Prologo: di fiori bianchi
e gocce di sangue
Quando aveva
cinquantaquattro anni, Tom Orvoloson Riddle- che da tempo era noto come
Lord Voldemort- aveva amato senza conoscere neanche il viso di quella
donna che gemeva alle sue spinte.
E lui, tenendo
sempre gli occhi chiusi, continuò a dare e provare piacere
fino a che, all’apice di esso, non si abbandonò
sul seno della donna, che si muoveva al ritmo del suo affanno.
Non esiste bene e
male… esiste solo il potere e chi è troppo debole
per usarlo!
Le avevano detto
che suo padre sarebbe ritornato, che sarebbe stato più forte
di prima, ma lei non ci aveva creduto: la più forte era lei
e lei stessa avrebbe distrutto quell’uomo- che uomo non era
più, ma si era ridotto ad essere un anima nelle braccia di
un inutile servo- che l’aveva abbandonata diciassette anni
prima.
Diciassette anni:
l’età che aveva sua madre quando l’aveva
partorita.
E ne erano passati
altri diciassette. Sua madre ne avrebbe avuti trentaquattro, se solo
non fosse morta a causa del dolore che le aveva inflitto Tom Riddle.
«Anche
sua madre è morta così.» le aveva
raccontato qualcuno, in quel giorno lontano in cui aveva visto sua
madre chiudere gli occhi. Sì, perché lei era
stata più forte e aveva resistito quindici anni prima di
lasciarsi andare totalmente.
Quel giorno di
due anni prima, la ragazza aveva giurato a se stessa che si sarebbe
vendicata e non le importava che la madre dicesse che la vendetta non
era il miglior modo per fare del male a qualcuno.
Sua madre era
così, sua madre era buona.
E lei si era
trovata sola, senza nessuno a cui potersi appoggiare nei momenti di
sconforto, con il sangue sporco nelle vene a causa di quel maledetto
essere che se n’era andato via.
Quel sangue
sporco che cadde sul foglio immacolato che teneva di fronte a
sé. Aveva stretto tanto i pugni da farsi male e con le unghie le aveva inciso i palmi,
fino a sanguinare.
Meglio:
più sangue sarebbe uscito dal suo corpo, più si
sarebbe sentita pulita e all’altezza del nome di sua madre,
Ophelia Wellover.
Ophelia era stata
una bella ragazza che, capace di gestire magnificamente la magia, era
stata alunna della scuola di Hogwarts, smistata a Serpeverde.
Ophelia aveva i
capelli castani e mossi e due occhi nocciola grandi e magnetici.
Era stata una
bella ragazza, prima che qualcuno le rubasse l’amore e la
felicità.
La giovane figlia
di Ophelia, bella anch’essa, si affacciò alla
grande vetrata che, dalla sua stanza, affacciava sull’enorme
giardino.
Le aiuole erano
quasi tutte circolari, con dei fiori colorati a fare da cornice ad
enormi salici.
L’unica
aiuola a forma di otto steso- che stava a rappresentare l’infinito-
era abbellita con dei fiori bianchi con le cui spine spesso e
volentieri la ragazza si era punta.
In quel terreno
c’era un po’ del suo sangue e, in quello stesso
terreno dove la sua impurità veniva seppellita quasi ogni
giorno, lei avrebbe seppellito suo padre.
Ti
vendicherò, mamma. E io sarò libera della sua
immoralità: quando lui sarà morto, io non
sarò più sua figlia.
Angolo autrice:
Salve a tutti!!!
Questa storia
è nata per caso stanotte nella mia testa, mentre finivo il
banner (che inserirò al prossimo capitolo).
E’ una
storia senza pretese, ma che ha bisogno di essere spiegata per essere
capita al meglio.
E’
cambiato solo qualcosa nel passato di Lord Voldemort: ha amato una
donna- ragazzina più che altro- di diciassette anni da cui
ha avuto una figlia e le ha abbandonate entrambe.
Lord Voldemort
è sempre stato sconfitto dall’amore che prova Lily
verso Harry ed è tornato anni dopo sotto forma di anima.
La figlia di Lord
Voldemort è nata il 1981, quindi ha la stessa età
di Harry Potter.
Il prologo è minuscolo, ma è stato necessario
scriverlo così per non svelarvi l'identità della
figlia del Lord.
Ophelia Wellover è totalmente frutto della mia invenzione,
mentre gli altri personaggi appartengono a J.K. Rolwling.
Detto
questo, spero che la storia vi sia piaciuta.
A presto, la
vostra
Exentia_dream
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