*L'orgoglio di una madre*
*L'orgoglio di una madre*
Ricordo ancora, come fosse ieri, la prima volta
che ti ho preso tra le mie braccia.
Era una calda
mattina di fine Agosto, e tu venisti al mondo circondato da tanto amore.
E
probabilmente il più orgoglioso, fra tutti, era tuo padre. Il tanto desiderato
figlio maschio aveva aperto gli occhi alla vita, dopo due splendide
bambine.
Ed anche io
ero orgogliosa di te. Avresti sconvolto la nostra vita, ne ero certa. Sapevo che
non saresti stato un bambino come gli altri, l’ho capito la prima volta che i nostri
sguardi si sono incrociati.
E così è
stato.
Sei nato
prematuramente, e per qualche minuto i medici pensarono non saresti
sopravvissuto. Tu, il mio dolce bambino dai capelli dorati, si, perché sei nato
con dei meravigliosi ciuffetti biondi, non saresti sopravvissuto.
Eppure in
quei momenti, nonostante tu avessi solo poche ore di vita, hai dimostrato una
grande forza e voglia di vivere, e ce l’hai fatta. Hai vinto la tua prima,
grande battaglia.
Ma in tutte
le grandi battaglie, ci sono delle perdite.
E dopo quel
seppur breve, ma bellissimo, momento di felicità, scoprimmo che avrebbero dovuto
operarti.
Avresti
dovuto fare a meno di un rene, e
avresti dovuto continuare a combattere per permettere che l’unico rene che ti
rimanesse funzionasse perfettamente.
E per i
successivi quattro anni, hai combattuto con onore.
Non hai idea
di quanto io abbia pianto e sofferto per tutto quello che hai dovuto affrontare
da bambino.
Ogni giorno
erano trentadue iniezioni per te, e
trentadue pugnalate al cuore per me. Dio solo sà la paura che ho avuto di
perderti in quei momenti. Avrei scalato una montagna a mani nude se me lo
avessero chiesto. Tutto pur di salvarti, per permetterti di poter condurre la
vita bellissima che avevo sempre immaginato per te.
E non ti
nascondo le lacrime di gioia che ho versato quando tutto, dopo anni, era andato
per il meglio.
Ricordo
ancora il medico, il dottor Anderson,
che entrò nella tua stanza d’ospedale e, dopo averti regalato un album da
colorare, ti disse che saremmo tornati a casa. Piangesti tanto, di felicità, per
sfogo, in segno di liberazione.
Più crescevi
e più mi rendevi orgogliosa di te. I tuoi capelli erano diventati un po’ più
scuri con il passare del tempo, ed il tuo sorriso era quanto di più bello avessi
visto al mondo.
Non eri il
più socievole dei bambini, ma sicuramente eri calmo e pacato, non litigavi con
gli altri bambini, non facevi i capricci, eri dolce e gentile con
tutti.
E forse
proprio la tua gentilezza è stata la causa della tua grande sofferenza durante
l’adolescenza, come se tutto quello che avevi affrontato non fosse stato
abbastanza.
Avevi nove
anni la prima volta che io vidi un livido sulla tua schiena.
Da madre
iperprottettiva e premurosa qual’ero pensai subito al peggio, ma cercai di
convincermi che fossi caduto durante una delle partite di pallone con i tuoi
compagnetti di scuola.
Con il
passare del tempo, capii che non era così.
Lo capivo dai
tuoi piccoli gesti, dal tuo perenne chiedere scusa per qualsiasi motivo, come se
ogni cosa che facessi fosse sbagliata. Sei sempre stata una persona educata, sin
da piccolissimo, ma il tuo sguardo diceva tanto, troppo.
E poi c’erano
i tuoi pianti durante la notte, le smorfie di dolore e le scuse più banali per
non andare a scuola.
C’era un
problema, e non potrai mai capire quanto io mi sia sentita stupida a non averlo
notato prima.
I tuoi
compagni di scuola si prendevano gioco di te, ti usavano, ti strattonavano, ti
picchiavano.
E credimi se
ti dico che non augurerei a nessuna madre di provare quello che ho provato
io.
Ovviamente
adesso penserai che io sia superficiale, il peggio lo hai passato tu. Ma un
giorno, quando diventerai padre, capirai cosa significa vedere anche solo due
occhietti tristi che ti guardano.
