Scena 4
Scena 4
Era quasi
diventata una routine. Tessa lasciò Chico prima di entrare nel pueblo. Avrebbe
raggiunto la prigione dal retro e si sarebbe arrampicata sul tetto. Poi avrebbe
controllato la posizione delle guardie, si sarebbe gettata su di loro-
letteralmente- e avrebbe liberato il prigioniero. Semplice.
Si era appunto
sollevata di appena un metro quando ebbe improvvisamente la sensazione di non
essere sola. Prima che potesse girarsi, la sensazione fu confermata dal suono di
una voce familiare. "Sapevo che avresti abboccato. Stai diventando fin troppo
prevedibile."
Tessa estrasse la
spada mentre i piedi toccavano terra e si girò per parare il tentativo di
Montoya di perforarle il cuore dal dietro. "Anche voi, Colonnello. Posso anche
combattervi con gli occhi chiusi e dandovi la schiena." Non aveva gli occhi
chiusi, ma Montoya non poteva saperlo.
O forse si. Il
sorriso che le rivolse brillava di una gioia feroce. Tessa si rendeva conto che
ultimamente aveva iniziato a condividere quel sentimento. Montoya era il suo
unico sfidante degno della sua abilità. Grisham era forte, veloce e pericoloso,
ma non possedeva le agili movenze di uno spadaccino professionista. Il
colonnello si era evidentemente allenato in Spagna e doveva essere stato un
alunno molto abile. L'unica negatività nei loro duelli era che lui aveva davvero
intenzione di ucciderla. Le mancavano i giorni dei combattimenti impegnativi, ma
amichevoli.
Il duello seguì
la solita procedura: uno dei due era in vantaggio, poi l'altro. Non era mai
prevedibile, tuttavia. Era come se ognuno di loro guadagnasse abilità con ogni
combattimento, imparando l'uno dall'altro, imparando l'uno *dell'* altro. La
stessa mossa non funzionava mai due volte. Fu un nuovo trucco che Tessa ideò lì
per lì a far aggrovigliare le loro spade e far finire entrambe le punte sul
terreno. Nell'immobilità e nel silenzio dell'imprevista pausa, entrambi lo
udirono-- il click di una pistola che veniva caricata.
Tessa iniziò a
vedere con più acutezza. Erano tutti e due leggermente piegati, entrambi usavano
il terreno per tenere ferma la spada dell'altro. Poteva sentire il calore del
braccio di Montoya contro il proprio, dalla spalla al gomito. Anche se lui
indossava solo la camicia in quella notte fresca, l'intensità del duello aveva
reso lucenti di sudore il suo viso e il collo. Una gocciolina stava scendendo
dalla fronte lungo il perimetro del volto. I suoi occhi, però, non guardavano
lei, quindi Tessa seguì il suo sguardo lungo le tenebre che li circondavano. E
vide la pistola che veniva sollevata. Sembrava ridicolmente grande nelle mani
delicate di Sabina.
"La sua lealtà è
toccante," commentò Tessa, cercando di suonare tranquilla a tiro di una pistola
carica.
"Lo sarebbe, se
stesse puntando a te," replicò Montoya ugualmente calmo, rimettendosi dritto,
lentamente, e urlo, "Sparale!"
Due pistole
fecero fuoco quasi simultaneamente. Tessa chiuse gli occhi. Le avevano già
sparato una volta, sapeva cosa aspettarsi. Poi li aprì di nuovo, confusa. Niente
dolore, niente improvvisa debolezza. Non era stata sfiorata.
Si guardò intorno
disorientata. Montoya era caduto e stava cercando invano di rimettersi in piedi.
Sulla sua spalla il sangue stava iniziando a scorrere. Tessa cercò Sabina con lo
sguardo e la vide distesa a terra. Il suono di una spada che veniva sguainata
alle sue spalle la riportò alla realtà della sua situazione. Si voltò per vedere
Grisham avvicinarsi con la spada in una mano e la pistola nell'altra. Il rumore
di altri passi decise per lei. Al momento, non era in condizioni né fisiche, né
mentali, di affrontare l'esercito. Avrebbe cercato di salvare Hector più tardi.
Ora come ora poteva solo scappare.
Grisham la vide
correre nel buio a grande velocità. "La Regina ha sparato al Colonnello!" urlò
ai suoi uomini. "Inseguitela!!"
Quando i soldati
si furono allontanati, Montoya alzò gli occhi. "La Regina mi ha sparato?"
chiese, con uno sguardo che si interrogava chiaramente su cosa stesse
architettando Grisham.
"Non credevo che
voleste far sapere a tutto il mondo che vostra moglie voleva uccidervi. Se la
Regina non vi ha sparato, l'ho fatto io. E ho già abbastanza problemi senza
sparare al mio ufficiale in comando."
Montoya sorrise e
annuì. Grisham ne fu un po' stupito,ma...a caval donato non si guarda in bocca.
Aiutò il Colonnello a rimettersi in piedi e lo guardò avvicinarsi alla moglie.
