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Ciao a tutti
e ben ritrovati, sono Ranpyon!!!
Ho deciso di
caricarmi di lavoro e di ammazzarmi durante quest’estate, ma voglio
assolutamente pubblicare questa fanfiction… Non so se l’aggiornerò
frequentemente - molto probabilmente no – però… insomma… è una ff che molti di
voi mi hanno richiesto. E chi sono io per deludere le aspettative dei lettori??
…Credo che
ormai abbiate capito…
Si tratta
nientemeno che del seguito di UN ANNO DOPO!!
Come ho già
detto molti di voi mi hanno chiesto il seguito di quella lunghissima fanfiction
conclusasi qualche tempo fa…
Ed ora ho
mantenuto la promessa, mi sono messa all’opera!!!
Dunque… in
questa nuova avventura troveremo le MewMew più grandi di quattro anni rispetto
all’ultimo capitolo di UN ANNO DOPO. Le nostre cinque (?) ragazze si troveranno
ad affrontare una missione forse troppo grande per loro… o forse no…
Per le fan di
Kisch (me inclusa XD): avverto che il bellissimo alieno sarà una presenza
costante nella ficcy. Non all’inizio magari, ma dato che la storia gira intorno
alla razza aliena e allo spazio, sarà un personaggio importante… Single,
purtroppo, perché Strawberry, come ben sapete, è sposata con Ryan… Ma chi lo sa,
magari nel corso della storia potrei affiancargli una compagna… (Non Ringo, eh,
Kuroneko? ^^’’)
Comunque, per
tenere fede a UN ANNO DOPO, ho deciso di usare i nomi del cartone animato,
proprio come avevo fatto per la prima fanfiction.
Cercherò di
non prolungare troppo questa storia, perché per voi leggere altri 62 capitoli
sarebbe veramente troppo… eheh… ^^’’
Comunque vi
ringrazio per l’attenzione!
Ora vi lascio
al primo capitolo di AVVENTURA NELLO SPAZIO!!
Ci vediamo in
fondo al capitolo!!
Ciau!!
Ranpyon!
PS: Per chi
non avesse letto UN ANNO DOPO e non ne abbia voglia (beh, vi capirei, sono
tantissimi capitoli), o anche per chi non se la ricordasse: leggete l’ultimo
chappy, il 62, che è una specie di riassunto dell’intera storia!!
Buona
lettura…!!
**AVVENTURA NELLO SPAZIO**
Capitolo 1
Richiesta di aiuto
“Caro diario…
Forse sono un po’
cresciuta per scrivere sulle tue pagine, ormai…
Ma sai, non riesco
ancora a farne a meno.
Ormai sono grande,
ho da poco compiuto ventiquattro anni… E la mia vita scorre tranquilla come mai
mi era successo prima. Non ricordo molto del periodo in cui ero una MewMew,
anche se molto spesso mi ritrovo a pensare con nostalgia a quei tempi… Ancora
oggi non posso dire di essere del tutto convinta di voler essere una ragazza
normale… Eppure prima questo era il mio unico desiderio. L’unico pensiero che
occupava costantemente la mia mente era di tornare normale, di poter vivere come
una semplice ragazza. Ma forse la vita tranquilla e agiata che ho sempre
desiderato non fa per me… Io, abituata a combattere per salvare la terra,
compito affidatomi per ben cinque anni… Io, che ho rischiato mille volte la vita
per salvare le persone a me care, ora rimpiango quei tempi.
Può sembrare
strano. Parecchio strano.
Ma purtroppo sono
fatta così. Durante questi anni ho vissuto qui in America con Ryan e Miki nella
più completa felicità. Ho deciso di non lavorare e di passare più tempo
possibile con mia figlia, che ormai ha quattro anni e mezzo… E Ryan non ha
obiettato, sapendo che per me era importante…”
Il trillo di un
campanello distolse l’attenzione di Strawberry dal suo diario personale.
