HANSEL E GRETEL
Dalla cronaca locale de
“Il Resto del Carlino” 23 febbraio
1999
IL MISTERO DEL PILASTRO
Anziana rinvenuta cadavere
nel suo appartamento. E’ omicidio?
Nel suo appartamento al
quartiere del Pilastro è stata rinvenuta cadavere Nina Baldacci,65 anni.La
donna, da tempo separata dal marito, viveva
sola ed era nota alla polizia per precedenti connessi allo sfruttamento
della prostituzione. Il cadavere presentava ferite alla testa, ma solo l’autopsia
stabilirà se la morte è da attribuirsi a queste o a un’eventuale crisi cardiaca
provocata da un forte spavento. A detta del suo medico curante, la donna era
cardiopatica e l’emozione potrebbe esserle stata fatale. La polizia non ha
trovato nell’appartamento segni di effrazione, ma pare siano stati portati via
denaro e preziosi.
Due righe in cronaca che, il
giorno seguente, sarebbero state approfondite con tutte le novità che erano
saltate fuori, come sempre succedeva, pensava il Commissario Mori cacciando
indietro con un gesto nervoso della mano la frangia del caschetto.Sarebbe
dovuta andare dal parrucchiere, per la tinta e una regolata al taglio, quando
avesse trovato un attimo di tempo.Tempo ne aveva sempre poco, perché Bologna
non era più quella di prima. Forse, suo padre e quel fidanzato che aveva
mollato per rincorrere le sue aspirazioni non avevano torto, quando insistevano
a dirle che il poliziotto non è lavoro adatto a una donna, ma ormai era in
ballo, e non era abituata a lasciare i suoi balli a metà.
Nina Baldacci: ex infermiera e
puttana in pensione. Era stata denunciata diverse volte per sfruttamento della
prostituzione e non sempre se l’era cavata. Nell’appartamento dove viveva in
compagnia di un grosso gatto,ospitava, a percentuale, donnine e clienti.Meglio
lì che in strada.Doveva aver pestato i calli a qualcuno, con la sua attività, a
qualche magnaccia albanese, come quel Bogdan che imperversava nel quartiere, un
delinquente che non erano ancora riusciti a cogliere con le mani
nel sacco. Bogdan e i suoi tirapiedi l’avevano minacciata diverse volte.Ti
sparo. Ti faccio sbranare dal mio pitbull. E lei,niente, dura come quella sua
faccia da strega, con i capelli tinti di nero corvo e il naso che le pisciava
in bocca.Ma adesso gliel’avevano fatta. Qualcuno era entrato in casa sua coi
modi dovuti perché, come aveva spiegato bene il cronista,non erano stati
rinvenuti segni d’effrazione. Poi, sempre quel qualcuno, le aveva sbattuto la
testa contro lo schermo del suo computer nuovo, fino a fracassargliela, anche
se il medico legale aveva detto che doveva essere stato lo spavento a fregarla.
Strano,una vecchia di sessantacinque anni che si divertisse a gingillarsi con
il computer come i ragazzini, si ritrovò a pensare il commissario, che con
quegli aggeggi infernali non aveva mai avuto troppa dimestichezza.Vicino allo
schermo,non meno fracassato che la testa della Baldacci, gli
agenti avevano rinvenuto una pila di cd rom.Materiale pornografico, neanche a
dirlo. Chissà se era la vecchia, che ci si divertiva, o qualcun altro. Era più
probabile la seconda delle ipotesi, anche perché lì dentro ci avevano
trafficato in parecchi.
-Capite l’italiano?
I ragazzini erano
biondi,spaventati e adorabili. Il Commissario Mori si trovò a pensare che le
sarebbe piaciuto avere dei figli così, se avesse dato retta a papà e se lo
fosse sposato, quel Giorgio, bravo ragazzo, laureato e con un posto d’oro che
tanto piaceva ai suoi genitori, invece d’incaponirsi col concorso in Polizia
per ritrovarsi, a quarantadue anni, sola come un cane.
-Parlate italiano, bambini?
-Io no bambina.
Poteva avere al massimo
quattordici anni e anche se era alta ne dimostrava di meno, tutta infagottata
in una vecchia giacca a vento,con le gambette lunghe e ossute che le ballavano
nei jeans logori. Dentro le tasche di quei jeans,l’agente Maria Baraldi ci
aveva trovato un paio d’orecchini antichi, una spilla d’oro e una catena col
crocifisso. E, nelle tasche del maschietto, mezzo milione in biglietti di
piccolo taglio. Tutta roba della Baldacci,naturalmente, che quei piccoli
assassini dalle facce d’angelo se li era presi in casa.
-Come vi chiamate?Da dove
venite?
-Io Amira, lui Bejid. Viene da
Albània con nave e qui con macchina chiusa. Zio Enver noi prendere, fare
studiare. In Albània no soldi,no scuola. Papà no lavoro,noi fame.
