Nota: parte
nona
della serie Presso
fuochi di campo e troni di re incoronati. Avvertimenti
per l'energico, volgare turpiloquio
in apertura e non solo. Ci sono andata pesante XD;
Perché l'amore è bello, ma non sono tutte rose e
fiori. E Midgard non ha arricchito solo la personalità di
Thor *risatina colpevole* Povera Frigga.
Avvertimento anche - ma ormai dovrest saperlo - per pseudo-incesto.
Per chi non lo sapesse, Eir era la dea della medicina e grande amica di
Frigga, di cui era damigella; so non aveva figli, ma questa
è pur sempre una fanfiction. E on another note: il suo nome
significava "aiuto" o "misericordia". Accurato, in questo caso...
Disclaimer: Thor
e Avengers
appartengono a Marvel e agli altri aventi diritto; con questa storia
non guadagno altro che la gloria il
divertimento.
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Tempesta
I
Di
fulmini
Loki è incazzato, ma guarda.
No, Loki è incazzoso e Thor
è incazzato – ma sul serio. Perché Loki
può esser cambiato
quanto vuole, ma si offende ancora per le cose più stupide e
in
certi periodi non gli si può neanche parlare (senza che ti
stacchi
la testa, s'intende). Lui e le sue stizze della malora. Dovrebbero
aver superato queste buche. Invece no, a quanto pare; che rottura di
coglioni.
E fanculo il parlar forbito.
Thor macina metri a falcate nel salotto
di sua madre, mentre Frigga tiene in braccio la neonata di Eir e
cerca di ragionare con lui. Le ha chiesto di non farlo uscire da
lì,
a costo di legarlo: se dovesse metter piede nelle proprie stanze,
nella sala delle udienze o anche in un fottuto corridoio e incrociare
Loki, comincerebbero a volar fulmini. Fuori sta già
grandinando.
«Ma cosa crede che sia, il suo
cagnolino?» sbotta, girando su se stesso con uno schiocco di
mantello. Dannato abbigliamento cerimoniale. «Devo mendicare
le sue
gentilezze, ora? Di nuovo?»
La bambina corruccia il viso e strilla.
L'occhiata di Frigga è carica di disapprovazione.
Thor allarga le braccia, esasperato.
«Che colpa ne ho io, se sono tutti
così sensibili?» commenta.
«Thor, un po' di pazienza non fa mai
male coi piccoli e con gli innamorati» lo rimprovera sua
madre.
«Pensa a quando avrai dei figli. Lo so che Loki si aspetta
molto da
te, ma è normale. E sta attraversando un momento
delicato.»
«Vuoi dire che la sua guersa si sta
facendo sentire più del suo uccello» fa,
sarcastico.
«THOR!»
Le strida della mocciosa raggiungono
vette inesplorate dall'onda del suono.
«Oh va bene, va bene, ho capito!»
Riprende la sua marcia, nero. «Non posso più
parlare liberamente
con nessuno, in questo palazzo! Lei ha le coliche, Loki cavalca
l'onda rossa della guerra, e tu–forse anche tu,
madre?»
Sa di aver passato il segno non appena
la domanda gli esce di bocca. Il volto di Frigga diventa pallido e
aguzzo.
È dieci volte il re che è lui, perché
tutto ciò che dice, mentre gli indica bruscamente la porta
con un
braccio e culla la neonata con l'altro, è un secco:
«Fuori».
Thor esita, pugnalato dal senso di
colpa. «Madre–»
«Fuori, figlio. Stai assomigliando a
tuo padre nel modo meno lusinghiero, adesso. Va' a farti un
giro.»
«Io...»
«E parla con Loki, quando ti sarai
calmato. Siete persone adulte.»
Le madri dei sovrani sanno zittire i
sovrani come non potrà mai alcun nemico vincitore.
Impacciato,
farfugliando scuse che non sono ancora prive di collera (convinci
lui che è adulto, madre), Thor esce.
«Maledizione.»
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