Fan Fiction su Hp
Lacrime.
Rabbia.
Dolore.
Astrid sbattè i pugni sul pavimento gelido,mentre il suo corpo magro era scosso da singhiozzi violenti.
Era
a terra,al centro della stanza sul pavimento polveroso. Le valigie
sfatte , pile disordinate di vestiti e oggetti riempivano tutta la
camera ,le lenzuola erano a terra.
Fuori dalla finestra la pioggia batteva insistente e i fulmini illuminavano minacciosamente il cielo nebuloso.
Il treno passò in quel momento facendo vibrare il pavimento.
Schegge
di legno vecchio le si erano conficcate nella mano e il sangue le
colava lento per il braccio. Ma non le importava,non sentiva dolore
tanto era anestetizzata dalla rabbia. Avrebbe voluto urlare,urlare
fino a farsi bruciare i polmoni, fregandose dei maghi bigotti ed
ottusi,così insignificanti, che dormivano al piano di sotto del "Paiolo
magico". Avrebbe voluto squarciare quel senso di "ovattato",rompere
quella nube di opprimente silenzio che la circondava,sfogare la sua
rabbia.
Ma non poteva,non poteva.
Poteva soltanto restare a
terra,a ferirsi le mani sul pavimento piangendo lacrime amare,che le
facevano colare sulle guance troppo pallide il pesante trucco
scuro,appicicandole al viso i capelli corvini e mossi. Poteva solo
piangere gettata a terra,con i suoi vestiti da bambola gotica in
perfetta armonia in quel contesto lugubre.
E così, piangendo e
reprimendo l'istinto di urlare Astrid, infine ,svuotata si addormentò sul
pavimento,illuminata di tanto in tanto dalla luce abbagliantedei lampi.
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Astrid si svegliò sul pavimento,indolenzita e tremante di freddo. Non era ancora l'alba,e fuori pioveva ancora.
Cazzo,ma non erano a Settembre? Tempo del cavolo.
Si
tirò a sedere,osservando le gocce che battevano sulla finestra.
Ma
perchè deve sempre piovere nei momenti peggiori? Doveva essere
perseguitata da una maledizione,o avere il malocchio.In
effetti,conosceva un sacco di persone che potevano avercela con lei.
Sì,sicuramente era qualcosa del genere.
O
forse no. Poteva essere soltanto la normalità climatica
tristemente conosciuta della Gran Bretagna. Ecco
perchè i loro
maledetti prati erano così orribilmente verdi.
Oh Cristo,quanto odiava
Londra.
Astrid si costrinse ad alzarsi e a diregersi verso il bagno
per farsi una doccia e per liberarsi dei rimasugli di trucco e sangue
che aveva addosso.
Ora le mani le facevano male. Cavolo.
La
doccia calda la rinvigorì e la fece sentire decisamente meglio. O
almeno,le fece dimenticare per qualche minuto quello a cui stava
ostentatamente provando a non pensare.
Calore...
Finita quella manna
divina,Astrid acchiappò i resti del suo breve soggiorno a Diagon Alley
e li appallottolò disordinatamente in una sacca , che buttò
senza tanti complimenti accanto al vecchio baule che aspettava accanto
alla porta.
Gettò un'occhiata distratta all'orologio da polso
buttato sul letto sfatto. Le sei e dieci. Con un sospiro cercò qualcosa
da fare,qualunque cosa,che le impedisse di stare ferma a pensare.
Nulla in vista.
Non le restava altra scelta. Tutto sarebbe stato meglio di
quei pensieri che minacciavano di fare nuovamente capolino. A
quanto pareva,la crisi isterica della sera precedente non li aveva
ancora soddisfatti.
Fece
il letto e rassettò la camera come non aveva mai fatto per
tutto il
soggiorno,tirando le lenzuola fino a strappare loro un gemito di
dolore,spazzando il pavimento e buttando le cartacce sparse ovunque.
Pulire...solo questo...non pensare...
Ok,e ora? Erano ancora le sette meno venti... avrebbe dovuto aspettare almeno le otto per prendere il taxi.
Nonpensarenonpensarenonpensarenonpensare...
Graaaa....
Sbunf.
