Girl of
Loki's dream.
Loki teneva il capo poggiato sulle gambe della ragazza. La ragazza dai
lunghi capelli castani che lo stava
guardando comprensiva. Quella ragazza sembrava potergli leggere dentro,
con un solo sguardo. Quando gli
occhi castani di lei incontravano quelli color ghiaccio del dio vi era
una sorta di tacito legame che dava a Loki
l’impressione di potersi finalmente liberare della maschera
che ogni giorno indossava di fronte all’intera
Asgard. Quella maschera che lo faceva apparire duro, egoista,
capriccioso ed insensibile, in realtà
nascondeva un animo profondamente turbato. Una serie di sofferenze
accumulate negli anni. Ed ora, con
quella ragazza che gli accarezzava dolcemente i capelli, Loki sentiva
di potersi finalmente confidare, di poter
finalmente dire perché si comportava in maniera vile con il
fratello, con gli amici e addirittura con suo padre,
Odino.
«Sono invidioso» disse con voce tremante
«invidioso di ciò che Thor ha. Perché
lui possiede tutto. Possiede
fama, popolarità, degli amici che lo amano, lo rispettano,
lo venerano. È il preferito di nostro padre. Negli
anni l’ho sempre visto eccellere, nonostante il suo carattere
bellicoso. L’ho sempre visto fare tutto meglio di
me, sebbene io non mi sia mai dato per vinto ed abbia sempre lottato
con tutte le mie forze. Ma non era
mai abbastanza. Mentre lui non ci metteva nemmeno l’impegno.
Riusciva in tutto, ed è tutt’ora così.
Lui è…
perfetto. Ed ora è stato nominato erede al trono. Mi sono
tormentato intere notti domandandomi perché
lui e non io. Io sono più calmo, più calcolatore,
più lucido, più razionale. Lui ha sete di
vendetta per una
battaglia che non è nemmeno la sua. »
sibilò il dio, mentre gli occhi gli si riempivano di
lacrime. La ragazza
continuava ad accarezzargli dolcemente la testa « ho amato
immensamente i miei genitori. Ho sempre
desiderato sin nel profondo del mio cuore che mio padre mi amasse
quanto ama Thor. Anche solo la metà
sarebbe bastata. Ma come avrebbe potuto? In fondo io non sono che un
mostro. Il figlio del gigante di
ghiaccio Laufey. Come avrei potuto essere al livello del figlio del re
degli dèi? Ovviamente per loro non valgo
nemmeno un briciolo di quanto vale Thor. Troppe volte sono stato
zittito da Thor, troppe volte da Odino.
Troppe volte sono stato al mio posto senza dire nulla, senza avere la
possibilità di esprimermi. Ero convinto
che, se avessi fatto ciò che volevano, mi avrebbero
apprezzato. Mi avrebbero visto in maniera differente. Ho
cercato di attirare l’attenzione come ho potuto. Ma
è servito a qualcosa? Ovviamente, no. Nulla avrebbe
potuto cambiare il mio ruolo in quella famiglia. Nulla. Ed ora ho
scoperto che ho sprecato la mia intera
esistenza cercando di avere approvazione ed amore da una famiglia che
non è nemmeno la mia. Li ho amati
tutti, inutilmente. Sono solo» Loki pronunciò le
ultime due parole con un tono quasi interrogativo.
La ragazza gli asciugò col dorso della mano la lacrima che
era scivolata sulla guancia del dio. Lui si alzò e si
sedette sul bordo del letto tenendosi il volto fra le mani. Lei gli si
avvicinò, mise dolcemente le mani attorno
ai suoi polsi e lo tirò a sé. Lo
abbracciò e lui si aggrappò alla sua schiena
mentre era scosso da forti
singhiozzi. La ragazza lo cullò dolcemente per qualche
minuto. Lo scostò quando i suoi respiri erano
diventati più regolari e, guardandola, Loki vide che anche
lei aveva pianto silenziosamente, commossa dalle
lacrime del dio. La ragazza appoggiò dolcemente le mani sul
viso di Loki e gli si avvicinò chiudendo gli occhi.
Posò le sue labbra su quelle di lui, che, finalmente, fra le
braccia di quella giovane sentiva di non essere
solo. Di avere un suo posto del mondo. Di avere qualcuno che lo amava
semplicemente per quello che era,
conoscendo ogni suo segreto .
Loki aprì gli occhi. Ma ciò che vide non era
ciò che si aspettava. Si ritrovò con il viso
affondato nel cuscino
bagnato di lacrime, immerso nell’oscurità della
sua stanza, nel palazzo di Odino. Emise un verso soffocato
stringendo il cuscino fra le mani ed affondandovi il viso, nuovamente
scosso da forti singhiozzi, rendendosi
conto che era stato solamente un sogno.
Era solo. Di nuovo.
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