Tra le parole Orgoglio e Pregiudizio

di MM_White
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( a partire dal capitolo LVI )
«Una mattina, circa una settimana dopo il fidanzamento di Jane con Bingley, mentre quest'ultimo era in sala da pranzo con le donne della famiglia, la loro attenzione fu improvvisamente richiamata alla finestra dal rumore di una carrozza e videro un tiro a quattro che attraversava il prato davanti casa...»


Mentre passeggiavano in giardino e Lady Catherine de Bourgh non aveva rivolto la parola ad Elizabeth neanche una volta, la ragazza venne assorbita d'un tratto dalla spirale dei ricordi. La presenza della nobildonna, aveva rievocato in lei, il tumulto dei sentimenti che l'aveva avvolta durante tutta la permanenza a Rosings. Ricordava le parole di Charlotte mentre le raccontava della sua vita coniugale, di quanto apparisse calmo quel viso, ma vacillante la sua voce. Ricordava le cene sfarzose a Rosings, le serate trascorse intorno ad un tavolo da gioco, l'incontro con il colonnello Fitzwilliam e poi, quasi il suo cervello avesse voluto conservare volutamente quel ricordo per ultimo, le venne in mente la dichiarazione di matrimonio di Darcy. I suoi occhi scuri e intensi, le sue parole d'amore. «Non posso reprimere i miei sentimenti. Deve permettermi di dirle con quanta passione l'ammiro e la amo». Elizabeth arrossì a quel ricordo. I suoi pensieri la trasportarono da un giorno all'altro, da un luogo ad altri luoghi e così finì catapultata a Pemberley. L'immagine del loro incontro, inaspettato per entrambi, le fece battere il cuore. Con amarezza si rese conto di essersi lentamente innamorata di Darcy e la tristezza derivava dalla consapevolezza che non avrebbe mai potuto accettare la sua proposta di matrimonio, anche se Darcy, per orgoglio, non gliela avrebbe mai più riproposta. Lei non poteva far altro che accettare silenziosamente quella condizione. Per il suo bene, così come le stava ripetendo con tanta foga Lady Catherine, non avrebbe mai dovuto neanche lontanamente aspirare a diventare la moglie di Darcy. «Perchè l'onore, il decoro e la ragione non lo permettono». In fondo, aveva sostenuto lui stesso che era consapevole dell'inferiorità di Elizabeth, dell'umiliazione che ciò rappresentava, degli ostacoli familiari che la ragione aveva sempre opposto al sentimento. Durante il colloquio con Lady Catherine de Bourgh, la ragazza aveva deciso che non sarebbe mai riuscita a perdonare se stessa, se l'uomo che amava con tanto ardore, si fosse sentito umiliato ed imbarazzato per causa sua. Loro non potevano stare insieme, potevano certamente amarsi in quanto esseri umani ma non potevano sposarsi per via dei ceti sociali così differenti ai quali appartenevano.
«Allora signorina Bennet,» disse Lady Catherine de Bourgh «mi promette di non fidanzarsi mai con mio nipote Darcy?» Elizabeth aveva già fatto la sua decisione: «Sì,» rispose senza un attimo di esitazione «glielo prometto».
Lady Catherine sembrò soddisfatta. «Bene,» disse con un enorme sorriso «sono contenta. Non credevo fosse una signorina così responsabile e giudiziosa. Le auguro che la vita le riservi molte felicità in futuro. Certo, non potrà mai essere felice come la mia bellissima figlia e mio nipote Darcy,» disse con tono più austero e orgoglioso «ma con la sua discreta bellezza sono sicura che riceverà ogni giorno proposte di matrimonio da parte di numerosi negozianti di Longbourn». Accennò un sorriso, fiera di aver avuto la meglio in quella discussione. Elizabeth abbassò lo sguardo. «Non è così, signorina Bennet?» chiese, ma senza attendere un risposta aggiunse «Dov'è sua madre? Voglio salutarla prima di andarmene. Tutti apprezzano le mie buone maniere. Sarei andata a salutarla anche se lei, signorina Elizabeth, mi avesse trattata in maniera scortese». Elizabeth seguì la donna che si dirigeva in casa. Lo sguardo rivolto verso il basso. Aveva appena rinunciato al suo amore per Darcy. Adesso doveva solo cercare di convincere lui, che in qualsiasi modo egli le proponesse di sposarlo, non avrebbe mai potuto indurla ad accettare.





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