Sospirò, chiudendolo lentamente e riponendolo accuratamente nel primo cassetto
della scrivania. Si alzò dalla sedia stiracchiandosi, mentre il trillo si faceva
sempre più insistente. Si voltò per uscire dalla stanza, ma una figura, appena
arrivata, le si parò davanti.
La piccola Miki,
con le manine poggiate sulle orecchie, attirò l’attenzione di sua madre urlando
forse un po’ troppo forte.
“Quel coso non
smette di suonare, mamma!!” si lamentò la piccola battendo un piede a terra.
Strawberry sorrise
dolcemente e si chinò verso sua figlia, poggiandole con delicatezza una mano
sulla testa.
“Quel coso si
chiama forno, Miki… E trilla perché ci sta avvertendo che sono pronti i
biscotti” spiegò pazientemente prendendo in braccio la piccola.
Dal canto suo, la
ragazzina spalancò la bocca, entusiasta di aver fatto una nuova scoperta.
Miki Shirogane,
quattro anni e mezzo. Una bambina molto dolce e tranquilla. Capelli rossicci a
caschetto che le arrivavano poco più giù delle orecchie. Profondi occhi blu.
Molto simili a quelli di suo padre, nonostante la tonalità più scura. La piccola
Miki era l’oggetto constante dell’attenzione dei suoi genitori che non le
avevano mai fatto mancare niente.
“Allora andiamo a
prendere i biscotti!!” esultò portando le braccia intorno al collo della madre,
stringendola affettuosamente. Strawberry non potè fare a meno di sorridere:
quella bambina era la sua fonte di gioia… Senza di lei quella casa non sarebbe
stata la stessa…
Si diressero in
cucina, dove il forno trillava come se fosse impazzito.
Strawberry,
allarmata, si chinò facendo scendere la bambina e corse verso l’apparecchio,
girando la manovella. Il forno, così come il trillo, si spense all’istante.
Timorosa, la rossa afferrò una presina dal tavolo e aprì lo sportello, venendo
sommersa da un cumulo di fumo.
“Oddio… Si sono
bruciati!!” si lamentò piagnucolando la ex Mew Rosa, mentre sua figlia poggiava
le mani sui fianchi e sbuffava infastidita.
“Ecco, mamma, è
tutta colpa tua. Ti avevo detto di sbrigarti!” esclamò corrugando le
sopracciglia. Strawberry poggiò nel lavandino la teglia piena di (quelli che
avrebbero dovuto essere) biscotti e si tolse la presina, poggiandola accanto al
lavello.
“Non fa niente, ne
faremo un’altra teglia” sorrise voltandosi verso la figlia. Lei non sembrò molto
convinta, infatti sospirò di nuovo.
“Sei sempre la
solita, mamma…” esclamò sorridendo.
“Su questo sono
d’accordo anche io” una voce proveniente dall’esterno della cucina attirò
l’attenzione di Strawberry e sua figlia. Un Ryan, ormai ventisettenne, fece il
suo ingresso nella stanza. I capelli scompigliati, una camicia bianca con i
bottoni del colletto sbottonati e un paio di pantaloni eleganti alquanto
stropicciati… Strawberry non potè fare a meno, nemmeno in quel momento, di
pensare quanto fosse sexy quel ragazzo.
“Papà!” esclamò la
piccola correndo incontro al suo genitore. Ryan si chinò e la prese in braccio,
regalandole un dolce bacio sulla fronte.
“Ciao, piccola”
proferì mentre lei lo abbracciava.
Il suo sguardo,
poi, si spostò verso Strawberry che era rimasta in silenzio ad assistere alla
scena.
“Bentornato” lo
accolse lei avvicinandosi. Si scambiarono un tenero e fuggevole bacio a fior di
labbra, mentre la bambina strepitava.
“Papà!! La mamma ha
fatto bruciare i biscotti!” si lamentò con i lucciconi agli occhi, mentre
Strawberry sorrideva.