Ecco finalmente una distrazione decente. Che in effetti sarebbe stato un dovere se non se ne fosse dimenticata...
Flex e Mizar.
La
pipistrella doveva essere rientrata qualche ora prima,ma avendo
trovato la gabbia coperta da un panno chiusa ora girava sotto il letto
facendo una gran confusione. E Mizar,il corvo,si doveva essere appena
svegliato.
-Oh cavolo!- esclamò Astrid alzandosi velocemente. Aprì
la gabbietta scura,piuttosto piccola ,e la posò a terra vicino al
letto.Immediatamente una Flex decisamente seccata vi si precipitò
dentro .
Astrid poi si arrampicò in cima all'armadio,a
recuperare la gabbia più grande,fatta con uno strano metallo argentato
e dall'aria piuttosto costosa,che conteneva un Mizar esasperato dalla
prigionia. Appena la porticina si aprì,il corvo volò in giro per la
stanza gracchiando in segno di protesta e sgranchendosi le ali.
- Non fate i permalosi, antipatici volatili. Mi ero solo scordata...-
i
due non sembrarono interessati alle sue parole. Flex probabilmente già
dormiva,mentre Mizar stava facendo la sua migliore espressione da
stella offesa.Solo a quel corvaccio poteva riuscire una cosa del genere!
-
Piantala Mizar.. Anche se porti il nome di una stella non significa che
tu lo sia davvero! Smettila di darti tante arie.- sbuffò Astrid. Il
volatile la ignorò deliberatamente e si posò sul lampadario a pulirsi
le piume.
- Odioso pennuto.-
Guardò di nuovo l'ora,come so i quel misero lasso di tempo potesse aver preso a correre. In parte ci sperava.
Non fu così fortunata. Le sette precise.
Perchè il tempo non si dava una mossa e non la smetteva di
scivolare lentamente avanti come un grosso viscido lumacone bagnato?
Lentamente,lentamente...
E i ricordi ,soprattutto quelli sgradevoli,spingevano sempre
di più per rompere la porta che momentaneamente le relegava nel
subconscio della ragazza.
Non pensare,non pensare...
Allora
decise. Se fosse arrivata un po' in anticipo non sarebbe cambiato
molto,no?Al massimo avrebbe fatto colazione da qualche parte alla
stazione,aveva ancora un po' di soldi babbani. Sì,avrebbe fatto così.
Non poteva più aspettare.
- Mizar! Vieni qua,stupido uccello,lasciamo questa topaia. Però se vuoi restare fa pure...sarebbe una liberazione.-
Il
corvo però scese volteggiando in cerchio per andare a posarlesi sulla
spalla, dove per dispetto le tirò il pircing ad anellino nella parte
superiore dell'orecchio.
- A quanto pare non sono così fortunata.- rispose Astrid in tono acido,cercando di scacciarlo.
Ma
Mizar non se la prese.In fondo conosceva bene la sua padrona,abbastanza
da poter capire veramente quelle parole falsamente dure usate per coprire una
fragilità nascosta. In fondo,il corvo assomigliava parecchio alla
ragazza.
Pioveva ancora. Astrid seduta al riparo nel taxi
osservava distratta le auto che sfrecdciavano tutt'intorno a quella
scatoletta di ferro che era la macchina. Di tanto in tanto l'autista le
gettava occhiate sospettose.Probabilmente in quel momento si stava
ripromettendo di bloccarla non appena avesse accennato mosse strane.Lo
sguardo dell'uomo aveva indugiato sulle mani ferite.Lei lo preoccupava.
Beh,non era di certo il primo,pensò amaramente Astrid.
Decise di togliere almeno un peso sia a sè stessa che all'autista.
Non
poteva negare di avere con sè due strane gabbie,fre cui una con un
corvo arrabbiato,non poteva cancellare il suo essere diversa,almeno non
in quel momento, non poteva spiegargli che non si era ferita le mani
picchiando qualcuno. Però poteva sollevare l'uomo dall'incombenza di
sorvegliarla in caso "tentasse cose strane", e poteva concedersi
qualche ora di oblio.
Astrid appoggiò la testa al sedile e crollò in una specie di lungo dormiveglia.
- Sveglia ragazzina,siamo arrivati.-
Astrid aprì pigramente gli occhi grgi e guardò l'autista per qualche istante.