Così come per
la tua malattia, avrei preferito essere io a prendermi tutte le botte, le frasi
di disprezzo e i dispetti che ti hanno fatto.
Ricordi
quando, guardandomi negli occhi, mi confessasti tutto quello che ti succedeva?
Io ti risposi di dirlo ai tuoi insegnati, di cercare di non infastidire questi
bulli, di stare zitto e non rispondere. E forse queste mie parole sono quelle
che ti hanno fatto più male, perché tu, in quel momento, non volevi sfogarti con
me, stavi semplicemente chiedendo aiuto. E ti chiedo scusa per non averlo capito
prima.
Era un bel
giorno di primavera quando il preside della tua scuola mi chiamò. Avevi fatto a
botte con dei ragazzi. Presi le chiavi della macchina e mi catapultai a scuola
il prima possibile. Ti trovai nell’ufficio del preside con un occhio nero e il labbro inferiore
spaccato. Quando ti chiesero perché avevi agito in quel modo, tu, da uomo,
rispondesti che quei due ragazzini si prendevano gioco di te da ormai un anno, e
che, allo stremo delle forze, avevi deciso di ribellarti.
Avevi
affrontato un’altra grande battaglia da solo.
E’ vero, dopo
quell’atto sconsiderato sei stato espulso da scuola, ma non sarò mai in grado di
spiegarti quanto io sia stata fiera di te, del tuo comportamento e della tua
prima, e spero ultima, scazzottata.
Cambiasti
scuola e finalmente le cose iniziavano ad andare per il meglio, lo capivo dai
tuoi ritrovati sorrisi, dalle tue risate, dalla tua voce quando cantavi.
T’iscrivesti in palestre e piano piano vidi il mio bambino trasformarsi in un
bellissimo ragazzino. Eri diventato più alto, avevi preso peso e i tuoi muscoli
iniziavano a gonfiarsi. Tutto questo senza tralasciare la tua passione per il
canto
E non mi sorprendesti quando una sera, a
tavola, annunciasti a me, tuo padre e alle tue sorelle, che avresti voluto
provare a fare un audizione.
A soli
quattordici anni prendesti coraggio e decidesti di fare il provino per X Factor.
La tua voce
era cambiata parecchio nell’ultimo periodo, merito della crescita ovviamente.
Avendoti ascoltato sapevo che avresti potuto passare quel provino. E ti spronai
ad inseguire il tuo sogno.
Passasti i
primi provini ed il bootcamp tranquillamente, ma fù l’ultima prova, la più
difficile, a frenarti.
Aveva ragione
Simon, eri troppo piccolo. Lo sapevo io e lo sapevi anche tu.
Piangesti
tanto, perdere ad un passo dalla realizzazione del proprio sogno è terribile, ma
sapevi che avresti potuto riprovarci.
Simon te
l’aveva detto: “Completa i tuoi studi e torna tra due anni, sarai una persona
migliore.”
E tu,
testardo quale sei, hai seguito il suo consiglio. Hai completato i tuoi studi
brillantemente e hai continuato a cantare e ad esercitarti per due anni.
Con il più
bello dei tuoi sorrisi ti presentasti di nuovo alle audizioni per X Factor.
Simon ti riconobbe subito e cercò il più possibile di metterti a tuo agio.
Cantasti Cry me a river con un fervore, una vitalità e una sicurezza disarmanti.
Io e tuo padre, dietro al palco, ti guardavamo come se fossi la più splendida
delle creature, e forse lo sei. Quando hai finito di cantare il pubblico era in
piedi per te, Simon era in piedi per te.
E in quel
momento realizzai davvero che il mio preziosissimo bambino, quel bambino che per
miracolo era sopravvissuto alle atrocità della vita, era diventato un uomo. Un
uomo stupendo capace di emozionare e incantare solo con la sua voce.
Ma ancora non
sapevamo cosa i giudici avevano pensato della tua esibizione.
E molto
probabilmente a te non interessava nemmeno più di tanto, volevi semplicemente un “si” da Simon.
Quel “si” che due anni prima non avevi avuto.
E sorpreso ed
imbarazzato uscisti di scena con quattro “si”.
Ed io ero
nuovamente orgogliosa e fiera di te.
