Prima di tutto
Prima di tutto, la
storia della foresta che troverete qui è farina del mio sacco.
Ora come ora la
cambierei, ma orma… mettiamola così, in fondo troverete l’effettiva data di
quando è stata scritta^^’’’.
Perché la pubblico
solo ora?
Pigrizia, problemi
scolastici e non, panico per aver perso per tre settimane la memoria esterna
dove c’erano le uniche copie di alcune storie.
Fate voi.
The
history of the fire
Non le aveva mai
parlato, non seriamente almeno.
Non gli era mai
interessato farlo, o meglio… aveva sempre temuto le risposte di lei, che mai gli
aveva mentito, sorridendo nel vederlo incapace di sorridere.
L’aveva cercata
raramente e solo quanto era essenziale, ma… ora…
Voleva parlarle,
voleva sentire il suono della sua voce.
Voleva ascoltare La
Storia.
Da lei.
Ma sussultò sorpreso
quando, sbuffando, si acciambellò sulle sue morbide code ed iniziò a raccontare.
**
Non aveva mai amato
gli esseri umani.
Anzi, diciamolo
chiaramente, li aveva sempre odiati dal profondo della sua anima.
A patto che ne avesse
una.
E così se uno di loro
si metteva sulla sua strada (o, semplicemente le si avvicinava) lei lo uccideva.
Senza rimpianti.
Sorridendo.
-Perché lo facevi?
Perché li odiavi?-
Perché?
Che parola complicata
ed inutile.
Non c’era mai un
perché, per quanto stupidi quelle infime creature erano abbastanza sveglie da
riconoscere il suo potere e, quindi, normalmente la evitavano.
Mh, ovviamente c’erano
sempre i pazzi in cerca di gloria.
Ma, dopotutto, quella
era una razza onnipresente in ogni specie, anche nella sua.
-Quindi?! Li uccidevi
senza una ragione!-
Più o meno.
Effettivamente un
perché c’era.
Si annoiava e giocare
al tiro al bersaglio era sempre abbastanza divertente…
-STIAMO PARLANDO DI
VITE UMANE!-
… poi erano così
tanti… !
Abbastanza resistenti
si riproducevano e si riproducono tutt’ora ad una velocità preoccupante.
Tipo gli scarafaggi,
ecco.
-Grazie, eh!-
E, come quei… insetti?
Sì, va bene anche
insetti.
Come quegli insetti
finivano sempre per avvicinarsi troppo alla luce e a venirne bruciati.
Così, convinti ormai
che lei fosse solo una leggenda nata per spaventare i bambini si erano
avvicinati alla sua dimora.
-Tana?-
La foresta del fuoco
nero, nel cui centro splendeva un fiume di fuoco e lava.
Lava, fuoco e Chakra.
Smaniosi di potere si
erano introdotti nel suo territorio.
Senza chiedere.
Senza un minimo di
rispetto.
Distruggendo ciò che
gli era d’intralcio.
Uccidendo i suoi
figli.
Attaccando il suo
paradiso e intaccando il loro patto di quieto vivere.
Occhio per occhio
dente per dente.
Era quella la legge.
Li aveva distrutti e
poi si era diretta verso il loro paradiso.
Nelle loro case, ad
uccidere i loro figli.
A farli bruciare.
Prima di partire in
molti avevano tentato di fermarla, no, non umani.
Figuriamoci se dopo il
suo leggero scatto d’ira verso gl’invasori quelli avevano anche solo pensato ad
avvicinarsi.
-Chiamalo leggero
scatto d’ira...-
Credimi, cucciolo,
quello FU un leggero scatto d’ira…
Comunque i demoni
sopravissuti, coloro che ancora non avevano perso la vita o la libertà a causa
di assurde smanie di potere, si misero fra lei e quel villaggio.
Non tutti meritano la
distruzione…!
Ecco cosa le
ripetevano incessantemente.
Demoni giovani.
Poco più che cuccioli
non conoscevano ancora il sapore del sangue.
L’ebbrezza del
camminare con la morte al proprio fianco.
Forse per questo
riuscirono a non farsi accecare dall’odio.
Non lo seppe mai.
-Che fine hanno
fatto?-
Ormai saranno tutti
morti, uccisi dal dolore per aver perso chi amavano.
Uccisi da degli
insetti per non dover uccidere a loro volta.
Uccisi dalle loro
stesse mani, da quelle dei loro fratelli.