“Sai Miki, anche
quando era più piccola la mamma non faceva altro che combinare danni” raccontò
il biondo rivolto alla figlia. Strawberry spalancò la bocca, rossa in volto.
“Non è vero!!”
esclamò agitando le mani.
“Quando cucinava
lei al Caffè rischiavamo tutti di rimanere avvelenati…” concluse il biondo con
sguardo compiaciuto, ritornando con la mente a quei tempi.
Erano ormai passati
nove anni… Nove anni da quando il progetto Mew era stato aperto… Ed erano
passati nove anni da quando la Strawberry quindicenne preparava i dolci per
Aoyama, facendo poi assaggiare le sue creazioni a Paddy che, ogni volta,
rischiava di rimanere avvelenata.
Sorrise amaramente,
pensando a quanto in fretta erano volati quegli anni… Forse troppo in fretta.
“Papà…?”
La bambina attirò
l’attenzione di suo padre che, distratto dai suoi pensieri, non aveva sentito la
sua vocetta insistente che lo chiamava.
“Dimmi…” rispose
uscendo dal ricordo del proprio passato.
“Oggi devi
lavorare…?”
“No, per oggi ho
finito. Ho staccato prima” rispose sorridendo leggermente.
Miki esultò levando
le braccia in aria, mentre Ryan la faceva scendere a terra.
“Allora vado in
camera a prendere un gioco!! Giochiamo tutti insieme!” esclamò ridendo
felicemente. Strawberry annuì e la bambina corse fuori dalla cucina, diretta
verso la propria camera.
“Com’è andata a
lavoro?” domandò la rossa avvicinandosi al marito.
“Tutto bene. Sempre
le solite cose” rispose lui abbracciandola e baciandola.
Da quando era nata
Miki, purtroppo Ryan e Strawberry non avevano passato molto tempo da soli…
quella ragazzina era un vulcano in piena eruzione e il biondo era sicuro che
quella parte del carattere l’avesse ripresa da Strawberry…
“Davvero oggi non
devi lavorare?” domandò lei stringendosi di più a lui.
“Sì, oggi sono
completamente libero…” sussurrò maliziosamente all’orecchio della ragazza.
Strawberry divenne rossa in volto ma non si scostò: ormai era abituata alle
battutine ironiche e maliziose del marito. Ci aveva fatto l’abitudine e,
ovviamente, ormai non sarebbe più riuscita a farne a meno.
Si baciarono con
dolcezza, unendo le loro labbra per qualche secondo.
Ma, come da
copione, lo squillo del telefono li interruppe. Abbastanza scocciata, Strawberry
si staccò dal marito e andò in corridoio. Prese il cordless e rispose, mentre
tornava in cucina.
“Pronto…?” il tono
di voce era diventato estremamente cordiale. Ryan sorrise.
Dall’altra parte
del telefono si sentì solo un respiro sommesso. Strawberry, corrugando le
sopracciglia, sospirò.
“Pronto…?!” chiese
di nuovo con il tono che esprimeva sempre più disappunto.
“…Strawberry…?”
sentì una voce di donna dall’altra parte del telefono.
“…Sì, sono io… Chi
è?”
“Sono Lory…!
Aspetta, scusa un secondo…” la ragazza, all’altro capito del telefono, urlò un
“Satoshi, fermo!! Torna qui!” e tornò ad occuparsi della sua amica.
“Scusa, Strawberry,
ma Satoshi sta tirando fuori tutte le posate dal cassetto…” si lamentò Lory
cercando di mantenere la calma.
Strawberry non potè
fare a meno di sorridere, divertita.
“Piuttosto,
Strawberry… Come stai?”
“Bene, grazie… E’
tutto a posto…! E tu, con Kyle?”
“Tutto bene… Anche
se… c’è Ryan?” chiese Lory deviando il discorso.
Strawberry aggrottò
le sopracciglia, voltandosi verso Ryan.
