cassiopea 1
Note di
Autore: Eccomi qui con il nuovo capitolo, questa volta sono stata decisamente più celere.^^
DISCLAIMER:
I
Cavalieri dello Zodiaco, i suoi personaggi e tutti i film legati alle
serie sono copyright © di Masami Kurumada, Toei
Production e Shonen Jump.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di
lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno
leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto,
intesa….
CASSIOPEA
- LA
SACERDOTESSA GUERRIERO
CAPITOLO 4 – UN NUOVO SENSEI
Nel
giro di una settimana, Ikki si era fatto un’idea precisa di cosa
occorresse al Grande Tempio, dal punto di vista della Sicurezza e
dell’Organizzazione delle Guardie. Di fatto, Cassiopea si era
rivelata un aiuto prezioso anche se un po’ bissoso, alle volte,
giacchè aveva la fastidiosa abitudine di dire la sua su ogni
cosa; comunque in un paio di occasioni le sue osservazioni si erano
rivelate azzeccate. Il villaggio era stato rimesso non a nuovo ma quasi
grazie a Seiya, che si era davvero fatto in quattro per aiutare a
coordinare i lavori, compiuti per l’occasione dai paesani con
l’ausilio di qualche recluta del Tempio. A vederlo aggirarsi per
il villaggio, come un ragazzino volenteroso, nessuno avrebbe scommesso
un soldo bucato sul fatto che fosse il più potente tra i Gold
Saints di Athena. C’era una cosa che, tuttavia, preoccupava sia
Ikki che Seiya. Shaina aveva scoperto che l’incendio presentava
una strana dinamica. Di fatto aveva tratto origine in mdo anomalo
giacchè aveva avuto inizio in una zona scarsamente infiammabile
per propagarsi, con una rapidità, pertanto, sorprendente. Del
resto non si erano rilevate tracce che potessero far pensare che fosse
doloso. Nel dubbio Shaina stessa aveva suggerito una ronda notturna
intorno al villaggio, per qualche tempo, giusto a sincerarsi che non si
trattasse dell’opera di qualche vandalo particolarmente abile o
di furfanti disposti a tutto pur di ottenere guadagno facile,
approfittando del caos derivante da un incendio. Procedevano, peraltro,
anche le sedute di addestramento delle nuove reclute. Marin, in
particolare, stava seguendo due ragazzi che dovevano giocarsi
un’armatura d'argento che era stata, un tempo, di un avversario
di Seiya ovvero l’armatura di Aracne il Ragno. Shaina invece si
ritrovava immersa in un vero e proprio tour de force giacchè
affiancava al ruolo di capitano della Guardia anche quello di
addestratrice. In particolare stava seguendo l’addestramento di
un paio di ragazzi per l’armatura di quel che fu il Cavaliere di
Bronzo della Fiamma, resa nuovamente disponibile, a discapito
dell’addestramento di Cassiopea.
“Seiya, devo parlarti” esordì Shaina, irrompendo
nella 9^ Casa di Sagitter, sapendo bene che a quell’ora del
giorno il Saint di Pegasus soleva trascorrere il suo tempo nel piccolo
sacrario dell’austero tempietto, a far cosa lo sapeva solo lui.
Non si era sbagliata, giacchè lo vide uscire dal corridoio che
si innerpicava per cento metri nel cuore della montagna.
“E’ successo qualcosa?” chiese questi, sorpreso per
quell’improvvisata. Erano d’accordo di vedersi quella sera,
dopo il tramonto, ma con Shaina niente era mai… stabilito in
partenza.
“Ho bisogno che tu mi faccia un favore” esordì la
donna, in tono meno autoritario di quando lo aveva
“convocato”.
Il cavaliere si rilassò. Fortunatamente non si trattava di un problema da risolvere.
“Che genere di favore?” chiese concigliante.
La maschera d’argento della donna brillò all tenue luce
delle fiaccole. Shaina sapeva bene che quanto stava per chiedere al
compagno lo avrebbe innorgoglito, all’istante, per poi gettarlo
nel… panico.
“Tra tre settimane le due reclute che sto seguendo si
disputeranno, nell’Anfiteatro, l’armatura della
Fiamma” iniziò a dire Shaina in tono piatto.
“Lo so, ne ero al corrente. Per l’occasione anche Lady
Saori arriverà al Grande Tempio, così da consegnare
personalmene l’armatura” interloquì Seiya,
rammentando bene che era più che altro quella ragione, ovvero la
visita di Athena, più che altro a spingerlo a far dare una
sistemata a tutte e 12 le Case, più ovviamente la 13^ e
più importante.
