Una one
shot ambientata subito dopo la fine del terzo film, spero vi piaccia. Tratta
della presunta liberazione di Will dalla maledizione grazie all’attesa fedele di Elizabeth.
Non Più Capitano
Elizabeth Swann era una donna
forte, ancora di più dopo le avventure vissute negli ultimi anni, ma ciò che la
attendeva era la prova più dura. Suo marito, l’unico amore della sua vita, Will
Turner, era dovuto diventare capitano dell’Olandese
Volante per non morire, dopo essere
stato trafitto dritto al cuore dalla spada di Davy Jones.
Ora, dopo un toccante addio sulla
spiaggia, dove avevano consumato il loro matrimonio, facendo l’amore per la
prima volta, lo stava perdendo per dieci lunghi anni. Così tanto si sarebbe
dovuto dedicare a traghettare le anime di coloro che morivano
in mare, prima di poter tornare a terra da lei per un singolo giorno.
Guardare il forziere che
conteneva il cuore faceva sembrare tutto più reale, ora che la nave era
scomparsa a seguito del verde baleno. Asciugandosi le lacrime che le scendevano
sulle guance, Elizabeth mise il forziere nella scialuppa, vi entrò e remò fino
alla Perla Nera, che la riaccompagnò
alla città da cui tutto era iniziato e dove aveva vissuto per lungo tempo, Port
Royal.
Ora che suo padre era morto, e
Lord Beckett anche, toccava a lei governare. Dopotutto, era la figlia del
Governatore.
Col passare del tempo, Elizabeth
si rese conto che sarebbe stato duro. Oltre alle
responsabilità che aveva, scoprì di essere incinta. Non c’era dubbio che
il padre fosse Will, dopotutto era stato l’unico uomo con cui aveva raggiunto
una tale intimità. Si, aveva baciato Jack. Era stata
baciata da Sao Feng, un po’ con la forza a dire il vero, e aveva anche lasciato
che l’ammiraglio Norrington catturasse le sue labbra in un bacio, poco prima di
venire ucciso da Sputafuoco, il padre di Will. Ma il
suo unico vero amore era lui, Will Turner, e solo con lui si era spinta oltre.
Dunque
era sicuro. Sapeva chi fosse il padre, e sapeva che
avrebbe dovuto aspettare dieci anni per poterlo rivedere e farlo conoscere a
loro figlio.
Ma anche se incinta, Elizabeth
restava comunque una donna giovane, molto bella, ricca
e potente. E quindi, molti nobili di Port Royal
ambivano ad averla come moglie. Ogni giorno, doveva fronteggiare qualcuno dei
suoi corteggiatori.
Per fortuna, la maggior parte capivano dopo il primo rifiuto, ma alcuni insistevano, e le
davano molto sui nervi. Ma dopotutto non avevano idea che lei fosse già
sposata, e certo il matrimonio rocambolesco sul ponte della Perla, mentre lottavano con gli uomini
di Jones, non era quello che in alta società si riterrebbe appropriato per una
dama del suo livello, ma lei ne era entusiasta, e non
l’avrebbe cambiato con la cerimonia più bella del mondo, perché quel giorno
aveva preso come sposo il suo adorato Will.
Peccato che
solo qualche minuto dopo il suo mondo crollò, con Will prima ferito dalla spada
di Jones e poi costretto a mettere il suo cuore nel forziere e vivere come
capitano dell’Olandese, quindi
lontano da lei, o morire.
Quando
la gravidanza avanzò, e fu evidente il suo stato, le cose, se possibile,
peggiorarono. La gente cominciò a sparlare della sua condizione, di cosa le fosse successo mentre era via, di come fosse inadeguato per
una donna non sposata essere incinta.
Elizabeth li odiava, e se avesse potuto sarebbe fuggita a Tortuga, cercando Jack, per
andare a bordo della Perla con lui.
Almeno, lì avrebbe rivisto facce amiche, che avrebbero capito,
e non la avrebbero fatta sentire come se fosse colpevole, di chissà cosa poi.