Ma, di nuovo,
il tuo sogno si infranse. Non passasti il bootcamp, ma venisti richiamato poco
dopo.
Tu. Tu ed
altri quattro ragazzi.
Quando
uscisti dagli studi di X Factor ti
vidi in lacrime, e pensai non ce l’avessi fatta, ed invece mi dicesti che
avevano deciso di formare una boyband, e che ne facevi parte, e che saresti
partito per la prova finale alle Barbados.
Rimanere in
Inghilterra mentre mio figlio, diciassettenne, fa il passo più grande della sua
vita mi è costato qualche crisi isterica e molti pianti. Ma pregavo per la tua
felicità, perché il tuo sogno si avverasse.
Ti bastava
un’ unica risposta affermativa, e la vita tua e di quei quattro ragazzi, sarebbe
cambiata per sempre.
E quella
risposta affermativa…arrivò.
Avresti
partecipato a quel programma.
Tutta
Wolverhampton faceva il tifo per te, anche se i più maligni affermavano che non
sareste durati molto come boyband.
Ma sei andato
avanti, siete andati avanti. Tu e quegli splendidi quattro angeli che hai avuto
la fortuna di incontrare.
Nonostante
foste cinque sconosciuti siete riusciti a integrarvi benissimo e avete subito
fatto amicizia rendendo quella collaborazione ancora più salda.
Più passavano
i mesi e più mi sembrava incredibile che voi foste ancora in gioco, che tu
facessi parte di quella grandezza che erano e che sono gli One
Direction.
Arrivaste
all’ultima puntata e vi classificaste terzi, non avevate vinto, ma per me il
vero vincitore, non del programma, ma della vita, sei tu.
Quella sera,
mentre ero in lacrime, in studio, mi sorpresero particolarmente le parole di
Simon. “E’ solo l’inizio per questi ragazzi.”
E io lo
speravo davvero, perché ve lo meritavate.
Perché
nonostante foste giovani, avevate tanta volontà e tanta voglia di crescere.
Ok, forse
Louis era ed è l’unico che non ha tanta voglia di crescere, ma siete diventati
grandi insieme.
E Simon
mantenne la sua promessa nel modo più strabiliante possibile.
Adesso siete
famosi in tutto il mondo e non mi abituerò mai a vederti in televisione o sui
giornali, non mi abituerò mai ad essere riconosciuta per strada e purtroppo non
mi abituerò mai alla tua assenza.
Perché la
casa è vuota da quando non ci sei più, nessuno canta per me, nessuno mi
abbraccia e mi dedica fantastici sorrisi.
Niente da
togliere alle tue sorelle, naturalmente, ma come ti ho già detto, sei sempre
stato un bambino speciale per me, e sono felice di sapere che adesso sei
speciale per tante altre persone.
Hai
combattuto contro la morte, contro dei ragazzini stupidi, hai affrontato il tuo
stesso sogno a testa alta e ne sei uscito vincitore. E per una madre non c’è niente di più
bello.
Ti auguro di
essere felice per sempre, di continuare ad affrontare la vita con tutta la forza
e determinazione che hai avuto in questi tuoi primi 20 anni, sbaglierai e cadrai, sei giovane, ma ti
rialzerai e farai vedere a tutti quanto vali e cosa sei capace di
fare.
Restando
semplicemente quello che sei, il ragazzo più maturo, dolce, sensibile e onesto
che esista sulla faccia della terra.
Per tanti
sarai anche un idolo adesso, ma per me resterai sempre il mio piccolo
Liam.
Con tanto amore, Mamma.
Angolino Autore.
Ciao a tutti.
Questa è la mia prima OS sugli One Direction.
E’ nata di
getto dopo aver visto, per l’ennesima volta, il provino di Liam. Mi sono sempre
chiesta cosa pensasse sua madre in quel momento, di cosa potesse provare e di
come ci si senta ad avere un meraviglioso figlio come lui.
Spero vi sia
piaciuta e che spendiate un poco del vostro tempo per lasciare due paroline, vi
sarei eternamente grata.
Voglio
precisare che le ricostruzioni narrate in questa fan fiction si basano su
informazioni apprese su internet e che ovviamente i personaggi narrati non mi
appartengono e che non scrivo a scopo di lucro.
Spero di
rivedervi presto,
Arimi.
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