“Comprenderai anche tu che, proprio per questo, e per
l’importanza dell’investitura di un nuovo Saint io debbo
assolutamente dedicare il mio tempo a questi due ragazzi”.
“Ovvio” assentì il Saint domandandosi dove avrebbe parato dopo quella lunga premessa.
“Ne consegue che non potrò seguire l’addestramento
di Cassiopea, pertanto vorrei che te ne occupassi tu” lo
accontentò Shaina enunciando alfine la sua ricniesta.
Pegasus sbiancò all’istante per divenire, pochi secondi dopo, più rosso di un pomodoro.
“Ma… sei matta? Io non ho la più pallida idea di
come si addestri una Sacerdotessa Guerriero. E poi lo sai che detesto
combattere contro una donna, non riuscirei mai ad essere incisivo e
deciso quanto occorre” protestò immediatamente. Al
diavolo, Shaina non lo avrebbe incastrato con un compito del genere.
Non voleva certo prendersi una simile responsabilità. Era da
quattro anni e mezzo che Shaina addestrava la giovane, che terminasse
lei, in fondo si trattava di allungare l’addestramento di tre
settimane, mica di procastinarle alle calende greche.
“Insomma, Seiya. Quando mai ti ho chiesto un favore? Cosa ti
costa darmi una mano” sbottò Shaina provando con la
tattica, ormai consumata, del farlo “sentire in colpa”.
Tuttavia, almeno in questa circostanza, parve non funzionare.
“E’ vero non me ne chiedi mai ma questo non posso fartelo,
mi spiace. Perché non lo chiedi a Ikki? Del resto
c’è già stato un primo round tra loro e poi sono
certo che è più adatto di me” protestò il
cavaliere, subito sulla difensiva.
Shaina stava per ripartire all’attacco quando qualcosa nel
discorso di Seiya la colpì. Forse il compagno non aveva torto,
Ikki avrebbe potuto rappresentare la soluzione ideale. Del resto, in
quelle due settimane, avevano avuto modo di frequentarsi spesso visto
che lei gli aveva fatto da guida.
“Come non detto. Riguardo stasera non venire a cercarmi, sai
com’è sarò impegnata con un addestramento”
ribattè comunque, in tono velatamente risentito, lasciando il
povero Seiya con un’espressione interdetta dipinta sul volto.
^Perfetto. Adesso si è pure alterata, e chissà per quanto
tempo me lo rinfaccerà?^ pensò il cavaliere, vedendola
uscire dalla Casa, con quel suo incedere flessuoso e determinato al
contempo.
“Caro Ikki, mi sa che la sua sfuriata te la becchi tu”
borbottò alfine, ad alta voce, tornando nel sacrario. Tanto era
certo che l’amico non si sarebbe fatto smontare facilmente,
neanche dall’ira di Shaina.
Ad accoglierla il silenzio austero della 5^ Casa di Leo un luogo che,
lo sapeva bene, Marin evitava quasi come la peste. Non sapeva nemmeno
lei per quale ragione le fosse venuta in mente quella considerazione.
Inconsapevolmente, lasciò che il pensiero corresse
all’amica. Solo un’osservatore attento avrebbe notato
l’atteggiamento leggermente confidenziale che passava tra Marin e
Aiolia, il Gold Saint del Leone. Lei, tuttavia, che per molto tempo era
stata costretta a tenere nascosto il proprio amore per Seiya, aveva
intuito il forte legame che aveva unito Marin al Leone Dorato e
comprendeva, ora, il dolore dell’amica per la sua perdita.
Scacciando dalla mente quelle riflessioni Shaina meditò dove
potesse essersi cacciato Ikki, giacchè la Casa di Leo era,
palesemente, vuota. Rammentò, poi, che Cassiopea le aveva
confidato di averlo visto spesso alla 3^ Casa di Gemini. Shaina lo
aveva trovato alquanto strano, giacchè sapeva come non corresse
affatto buon sangue tra il Saint della Fenice e Saga. A quanto le
risultava Ikki lo odiava con ogni fibra del suo essere. Perché
allora trascorrere così tanto tempo in quella Casa, che era
stata del Gold Saint che l’aveva condotto
all’oscurità per motli anni? Conosceva troppo poco, sul
piano caratteriale, Ikki per poter comprendere le ragioni di tale
strano contegno, ma tant’è doveva parlargli e pertanto si
apprestò ad entrare. Immediatamente avvertì una strana
sensazione, come una vibrazione stessa del proprio cosmo, che la mise
in allerta. Cercando di non fare il minimo rumore si addentrò
oltre il colonnato d’ingresso, fermandosi un istante per abituare
lo sguardo alla penombra che permeava quel luogo. Strano, sembrava
deserto. Eppure quella sensazione anomala non l’abbandonava.
