Piscina di
Prompt :
Saint
Seiya, Milo/Camus, "Ho fatto un sogno: sfioravo le sue mani."
Sfioravo
le sue mani.
«Ho fatto
un sogno: sfioravo le sue mani» rise piano mentre parlava e
con le
pallide dita sottili accarezzò la colonna di pietra
«I suoi capelli
risplendevano sotto il caldo sole di mezza estate e le ombre quasi
sparivano nella calura del mezzogiorno. Eravamo in piedi, di spalle
all'undicesima casa, a guardare verso la valle in attesa che qualcuno
ci portasse il pranzo. Non indossavamo l'armatura, nel sogno, eravamo
in pace, eravamo vivi, non ve ne era alcuna necessità. Camus
mi
stava parlando, raccontava della Siberia, di come gli capitasse di
ripensare a quei luoghi in quelle torride giornate estive. Di come
sentisse la mancanza delle bianche distese, della steppa e del
ghiaccio. Io non capivo, non capivo allora come non sono mai riuscito
a capire nemmeno da sveglio, non ho idea di come sia l'inverno
lassù,
né di come si possa sentire la mancanza di un luogo tanto
freddo e
inospitale.»
Milo si
fermò un attimo per riprendere fiato, si sistemò
una ciocca di
capelli dietro all'orecchio mentre Shaina, vigile e attenta, non si
perdeva nessuno dei suoi movimenti.
«Era in
quel momento che arrivava il vento. Una brezza leggera che spirava da
sud portando con sé un odore salmastro e pungente: l'odore
del mare.
Io sono Greco e questo profumo fa parte di me, ma faceva anche parte
di lui. Fredda o calda che sia la grande distesa d'acqua rimane
sempre uguale, sempre immutata. Forse fu quello a farci avvicinare o
forse fu solo la reazione istintiva al respiro del vento.» si
interruppe e per la prima volta alzò lo sguardo verso
l'amica, uno
sguardo velato quasi privo della solita scintilla di ironia che
Shaina tanto amava «E' stato lì che mi sono
svegliato. Dopo aver
sfiorato le sue mani. Mi sono svegliato e ho realizzato la
realtà:
lui non c'era. Lui non c'è più. Camus
è morto e io sono ancora qui
e non potrò più sfiorare né le sue
mani né il suo viso, ne
accarezzargli i capelli o baciare le sue labbra sottili. Ogni notte,
nei miei sogni, io lo vedo. Ed è così vivo,
Shaina, così vivo. Non
immagini nemmeno quanto. Ogni notte lui combatte con Hyoga e io
arrivo a fermarlo, e io arrivo a salvarlo. Poi la mattina mi sveglio,
allungo il braccio verso l'altro lato del letto e lui non
c'è e io
non sono ancora riuscito ad accettarlo.»
Una mano
sottile si posa sulla sua, mentre braccia calde lo stringono a un
petto di donna, perché seppur coperto da una maschera quello
di
Shaina è il volto delicato di una fanciulla, il suo cuore
è quello
grande di una madre e il suo abbraccio è quello caldo e
comprensivo
di un'amica.
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