-Fede sbrigati, dobbiamo spicciarci prima che ci sia troppa gente
altrimenti non vediamo più niente- una giovane dai capelli
biondi correva nell'atrio della scuola, gridando, ansiosa, si voltava
indietro, facendo ondeggiare i capelli in disordine, davanti al viso.
-Cooooooosa?? ma guarda che mi tocca sentire, quella che è
in ritardo sei tu! ti posso ricordare che io abito qui a fianco!-
Federica rincorreva l'amica, gridando a sua volta,
più per scherzare che per una vera ira. Non che il loro
rapporto fosse bello liscio, ogni tanto si facevano delle litigate
memorabili; le due amiche si adoravano, erano come sorelle, entrambe
avrebbero fatto qualunque cosa per l'altra, erano una ugauali ma
diverse, una tranquilla e l'altra casinista, una principessa Disney e
l'altra pancha bestia...entrambe pazze, fantasiose, adorabili, e tutte
e due odiavano la scuola.
Era il giorno dei quadri, l'anno scolastico era giunto al termine una
settimana prima, e adesso Sveva e Federica correvano verso la scuola
perchè, incredibilmente, non avevano la più
pallida idea dei voti con cui erano passate. Era quella la loro vita,
stavano con la testa fra le nuvole, pensando alla danza, alla scrittura
ai videogiochi e ai romanzi, ma mai allo studio, o meglio a quello ci
pensavano un ora a notte, da mezzanotte all'una, giusto per apparare
qualcosa per il giorno dopo. Non erano propriamente delle alunne
dilgenti, ma in classe erano straordinariamente attente, e
quello che non avevano seguito lo compensavano con l'intelligenza, al
contrario dei loro compagni.... facevano qualunque cosa al contrario
dei loro compagni, per loro non nascondevano il loro odio e
disaprovazione. Il che non era così sorprendente, erano
molto diverse dai loro coertanei.
Sveva arrivò per prima, ma essendo la più timida,
nonchè la più fifona, si fermò
all'istante, davanti alla sala in cui erano esposti i quadri,
deglutì davanti alla folla di ragazzi e ragazze firmati da
capo a piedi che ciarlavano, si abbracciavano e parlavano al cellulare,
si girò quasi impaurita, per cercare l'amica, non voleva
entrare per prima, non da sola. Sveva era così molto cuore,
poco coraggio, per qualunque "impresa" si appoggiava a Federica ,
più coraggiosa e forse meno lungimirante.
-Che è quella faccia da funerale che manco siamo entrate...-
Fede abbracciò la biondina -Perchè intendiamoci
adesso che entriamo si che ci sarà da piangere!- si misero a
ridere entrambe superando l'uscio della sala, abbracciate.
-Credo che ti cederò il passo-
-Ok,- Fede si fece strada, trascinando per la manica l'amica, fino alla
grande bacheca- secondo B, secondo B, eccolo! guarda-
spingendo la bionda accanto a sè, -si, si ,si sono
senza debiti, non ci credo, non ci credo- Federica, l'amica dai capelli
castani, alta quanto un grattacielo, per essere una ragazza, e con un
corpo da mozzare il fiato, si fece notare ancora una volta nella
scuola, iniziando a saltare davanti alla bacheca e urlando ai meno
fortunati la sua felicità
-Brava tesorrrrrrooo, sono feliiiiice- disse Sveva, facendo una vocina
piccola piccola, abbracciando l'amica, condividendone sinceramente la
contentezza, ma la sua durò decisamente di meno,
alzò lo sguardo e cercò il suo nome sul
tabbellone, il sorriso le scomparve dalle labbra- Non ci credo, quella
grandissima stronza della profesoressa di matematica-
guardò l'amica con malagrazia, e adesso, malcelata
invidia Federica, -Mi ha messo il debito non ci credo- un ultimo
sguardo, al resto dei voti, poi scosse la testa, si fece spazio fra i
compagni di scuola e si allontanò dai quadri, scordandosi di
annotarsi i voti restanti e di sbriciare quelli dei non amati compagni
di classe
-Eddai non te la prendere- Federica le mise un braccio sulle spalle,
non sapendo che dire (non era mai stata brava con le parole) -Lo sai
come è fatta quella, e poi a settembre lo recuperi-
-Si certo- rispose l'altra con gli occhi fiammeggianti, dalla rabbia,
dalla delusione e dalla vendetta...-Va bene, io la giornata non me la
faccio rovinare- Abbracciò Fede, sorridendole in modo
sinistro... -Tanto prima di partire vado dalla preside-
continuò con una mezza risata e una voce melliflua, che, a
volte, sapeva nascondere l'impeto della battaglia.
Federica previde guai...
Intanto in un altra città
-Ragazzi svegliatevi! Dovete andare a scuola!-
-Mamma ma la scuola è finita da un pezzo- Un
belissimo ragazzo albino, si tirò il lenzuolo
color porpora, o color sangue, come diceva lui, fin sopra la
testa, nascondendo il viso alla luce del mattino, voleva palesemente,
continuare a dormire, come minimo fino alle due..
