Consideravo l’umanità stolta, capace solo di esistere con le guerre che mutavano la storia.
Crescevo di dolore, vivevo di sofferenze.
Camminavo su ideali e sogni spezzati, come le vite che li avevano partoriti.
Ma lentamente, incominciai a cambiare idea, apprezzando la gente.
A sorridere realmente.
E questo grazie a te, che mi hai amato, nonostante non fossi umano.
Nonostante non avessi un cuore.
Tu mi accettasti, ripudiando l’idea di questa mia mancanza.
Sorrido, pensando a quelle stupide parole che mi dicesti.
“Tu hai un cuore, Lavi”
“Solo che lo rinneghi”
Intingo la punta di metallo nell’inchiostro e guardo il foglio dorato.
Poso la penna sulla pagina, salendo su, tracciando una linea obliqua di sangue nero, e scendo, per poi tagliare i tratti con una riga centrale.
La punta fa una, due giravolte, poi una più piccola, gentile.
Infine sale, due volte, dolcemente.
Allen
Poso la penna nel calamaio, lasciando la punta affogare nel nero monocromatico.
“L’inchiostro non parla a chi scrive”
Eppure, ora, questa semplice parola mi sta raccontando tutti i momenti passati con lui.
“Ogni volta che intingi la penna, soffri?”
Si, ed è un dolore agrodolce, quasi piacevole, capace di farmi sorridere e piangere.
E’ la prova che ricordo.
“Siamo capitati dalla parte dell’Ordine solo per caso”
Eppure, mi piaceva pensare che, forse, Dio volesse portarmi da lui, fin dall’inizio.
“A Bookman non serve un cuore”
E’ vero.
Tuttavia, divenne
necessario.
Come
te.
Decisi di costruirmelo, di crearlo con la mia mente, illudendomi della veridicità delle mie sensazioni.
Perché io ci credevo fermamente, in quel sentimento sbocciato nel mio
falso cuore.
Ti amo Allen, e ti amerò fino a quando la neutralità non si impossesserà di me, come un demonio.
Cancellando questo mio cuore
fasullo .