- Grazie.-mormorò.
Fece per cercare i soldi,ma l'uomo la bloccò.
-
Lasci stare signorina.La compagnia mi ha avvertito una ventina di
minuti fa che suo padre ha già pagato per il suo trasporto...-
- E i suoi soldi?-
-
Quando tornerò indietro mi pagheranno.- l'uomo sorrise in maniera molto tirata,forse cercava
di farsi perdonare lo sguardo di gelida diffidenza che aveva riservato
alla strana ragazzina che lo aveva bloccato in quella mattina uggiosa .
Astrid alzò le spalle.A quanto pare tutto era stato previsto.
Ingiustizia...
Scese sotto la pioggia e provò a
caricare i suoi bagagli sul carrello,mentre cercava nuovamente di
zittire la rabbia. L'effetto trenquillizzante dell'oblio era esaurito.
Respira Astrid,respira.Non pensare a niente. Concentrati sul caricare
il baule su questo cavolo di carrello senza rovesciare Flex o
distruggere la gabbia di Mizar. Puoi farcela.
Il taxista intanto continuava a guardarla senza muovere un dito. Alla
sua occhiata disperata rispose facendo uno strano gesto con la
mano.
Oddio,anche questo...
La credeva una strega malefica,una sciamana,uno spirito. Astrid
conosceva il gesto,Vijei lo faceva sempre per prenderla in giro...
No,no,no. Non pensare,non pensare,non pensare...
L'autista continuò a gesticolare,mentre la osservava strizzare gli occhi e combattere con l'ombrello mezzo rotto.
Oh,bene... si sarebbe dovuta arrangiare.
Come sempre.
Era appena riuscita a sistemare tutto,quando due ragazzini la urtarono
violentemente,facendola cadere a terra.L'ombrello rotolò
via,pioggia e fango le inzupparono i vestiti.
Dovette ricorrere al suo autocontrollo per non tirare fuori la
bacchetta da sotto la maglietta e lanciargli una qualche fattura.
Oppure,ancora meglio,prenderli a pugni,per sfogare tutta la sua
frustrazione.
Sta calma,Astrid. Sta calma.
Infine si ritrovò all'interno della stazione principale di
Londra all'ora di punta,con un due gabbie piuttosto vistose (come
se non bastasse già lei ad attirare l'attenzione),fradicia di
pioggia e con un'anticipo di due ore e mezza. Fantastico.
Sospirando infilò una mano nel borsellino che teneva legato in vita. O almeno ci provò.
Le avevano rubato il borsellino, con una decina di sterline babbane e
cinque galeoni. Maledetti ragazzini!Avrebbe dovuto davvero prenderli a
pugni.Anzi,meglio una maledizione,visto che non era decisamente ciò che si definiva una campionessa di kung fu.
Sospirando ringraziò per aver chiuso nella sacca violacea la
"Vera" borsa dei soldi.Però quelli babbani li aveva finiti.
- Allora Mizar,che si fa?-
Astrid era nervosa in mezzo a tuuta quella gente. Si sentiva braccata,rinchiusa,in gabbia.
Troppe facce anonime,troppe voci indistinte,troppa confusione. La
ragzzina si strinse convulsamente addosso i vestiti
fradici,rabbrividendo per il freddo e per il crescente senso di
claustrofobia.
Scappare... voleva volare via da quella folla soffocante....lontano...
Infine si diresse verso il bagno,ignorando le
regole ed entrando dentro con tutto il carrello. Non poteva permettersi
di farsi rubare qualcos'altro.
Premette il pulsante dell'asciugatore per le mani ad aria calda e
cominciò ad utilizzarlo per rendere i vestiti meno freddi e
bagnati. Mentre era a metà dell'opera,si ricordò di avere
con sè le valigie e di potersi cambiare.
Stupida.
In fretta frugò nel baule disordinato prendendo le prime cose
che trovava,senza nemmeno farci caso.Si infilò in uno dei
cubicoli per cambiarsi,sperando vivamente che non le rubassero il
carrello. Sarebbe stato pericoloso.
Per i ladri,ovviamente.
Stava decisamente meglio con gli abiti nuovi addosso. Eppure,il freddo
non si decideva ad abbandonarla.