Montoya si inginocchiò accanto a lei proprio mentre il dottor Helm voltava
l'angolo. Aveva in mano la sua borsa e si stava ancora sistemando i vestiti con
l'altra.
"Ho sentito che
il colonnello è ferito," spiegò, fermandosi per un attimo davanti a Grisham.
Questo si sforzò
di reprimere i commenti acidi che il dottore sembrava ispirargli ogni volta. La
situazione era seria. "Infatti...e anche la Senora Montoya."
Helm corse a
controllare la donna e Montoya si spostò per lasciargli il campo libero. Senza
farsi vedere, il colonnello passò a Grisham la pistola di Sabina. Non ci voleva
un dottore per capire che era morta rapidamente. C'era sangue al centro del suo
petto, ma la macchia non era larga, perchè il suo cuore aveva smesso di battere
appena era stato trapassato dal proiettile.
Helm si rialzò,
la confusione evidente sul suo viso. "Come...?"
Montoya rimase in
silenzio, quindi toccò a Grisham occuparsi della versione ufficiale. "La Regina
aveva la pistola puntata contro il colonnello. Abbiamo sparato entrambi nello
stesso istante. Il colonnello deve essersi mosso al momento giusto, ma anche la
Regina. L'ho mancata completamente. La Senora Montoya è stata attirata dal
rumore delle spade, come me. Il proiettile ha colpito lei."
"Incredibilmente
preciso per essere un colpo accidentale," notò Helm, sospettoso.
"Mi assicurerò
che la mia pistola venga bilanciata," rispose Grisham.
"La Regina non
usa armi da fuoco."
//Maledizione,
perchè non può semplicemente lasciare perdere?!// Grisham sentiva che non
avrebbe mantenuto il controllo a lungo.
"Forse non si
fida più della sua abilità come spadaccina," rifletté Montoya. "Non so perchè se
ne sia servita, stasera. Quello che so, Dottore, è che un momento prima mi vedo
puntare contro una pistola e quello dopo mia moglie è morta." L'insolita, cruda
emozione nella voce di Montoya zittì si Grisham che Helm.
Il dottore fu il
primo a riprendersi. "Le mie scuse, Colonnello. Non è il momento per le domande.
Andiamo nel mio ufficio. La vostra spalla ha bisogno di cure."
Montoya,
improvvisamente, sembrò molto stanco. "E' una ferita superficiale, Dottore,
lasciamo che sanguini per un po'. Preferisco che vi occupiate del corpo di
Sabina. Portatelo nella chiesa, manderò qualcuno per aiutarvi. Poi ci vedremo
nel mio ufficio."
Sembrava che Helm
avesse intenzione di protestare, ma infine annuì. Il colonnello si rivolse a
Grisham. "Trova la Regina!" ringhiò. E andò via.
Scena 5
Aveva sentito lo
stridio del metallo e gli spari. Per qualche minuto, Hector si convinse che la
Regina di Spade l'avrebbe salvato. Poi aveva udito Grisham urlare comandi ai
suoi soldati e si era rabbuiato. L'ultimo abbraccio della sua Lucita sarebbe
stato attraverso le sbarre della cella e l'ultimo sguardo ai suoi figlioli
attraverso la corda dell'impiccato.
Sedeva sulla
branda nuda, perso in questi pensieri bui, quando Montoya entrò in prigione. La
guardia si mise sull'attenti e poi sussultò alla vista del sangue che impregnava
la camicia di Montoya.
Il colonnello
azzittì le eventuali domande. "Il dottore ha bisogno di aiuto e i tuoi compagni
stanno inseguendo la Regina di Spade. Quest' uomo non va da nessuna parte. Và
dal dottor Helm e fai quello che ti dice."
Il soldato fece
il saluto e uscì.
Montoya prese le
chiavi dalla scrivania e si avvicinò alla cella. Hector riusciva a vedere la
sofferenza sul suo viso e il fatto che aprisse la porta con una sola mano
confermò che il sangue era il suo. La Regina aveva davvero sparato a Montoya? E
perchè il colonnello aveva aperto la cella?
La sua confusione
doveva essere ben visibile, perchè Montoya aprì di più la porta. "Ascolta
attentamente," spiegò piano. "La Regina di Spade ti ha aiutato a fuggire. Se ti
fai catturare, sarai impiccato per furto e per diffamazione nei confronti della
mia defunta moglie. Ti suggerisco di correre molto veloce. La tua famiglia ti
può raggiungere dopo- se è ciò che desideri veramente."
Hector non aveva
parole, era sotto shock. Avrebbe abbracciato di nuovo sua moglie e i bambini.
Avrebbero dovuto abbandonare tutto ciò per cui avevano lavorato, ma era ancora
vivo e avrebbero potuto ricostruire.
Solo quando
Montoya si allontanò, tutte le sue parole si fecero chiare nella sua mente. La
Senora era morta. Allora riconobbe la tristezza e il rimpianto che si
nascondevano nelle ultime parole-- 'Se è ciò che desideri veramente.'
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