Nella stanza echeggia il riverbero di una puerile risata ed ondeggiano nel
vuoto i brandelli di un’esistenza stroncata, strappata impietosamente come
una stoffa vecchia.
Vivaci
e
piacevoli voci di bambini che s’accalcano nella testa, fantasie che brillano
con la stessa intensità di una stella, vite ancora da costruire granello per
granello, come un castello di sabbia sulla riva del mare, e c’è così tanta speranza,
e meraviglia, e desiderio
di creare tanti ricordi per
il futuro, e di divertirsi,
e di poter sognare ancora.
Cinque figure tacciono immobili, i pugni stretti lungo i fianchi e una
patina di lacrime che copre lo sguardo vitreo, fisso sul globo luminoso dove
la fiducia è ancora incrollabilmente riposta. C’è un terrificante senso
d’impotenza che alberga nella coscienza, un dolore e una rabbia lancinanti
che si propagano dalla mente fino al cuore, aprendo nell’anima spaccature
insanabili col suono crepitante di ossa rotte.
D’improvviso, fragili castelli che sono le vite dei bambini vengono travolti
in un istante da un’onda il cui suono assordante è quello di uno sparo di
pistola. Secco, brutale, incontrastabile.
Uno
sparo. Due. Tre. E ancora.
Un
crack grottesco tuona nel nulla, frantumando quella bolla di puerili voci.
Le
cinque figure portano istintivamente una mano al petto, e c’è chi strizza
gli occhi, chi nasconde il volto sporco di pianto col palmo della mano, chi
china semplicemente il capo, ma è comune a tutti il respiro raschiante che
trema nella gola, il dolore che vince ogni forza come burro, sensi di colpa
immotivati che divorano, e feriscono, e dilaniano, pensieri che raschiano e
urlano, scalpitando e lasciando propagare nel petto un opprimente senso
d’angoscia.
Tutto finisce improvvisamente sotterrato dalla realtà che si riversa loro
violentemente addosso, in tutta la sua crudeltà e la sua inviolabilità. Vi è
solo la consapevolezza di una tragedia compiuta a sangue freddo, sangue
innocente versato per follia, giustizia che non troverà mai una reale
completezza. Le bocche sono immobili, ma le voci rimbombano tonanti nel
vuoto, inascoltate da chi, sopra le loro teste, ha deciso tutto questo.
Sono
i Cinque Guardiani, e la loro unica volontà è quella di proteggere tutti i
bambini del mondo.
Preservarne purezza, la speranza, i sogni, i desideri, garantire loro un
futuro rigoglioso dove possano vivere senza rimpianti coi ricordi
spensierati del passato. Renderli felici e vederli crescere, guardandoli con
gli occhi orgogliosi di un genitore.
A
North trema la mano, mentre l’allunga istintivamente verso il globo luminoso
posto al centro della stanza, nel tentativo di avvicinare e sfiorare
qualcosa che, in realtà, ha smesso di esistere.
Venti piccole luci, ora, non ci sono più.