Gli Ultimi Hunger Games

di Janasel
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Il sole sta sorgendo su Capitol City. Una nuova alba per i cittadini privilegiati di Panem. Ma questo non è un giorno come gli altri.
Non importa che la Coin sia morta, non importa le scelte fatte in passato: gli Hunger Games si terranno un’ultima volta, con i bambini di Capitol City come tributi. La figlia della presidentessa Paylor è morta da tributo del distretto e questo lei non può dimenticarlo.

La capitale di Panem ora è una città morta, non esistono più le feste chiassose per le strade; le parrucche sgargianti sono solo il simbolo di chi non vuole dimenticare di essere stato sconfitto.

Katniss è sul terrazzo del palazzo dei tributi, a guardare l’alba sorgere. Avrebbe voluto solo starsene a casa sua, immersa nel suo dolore. Aveva già scordato quando aveva votato a favore per quegli ultimi Giochi. Ma il suo “Per Prim” era rimasto nell’aria e l’aveva obbligata a tornare in quella prigione dorata, da cui avrebbe voluto fuggire per sempre. Avrebbe dovuto osservare altre giovani vite andare in contro alla morte per ricordare a persone già private dei propri privilegi che lontano da loro altri lottavano contro la fame, la povertà e gli Hunger Games.

Avrebbe estratto lei i nomi da quelle bolle. Dodici nomi per i ragazzi e dodici nomi per le ragazze. Bambini e bambine che, diversamente da quelli dei distretti, non avevano l’istinto di sopravvivenza nel sangue, non sapevano resistere ai morsi della fame e non conoscevano nulla che avrebbe potuto esser loro d’aiuto. Avrebbe visto i loro corpi ben nutriti scavarsi giorno dopo giorno, li avrebbe visti morire per la sete e per il freddo. Non avevano diritto nemmeno agli sponsor, solo doni dai distretti che, ovviamente, non avevano molta voglia di aiutare i ragazzi ricchi.

Ricordava i visi del suo staff di preparatori, quando erano stati imprigionati al Tredici. No, loro non meritavano questo, bambini cresciuti come animaletti da compagnia, che conoscevano solo quella parte del mondo che Capitol permetteva loro di guardare. Non erano forse anche loro come gli abitanti dei distretti? Ricchi e con lo stomaco che non ringhiava per la fame, certo, ma pur sempre rinchiusi nell’ignoranza di non sapere quello che c’è oltre le loro porte.

“Katniss, dobbiamo andare.” La dolce voce di Peeta la raggiunge, riscuotendola dai suoi pensieri. Si era fatto giorno ormai e Venia, Flavius e Octavia la stavano aspettando per prepararla a quella giornata. Katniss era stata categorica per questo: voleva un vestito come quello che indossava il giorno della sua mietitura e un trucco semplice e leggero.
Lei non era Effie, non era un burattino di Capitol che si rallegrava della morte dei figli di Panem. Se la volevano tale, avrebbe ricordato loro che era ancora una ragazza del distretto, ancora sé stessa.




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