Spinta dalla curiosità tentò di rilevare la fonte
generatrice di quelle sensazioni spingendosi addentro sino al corridoio
che conduceva al Sacrario, anche qui sito all’interno della
montagna come alla Casa di Sagitter. In fondo al corridoio, illuminato
dalla luce del sole che filtrava da un piccolo lucernaio, ricavato
perforando la roccia stessa della montagna, sostava lo splendido cloth
dorato di Gemini. Le occorse qualche istante per rendersi conto che la
fonte del turbamento del suo microcosmo era proprio il cloth.
“Ma bene, ecco scovata una piccola ladra” esordì
all’improvviso la sarcastica voce di Ikki, facendola sobbalzare.
Dannazione a lui, non lo aveva sentito arrivare. Sciocca, se fosse
stato un nemico si sarebbe ritrovata in difficoltà, un
errore da non ripetere.
“Spiritoso” bofonchiò, abbandonando la posa di
difesa istintivamente assunta, per fissare il volto diveritito del suo
interlocutore.
“Piuttosto, ho avvertito una stranissima sensazione quando sono
entrata nella Casa, come se ci fosse una forza occulta
all’interno di essa. Può sembrarti strano ma sono certa
che provenisse dal colth di Gemini” si decise poi a spiegare, per
giustificare la sua presenza nel Sacrario giacchè, come Silver
Saint, non le era concesso accedere al luogo ove erano custodite le
armature dei Gold Saints.
Il sorriso sardonico abbandonò il volto di Ikki mentre un’espressione severa e pacata lo sostituiva.
“Lo so. L’ho avvertito anch’io. E’ il
microcosmo di Saga” spiegò poi, avvicinandosi al cloth.
“Che cosa? Ma è impossibile. Saga è morto da
più di dieci anni” sbottò Shaina, disorientata.
“Non è affatto soprendente. Hai forse dimenticato che
è stato il microcosmo di Aioros, a suo tempo, a porre il cloth
di Sagitter tra Seiya e Aiorla? “ le rammentò in tono
brusco.
Shaina si azzittì all’istante. Era per questo, allora, che
Ikki passava molto tempo nella Casa di Gemini? No, non aveva senso.
Perché ricercare il residuo di un cosmo appartenuto ad un uomo
odiato.
“Stavi cercando me, o bighellonavi alla caccia dei microcosmi dei
Gold Saints?” le chiese all’improvviso Ikki, cambiando
argomento, o quasi.
Shaina lo avrebbe volentieri strozzato, a volte quella sua sprezzante
arroganza era alquanto irritante, poiché doveva chiedergli un
favore si trattenne dal ribattere.
“Come sai tra tre settimane ci sarà l’investitura di
due nuovi cavalieri. Come addestrastrice sono tenuta a seguirli sino
all’ultimo giorno, ma ne consegue che non potrò, per
tre settimane, seguire gli allenamenti di Cassiopea. Ho bisogno di
qualcuno che mi sostituisca per quel periodo. Ho pensato a te”.
Il tono di Shaina era pacato, serio e soprattutto determinato.
“Scordatelo. Non ho certo il tempo per fare la baglia di una
Sacerdotessa in erba” fu la secca risposta di Ikki mentre
abbandonava il Sacrario costringendola, di fatto, a seguirlo.
“Lungi da me isegnarti come si gestisce la Sicurezza del Grande
Tempio ma in qualità di Comandante delle Guardie dovrebbe
essere un tuo primo pensiero l’efficienza dei soldati e delle
Sacerdotesse impegnate in questo delicato compito”.
Avere a che fare con la dialettica pungente di Shaina era come
ingaggiare un duello all’arma bianca. Era pronto a scommettere
che fosse passata prima da Seiya ma, innanzi al suo secco rifiuto,
già ce lo vedeva l’amico alle prese con
l’addestramento di quella viragò di Cassiopea, aveva
dirottato la richiesta su di lui.
