Dice il detto: attento a ciò che desideri, potrebbe avverarsi. di RinoaHeart (/viewuser.php?uid=2201)
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Fanfiction
Era una
notte come un’altra, al Nekohanten. Mousse, dopo aver servito
tutta la sera,
cucinato, servito da bere agli ultimi clienti, pulito la sala, la
cucina,
lavato i piatti, rifornito il frigo, buttato l’immondizia,
spazzato fuori, e
lasciato gli avanzi per i randagi del quartiere (cosa fatta con la
benedizione
di addirittura due su due delle amazzoni tiranne), si era finalmente
riuscito a
trascinare nella sua camera, infilarsi una vecchia tunica che usava
come
pigiama, sfilare gli occhiali e stava per buttarsi nel letto, morto, o
quasi.
Si appoggiò prima al davanzale della finestra, guardando
fuori, pensando alla
sua amata.
Shampoo non l’aveva aiutato granché quel giorno,
dal pomeriggio pare si fosse
impegnata in una lotta senza quartiere con Ukyō e Kodachi da qualche
parte,
così aveva riferito Obaba. Mousse non si era preoccupato di
raggiungerla e la
vecchia comunque non lo avrebbe mollato, con tutto ciò che
c’era da fare.
Da qualche tempo era stufo. Stufo di quella vita, stufo di essere uno
scarto,
un servo, un factotum malpagato. Solo l’amore per Shampoo lo
mandava avanti, ma
ogni giorno realizzava sempre di più quanto poche speranze
avesse.
“Mousse?” si sentì chiamare da dietro la
porta. Era la mummia, a giudicare
dalla voce tremula, constatò con delusione.
“Sì? Sono vestito!” rispose, sapeva che
tanto bussava solo per quello, sennò
sarebbe entrata a suo piacimento, figuriamoci se gliene fregava della
sua
privacy. “Ho dimenticato qualcosa?” chiese
sbuffando, senza attendere che
dicesse nulla quando la vide saltellare in camera.
“No, stranamente stasera hai fatto tutto bene.
Perciò tieni.” gli lanciò un
pacchetto che cadde malamente a terra vicino a Mousse, in piedi al
centro della
stanza. “Senza occhiali eh?” Obaba
saltellò e si avvicinò porgendo stavolta il
pacchetto a Mousse che era arrossito dalla vergogna. “Ho
trovato un po’ di
incenso rilassante, a
me non serve.” disse senza troppa grazia.
“A-h. Grazie!” era sorpreso, era raro, molto raro
che Obaba dimostrasse un
pensiero gentile per lui.
“Beh, ragazzino, va a letto che domani sveglia alla solita
ora!” disse burbera
andandosene saltellando come era arrivata.
Mousse aprì il pacchetto e sfilò una stecca di
incenso, mettendola sul
davanzale. Subito un buon odore si sparse per la stanza.
“Ah…. Che bello.
Grazie vecchia, mi ci voleva proprio per rilassarmi dopo ‘sta
giornata d’inferno.”
pensò fra sé e sé, mentre si riavviava
i capelli dietro la schiena.
Il ragazzo si stese a letto, incrociando le braccia dietro la testa.
Sentì
Shampoo rientrare, giudicando dal passo che sapeva riconoscere alla
perfezione,
e si tranquillizzò un po’. Era stupido
preoccuparsi per una ragazza che
conosceva cento modi e più per uccidere qualcuno, ma
nonostante tutto, si
preoccupava.
Era la ragazza che amava, del resto. Mousse sospirò a fondo.
L’odore dell’incenso
era tenue, sapeva di fiori, di primavera, di giornate sotto il sole. Di
cose c
he Mousse non viveva da tempo.
“Da quant’è che non mi diverto? Da
quant’è che la mia vita fa un po’
più che…schifo?
Da quando sono qui.. sto solo lavorando, prendendo calci in faccia e
facendomi
fare a pezzi dalla mia adorata Shampoo e dalla vecchia, che a parte
qualche
raro momento in cui mi considera un essere umano, pensa che io sia sterco in terra. Sono un
codardo, perché non
ho il coraggio di dire basta.”
Si rigirò
nel letto, mettendosi di
fianco. Passò
il tempo.
Si rigirò ancora a guardare il soffitto, il sonno che non
arrivava nonostante
la stanchezza del corpo.
“Mi chiedo come sarebbe… come sarebbe essere Ranma
Saotome. Essere il più figo
del villaggio, il più forte. Chissà
com’è avere una fidanzata, non prendiamoci
in giro Akane è cotta di lui e lui di lei, c’ero
anche io a Jusenkyō… e poi..una
famiglia decente, non dover lavorare, potersi impegnare solo su quel
che si
vuole… le arti marziali…magari anche divertirsi.
Avere ancora le braccia quando
si viene bagnati con l’acqua…scommetto pure che..ha..yawn..dieci decimi...” con
questi pensieri, il ragazzo si addormentò,
inalando il dolce aroma dell’incenso.