O vivi, ma stanchi di
vivere.
I sentimenti fanno
fare scelte assurde, meglio non averne.
Meglio vivere avvolti
dal ghiaccio, soli.
-Ma… è triste.-
Sei troppo giovane per
capire, o forse troppo umano.
Lascia stare e ora fa
silenzio se ne sei capace, volevi sentire La storia? E allora taci e ascolta.
-Va bene Kyubi,
scusa.-
Mpf…
Ovviamente nessuno
riuscì a fermarla.
Troppo potente.
Troppo arrabbiata.
Troppo delusa.
Quando arrivò al
villaggio, detentore del suo elemento, era notte fonda, ma, ad accoglierla trovò
il sole…
Sopra ad un enorme
rospo…
Per poco non gli aveva
riso in faccia, rotolandosi sul terreno, ma aveva evitato.
Sembrava un avversario
degno di questo nome e non come coloro che erano venuti ad ostacolarla.
Occhi rossi, per
prevedere le sue mosse in anticipo, ma corpi incapaci di bloccarle o
contrattaccarla.
Occhi bianchi, per
fermare un potere troppo grande per sperare anche solo di arginarlo.
Occhi azzurri, per
chiederle perdono, ma per combatterla con tutta la loro forza, con tutta la sua
anima, per proteggere le persone che amava.
Quello che lei,
accecata dall’odio, non era stata in grado di fare.
E lo aveva odiato.
Invidiato.
Così decise che lo
avrebbe ucciso.
-Per invidia?-
In un certo senso… non
è così semplice
Lo scontro ebbe
inizio.
Ammirò la sua bravura,
la sua forza d’animo, il suo coraggio.
Il sorriso.
Sì, perché per
tranquillizzare chi stava proteggendo, lui sorrideva.
Un sorriso macchiato
di rosso, avvolto dal dolore, ma sorrideva.
Nonostante tutto.
Lei, la più potente
fra tutte le creature, urlò.
Perché da molto, molto
tempo lei non ne era più in grado.
Perché da troppo non
sapeva più perdonare, ma solo odiare.
Così aveva lasciato
libero il suo fuoco.
Il terreno cambiò
colore e il sangue sgorgò a fiumi da corpi troppo giovani per far parte di
quella guerra.
Aveva
smesso di sorridere.
Aveva urlato.
L’aveva odiata.
Due fiamme si
scontrarono accolte dall’indifferenza della notte, dal gelido sorriso della
luna.
Incuranti del sangue,
delle urla, del dolore e della morte che li avvolgeva in un freddo abbraccio.
Poi tutto diventava
confuso.
Dolore, rabbia.
Il pianto di un
bambino… e di un padre.
Costretto a non poter
veder crescere la persona per lui più importante.
L’impotenza di una
madre ormai morta, per non essere riuscita a posare anche solo lo sguardo sul
volto del proprio figlio.
Il gelo dei saggi,
incuranti del fatto che stavano per distruggere una vita.
E…
Quel pianto.
Quel pianto che non
l’avrebbe più lasciata.
Sarebbe sempre stato
accanto a lei, solo che i singhiozzi sarebbero mutati in silenzio, le lacrime si
sarebbero asciugate, le labbra, contratte, si sarebbero distese in un sorriso…
Ma il pianto sarebbe
rimasto.
Il cuore avrebbe
continuato a sanguinare, sempre.
**
Chiuse gli occhi e
quando li riaprì si ritrovò ad osservare il soffitto bianco grigio della sua
camera.
Fuori, pioveva.
Si sarebbe dovuto
alzare per chiudere la finestra prima che altra acqua si sommasse alla molta già
presente sul pavimento, ma non ne aveva voglia.
Si sentiva troppo
stanco anche solo per muovere un dito.
O forse aveva così
tanta energia, tanta rabbia che, con un dito, avrebbe distrutto la
finestra.
Come si permetteva?
Come si permetteva
quel demone di dire che lui soffriva sempre?
Che la sua anima
piangeva?!
Lui era forte!
Lui andava sempre
avanti e sorrideva.
Non era triste.
Non lui.
Giusto?
Giusto?
22/02/07
Il titolo non rende,
ma nessuno di quelli che ho pensato rendeva e quindi.
A chi legge.
A chi scrive.
A chi vuole conoscere
ogni cosa senza fermarsi alle parole dei vincitori.
Nameless
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