Nuova pagina 1
Fandom: Kaizoku Sentai Gokaiger (Post-Jetman Tribute Episode)
Rating: Verde
Personaggi/Pairing: Gokaiger, Yuki Gai
Tipologia:
OneShot (606 parole)
Genere:
Slice Of Life, Malinconico
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama
ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.
Note: Ispirata dalla release del primo episodio di Jetman ad opera del
mio team di fansub (e dalla voglia che avevo dai tempi della puntata-tributo ai
Jetman nei Gokaiger), ho deciso di togliermi un sassolino dalla scarpa scrivendo
questa cosa che non so dove arriverà e che livelli toccherà. La voglio dedicare
al Panzy nazionale <3 A chiunque non capisca di che accidenti sto parlando,
consiglio caldamente di andare
qui.
§§§
LE ALI SONO ETERNE
Erano tante le cose che Gai Yuki avrebbe voluto fare, una volta tornato sulla
Terra.
Avrebbe voluto andare in giro per locali e rifarsi la bocca dal sapore
disgustoso del liquore paradisiaco, avrebbe voluto conoscere qualche bella
ragazza e trascorrere qualche ora piacevole...
E invece si era ritrovato a sfottere un ragazzino strafottente.
Strano modo per festeggiare, vero?
Eppure non ne aveva potuto fare a meno.
L'idea che quel piratucolo da due soldi avesse occupato, dopo più di vent'anni,
il posto che era stato del suo migliore amico lo mandava in bestia.
Ancora di più quella di dare a lui e ai suoi compagni il Grande Potere dei
Jetman.
L'aveva giurato quel giorno poco prima della battaglia, quando si era riunito a
loro per combattere Zangyack: avrebbe preso sulle proprie spalle il peso delle
battaglie future per proteggere il loro presente.
E l'avrebbe fatto di nascosto, senza dire nulla o pretendere qualcosa in cambio.
E li avrebbe aspettati per sempre, fungendo loro da angelo custode fino alla
fine.
Ma dopo la batosta che aveva preso, seduto su quella stessa panchina che, anni
prima, era stato il luogo in cui aveva salutato i suoi compagni per l'ultima
volta, nel guardare il cielo mentre anche i Gokaiger si allontanavano assieme,
le sue priorità, i suoi desideri in qualche modo erano cambiati.
Il Grande Potere dei Jetman era passato di mano e lui era soddisfatto.
E prima di andarsene, nel suo cuore eruttò un desiderio prepotente.
Quello di rivedere gli altri, non nel cuore della battaglia ma in un contesto
più personale, più intimo.
Più umano.
Con un sorriso malinconico, Black Condor si guardò le mani: “Non che l'aggettivo
umano sia quello più adatto da affibbiarmi in questo frangente.” disse tra sé e
sé, “Sono un fantasma!” esclamò, sfiorando con le dita il Changer che brillava
sul polso.
Poi però, tendendo l'orecchio, gli parve quasi di sentire delle voci familiari,
delle risate che pensava di aver dimenticato.
E s'incamminò meccanicamente sotto il Sole, seguendole nella speranza di
arrivare in tempo.
§§§
Come ogni giorno, si erano riuniti lì.
Come ogni giorno, da vent'anni a quella parte, si erano riuniti lì: non
importava l'orario, non importava se anche non si sentissero da giorni o non si
fossero dati alcun appuntamento.
A qualunque ora, si sarebbero trovati tutti e cinque lì.
La prima ad arrivare, come sempre, sarebbe stata lei, il loro comandante, una
donna talmente “con le palle” da farlo impallidire, e metterlo quasi in
soggezione, nella maggior parte dei casi.
Poi, trafelata con la paura di essere in ritardo e affaccendata a frugare nella
borsa con le scarpe da ginnastica ai piedi, sarebbe arrivata Ako, parlando a
raffica tra sé e sé, seguita subito dopo da Raita, con la tuta sporca di terra.
E per ultimi, con fiori freschi, Ryu e Kaori.
In quella tiepida mattina di settembre, con le foglie che ancora non sembravano
voler cadere e dove il Sole ancora caldo per l'estate ormai alla fine sembrava
voler restituire il sorriso anche in una circostanza così malinconica, quella
lapide in onice nero pareva essere diventata il centro del mondo.
Del loro mondo.
E dal punto in cui si trovava, seduto sopra la propria lapide a gambe
incrociate, con gli sguardi degli amici posati su di lui senza che essi stessi
fossero consapevoli della sua presenza, Gai si sentiva pronto per spiccare il
volo un'ultima volta.
E mentre le loro preghiere mormorate sottovoce raggiungevano le sue orecchie e
il suo cuore, le ali nere come la pietra su cui era accomodato si spalancarono
sulla sua schiena, e col Changer stretto al cuore spiccò il volo.
|