Versi liberi e liberi versi

di AhiUnPoDiLui
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Go fato infine anca mì un bel soneto*
senza nizzoli bianchi né cussini,
ché de far versi, più o meno fini,
no so mai stufo, come del museto

quando ch’el naviga nel so sugheto
coe patate rostìe e i brocolini,
e la mar gà da tendare i putini
chei buta nela tecia el birbo oceto,

e << Zò le man, salvadeghi! >> comanda
ea femena, ma se pensa che i bocia
la scolta par davero, e i no la manda

a quel paese, e che la man no i pocia
pena se gira, la xè proprio on sandalo:
grida, grida, Scarpona!, e loro i tocia.




Traduzione per i non veneti:

Infine ho fatto anch’io un bel sonetto, senza lenzuola bianche, né cuscini *(in dialetto “soneto” significa “sonnellino”, “pisolino”, “pennichella”), perché di far versi, più o meno raffinati, non sono mai stufo, come del cotechino, quando nuota nel suo sugo, colle patate arrostite e i broccoli, e alla madre tocca di tener d’occhio i bambini, che buttano nella pentola l'occhietto furfante, e << Giù le mani, animali! >> comanda la donna, ma se pensa che i bambini l’ascoltino sul serio, e che non la mandino a quel paese, e che non caccino la mano nella pentola non appena gli dia le spalle, è proprio (dura come) un sandalo: grida, grida, Scarpona, gli altri intanto continuano a immergere la mano nella pentola.








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