Pioggia. Lampo. Tuono.
Meredith aveva
paura dei tuoni.
Non della
pioggia, perché nel ticchettio delle gocce d’acqua
sull’asfalto e contro i vetri lei provava a mandar via un
po’ del suo dolore; non dei lampi, perché ogni
tanto nella sua camera si accendeva una luce; dei tuoni sì.
Aveva paura del
loro rimbombo, del fragore che ogni tuono portava con sé e
del silenzio che ne seguiva dopo.
Era nel letto,
con le coperte fin sopra la testa.
Troppi lampi,
troppi tuoni. Troppa pioggia.
Pioveva da giorni
e da giorni era il silenzio.
“La
tua scelta è semplice, lei o me… ciò
che mi porta ad odiarti mi spinge ad amarti per cui prendi me, scegli
me , ama me. Io vado da Joe stasera e se tu dovessi decidere di firmare
i documenti mi trovi lì.”
Erano notti
difficili, notti che avevano il sapore della nostalgia. E giorni che
avevano il sapore della sconfitta.
Dubbi, attese,
silenzi.
L’ospedale
continuava ad andare avanti, le operazioni venivano portate a termine e
alcune non riuscivano.
Meredith era
stanca davvero: non riusciva a tenere la mano ferma, non riusciva a
trattenere il tremore del suo corpo e il battito del suo cuore quando
lo incontrava per i corridoi.
Non ce la faceva,
eppure provava ad andare avanti.
Provava ad avere
coraggio e a non nascondersi sotto le coperte al rimbombo del primo
tuono. Non ci riusciva, non ci riusciva mai.
Aveva pregato e
implorato, aveva dato un appuntamento che non era stato mantenuto.
Sapeva qual era stato il significato di quella solitudine, quella sera,
da Joe… perché lui era andato, sì, ma
per lasciarla sola.
“Io
sono venuto.”
“Sì,
lo so.”
“Ah,
resti con lei.”
“E'
mia moglie.”
Addison era sua
moglie… e non si potevano cancellare così undici
anni insieme.
Undici anni da
buttarsi alle spalle erano un prezzo troppo alto da pagare,
più alto che perdere l’amore della propria vita.
Ossigeno
puro.
Eppure Christina
gliel’aveva detto, una volta. Meredith lo ricordava.
“Hai
detto che Derek e io non ce l'avremmo fatta. Ma hai ragione. La gente
non vive per sempre felice e contenta: la gente a malapena riesce a
vivere. E allora perché dovrebbe essere diverso per Derek e
me?”
Quando le aveva
detto quelle parole, Meredith non ci credeva davvero: voleva solo avere
ragione.
Poi, da sola, si
era chiesta perché tra lei e Derek sarebbe dovuto essere
diverso.
Non
c’era un perché: non sarebbe stato diverso e basta.
Pioggia. Lampo.
Tuono.
Si stringeva di
più nelle lenzuola, chiudeva gli occhi e tappava le
orecchie: così, la pioggia non l’avrebbe bagnata,
la luce del lampo non l’avrebbe accecata, il frastuono del
tuono non l’avrebbe assordata.
Era sola. Il
letto troppo grande per essere solo suo.
“Non
si scappa, mai. Nessuno lascia l'altro qualsiasi cosa
succeda.”
Era stato lui
stesso a dirlo, era stato proprio lui a scappare.
Di cosa aveva
avuto paura? Aveva impugnato la penna, spostato un po’ il
documento per firmare il suo divorzio da Addison, si era piegato sulla
scrivania… si era fermato.
Undici anni.
Undici anni e poi
l’amore.
Non sapeva quanto
fossero importanti tutti quegli anni trascorsi con sua moglie al
confronto di quei pochi mesi con Meredith.
L’amore.
Le aveva mentito:
non le aveva detto niente di lui, l’aveva illusa e poi ferita. Da Joe, quando era
andato lì per lasciarla.
Aveva scelto gli
undici anni con Addison.
Addison che lo
aveva tradito con il suo migliore amico e che era tornata per chiedere
perdono.
Non lo meritava-
Derek lo sapeva bene-, eppure, lui non aveva firmato quei documenti.
Non aveva firmato
i documenti, ma il post-it che lo legava a Meredith sì.
Era ancora
lì, dove l’avevano lasciato.
Lì
avevano lasciato tutto, anche quello che c’era stato tra loro.
“Io
dico cose del genere e tu vorresti scappare nella direzione
opposta.”