DRIN DRIN DRIN DRIN!
“Mhh..mhh…”
DRIN DRIN DRIN DRIN!
“Ho capito, ho capito mi alzo!!!” Ranma si
buttò di lato con la mano pronta per
spegnere la sveglia, ma non la trovò
vicino al futon. Non si ricordava neanche che la sua sveglia facesse
così.
Spalancò gli occhi, quando il braccio non tastò
il pavimento ma il vuoto.
“MA DOVE CAVOLO SONO??” si svegliò di
soprassalto. Un comodino, una sveglia, le
ore 6.00. “LE..COSA?? IO MI SVEGLIO ALLE 7.30!”
Ancora mezzo rimbambito si
guardò intorno. Era in un letto stile occidentale.
Ci vedeva appannato, appannatissimo, che diavolo stava succedendo?
Riusciva a malapena a distinguere una stanza con un armadio, uno scrittoio, forse una cosa
che sembrava una
cassettiera.
“Ma come cavolo ci sono finito qui? Dove
sono??Perché cavolo ci vedo così male
stamattina??” disse ad alta voce dandosi qualche schiaffo,
magari i suoi occhi
erano ancora stanchi.
Si passò il braccio dietro la testa, per grattarsi la nuca e
sentì che aveva i
capelli sciolti, doveva essersi sciolto il codino nel sonno.
No, qualcosa non quadrava.
I suoi capelli erano lunghi, lunghissimi, constatò tenendo
una ciocca in mano
che lasciò ricadere sul petto. Si girò, preso dal
panico e schizzò fuori dal
letto. Sul comodino vide un paio di occhiali e il panico si
dilagò in lui ancora
di più.
“No.. no… no.. che diavolo? MA CHE
CAVOLO…?” senza
pensarci, si mise gli occhiali,
devastato.
Aveva sempre auto una vista perfetta!
Ma se doveva capire che stava accadendo ci doveva
vedere.
Il mondo sembrò prendere forma più nitidamente,
ridandogli l’immagine della
stanza di prima solo che più a colori e in alta definizione.
Ranma era in pieno panico, non sapeva che cosa ci faceva lì,
perché aveva i
capelli apparentemente più lunghi, perché non ci
vedeva bene.
Si diede uno schiaffo. “Ehi, Ranma Saotome, datti una calmata
e ricordati chi
sei.”
Si raddrizzò e si accorse di un’altra nota
stonata. “Da
quando sono così alto?” si chiese notando
che vedeva il mondo da una prospettiva più alta di parecchi
centimetri.
“MOUSSE SONO LE SEI E UN QUARTO PERCHE’ ANCORA
DORMI?” una voce squillante, una
voce conosciuta, irruppe da dietro
al
porta, sturandogli i timpani.
“Mousse?? Sono Ranma!” Un momento. Occhiali.
Capelli lunghi. Si guardò addosso,
indossava una tunica e un paio di pantaloni che non aveva mai, mai
visto. Ora che ci faceva caso anche la sua voce era strana, diversa, NON ERA SUA. “Mi
state prendendo per il culo vero?” sussurrò
all’aria sbigottito. Si avvicinò a
un piccolo specchio appoggiato su quella che si era rivelata essere la
cassettiera.
“Non dirmi.. non dirmi che..”
Si guardò. URLO’. Urlò a squarciagola,
sbigottito, impaurito anzi nel panico,
il cuore a mille, la sudorazione ormai andata, sbiancò.
“CHE COSA CI FACCIO NEL CORPO DI QUESTO
SFIGATOOOOOOOO?”
La proprietaria della voce conosciuta di prima spalancò la
porta.
“MOUSSE SI PUO’ SAPERE CHE DIAVOLO TI URLI A
QUEST’ORA DEL MATTINO? TI HANNO
SENTITO FINO A TOKYO IDIOTA!” urlò Shampoo, quasi
più di lui.
Ranma fece l’unica cosa che non si aspettava gli sarebbe mai
successa nella
vita. Svenne.
Note di BloodyladyRinoa:
Mentre aspetto l'ispirazione per le mie storie più
lunghe, che non ho dimenticato è solo che sono
più impengative, ho buttato già al volo questa
storia che mi è balenata in mente stamattina. Che ne dite?
Il prompt è vecchio come il mondo, lo so, ma mi piacerebbe
dare una mia interpetazione del tema "scambio di corpi".
Per la prima volta nella mia vita ho già tutto molto
delineato in mente dall'inizio alla fine, perciò non dovrei
metterci molto a finirla, una volta tornata in Italia, non è
neanche troppo lunga...CREDO. (risatona)
Certo, con i vostri commenti sarebbe tutto molto più bello
<3
Fatemi sapere please, so che il capitolo è corto e
sbrigativo, ma magari più in là lo
rifinisco!<3
Baci baci!
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