“Non cercare di infinocchiarmi con la questione dei doveri,
giacchè essendo una tua allieva il dovere di addestrarla
è esclusivamente tuo. In secondo luogo, non è una grave
perdita se una Sacerdotessa Guerriero non si allena, con un sensei, per
una ventina di giorni. Recupererà in seguito” fu la pronta
risposta del Saint, che ritenne chiuso l’argomento. Fatto salvo
rimanere spiazzato dall’affermazione successiva di Shaina.
“Cassiopea non può permettersi una sosta di tre settimane
giacchè è da anni che la sto allenando per rinfoltire la
scarna schiera dei Silver Saints”.
Che diamine aveva in mente Shaina? Si era battuto con Cassiopea, aveva
una discreta tecnica ma era del tutto incapace di sviluppare il proprio
microcosmo, anche se doveva ammettere che aveva percepito in lei una
forza superiore a quella manifestata nel loro confronto.
“So cosa stai pensando. Il microcosmo che è in grado di
sviluppare è, apparentemente, alla stregua di quello di un
Bronze Saint ma ti garantisco che, nel corso di un allenamento, cinque
mesi fa ha sprigionato una potenza impressionante che ha colpito anche
Marin per la sua intensità. Da quel giorno non mi è
più riuscito di tirargliela fuori, ma so che c’è.
Se riuscirò a farla emergere ne farò un ottimo Silver
Saint. Andiamo, Ikki, ti chiedo di seguirla per una ventina di giorni,
non per l’eternità, cosa ti costa?”.
Ikki parve soppesare l’ultima osservazione della donna, per poi
arrendersi all’evidenza della sua stessa curiosità. Se
davvero Cassiopea nascondeva in sé le doti di un Silver Saint
era quanto mai deciso a farle emergere.
“Essia. Ma se non tiene il passo con i miei allenamenti
resterà al palo. Hai capito?” acconsentì in tono
deciso.
Shaina si rilassò. Di certo per Cassiopea sarebbero stati venti
giorni terribili, ma confrontarsi costantemente con un Saint del
livello di Ikki sarebbe stato un banco di prova importante per
scorprire sino in fondo le qualità latenti della giovane.
GRANDE TEMPIO – Il Promontorio delle Lacrime.
Quel lembo di terra brulla, sito sul retro della montagna ove si
dipanava la Scalinata dello Zodiaco, ovvero quella intervallata dalle
12 Case dei Gold Saints, era da secoli uno dei luoghi che avevano
conosciuto le lacrime, il sangue e la fatica di centinaia di aspiranti
cavalieri e sacerdotesse guerriero. Quel nome, Promontorio delle
Lacrime, era stato attribuito non già dal Gran Sacerdote,
custode per secoli seppur con volti differenti di quel sacro luogo, ma
dalle reclute che ivi avevano trascorso per anni ogni giorno della loro
esistenza ad apprendere l’arte sopraffina e difficilissima del
micro-cosmo e della “forza delle stelle”. Da un paio di
giorni, Cassiopea, si intratteneva in quel luogo da sola,
giacchè Shaina era occupata a completare l’addestramento
di Drako e Desandro, i due contendenti al cloth della Fiamma. Nei
momenti di libertà, ovvero quando non era intenta ad eseguire un
ordine di Ikki piuttosto che di Shaina stessa nel suo ruolo di soldato
del Grande Tempio, li trascorreva lassù a sperimentare una
più profonda ed introspettiva conoscenza del proprio
micro-cosmo. Non era comunque una novità per lei, giacchè
spesso tendeva a sperimentare quegli esercizi da sola al di là
degli allenamenti rituali con il suo sensei. Di fatto, Cassiopea era
già stata eletta Sacerdotessa Guerriero, giacchè erano
talmente scarsi i cavalieri da operare nomine anticipate per coloro che
avessero compiuto più di quattro anni e mezzo di addestramento.
Nella realtà le sue potenzialità non raggiungevano ancora
il livello di un Bronze Saint. Ora, seduta a terra con le gambe
incrociate innanzi al petto, la giovane stava richiamando, con lentezza
esasperante, il proprio micro-cosmo per avvertire, di secondo in
secondo, il suo fluire dall’interno del corpo ed espandersi verso
l’esterno come ad ascendere verso le stelle che lo governavano.
