggia,
che silenziosamente si schiantavano al suolo. Eh sì..che
occupazione intelligente, direte voi… Ma non ditemi che non
l’avete mai fatto…almeno una volta…
Almeno una volta vi sarete sentiti come me in quel momento: non avete
grossi problemi, non siete propriamente depressi, forse state anche
seguendo la rotta giusta ma…non avete la bussola per poterlo
verificare.
Mi mossi di poco, quanto bastava per
risvegliare i miei muscoli
intorpiditi e per sperimentare una posizione diversa: ora ero perfettamente
supino.
Chiusi gli occhi, riaffondando in tutti i problemi riguardanti il
lavoro: dove potevo trovarli quei benedetti finanziamenti? E tutte le
autorizzazioni del caso? Sbuffai mentre riaprivo gli occhi.
Iniziai a fissare il vaso posto sul davanzale della finestra aperta,
appena dietro i miei piedi; quel vaso conteneva dei pinetti-nani color
verde prato inglese curato dalla mattina alla sera dal giardiniere di
un lord facoltoso. Sono molto carini questi pinetti, ve li consiglio:
fanno scena, profumano di citronella e, cosa fondamentale per me,
potete dimenticare di innaffiarli per alcuni giorni. Ma non fatevi
fregare: contrariamente a quanto dice l’addetta al reparto
“giardino splendente”, con le lentiggini, gli
occhiali tondi alla Harry Potter (!) e la faccia da laureata in
Biologia, i suddetti pinetti non tengono lontane le zanzare. Anzi,
secondo me le attirano, ma non ho ancora trovato il modo per
dimostrarlo…
Sbuffai di nuovo, e ritornai a fissare le gocce di pioggia: erano
davvero tante, caspita. Neanche un cretino avrebbe potuto pensare di
contarle tutte… “E se cominciassi? Almeno starei
impegnato per un po’…”, mi dissi. Per
mia e vostra fortuna, però, fui piacevolmente
interrotto: avvertii un movimento alle mie spalle, e subito dopo due
morbide labbra mi stamparono un bacio leggero sulla fronte. Piegai
indietro la testa per avere la conferma alla mia già
assoluta certezza: Hermione era in piedi dietro di me e mi sorrideva
dolcemente. Ricambiai il sorriso, e intanto con la mano le feci segno
di raggiungermi sul quel comodo giaciglio.
Mentre circumnavigava l’altro divano, posto
perpendicolarmente rispetto a quello su cui mi ero sistemato, riflettei
su quanto fossi fortunato a stare con una come lei. E pensare che fra
qualche mesetto sarebbe anche diventata mia moglie… Un
grande passo, lo so; avrei dovuto essere già in ansia,
direte voi. Ma sapendo che l’avrei compiuto con questa donna
stupenda, con questo angelo che per qualche strana ragione aveva scelto
me, il tutto mi sembrava semplice come prendere
“TROLL” in un compito di Pozioni.
Hermione si sedette sul bordo del divano guardandomi, io continuai a
mantenere la mia posizione da debosciato.
“Usciamo?”, mi chiese.
Feci una smorfia “No, dai…sono
stanco…” Alzò le sopracciglia
improvvisamente, sentendo una motivazione così patetica
“…E poi piove…” Dovendosi
rassegnare alla mia fiacchezza, mi sorrise, soffocando a stento una
risata ben più fragorosa, e mi accarezzò
teneramente una guancia. Di nuovo pensai a cosa mai avessi fatto per
meritare lei. Le presi le mani fra le mie “Amore?”,
la chiamai.
“Mm?”, mugolò in risposta.
“Ti amo”.
All’inizio della nostra storia
usavo frasi anche
più fantasiose, credetemi. Ma poi avevo capito che bastavano
queste due semplici parole per ricordarle tutto l’amore che
provavo per lei, e che a breve sarebbe diventato ufficialmente
“per sempre”.
Di nuovo mi sorrise, si piegò avvicinandosi al mio volto, e
attese un bacio che ovviamente non le feci mancare. Sempre sorridendo
mi sussurrò “anch’io”, appena
prima di stendersi accanto a me e di sistemarsi fra le mie braccia.
Eccola la mia bussola, la mia rotta, la mia via: lei.
Lei è tutto per me. Il motivo per cui mi sveglio la mattina,
per cui rido, per cui piango, alle volte, per cui sopravvivo
eroicamente al caffè della macchinetta al lavoro. Insomma,
l’unico vero motivo per cui posso dire di essere felice e di
aver voglia di vivere.
Volendo fare un paragone stupido, potrei dire che Hermione è
il mio salvagente a forma di paperella nell’insidioso mare
della vita - questa devo ricordarmi di dirgliela, un giorno o
l’altro, giusto per farla arrabbiare un
po’…Ma oggi no. Oggi sono troppo innamorato. E
considerando che lo sarò fino alla fine dei miei
giorni…tanto meglio, non gliela dirò mai!
La strinsi più forte: c’era ancora. E se lei
c’è, la rotta è giusta,
indipendentemente dal resto.
Perchè in fondo, in un grande viaggio sono solo due gli oggetti fondamentali:
la bussola e la papera-salvagente. Il resto è tutto roba
inutile, credetemi.
Un po’ come sapere quante gocce di pioggia cadono durante un
temporale.
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Ciao a tutti!!!
Questa è le mia prima storia in assoluto, ma devo dire di essere mooolto soddisfatta!! Mi raccomando: lasciatemi un commentino di incoraggiamento o di critica (costruttiva, come sempre!) cliccando sull'invitante scritta qui sotto!!
Un grazie già da ora a tutti coloro che recensiranno.
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