Di essersi concessa all’uomo che amava? Stupidaggini! C’erano cose più gravi di
cui preoccuparsi al mondo, e lei ne aveva affrontate e
viste parecchie, ultimamente.
Però non
poteva, non ora che aveva una piccola vita che le cresceva dentro.
Così, giorno dopo giorno,
affrontò Port Royal e la sua comunità maldicente, finchè diede alla luce un bel
bambino, che chiamò come suo padre, William.
Il tempo passava, e il bimbo
cresceva sano e bello, e lei ne era orgogliosa.
Incoraggiava il suo interesse per i pirati, e gli spiegava che a volte, non
erano loro le creature peggiori della terra, ma proprio i Lord e i nobili che
cui vivevano a contatto ogni giorno. Cutler Beckett
era un esempio di Lord che si era comportato peggio del pirata più ingordo ed
egoista.
A William mancava suo padre, ma
lei lo rassicurava, dicendogli che no, non era morto, e che un giorno lo
avrebbe conosciuto.
Ogni giorno, Elizabeth parlava
col forziere, qualcuno probabilmente avrebbe pensato che fosse
diventata matta, ma era il suo modo di comunicare con Will, anche se
sapeva che lui non poteva sentirla. Però glielo faceva
sentire più vicino. Spesso guardava il mare pensierosa,
chiedendosi dove fosse l’Olandese in
quel momento, a svolgere il suo dovere.
Le mancava anche la ciurma,
dopotutto non si va insieme ai confini del mondo, nello Scrigno di Davy Jones,
senza sviluppare un sentimento di affetto per i propri
compagni, e avrebbe voluto rivederli. Non era molto probabile, ma la speranza la si poteva avere, no?
Finalmente, il giorno di partire
per raggiungere il luogo dell’incontro arrivò. Lei e suo figlio si imbarcarono su una nave della flotta, ed il piccolo
William si divertì molto durante il viaggio. Si vedeva che stare per mare gli
piaceva, Elizabeth gli aveva insegnato ad amarlo, e non poteva trattenere un
sorriso alla vista del suo piccolo così euforico.
Quando
giunsero all’isola, Elizabeth lo condusse su una collina. Da lì, avrebbero
visto prima l’Olandese avvicinarsi. Mentre il suo bambino cantava la stessa canzone di pirati
che lei aveva sempre amato fin dalla sua età, non poté fare a meno di
sorridergli e stringerlo a sé. Era felice all’idea di rivedere Will, ma anche
un po’ nervosa.
All’improvviso, apparve. Un verde
baleno illuminò i loro volti, ed eccola lì, l’Olandese Volante che avanzava verso terra. Sforzandosi, Elizabeth
cercava di individuare Will, e lo trovò, che si sporgeva reggendosi a una cima dell’albero maestro, e guardava verso terra. Il
suo volto si illuminò di un sorriso quando vide sua
moglie, e il figlio che non sapeva di avere.
Il piccolo William sorrideva, finalmente avrebbe conosciuto suo padre. E poi, lo spettacolo dell’Olandese che appariva dal nulla lo aveva stupito.
Qualche minuto dopo, accolsero
Will sulla spiaggia. Lui corse verso sua moglie, la abbracciò forte, e respirò
il suo profumo, che gli era mancato per dieci anni. Elizabeth non riuscì a impedire che lacrime di gioia le solcassero il viso, e le
asciugò mentre gli sorrideva felice. Finalmente era di nuovo lì con lei.
Poi, Will catturò le sue labbra
in un bacio appassionato, e a fatica si trattenne dal fare di più. Aveva
un’immensa voglia di lei, e come minimo doveva baciarla. Mettendogli le braccia
intorno al collo, Elizabeth sorrise contro le sue labbra, e poi rispose al
bacio più che entusiasticamente.
Dio, come le era mancato!
Quando
le cose cominciarono a farsi forse troppo appassionate, una voce li ricordò
della sua presenza.
“Ehi!” il piccolo William
protestò, non gradendo molto lo spettacolo, e coprendosi gli occhi con le mani.