“Sì, è qui. Vuoi
parlare con lui?”
“Oh no no! Non io!
Kyle vuole dirgli una cosa…!” esclamò Lory agitata.
“D’accordo allora,
glielo passo! Salutami tanto Kyle”
Lory rispose con un
assenso e passò il telefono al marito, mentre Strawberry faceva lo stesso.
“Chi è?” domandò
Ryan vedendo la ragazza andargli incontro con il telefono.
“E’ Kyle. Vuole
parlare con te” rispose Strawberry porgendogli l’apparecchio. Ryan sorrise,
felice all’idea di poter parlare di nuovo con il suo amico. A causa del lavoro
entrambi erano molto impegnati, e quindi sentirsi e vedersi era stato pressoché
impossibile.
“Pronto, Kyle?”
La voce cordiale
del suo migliore amico gli rispose dall’altro capo del telefono.
“Ciao Ryan! Quanto
tempo!”
Il biondo sospirò
portandosi una mano tra i capelli.
“Eh già… come
stai?”
“Benissimo… però…”
il ragazzo lasciò la frase in sospeso. Ryan sapeva bene che quel tono di voce
non era affatto rassicurante. Si avvicinò al tavolo e afferrò una sedia,
sedendosi sopra di essa.
“Dimmi, che è
successo…?”
“Beh…” Kyle esitò
un po’, ma poi si decise a parlare.
“Ricordi che dopo
la chiusura del progetto Mew abbiamo portato via tutte le apparecchiature dal
locale?”
“Sì, certo. Le
abbiamo trasferite in un laboratorio apposito…” rammentò Ryan cercando di capire
dove voleva andare a parare l’amico.
“Ecco… Ieri sono
andato a controllare che fosse tutto a posto. Però ho scoperto che una delle
apparecchiature era in funzione”
Ryan sgranò gli
occhi.
“Cosa?!” il biondo
saltò in piedi, allarmato.
“Esatto” annuì
mestamente Kyle.
“Era il computer
con il quale captavamo la presenza degli alieni e i messaggi che ci venivano
inviati…” spiegò il bruno sfogliando una cartella che aveva in mano.
“E…?”
“Gli alieni ci
hanno inviato un messaggio”
Ryan sospirò,
portandosi una mano sul viso.
“Cosa… cosa c’è
scritto?”
“Gli alieni ci
hanno chiesto aiuto. Hanno detto che verranno qui sulla terra fra tre giorni per
parlarci” proferì Kyle lentamente.
“Per chiederci
aiuto?” ripeté perplesso Ryan mentre Strawberry lo fissava preoccupata. Perché
era così agitato?
“Quindi… fra tre
giorni” disse sospirando.
“Tre giorni” asserì
Kyle.
“Dai, Ryan, vedrai
che non sarà niente di preoccupante…!” esclamò il ragazzo cercando di
tranquillizzare l’amico. Ma Ryan non era affatto tranquillo. Non dopo tutto
quello che avevano passato a causa degli alieni.
“Kyle, vediamoci
qui a casa mia. Tutti quanti” ordinò perentorio.
“Allora avverto le
altre ragazze. Ci vediamo lì da voi domani, d’accordo?”
Ryan rispose
affermativamente e chiuse la conversazione, poggiando la cornetta del telefono
non proprio gentilmente sul tavolo.
“Papà, che hai?” la
piccola Miki comparve alle spalle di suo padre con una piccola scatola in mano.
Il biondo si voltò
di scatto.
“Niente, tesoro… Ma
ora la mamma e il papà devono parlare. Perché non torni di sopra?”
La bambina gonfiò
le guance come un criceto, arrabbiata.
“Avevi detto che
avremmo giocato…!” esclamò piagnucolando.
Ryan sospirò
pazientemente. Si avvicinò a sua figlia.
“Miki, ora io e la
mamma dobbiamo parlare… Ti prometto che dopo giocherò con te, ma non ora”
Miki annuì
lentamente.