All’improvviso lo percepì, quell'esplodere violento di un
cosmo avverso, provenire dalle proprie spalle. Senza esitazione alcuna
balzò agilmente in piedi, voltandosi verso la fonte
dell’avvertita minaccia, giusto in tempo per schivare un gancio
in pieno viso mentre arretrava repentinamente sottraendosi al secondo
colpo avversario.
“Che diamine ti prende?” sbottò poi la voce fredda e
controllata mentre, dietro la maschera d’argento sua prigione e
sicurezza, osservava il volto deciso di Ikki.
“Niente. Volevo solo mettere alla prova i tuoi riflessi,
Sacerdotessa. Giusto per stabilire da dove iniziare la lezione
odierna” fu la pronta risposta che ricevette.
Cassiopea sussultò a quell’affermazione. Mettere alla prova i suoi riflessi? Lezione odierna?…
“Ma di cosa stai parlando? Quale lezione?” balbettò confusa.
Un lampo attraversò le iridi azzurre di Ikki, che diamine
così Shaina si era dimenticata di avvertire Cassiopea della
novità, oppure… più semplicemente aveva ritenuto
superfluo farlo.
“Come, Shaina non te lo ha detto? Poco male, vorrà dire
che te lo spiegherò io. Da oggi, sino all’investitura del
Saint della Fiamma, sarò io ad allenarti in vece del tuo
sensei”.
Il tono di voce di Ikki era calmo e controllato, mentre un sorriso
vagamente ironico si delineava sulle sue labbra. Di certo era divertito
dalla possibile reazione che quelle parole le avrebbero suscitato,
pensò la ragazza. Accidenti a Shaina, ma proprio a Ikki doveva
chiedere di addestrarla? Era l’ultima cosa che avrebbe voluto,
specie dopo il fallimentare combattimento che aveva consumato con lui
qualche settimana addietro. Comunque fosse non esistevano alternative.
Si era spesso domandata che genere di Saint fosse il suo sarcastico
Comandante, ora avrebbe avuto ben tre settimane per scoprirlo.
“Ho capito. Da cosa vuoi cominciare?” chiese in tono
piatto, non rivelando alcuno dei pensieri che le avevano attraversato
la mente.
L’unica reazione di Ikki, alla sua composta risposta, fu un
leggero innarcarsi del sopracciglio destro, in una vaga espressione di
perplessità.
“Attaccami”.
Lapidario l’ordine, che non lasciava alcun adito ad
incomprensioni. Evidentemente Ikki era uno di quei sensei che preferiva
addestrare a suon di… pugni. Non si sarebbe certo lasciata
intimidire per questo. Con decisione balzò in avanti, tentando
di colpirlo con un calcio volante, ma rimase esterefatta nel
rendersi conto che aveva evitato il suo colpo senza, praticamente,
spostarsi di un millimetro. Ma come diamine aveva fatto? Eppure, al suo
arrivo al Grande Tempio, ricordava bene di essere riuscita a colpirlo o
quasi giacchè aveva sempre parato tutti i suoi colpi con gli
avambracci. Mentre realizzava questo, un poderoso pugno, in pieno
stomaco, la feceva piegare in due, e il successivo calcio la
scaraventava ad un paio di metri di distanza, a saggiare la dura terra
riarsa dal sole.
“Tutto qui?” lo sentì chiedere in tono ironico.
Accidenti a lui, neanche i suoi colpi era riuscita a vedere.
All’apparenza non si era mosso eppure il pugno e il calcio li
aveva sentiti, anche troppo bene.
“Mi stai prendendo in giro?” chiese, rimettendosi in piedi.
Detestava quell’atteggiamento di arrogante sufficienza che gli
vedeva dipinto sul volto.
Ikki sorrise divertito. Ecco che il proverbiale caratterino di Cassiopea riemergeva dal suo autocontrollo.
“Secondo Shaina avresti il potenziale di un Silver Saint ma
onestamente ritengo che, allo stato attuale, tu verresti messa al
tappeto da qualsiasi Bronze Saint, anche il più scarso” le
disse placido. Voleva provocarla, giacchè nutriva il sospetto
che solo in quel modo la giovane avrebbe raggiunto il limite del
proprio micro-cosmo.
Cassiopea strinse i pugni, senza tuttavia cedere alla provocazione.
“Se continuerai a spostarti alla velocità della luce non
avrò mai possibilità di colpirti. Non sono
un’idiota, Ikki. Shaina mi ha già fatto, il primo giorno
di addestramento, la lezioncina sulla differenza di velocità
negli spostamenti e nei colpi tra le tre gerarchie di Saint.