Dopotutto, era ancora troppo piccolo per interessarsi
alle ragazze e capire quanto fosse bello per due innamorati baciarsi, specie
dopo essere stati lontano a lungo.
Elizabeth rise, e Will lo guardò.
“E chi è
questo piccolo?” chiese, sorridendo.
“William, ti presento tuo padre.
Will, questo è tuo figlio” lei disse, con un sorriso.
Poi osservò il marito per vederne la reazione. Non aveva avuto modo di
dirglielo prima, e così all’inizio vide shock, ma era ovvio, poi i suoi occhi si illuminarono di gioia.
“Figlio? Mio figlio?” chiese, un
po’ stupidamente. Lei annuì, sempre sorridendo.
Lui fece
altrettanto, poi la abbracciò stringendola forte a sé. “Elizabeth, è
bellissimo! Un figlio! Sono padre!” continuava a gridare, in preda a una felicità mai provata prima. Lei rise al suo
entusiasmo, e si rilassò. Era contento di avere un figlio, bene.
Poi Will arruffò i capelli del
piccolo. “E allora, cosa vorresti fare oggi,
figliolo?” gli chiese.
“Possiamo andare sulla tua nave?”
quello gli chiese.
“Veramente no” Will rispose con
un mezzo sorriso. “Vedi, la mia nave è…particolare…”
“Oh” il bimbo disse, un po’
deluso.
“Però
posso raccontarti storie sulla Perla Nera,
vuoi?” Will propose, e suo figlio annuì felice.
“Si, grazie!” esclamò,
abbracciandolo.
E così, Will si sedette su una
roccia, con Elizabeth sulle sue gambe e appoggiata al suo petto, mentre il
bambino era seduto di fronte a loro, sulla sabbia, e gli raccontarono tutte le
loro avventure, prima il salvataggio di Elizabeth
dalla ciurma maledetta di Barbossa, poi la battaglia col Kraken, il recupero di
Jack nello Scrigno, e infine la battaglia con Jones e i suoi, nel bel mezzo di
un maelstrom, con il matrimonio durante quest’ultima.
William li ascoltava
meravigliato. Poi, andò a giocare un po’ sulla spiaggia, dando loro del tempo
da soli.
Mentre camminavano mano nella
mano, entrambi sapevano che la giornata sarebbe finita
presto. Fecero tesoro di ogni momento, perché gli
sarebbero serviti tutti per resistere altri dieci anni lontani, prima di
potersi rivedere.
Will all’improvviso la abbracciò
portandola a sé, e coccolandola. “Sei sempre bellissima” le disse.
Lei rise dolcemente. “Anche tu non sei male” gli rispose, con un occhiolino.
Sapeva che lui non sarebbe mai cambiato, né invecchiato né morto. Un giorno,
sarebbe tornato a terra e non l’avrebbe trovata più. Era il loro destino, e lo
sapevano entrambi.
Ma non
volevano sprecar momenti preziosi a pensarci.
Avvicinandosi per un altro bacio,
Will cercò di metterci tutto il suo amore per lei, un amore iniziato a Port Royal molti anni prima, quando lui era ancora il
signor Turner, apprendista del fabbro locale, e lei era Miss Swann, figlia del
Governatore, e tra loro non poteva esserci nulla, troppe le barriere sociali da
superare.
Lei non voleva lasciarlo,e lo tenne stretto a
sé, immobile, con le braccia intorno al suo corpo, le loro labbra unite.
Sembrava potessero rimanere così per sempre.
Poi, quando interruppero il
bacio, Will le appoggiò la fronte sulla sua, come avevano fatto dieci anni
prima al loro primo saluto, prima della sua partenza.
Elizabeth sospirò. “Il momento
sta arrivando” gli disse. Non voleva, ma sapeva che doveva lasciarlo tornare
alla nave.
Anche
lui sospirò, ma annuì.
Raggiunsero il piccolo William,
che così poté salutare suo padre, il quale lo sollevò, lo baciò sulla fronte e
poi gli fece promettere che avrebbe avuto cura della mamma. Dopodiché, lo rimise a terra, e con un ultimo sguardo a sua moglie, parlò.
