Quella
mattina, nonostante tutto, la Sala Grande era
splendida. Vitious, anche se la presenza dei Carrow si faceva sentire
più del
dovuto, non si era risparmiato: migliaia di ghirlande verdeggianti
galleggiavano sopra le teste degli studenti. Alcuni bambini del primo
anno le
fissavano meravigliati. Quattro alberi di Natale erano allestiti ai
lati della
Sala: uno per ogni casa. Decisi di non fare caso al fatto che
l’abero dei
Serpeverde fosse molto più grande degli altri. Non ci badai.
I miei occhi
arrivarono fino al tavolo degli insegnanti: la McGranitt sedeva
composta
accanto a Piton, attentissima a non sfiorarlo neanche con lo sguardo,
mentre si
serviva nervosamente il pollo. Hagrid, situato
all’estremità, colse il mio
sguardo e mi fece un sorriso burbero. Anche la Sprite si accorse di me,
e mi
salutò con la mano frettolosamente. Era seduta accanto alla
Cooman, che
guardava nervosa i Carrow, seduti alla sinistra di Piton. Sentii i suoi
occhi
perforare i miei, e decisi di non distogliere lo sguardo. Lo fece prima
lui:
Alecto Carrow gli aveva chiesto qualcosa.
“Ciao
, Neville” disse una voce alle mie spalle. Mi voltai.
“
Oh, em… ciao, Calì! ” risposi un
po’ intontito. Aveva in
mano un pacchetto.
“
Per chi è quello?” chiesi sapendo un po’
la risposta.
“
Oh… se proprio lo vuoi sapere è per
Seamus… Dici che
faccio bene a darglielo?” domandò.
“
Sì, perché non dovresti?” chiesi io a
mia volta. Lei
sorrise felice.
“
Hai ragione! Ora ci vado!” annunciò come per
autoconvincersi. La fissai mentre marciava verso Seamus con fare deciso
e
pomposo. Decisi di sedermi accanto a Lavanda, non essendoci altri posti
disponibili. Ultimamente era molto più silenziosa e
taciturna… non più quella
ragazza allegra e pimpante che mi ignorava delibearamente gli scorsi
anni. Mi
rivolse un sorrisetto nervoso mentre consumava fiaccamente i suoi toast
con la
marmellata.
“
Come stai?” le chiesi. Anche alle riunioni dell’ES
era
perennemente stanca e distrutta, quasi infestata.
“
Bene… bene…” mi rispose non guardandomi
negli occhi.
“
Come è andata ieri la punizione…?” ieri
aveva difeso
coraggiosamente, sebbene un po’ debolmente, una bambina di
Tassorosso del
secondo anno. I Carrow le stavano infliggendo la Maledizione Cruciatus
solo
perchè aveva dato una spinta a una bambina di Serpeverde.
“
Bene” concluse lei, guardandomi in faccia. Aveva un grosso
taglio sotto lo zigomo.
“
Lavanda…” sussurrai.
“
Non mi va di parlarne, Neville. Buona vacanze” rispose lei
alzandosi e camminando velocemente verso l’uscita. Restai
ammutolito. Dovevamo
restare forti. Sì, era l’unica soluzione.
Dovevamo. I miei occhi indugiarono
verso il tavolo di Corvonero. Ed eccola lì. Riconoscevo i
suoi capelli biondi e
mossi. Guardava il soffitto, forse anche lei impressionata dalle
ghirlande.
“
Dovresti darglielo ora, Neville” disse una voce alle mie
spalle. Ginny si stava sedendo proprio accanto a me.
“
Non so di cosa stai parlando!” replicai io arrossendo
leggermente.
“
Andiamo! Ti ho visto l’altro giorno ad Hogsmeade…
tutto
intento a guardare le vetrine…” rispose lei
trattenendo un sorrisetto.
“
Stavo facendo un regalo a mia nonna. Non ci vedo nulla di
male…”
“
Sai, è strano… non pensavo che tua nonna amasse
dipingere
con i colori Bello Ver Pastello…
mentre
Luna… ma che casualità… durante la
prima settimana di scuola ci aveva detto
quanto fosse dispiaciuta di aver finito tutti i colori per dipingere un
affresco sul soffitto della sua camera…” disse
mangiando distrattamente la sua
porzione di uova. Ok, colpito a affondato.
“
Bhè… è una mia amica…
“
Certo… Neville, ti prego…
“
Secondo te faccio bene a darglielo ora?” chiesi
velocemente.
“
Sì, è meglio. Insomma… è
anche una buona occasione per
insomma… per chiarire farle intuire i tuoi sen…
“
Sì, ok, ho capito. Quando parte l’Espresso?