Il freddo di chi si sente
perduto...il freddo che solo una persona che si è trovata
sola,in un paese sconosciuto,senza una casa,senza la sua famiglia
può capire....
Forse se si fosse asciugata i capelli ancora umidi,quel ghiaccio l'avrebbe lasciata.
Illusa...
Mentre i il soffio violento del phon le arruffava i capelli
intricati,Astrid non potè fare a meno di pensare a casa sua. In
quel periodo,di solito, girava ancora scalza per casa, vestita in modo
leggero mentre osservava il mare dal moletto diroccato. I capelli
fradici le venivano asciugati dal vento leggero,lo stesso che animava
le onde troppo vicine.
Casa...
Cercò istintivamente qualcosa di familiare,appartenente soltanto a lei...qualcosa che sapesse di casa...
Involontariamente si ritrovò a fissare lo specchio.
Astrid era alta per i suoi sedici anni,troppo magra e scarsa di seno,immancabilmente vestita di scuro. Bambola gotica, bambola
spaventosa,fantasma. L'avevano chiamata in tanti modi per il suo modo
di vestire. La gonna asciutta che si era messa era una sovrapposizione
di tessuti viola e neri,gonfiata dal tulle della sottogonna. La maglia c'entrava poco
(figuriamoci se ne prendeva una in tinta...) ma non le importava
granchè. Maniche larghe e troppo lunghe,nastri rossi la attraversavano come ferite aperte.
Diversa...
I capelli corvini,mossi e scuri, che le scendevano ancora umidi
sulle spalle contrastavano con la carnagione chiara del
viso,coperto per buona parte dalla frangia troppo lunga e
stranamente liscia.Le orecchie sbucavano chiare in quella foresta
scura,con troppi buchi che ne percorrevano il contorno. Gli occhi
di un grigio venato a tratti da pagliuzze di un colore
indefinibile , a malapena visibili sotto la coltre della frangia,erano truccati di
scuro,cerchiati da aureole nere di matita e eye-liner che
miracolosamente non si erano sciolti nonostante tutta l'acqua che aveva
preso. Le labbra esangui e carnose erano screpolate, per un gelo che era arrivato troppo presto.
Bambola gotica...
Come al solito teneva le spalle incurvate,come a volersi
nascondere dentro sè stessa, stringendosi con la mano
libera dal
phon la spalla opposta.
Paura...
La sua posizione di difesa
abituale.La sua difesa contro il mondo.
Gurdò di nuovo il suo volto,sentendo per un'attimo di
comprendere il taxista. Faceva paura.
Eppure,era soltanto lei.Astrid
Craw. Cupa,scura, timida,strana. Appassionata,forte,indomabile.
Ecco tutto ciò che le era rimasto di casa. Se stessa.
Una bambolina rotta e insignificante,persa in un mondo troppo grande.
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Questa è la mia prima fan's fiction su Harry
Potter,perchè non amo particolarmente usare personaggi
creati da altri. Questa storia è nata per esperimento,leggendo
sul forum una discussione sulle Mary Sue nel mondo delle fiction su Hp.
Ho provato a creare un personaggio diverso dai soliti originali,una
ragazza difficile e confusa che non riesce ancora a capire il
mondo in cui si trova. Ho evitato il più possibile i tratti
della Mary Sue,se ne trovate evidenziateli,cercherò di
provvedere.
Nota Bene : La storia è ambientata dopo il quinto libro, non
dovrebbe presentare spoiler (almeno per il momento) e non tiene conto
dei fatti avvenuti nel sesto.
Momentaneamente non sono ancora del tutto certa degli sviluppi della
trama,perciò andando aventi ci potrebbero essere cambiamenti di
rating (non oltre l' arancione però) e personaggi.
Altra cosa: questa storia è dedicata a _darkLily_,fantastica
scrittrice e fan writer su Harry potter,nonchè mia carissima
amica.
Per favore recensite,possibilmente in modo costruttivo,senza farvi scrupoli di alcun genere.Nel senso che,se la storia non vi piace,ditemi senza problemi di darmi all'ippica, spiegandomi però gli errori e le cose che non vi sono piaciute.Grazie tantissime!
Grazie per aver letto!^^
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