“Tieni gli occhi piantati
sull’orizzonte” le sussurrò, come dieci anni prima, e si avviò alla sua barca,
con cui sarebbe tornato alla nave.
Ma
appena si avvicinò, un’onda la portò via. Chiedendosi cosa fosse
successo, notò una figura che emergeva dall’acqua.
Subito prese la spada, disposto a
far tardi al suo dovere pur di difendere la sua famiglia. Il piccolo William
guardava stupito l’acqua che si tramutava in una persona vera.
Visto di chi si trattava, Will
rimise a posto la spada, confuso.
“Calipso?” chiese, vedendo
davanti a sé quella che era stata Tia Dalma.
“Sei stato un buon capitano per
l’Olandese, William Turner” lei gli
disse. “Come ti dissi molti anni fa, avevi la mano del destino su di te, e hai
accettato il tuo compito, anche se voleva dire rinunciare alla donna che amavi.
Mi è stato detto che sono terribile, indomabile come il mare, ma so anche
essere buona con chi lo merita”
Will si chiedeva cosa volesse
dire. Gli stava facendo fare tardi per il suo ritorno
alla nave.
Lei gli lesse nello sguardo i
suoi dubbi. “Non dovrai tornare all’Olandese,
William Turner. Come ho detto, sei stato un buon capitano, e hai trovato oggi
il tuo amore ad attenderti fedele. Il patto che hai sottoscritto al momento che
sei diventato capitano era di traghettare le anime dei morti in mare per dieci
anni, e poi tornare a terra un giorno. Ma siccome la tua amata ti ha aspettato,
come io non ho fatto con Davy Jones, il tuo compito è
finito. Sei un uomo libero, William Turner, e io troverò un nuovo capitano per
la nave” la dea, sempre in forma di Tia Dalma, gli spiegò,
sorridendo.
Il piccolo William era sempre più
meravigliato.
“Stai dicendo che posso rimanere
a terra con la mia famiglia?” Will chiese, non credendo alle sue orecchie.
La dea annuì.
“E che
ne sarà del mio cuore?” lui chiese, poggiando una mano dove sarebbe dovuto
essere, ma sentendo il vuoto.
“Elizabeth Swann, ritengo che tu l’abbai tenuto al sicuro, giusto?” la dea le chiese.
Elizabeth annuì e le porse il forziere, dove si poteva sentire il battito,
anche da fuori.
“Molto bene, allora” la dea
annuì, poi appoggiò una mano sul petto di Will, e magicamente dal forziere che
Elizabeth teneva non provenne più alcun suono, mentre Will prendeva un respiro
profondo, sentendosi per un attimo come in apnea, e poi poté sentire il battito
regolare nella parte sinistra del suo petto, lì dove il suo cuore doveva
essere.
“La chiave, per favore” la dea
disse poi a Will, che gliela porse. Con un lieve inchino, la donna si ritirò.
“Il mio compito qui è finito. Che
voi possiate vivere felici” disse, prima di svanire
nelle acque così come era venuta.
Elizabeth e Will si guardarono, e
non poterono non sorridere ampiamente. Si abbracciarono forte, e lei non poté
trattenere le lacrime per la felicità.
Il suo Will era tornato, e
definitivamente. Non si sarebbero mai più dovuti
separare, e lei lo rese più vero baciandolo appassionatamente, al che lui
rispose con lo stesso entusiasmo.
Guardando i suoi genitori,
William sorrise. Di tutta la faccenda aveva capito solo che suo padre non
doveva più andare via e che sarebbero stati sempre insieme da quel momento. Ed era molto felice per quello.
Mentre
il sole calava, dando inizio al tramonto, i tre salirono sulla scialuppa con
cui Elizabeth e suo figlio avevano raggiunto l’isola prima, e remarono fino
alla nave che li avrebbe riportati a casa.
Finalmente erano di nuovo uniti, e da quel momento sarebbero stati una vera
famiglia.