- One.
Segnai
il primo secondo con la bacchetta. Vidi Paul prepararsi, iniziando ad
accarezzare
le corde del suo basso.
-
Two.
Le
mie bacchette segnarono un altro secondo. Benjamin e Henry prepararono
le
chitarre.
- Three.
Will
preparò la
voce.
- Go!
E diedi via
all’inferno.
La
batteria dettava un ritmo militare, sul quale si inserirono il basso e
le due
chitarre. Tempo due ritornelli, e l’angelo
dell’inferno iniziò a cantare.
Tutto
in lui suggeriva un’aura di purezza. I
capelli biondi e
ricci, se non fosse stato per quel riccio ribelle che gli cadeva
sull’occhio
destro. La pelle chiara, resa bianca dalle luci.
L’espressione
contratta, le labbra che sussurravano un invito a
un
mondo paradisiaco. I suoi occhi semichiusi, le sue
pupille blu scuro. Tutto in lui era tempesta.
La
mia batteria dominava,
le
chitarre donavano un’atmosfera da apocalisse.
Il
tutto iniziava come un presagio di caos,
con
un ritmo incalzante e duro,
in
cui le chitarre si univano, cantando.
Il
basso era la base che amalgamava tutto,
non
lo sentivi,
ma
presagivi che c’era,
per
i
suoni bassi che pompava.
E
poi, la voce.
Iniziava
rauca,
bassa,
portatrice
di vendette.
Poi
saliva,
si addolciva quasi,
prima
di un silenzio anomalo,
come
a quiete prima della tempesta.
E
scoppiava,
gridando
il ritornello.
E
a
ogni strofa il ritmo cresceva
si
abbassava,
scoppiava,
con
quella voce
che
a
ogni parola cantata era sempre più
aspra,
pazza,
che
gridava forte.
Era
il mio paradiso.
Il
ritmo della batteria lo sentivo dentro,
quasi
un secondo cuore,
che
mi
batteva forsennatamente in petto.
Ed
il
pezzo si chiuse,
come
un portale con direzione inferno,
sigillato
dalle sue stesse lavi.
..........
Altra
nonsense per voi, vittime dei miei scritti. Nonsense nata da una strana
mescolanza tra “No More Sorrow” dei Linkin Park ed
una mia insana passione per
i gruppi musicali. A voi il giudizio, anche se non mi aspetto niente.
|