Una storia che aveva sentito
centinaia di altre volte. Venivano dall’interno,da qualche buco sperduto in
mezzo alle montagne in quel paese che doveva occupare uno dei primi posti nella
graduatoria mondiale della disperazione. Un viaggetto sul pianale di un camion
scassato dal villaggio fino a Durazzo o a Valona, baci e abbracci a mamma e
papà. Dall’Albania alle coste della Puglia c’era qualche chilometro appena di
mare da scoppiarsi su gommoni strapieni, col rischio di finire intercettati dalla
Guardia di Finanza o addirittura gettati in mare da scafisti privi di scrupoli. A loro due era andata bene, a
destinazione c’era lo zio Enver ad aspettarli. Era arrivato da tanto in Italia,
nel Paese del Bengodi dove tutti se la vivono alla grande. E in Italia aveva
fatto fortuna.
-Zio Enver no può tenere noi
con lui. Mettere su macchina chiusa…Ore e ore. Io male, Bejid vomita cena.
Portare qui, a Bologna. Zia Nina molto buona, lei mangiare, vestiti, lei
mandare noi a scuola…
Hanno fregato anche te, come
tante, pensava il Commissario Mori. Ti hanno fatto promesse che sapevano di non
poter mantenere. Era una bella ragazzina, Amira: lavata, pettinata, vestita
bene e con qualche chilo in più sopra le ossa lo sarebbe stata ancora di più. I
capelli corti e ricci, gli occhi di un verde trasparente le davano un che di
angelico.Nonostante quello che aveva fatto.
-Zia Nina buona con noi.
Vestiti nuovi, mangiare bene, giocare con videogiochi…
A prezzo di chissà quale
tornaconto. Ma, almeno i primi tempi, dovevano essere stati bene:tortellini,
banane, coca cola.Quando li avevano mai visti? E il computer per giocarci. Ecco
cosa se ne faceva di quel dannato aggeggio, la vecchia.
-Appena può, zio Enver prende
e porta noi con lui…
Ma zio Enver non aveva, in
realtà, nessuna intenzione di prendersi quei due mocciosi. Con la vecchia Nina
sarebbero stati meglio. E le avrebbero fatto guadagnare denaro che, alla fine,
i due si sarebbero divisi, da buoni compari. Bejid, pensò il Commissario
Mori,forse era anche più carino della sorella, biondino, la faccia rotonda e un
pugno di lentiggini sul naso.Non doveva avere più di dieci anni. E lei sapeva
che Bologna e il mondo erano pieni di ricchi porci disposti a sborsare denaro
per fare quel che volevano di Bejid e di altri poveri piccoli disperati come
lui.
-Vecchia diventa
cattiva…Vecchia picchia noi, fa vedere giornali con brutte cose. Voi
impara,dice. Io piange. Devi guadagnarti
pane, dice. Vuole io e Bejid impara brutte cose che fa maschi e
femmine…Bejid piange grida e vecchia lega lui letto con catena…
Il giorno successivo sarebbe
stato il primo: se volevano mangiare, dovevano guadagnarsi il pane.
Prostituendosi, come quei tizi che ansimavano sullo schermo del
computer.Guardate e imparate, piccoli miei. Chi non lavora non mangia.
Nina Baldacci. Al Pilastro la
chiamavano la Strega, per quei capelli arruffati e quel naso a becco. E perché leggeva il futuro nei tarocchi e nei
fondi di caffè, guadagnandoci qualcosa, anche se gli altri affari che trattava
erano molto più redditizi. Due bambini tra le grinfie non le erano mai
capitati, due piccoli clandestini come quelli,della cui esistenza non c’erano
prove che potessero mettere un freno alle sue intenzioni.Ma Bejid frignava,
incatenato per la caviglia alla gamba del letto, mentre lo schermo del computer
vomitava quelle immagini rivoltanti e la vecchia sghignazzava. Chi non lavora
non mangia…Guardate e imparate.
Doveva essere stata Amira.
Aveva poca carne sulle ossa, ma la disperazione moltiplica le forze.Afferrata
la vecchia, le aveva sbattuto la testa contro
lo schermo del computer, forte, sempre più forte, fino a fracassargliela e a
fracassare in mille pezzi quelle coppie oscene che si dimenavano in un
caleidoscopio di colori innaturali e di gemiti animaleschi, finché non erano
rimasti altro che cocci di cristallo e ciocche di capelli tinti di nero e di
sangue. Un infarto aveva fatto il resto, a sentire il medico legale. Frugandole
addosso, aveva trovato la chiave del lucchetto che chiudeva la catena intorno
alla caviglia del fratellino. Prima di scappare, i due ragazzini avevano
razziato dall’appartamento la misera gioielleria e gli avanzi della pensione di
Nina Baldacci. Con quel tesoro, sarebbero andati lontano. Magari sarebbero
tornati alla loro catapecchia in mezzo alle montagne, di cui cominciavano a
sentire nostalgia: l’Italia che avevano conosciuto non era quella spensierata
mostrata dalla televisione.Era un’altra, e non era bella, proprio per niente.
Una volante della polizia li
aveva intercettati il giorno seguente al ritrovamento del cadavere. Era già
buio, e camminavano abbracciati per non sentire freddo. Chissà che cosa ne
sarebbe stato di loro.
-Ha verbalizzato tutto, agente
Zanetti?
-Sì,signor Commissario.
Lalla Usai