8/12/1980

di cranberry sauce
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8/12/1980

 
Non c’è niente, niente di nobile in un cuore che cessa di battere, nel rigor mortis che sopraggiunge, nella carne che inizia a decomporsi.
Non c’è niente di nobile nelle macchie rosso cupo che si allargano sui vestiti e sull’asfalto, che sembrano voler inghiottire tutto ciò che è rimasto candido.
Non c’è niente di nobile nei rantoli di terrore e nelle preghiere di salvezza e nella paura che condensandosi scivola dagli occhi.
Niente di nobile nelle lacrime che non fanno in tempo a scaldarsi di un calore che ha già abbandonato il corpo riverso al suolo, inerme.
Non c’è niente di nobile nella neve che si scioglie, in una macchina che ha smesso di funzionare, in un meccanismo che si inceppa, ma è così sbagliato, è tutto così sbagliato.
Niente di nobile, John, niente di nobile in te. Niente di niente in te.
 
Eppure.
 
Eppure c’è qualcosa in quegli occhi sbarrati, nel modo in cui la testa poggia dolcemente sul severo asfalto e il braccio, teso, sembra voler afferrare la vita che gli sfugge tra le dita, che ride e scappa a nascondersi lontano, troppo lontano per raggiungerla.
Oh, e ora perché piangi? È un gioco che non vuoi più giocare?
E sembri neve che si scioglie, macchina che ha smesso di funzionare, meccanismo che si inceppa.
Così fragile e spaventato. Imperturbabile.
Oh, e ora perché non respiri più? È un gioco che non vuoi più giocare?
Sei così bello lì steso sull’asfalto, che non dici niente e non puoi niente e non sai niente.
Così nobile e triste e sbagliato.
Oh, ma guardati, John. Se solo potessi vederti in questo momento.
Se solo non fossi morto.




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