Avvertenze: Nonostante siano indipendenti l'una dall'altra, questa fanfiction potrebbe essere considerata come un ipotetico seguito di "Frammenti di luce". Comunque questa storia, almeno inizialmente, è ambientata dopo la sconfitta di Freezer ed il ritorno di Goku sulla Terra, partendo dal presupposto che sul pianeta non siano mai arrivati né i Cyborg né Mirai Trunks.
-Prologo: Il declino della luce-
"Deliver me from this war It´s not for me it´s because of
you Devil´s instant my eternity Obey to kill to save yourself”
da "10th Man Down" dei Nightwish
È il tramonto, il momento in cui l’ultimo raggio di sole si tende ad
accarezzare la terra per poi svanire all’orizzonte, colorando il cielo già rosso
con un’ulteriore sfumatura simile al sangue appena versato.
Non un refolo di vento spazza la pianura in cui ogni forma di vita sembra
essere stata cancellata in un battito d’ali, come se non fosse mai esistita, e
il silenzio, dopo quella battaglia tra due grandi guerrieri che ha scosso
l’intero pianeta, è qualcosa di incredibilmente profondo e quasi irreale, il
giusto accompagnamento per il quotidiano declino della luce.
Una figura dà le spalle agli ultimi bagliori del tramonto, camminando verso
la città più vicina con i passi fieri del vincitore.
Il suo incedere minaccioso contiene una nota di esultanza, la stessa
soddisfazione che trapela dai suoi lineamenti spietati.
L’istinto della lotta, l’atavico desiderio di distruzione e morte insito
in ogni cellula di quei guerrieri addestrati come assassini fin dalla nascita, è
emerso in un’ondata di rabbia abbastanza ardente da cancellare mesi interi di
ricordi e parole; i volti contenuti nella sua mente sono stati accartocciati
come carta bruciata e poi ridotti in cenere, in modo da non ostacolare
l’opprimente senso d’odio e frustrazione che gli avrebbe concesso di divenire
quel perfetto guerriero di cui ancora adesso porta le sembianze.
L’ha invocato con una voce resa roca dalla collera e dall’umiliazione, e
infine quel potere che gli spettava fin dalla nascita ha risposto al suo
richiamo. I suoi occhi di tenebra sono diventati azzurri, di un azzurro cupo in
grado di soffocare qualunque bagliore fosse riuscito a rischiarargli lo sguardo,
in un passato che non è mai parso tanto distante. La bocca è ancora piegata in
quel ghigno carico di arroganza che aveva spaventato i terrestri infinito tempo
prima e ora è tornato per accompagnare con la sua derisione una mano portatrice
di morte. Un’aura dorata e splendente lo circonda, emblema del guerriero
perfetto, eppure quella luce quasi abbacinante nasconde la perversa bellezza
dell’oscurità. Non c’è traccia di pietà o esitazione nei suoi lineamenti
scolpiti dalla gioia selvaggia dell’assassinio, né per gli sventurati che presto
assaggeranno la sua furia, né per il corpo steso inerte alle sue spalle.
Vegeta avanza fiero nella piana silenziosa e le sue mani sono sporche di
sangue.
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