“Non
sono pronta adesso, ma le cose possono restare come sono
finché non sarò pronta. Io sarò
pronta.”
“Un
giorno sarai pronta e io aspetterò. Aspetterò
fino ad allora.”
Non
l’aveva aspettata, non aveva mantenuto la promessa che le
aveva fatto nel momento in cui lei gli aveva detto di non essere
pronta, di aver paura.
Meredith aveva
paura di tante cose. Dei tuoni.
No, della pioggia
no. Dei tuoni sì.
E Derek lo
sapeva. Lo aveva capito quando, una notte, nella roulotte, lei lo aveva
abbracciato più forte.
Pioggia. Lampo.
Tuono.
Sentiva ancora le
sue mani stringergli la camicia. Non si era spogliato quella notte, per
non lasciarla sola neanche per un attimo.
La amava e il
pensiero che fosse stato lui stesso ad allontanarla lo uccideva.
Fuori pioveva,
lampi e tuoni. E Meredith aveva paura. E lui l’aveva lasciata
sola.
Lei lo odiava, ne
era consapevole. Non si chiedeva il perché: lui aveva deciso
anche per lei.
Anzi, aveva
desiderato che lei lo odiasse e che avrebbe continuato la sua vita,
come lui avrebbe cercato di salvare il suo matrimonio.
Lei lo odiava. O
forse no.
“Meredith
potresti almeno riconoscere il fatto che esisto?”
“Mi
manchi.”
Anche lei
mancava, eppure Derek era rimasto in silenzio: troppe promesse fatte,
poche quelle mantenute.
Lui non poteva
dirle la verità, perché non aveva firmato nulla.
Solo il
post-it… ma una promessa davanti a Dio non valeva
più di un post-it?
“Non
sapevo che uscissi con qualcuno.”
“Lo
sapevi che sarebbe successo prima o poi.”
“Prima
o poi è un po' diverso da adesso.”
“Sì,
credo di sì.”
“E’
sorprendentemente doloroso.”
“Passerà.”
“Davvero?”
No, non sarebbe
passato: il dolore sarebbe rimasto lì e ogni tanto sarebbe
tornato.
Nelle notti che
avevano il sapore della nostalgia e nei giorni che avevano il sapore
della sconfitta.
Pioggia. Lampo.
Tuono.
Il freddo che non
c’era- ma entrava nelle ossa- le teneva compagnia, come un
fedele amico di dolore: c’era sempre quando Meredith stava
male, perché lei l’inverno ce l’aveva
dentro. Anche in piena estate.
E poi, di tanto
in tanto- almeno all’inizio-, c’era Doc.
Una carezza, una
passeggiata, ma era sempre lei a doversi occupare di lui.
“Ho
un cane.”
“Sai
una cosa: io adoro i cani.”
“Sto
guarendo, quindi non guardarmi in quel modo.”
“Quale
modo?”
“Quel
modo, il nostro modo. Ti ho dimenticato.”
“Beh,
anche io.”
“Davvero?”
“No.”
C’era
Doc e lei non aveva dimenticato Derek: le sue ferite non erano guarite
e quello in cui si guardavano non era più il loro modo di
guardarsi.
C’era
Doc e lei era meno sola ogni sera, perché il suo cane si
stendeva ai suoi piedi.
C’era
Doc e fuori pioveva.
Pioggia. Lampo.
Tuono.
E ancora, ancora.
Avrebbe smesso di
piovere, prima o poi. Ma se non fosse successo?
Se la pioggia
avesse continuato a battere le strade e a scivolare sui vetri?
Se i lampi
avessero illuminato ancora la sua camera e i tuoni avessero continuato
ad assordarla?
Allora
sì, sarebbe stato un bel problema, uno di quelli grossi: lei
non aveva paura di niente… ma dei tuoni sì.
Sarebbe passato
tutto. Prima o poi. Prima, non poi e sarebbe andato tutto bene.
Meredith aveva le
mani vuote e gli occhi pieni di lacrime. L’ospedale andava
avanti anche senza di lei. Ma lei? Come avrebbe fatto senza quella
distrazione che era anche la sua passione, il suo lavoro, parte della
sua vita?
Non ce
l’avrebbe fatta, lo aveva capito. Per questo, nonostante la
pioggia, si era vestita da dottoressa Grey ed era tornata a salvare
qualche vita umana.
La sua no, quella
proprio non riusciva a portarla in salvo.
“Così
era la fase del fare a maglia? Chi è il prossimo... Alex?