“
Oggi alle tre. Quindi sbrigati. E in bocca al lupo” disse
facendomi l’occhiolino. Mi alzai sospirando e facendomi
coraggio. Strinsi a me
la borsa. Lì dentro c’era la chiave per
… insomma, per dimostargli quanto
tenessi a lei. Mi avvicinai con cautela al tavolo. Alcuni occhi erano
puntati
su di me, compresi quelli dei Carrow, che non vedevano l’ora
di sorprendermi a
fare qualcosa di “ ribelle”. Ma quel giorno non
potevo permettermi di essere
punit. Dovevo dare il mio regalo a Luna.
“
Ciao, Luna” mormorai. Lei si voltò, sgranando i
suoi
enormi occhi blu.
“
Oh, ciao Neville” rispose abbastanza contenta.
“
TivadivenireconmenellaStanzadelleNecessità?”
chiesi
velocemente.
“
Scusami? Non ho capito” rispose cortesemente.
L’avevo
detto. Era una frase che mi stavo studiando da giorni. Eppure
perché in quel
momento mi sapeva di perveritito? Insomma, vuoi venire nella Stanza
delle
Necessità… lì per lì mi era
sembrata una buona idea… nessuno ci avrebbe
disturbato…
“
Nella… nel luogo dove noi… ti devo dire una cosa,
Luna”
dissi tagliando corto.
“
Oh, certo Neville, il tuo tono di voce mi fa capire che è
qualcosa di tremendamente solenne, quindi cercherò di essere
all’altezza di
tutto ciò” rispose alzandosi e afferrando la borsa
quasi teatralmente. Questo
provò l’interesse di tante persone che ci
guardarono, senza trattenere qualche
risolino. Perfetto, sì sì.
Ci
avviammo silenziosamente verso la Stanza delle Necessità.
Quasi tremavo per l’ansia. Ci passai davanti tre volte ed
entrammo. Era lo
stesso scenario che almeno una volta a settimana ci si presentava
davanti. Lo
scenario dell’ES. Avevo imparato così tanto dentro
quella Stanza… e poi, era
stato quello ad unirci. Me e Luna. Lei si sedette su una poltrona di
quelle
morbide. Bene, c’eravamo.
“
Allora… io… Volevo dirti…
Oh… Em…
“
I Gorgosprizzi ti sono entrati nelle orecchie, Neville?”
domandò lei gentilmente.
“
Io… scusa?” dissi trattenendo un sorrisetto
nervoso. Luna
si alzò e venne verso di me.
“
Gorgosprizzi… sai, entrano nelle orecchie e ti incasinano
il cervello… te l’avevo detto l’anno
scorso! A volte entrano anche dal naso…”
disse lei scrutandomi la punta del naso come se si aspettasse di vede
una
qualsivoglia insolita creaturina apparire lì.
“
No, no… niente Gorgosprizzi, stavolta…
Luna… Io devo
darti… una cosa” conclusi mostrandole il pacchetto
azzurro. Il colore non era
casuale: quell’azzurro intenso era l’azzurro che mi
avvolgeva quando la
guardavo negli occhi, limpidi come due pezzi di cielo senza nuvole. Lei
fissò
intensamente il pacchetto, senza afferrarlo. Mi sentivo un
po’ cretino a stare
lì impalato, con il braccio teso e lei che mi scrutava la
mano come per capire
se poteva accettare il regalo o no.
“
Mi stai prendendo in giro?” chiese improvvisamente.
“
Io… no. Insomma… è un regalo. Tra
qualche giorno sarà Natale…
e non so se il regalo che ti ho preso è… insomma,
è azzeccato. So che in teoria
si dovrebbero aprire proprio il giorno di Natale, ma…
io…”
Io
non so se riuscirò ad essere vivo l’anno prossimo.
Non so
neanche se riuscirò ad arrivare a domani. Tutto questo odio,
questa oscurità
che ci avvolgeva perennemente… Questo clima di incertezza mi
stava rendendo pazzo.
Un ragazzino del primo anno il giorno prima era finito in Infermeria.
La
Maledizione Cruciatus. Il prossimo potevo essere io. E per quello che
combinavo…
non ci sarebbero andati neanche troppo leggeri. Se proprio dovevo
essere
torturato a morte, almeno prima volevo vedere la sua faccia quando
avrebbe
scartato il regalo… era questo il regalo di Natale che
facevo a me stesso.
Forse era un po’ troppo. O forse no. Abbassai gli occhi non
riuscendo a
continuare, invaso da quei tristi pensieri.
“
Tu… quindi questo sarebbe un regalo di Natale…
vero?”
domandò tutta contenta quasi non credendoci mentre afferrava
velocemente il
pacchetto. Finalmente l’aveva preso.
“
Io… già” conclusi arrossendo. I suoi
occhi si inumidirono.