Giacchè, secondo te, non appartengo neanche a quella dei Bronze
Saints mi spieghi come potrei colpire un Gold Saint?”.
Non c’era alcuna forma di irriverenza o accusa nel tono di
Cassiopea, cosa che lo sorprese favorevolmente. A quanto pareva non era
poi così avventata in battaglia.
“Quando Seiya ed io, insieme ai nostri compagni, abbiamo
combattuto contro i Silver Saint del Grande Tempio e contro i Gold
Saint fedeli ad Arles, eravamo dei Bronze Saints. Questo, purtuttavia,
non ci ha impedito di sconfiggere i nostri avversari. Non prendere
pertanto a scusante il tuo livello di combattimento. Davanti
all’avversario devi sempre dare il meglio di te, per
sopravvivere. Ricominciamo” fu la drastica spiegazione di Ikki,
rendendo subito palesi i suoi intenti rispedendola nella polvere.
Il resto del pomeriggio, Cassiopea lo passò ad incassare un
numero considerevole di colpi, nel vano tentativo di
“vedere” da che parte arrivassero, e senza riuscire a
sfiorare Ikki una sola volta. Decisamente sconfortante. Si sentiva a
pezzi, inginocchiata a terra con le braccia che si ostinavano, ormai
per puro orgoglio, a tentare di sorreggerla mentre disperatamente
cercava di rimettersi in piedi.
Ikki osservò per un po’ gli sforzi della giovane, era
certo che se l’avesse lasciata sola avrebbe finito col dormire
lassù giacchè difficilmente avrebbe avuto la forza per
tornare a valle. Era stato duro con lei, lo sapeva, ma era
l’unico modo che conoscesse per addestrare qualcuno. Metterlo
alle corde e costringerlo a tirare fuori tutto quello che aveva dentro,
come aveva fatto con la giovane. Per quanto, con tutta
probabilità, Cassiopea considerasse quella giornata un disastro
completo, un’umiliante lezione impartita ad una giovane ed
inesperta guerriera, non se l’era cavata poi così male.
Era intelligente, tattica, aveva studiato la situazione di palese e
imbarazzante svantaggio cercando di studiare una via di uscita. Shaina
aveva visto giusto, in quella ragazza c’era del potenziale
occorreva tuttavia trovare il modo per incanalarlo nella giusta
direzione e farlo emergere.
“Per oggi abbiamo finito, Cassiopea. Puoi tornare nei tuoi
quartieri” le disse duro, non lasciando trasparire alcun
apprezzamento per l’operato dell’allieva. Se aveva
carattere, come si aspettava, non si sarebbe arresa anzi avrebbe fatto
di tutto per strappargli un cenno di consenso.
Cassiopea trassè un involontario sospiro di sollievo, se avesse
preteso ancora un solo attacco sarebbe crollata definitivamente al
tappeto. Accidenti, era talmente stanca da dubitare di avere la forza
di tornare nel suo alloggio. Radunando ogni briciola di energia che le
era rimasta si rimise in piedi, traballando sulle gambe malferme. Ikki
la vide incamminarsi verso il sentiero che conduceva al Grande Tempio,
mentre si sorreggeva alla parete di roccia per non cadere. Non fece
nulla per aiutarla, del resto sarebbe stato considerato un gesto del
tutto inopportuno, sapeva quanto fossero orgogliose le ragazze che
indossavano la maschera d’argento, piuttosto sarebbe giunta al
tempio ruzzolando per tutto il sentiero ma mai avrebbe accettato il suo
aiuto. Scuotendo la testa, giacchè trovava alquanto
incomprensibile quella dannata regola che imponeva alle donne di
nascondere il viso dietro una maschera, scese a sua volta, lentamente,
pronto ad evitarle, alla faccia del suo orgoglio, un quanto mai
pericoloso giro turistico in un crepaccio.
Forse per la presenza di Ikki alle spalle, davanti al quale mai avrebbe
mostrato la disarmante debolezza che la pervadeva, o forse per il suo
atavico orgoglio, Cassiopea riuscì miracolosamente a tornare al
quartiere della Sacerdotesse senza finire lunga e distesa al suolo.
Qui, senza una sola parola per il cavaliere che l’aveva seguita,
in silenzio si era infilata nella sua misera casupola ove, finalmente
protetta da sguardi indiscreti, si era lasciata scivolare a terra...
sfinita.
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continua -
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