-Poltrone alzati! Ci sono i quadri oggi- Un altro ragazzo,
identico a quello che dormiva fece il suo ingesso nella stanza, coperto
solo da un pantaloncino azzurro, sembrava già sveglio e
fresco, si passò la mano sulla testa a ravvivarsi i capelli
-Certo che i tuoi voti fanno comunque schifo, ma i miei no, quindi
muoviti e andiamo-La madre stava per rimproverarlo, ma lui fu
più svelto si avvicinò al letto del fratello e
gli strappoò il lenzuolo di dosso lasciandolo scoperto, a
quel gesto la mamma non potè ribattere, se non osservare
divertita la scena.
-Ahhhh maledizione Verg- Si mise seduto, di scatto, rivelando
il torso nudo, il corpo perfetto, anche lui come il fratello aveva
dormito solo con il pantaloncino, soprendentemente, i due erano uguali,
identici, come solo due gemelli possono essere, la stessa
fisicità, la stessa espressione, anche se Vergil appariva
più controllato, mentre Dante sembrava più
istintivo e caotico.-Ma non potevi essere più delicato?-
-No. Perchè?- Un sorriso beffardo, e uscì dalla
stanza, passando accanto alla madre e dandole un bacio affettuoso,
-Comunque preparati, che ho fretta- Si sentì un ultimo
grido, prima che una portà li accanto sbattesse, chiudendosi.
-Tuo fratello ha ragione Dante, è proprio ora di alzarsi-
Eva, la madre dei due gemelli, si avvicinò al letto del
figlio e lo baciò teneramente, come fosse ancora un bambino
piccolo, e probabilmente Dante pernsò che quel gesto, era
l'unica cosa buona da quando si era svegliato.
Soltanto quell' evento poteva distrarre le ragazze
dell'istituto dai quadri appena affissi: l'arrivo dei gemelli Sparda
-Ciao Dante-
-Ciao Vergil-
Ragazze adoranti, si voltarono a salutarli, spalancando gli occhioni,
maledicendosi per non essersi messe qualcosa di più sexy e
sorridendo civettuole, come non avevano mai fatto per altri ragazzi,
gli studenti maschi invece erano divisi, chi salutava
tentando disperatamente di farsi notare dalle ragazze, come "amici
degli Sparda"; e chi ostentava indifferenza ma suo malgrado dimostrava
una grande, grandissima invidia.
Dante e Vergil entrarono nel cortile, guardandosi attorno, affiancati,
studiarono qualche attimo la folla, poi senza dirsi niente si
separarono.
Il primo si era evidentemente preparato in fretta e furia, indossava
dei jeans chiari, e una t-shirt bianchissima, un po'spiegazzata e
aderente che metteva in risalto il fisico perfetto, i capelli in
disordine, andava girando salutando ragazzi con energiche pacche sulle
spalle e facendo sorrisetti di apprezzamento alle ragazze, sembrava un
PR, infatti era evidente che le relazioni pubbliche gli interessassero
più delle valutazioni scolastiche, la folla adorante lo
osservava come fosse stato un re con i suoi sudditi, era inevitabile :
tutti amavano Dante.
Vergil, il gemello, era completamente diverso, dall'abbigliamento al
modo di comportarsi. Bellissimo, come un dio greco, freddo come una
statua di marmo. Si era vestito con un jeans nerissimo, dal taglio
elegante, una cintura con una grande fibbia a forma di drago a
stringerlo in vita, e una camicia verde scuro, il bavero alzato, i
capelli tirati indietro, lenti nere a tenerlo distante dalla gente,
passò davanti a tutti senza bisogno di farsi strada: forse
studiatamente, Vergil passava accanto alle ragazze e quelle si
spostavano per lasciarlo passare e contemporaneamente lo salutavano
facendogli complimenti sul suo look impeccabile. Il sorriso di
soddisfazione, che aveva dipinto sul viso, non si spense nemmeno
davanti alla bacheca dei voti. Si tolse gli occhiali per osservare
meglio il suo trionfo: il migliore della classe, i voti più
alti, media alle stelle, del resto se lo aspettava. Si girò,
tornò indietro, e iniziò, finalmente, a parlare
con i compagni, e le compagne, sorridente e affascinante come mai era
stato, la comitiva gli sorrideva, chi con odio malcelato, chi con la
speranza di avere un sorriso, un gesto, o qualcosa in
più....: Vergil era il migliore
Così come era venuto, vergil lasciò la gente con
cui stava parlando, salutò sempre educato, come un lord
inglese, e andò a cercare il fratello. Lo trovò.
-Dante hai visto i quadri?-
-Si, una volta al Louvre, ma non credo di ricordarmelì.
Perchè?- Scherzò lui, girandosi a guardare il
gemello e rubandogli le lenti scure -Belle, stanno meglio a me!-
-Va bene, bambinastro, tanto tu hai avuto la solita media!- disse
Vergil inacidito, calcando la voce sulla parola "solita" , come a
deriderlo, ma inaspettatamente gli lasciò tenere i suoi
occhiali, forse neanche lui disdegnava un po' di sole di inizio estate.
-Solita? Il che vuol dire più bassa della tua-
Sospirò, fingendosi disperato, poi guardò Vergil
dritto negli occhi, come a voler prendersi una grossa rivincita
-Comunque, dimentichi, FRATELLO, che abbiamo la stessa età,
bambinastro- Così aveva affondato la lama.
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