Perché ho sentito dire che gli piace saltare da un letto
all'altro. Questo è qualcosa che avete in comune.”
“Tu
mi hai lasciata. Tu hai scelto Addison. Ora ho rimesso i pezzi insiemi
e non ti devo alcuna scusa su come ho scelto di riparare ciò
che tu hai distrutto. Non hai il diritto di darmi della
sgualdrina.”
Non voleva
ferirla, ma lui sì, era ferito.
Meredith era sua
e qualcun altro l’aveva toccata. Forse, qualcun altro
l’aveva tenuta stretta a sé, mentre fuori pioveva.
Era arrabbiato.
Non con lei, perché lei stava solo cercando di salvarsi un
po’. A modo suo.
Era arrabbiato
con se stesso, con la sua codardia: undici anni finiti con le briciole
di un sentimento sfiorito da tempo protetti, i giorni che sarebbero
potuti essere perfetti e impregnati d’amore ostacolati.
Derek continuava
a guardarla, forse sempre con il loro modo… ma non lo faceva
per vendetta, perché non aveva niente da farle pagare: non
poteva porgerle il conto dei suoi errori, se era proprio lei che non
voleva farlo sbagliare più. E non doveva vendicarsi di
niente.
Rimproverarsi
sì, doveva rimproverarsi tante cose. Troppe.
Non voleva
rimproverarsi da solo: non avrebbe saputo farlo.
“Tu
non fai che guardarmi, non fai che osservarmi e Finn ha dei progetti e
a me piace Finn: è perfetto per me ed io sto provando
davvero ad essere felice… ma non posso respirare, non posso
respirare se tu mi guardi in quel modo, quindi smettila!”
“Tu
credi che io lo faccia apposta? Credi che non preferirei guardare mia
moglie? Io sono sposato, ho delle responsabilità, ma lei non
mi fa perdere il controllo: non mi rende impossibile tutto quello che
faccio, non mi fa venire il mal di stomaco se penso che il mio
veterinario l'ha sfiorata con le sue mani. Io farei qualunque cosa per
non guardarti più.”
Ma qualunque cosa
non bastava, qualunque cosa era poco. Troppo poco.
Non ce
l’aveva fatta: non l’aveva dimenticata. Fingere di
odiarla non era stato sufficiente.
E quando se
n’era accorto che non era stato abbastanza, aveva bussato
alla sua porta.
Non era stato
abbastanza il tempo per loro due, non era stato abbastanza
l’amore che le aveva dato, non erano state abbastanza le
promesse che aveva mantenuto.
Non erano stati
abbastanza undici anni della sua vita con Addison… non erano
stati abbastanza per rinunciare a una vita con Meredith.
Aveva aspettato
che lei aprisse. E fuori pioveva.
Pioggia. Lampo.
Tuono.
“Stamattina,
stavo per venire a dirti... quello che volevo dire era che... ma adesso
tutto quello che posso dirti è che... sono innamorato di
te! Sono innamorato di te da sempre. Sono un po’ in
ritardo… so di essere un po’ in ritardo per
dirtelo: voglio solo... voglio solo che ti prenda il tuo tempo, sai?
Prendi tutto il tempo di cui hai bisogno, perché hai una
decisione da prendere. Quando io ho avuto una decisione da
prendere...ho scelto male.”
Poi
l’aveva abbracciata, perché lei gli aveva preso la
mano. “Odiare te è la cosa che più mi
sfinisce. E non voglio odiarti. Non posso.”
Pioggia. Lampo.
Tuono.
“Sono
qui.”
“Ho
paura.”
“Lo so.
Puoi farcela e sarà finita in un secondo. Ce la puoi fare,
Meredith.”
Aveva chiuso gli
occhi e si era lasciata andare.
Ma fuori pioveva
e Meredith aveva paura…
Angolo
autrice:
Salve a tutti.
Sapete, a volte, le idee vengono all'improvviso e di solito sono quelle
che ci soddisfano di più.
Ho scritto questa shot stanotte, mentre fuori pioveva. E' stata proprio
la pioggia ad ispirirarmi e la mia tuonofobia (?)
Mentre leggevate, vi sarete detti: "Ma questa frase non c'entra niente
con questo periodo della serie."
E' vero: ho mischiato volontariamente i periodi, affinchè
nascesse questa storia.
Mi è piaciuto scriverla, spero che possa piacere anche a voi.
Un bacio,
Exentia_dream
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