“Brava bambina”
Ryan le scompigliò affettuosamente i capelli rossicci e le sorrise dolcemente.
Strawberry non potè
fare a meno di sorridere a sua volta. Ryan era proprio dolce con quella bambina.
Se solo gliel’avessero raccontato qualche anno prima non ci avrebbe creduto.
La piccola Miki
uscì dalla cucina e si diresse in camera sua come le aveva ordinato Ryan. Dal
canto suo, il biondo scosse la testa, voltandosi verso Strawberry.
“Cos’è successo?”
“…Kisch, Pie e
Tart” rispose lui tornando a sedersi.
Strawberry sgranò
gli occhi.
“Cosa?” chiese
incredula sedendosi di fronte al marito.
“Kyle mi ha detto
di aver ricevuto una richiesta di aiuto da parte loro…”
La rossa,
spaventata, si portò una mano alla bocca.
Non era dispiaciuta
per il fatto che Kisch, Pie e Tart si fossero rifatti vivi… Piuttosto, la
preoccupava il fatto che, ogni qual volta gli alieni comparivano nella sua vita,
succedeva qualcosa di poco piacevole. La prima volta, durante la prima
battaglia, aveva perso Aoyama… La seconda volta, invece, aveva perso uno dei
suoi bambini. Senza contare che, anche dopo la nascita di Miki, i problemi erano
rimasti. La bambina, nata prematuramente, aveva passato un mese in
un’incubatrice… E questo aveva contribuito all’avvicinamento di Ryan e
Strawberry che, spaventati, avevano assistito la piccola giorno e notte.
La ragazza deglutì.
Non voleva dover
affrontare di nuovo problemi di quel genere.
“…Richiesta di
aiuto…?” ripeté prendendosi la testa tra le mani.
Ryan la fissò
tristemente. Le afferrò la mano e la strinse nella sua, cercando di
rassicurarla.
La rossa,
respirando affannosamente, diede voce ai suoi pensieri.
“…Ryan, e se
Profondo Blu… fosse ancora vivo…?”
Ryan deglutì: anche
lui aveva pensato a quella possibilità, ma aveva deciso di scartarla per
semplice ottimismo.
“…Non lo so,
Strawberry… ma se gli alieni hanno chiesto il nostro aiuto di sicuro non si
tratterà di qualcosa di buono”
La ragazza annuì
leggermente, aggrottando le sopracciglia.
“Anche perché noi
non potremmo fare niente… Non siamo più delle MewMew” proferì chinando il capo.
Ryan non rispose; si limitò a fissare sua moglie con sguardo preoccupato.
Certo, il progetto
Mew poteva anche essere riaperto…
Ma le ragazze sarebbero state in grado di sopportare un’altra battaglia come
quella che le aveva coinvolte quattro anni prima…?
Sospirò, sperando
che, in un modo o nell’altro, le previsioni sue e di Strawberry fossero
sbagliate…
Ma lo sapeva.
Sapeva che non era
così.
Socchiuse gli
occhi.
Tutto stava per
ricominciare.
Di nuovo.
…To
be continued…
Ed
eccolo qui il primo capitolo del seguito di “UN ANNO DOPO”! Spero di essere
stata all’altezza delle vostre aspettative…! Bene, i nostri amici hanno delle
vite normali, spensierate… ma il ritorno dei cari alieni potrebbe cambiare
questa situazione…! Anzi, togliamo il potrebbe: di sicuro qualcosa cambierà.
E
Profondo Blu? E’ veramente tornato?
Lo
scoprirete nel prossimo capitolo (che spero di pubblicare al più presto)!!!
Un
bacione, e grazie a chi commenta e a chi legge senza commentare… e spero di
riavere tutti i lettori di “UN ANNO DOPO” perché questa fanfiction è dedicata a
tutti loro!!
Un
kiss
Ranpyon
^^
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