“
Nessun amico mi aveva mai fatto un regalo di Natale vero…
cioè, me li avevano fatti, ma erano finti, dentro ci
mettevano i ratti morti
che riuscivano a trovare nel Castello…” mi
spiegò velocemente con un tono un po’
malinconico. Non seppi cosa dire se non:
“
Aprilo, dai!” la esortai. Avvicinò le sue piccole
mani al
pacchetto, lenta ma decisa. Scartò l’involucro,
rivelando il suo contenuto.
“
I colori Bello Ver Pastello!” esclamò
contentissima.
“
Ti… piacciono? Tu avevi detto che ti erano finiti,
quindi…”
cercai di mormorare.
“
Oh, sì! Sai, li avevo ricomprati proprio l’altro
giorno!”
disse.
“
Oh, em… quindi già ce li hai?” chiesi
un po’ deluso.
“
No… sai, non li trovo più… penso che
sia colpa dei
Nargilli… Tutti sanno che adorano le cose di colore
rosso… e indovina un po’ com’era
la confezione?” disse amareggiata.
“
Rossa?” risposi cercando di trattenere una risata amara.
Ovviamente
dubitavo che fosse opera dei Nargilli. Cruciai con il pensiero chiunque
glieli
avesse presi.
“
Sì! Ma questa è la confezione verde…
Neville, ma questa
costa di più!” constatò sognante.
“
Sì… em… quelle rosse erano
finite…” palese bugia.
“
Oh, bhè, meglio così, però: almeno i
Nargilli non la
prenderanno. Grazie davvero, Neville, papà sarà
felicissimo di sapere che c’è
un amico che mi fa i regali di Natale! Per sdebitarmi se vuoi posso
chiedere a
papà se possiamo portarti con noi la prossima volta che
andiamo alla ricerca
dei Ricciocorni Schiattosi!” esclamò
contentissima. Feci finta di essere
tentato, ma risposi.
“
No… em… grazie… ma vi sarei
d’intralcio, fidati… non sono
nato per fare l’esploratore” aggiunsi con un
sorrisetto.
“
Allora come posso sdebitarmi?” domandò lei.
Bene.
Calma, Neville. Improvvisamente un miliardo di
fantasie mi vennero in mente. Un bacio… un semplice
bacio… una carezza… un
segno che mi faccia capire che non sono l’unico a provare
forti emozioni quando
stiamo insieme…
“
Niente, ti pare. Insomma… tranquilla” tagliai
corto. Lei
cercò qualcosa dentro la borsa. Estrasse una pergamena e una
piuma. Si sedette
a terra e cominciò a disegnare qualcosa.
“
Luna… cosa…
“
Aspetta, Neville” dichiarò sognante. “
Voltati!” mi
esortò. Un po’ divertito mi voltai. Ok, forse non
era proprio la reazione che
mi aspettavo, ma almeno era divertente e insolita. Un po’
come Luna. Restai per
pochissimo tempo girato.
“
Puoi girarti ora” disse. Mi porse la pergamena. Aprendola
vidi una faccina tonda sorridente. Un po’ incredulo, chiesi:
“
Che cos’è?”
“
Un pensiero felice. Sai, con tutti i problemi che ci sono
in questo periodo, forse questo potrebbe essere il regalo perfetto di
Natale
per te” affermò semplicemente. Era questo che mi
aspettavo da lei: una frase
onesta e disarmante come al solito.
“
Io… grazie, Luna…
“
Qual è il tuo pensiero felice?” mi chiese
improvvisamente.
“
Tu sei il mio pensiero felice” dissi quasi come sotto
effetto del Veritaserum. Mi portai una mano alla bocca, facendo cadere
il
disegno per terra. Il tempo parve fermarsi. Sperai che non avesse
capito. Non
poteva aver capito. Non DOVEVA aver capito.
“
Oh…” disse lei avvicinandosi. “
Davvero?” chiese
improvvisamente seria come non l’avevo mai vista.
“
Io…” fortunatamente qualcosa mi salvò.
Vidi che sulle
nostre teste si stava formando un vischio magico.
“
Oh… vischio… spostiamoci, sarà pieno
di Nargilli, no?”
dissi facendo un passo indietro. Lei mi afferrò
delicatamente un braccio,
riportandomi sotto il vischio.
“
Possiamo correre il rischio, per una volta”
affermò. Prima
che riuscissi davvero a capire quello che aveva detto, mi
baciò. MI baciò con
una delicatezza unica al mondo che mille parole, concetti e immagini
non
riuscirebbero ad esprimere. Io, sopreso ma ipnotizzato, non feci altro
che
starmene lì come un pesce lesso, in estasi. Quando si
staccò, mi guardò fisso
negli occhi, con un sorriso meravigliosamente sereno.
“
Ci vediamo dopo le vacanze, Neville” disse avviandosi
fluttuando verso l’uscita, e lasciandomi impalato, solo con
la gioia nel cuore.
Mi portai una mano alle labbra. Era successo davvero.
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