Questa Os natalizia fa parte dalla long- fic Inked
Love – Amore d’Inchiostro.
È consigliato leggerla, avendo presente la storia
originale.
Inked Christmas
A Voi che avete amato questi due ragazzi, proprio quanto li ho amati
io.
Buon Natale, ragazze!
Ore 09.00 –
Lunedì 24 Dicembre
Mi stiracchiai assonnato,
cercando di aprire gli occhi senza successo.
“Joe?”
Sentii Hanna chiamarmi e
chiudermi in un lento abbraccio.
“Buongiorno,
piccola.”
Finalmente le mie
palpebre si sollevarono, ritrovandomi subito dopo tra le labbra della mia
donna.
Rimasi con gli occhi
aperti, mentre un bacio pigro e lento mi dava il buongiorno più bello di
tutti.
Mi staccai, sorridendo
come un idiota.
“Piaciuto,
eh?”
Prima che potessi
risponderle, il mio cellulare prese a squillare con insistenza, facendomi
allungare sul comodino per afferrarlo in tempo.
“Danny- boy!”
“Joe, ciao.
Disturbo?”
Guardai Hanna mezza nuda
nel mio letto e il mio amico dei piani bassi che aveva bisogno della solita
uscita mattutina.
“In realtà,
sì.. Che è successo?”
“Ecco, sai, devo
dirti una cosa un po’ spiacevole.”
Mi alzai a sedere
allarmato, prima di sentire Hanna appoggiarsi ad una mia spalla,
accarezzandomi.
“Dimmi tutto. Chi
sta male, stavolta?”
Sentii Daniel sbuffare,
prima di rispondermi. “Ma che hai capito! Nessuno, per fortuna…
E’ solo un problema tecnico, diciamo.”
Strabuzzai gli occhi, un
po’ confuso. “Ti si è rotto il preservativo nel momento
più bello? Cazzo, cugino, lo sai che devi stare attento e-“
Venni interrotto dalla
sua voce diventata improvvisamente stridula.
“Joseph, smettila
di sparare cazzate! Poi Cat prende la pillola.. Ah, insomma! Mi stai già
facendo rimbecillire. Il problema tecnico è che siamo letteralmente
nella merda. O meglio, voi lo siete. Casa tua e casa mia sono completamente
circondate dalla neve e si fa fatica anche solo a raggiungerle a piedi. I treni
sono stati soppressi e gli aerei annullati… Credo che questo Natale, cugino
caro, lo passeremo lontani.”
Completamente allibito,
mi alzai dal letto, travolto subito dai brividi.
Faceva davvero freddo
quella mattina e il mio misero pantalone della tuta, non aiutava certamente a
riscaldare il mio corpo.
Fortunatamente, il
contatto brusco con l’aria gelida, mi aiutò a svegliarmi
più velocemente del solito.
“Come scusa? Non
è possibile che non ci sia un modo per tornare a casa!”
Daniel sospirò.
“Lo so, sembra assurdo. Diciamo che io e Cat siamo stati molto fortunati
a partire due giorni fa, visto che aveva appena iniziato a nevicare e i mezzi
riuscivano comunque a circolare, anche se con il solito ritardo post-
neve/pioggia/grandine.”
Mi grattai il tallone del
piede destro con l’altro piede, appoggiandomi poi con la spalla nuda
contro il muro affianco alla finestra.
Vivere lontani da casa,
non era mai stato un grande problema; soprattutto perché io e la mia
famiglia conservavamo da sempre un rapporto solido e affettuoso. Noi Davis, ce
ne sbattevamo alla grande dei chilometri di distanza.
Mia madre poi, da quando
stavo insieme ad Hanna, mi chiamava anche di meno, convinta che la mia ragazza
sapesse darmi l’affetto che da sempre necessitavo e che raramente avevo
il coraggio di richiedere.
“Che palle,
Daniel.. Quindi non potrò assaggiare di nuovo il polpettone di mamma?
Nemmeno ascoltare le tue stronzate da cinofilo impazzito? I miei che ne
pensano?”
Sbuffai, voltandomi verso
il letto e sorridendo alla mia ragazza che mi fissava con fare interrogativo.
“Eh, non bene. La
zia Rachel ha cominciato a dare di matto… Ha convocato una riunione di
quartiere e voleva far mobilitare tutti i cittadini del nostro paesello, per
andare in stazione e manifestare contro la soppressione dei treni. Per fortuna
lo zio l’ha fermata in tempo.”
Scoppiai a ridere dopo quelle
parole, perché mia madre era in grado di fare tutto quello pur di
riavermi a casa per le feste.
“Quella
pazza… Beh, Danny-boy, aspetteremo che la situazione migliori e –
mal che vada – ci vediamo per Capodanno. Salutami la iena con i capelli
rossi e chiamo domani mattina per fare gli auguri a tutti. Ah, ecco, tira un
orecchio a Chase, il novello sposo, da parte mia. Ciao, angioletto.”
“Ciao, stronzo.
Povera Hanna che deve sopportare un tale deficiente!”
Chiusi la telefonata,
sorridendo.
Lasciai il cellulare sul
comodino e mi tuffai letteralmente sul letto, rifugiandomi velocemente sotto le
coperte e contro il corpo di Hanna.
“Brrr, che freddo :
scaldami, donna!”
Lasciai fuori solo la mia
testa dal piumone, che rimase comodamente appoggiata sul suo seno.
“Ma sei tu quello
che dovrebbe riscaldare me… Che è successo? Niente Natale a casa
Davis?”
Scossi la testa,
ritornando con la schiena sul materasso. “Già. La neve ha reso
inaccessibile il mio paese e, di conseguenza, i mezzi di trasporto sono tutti
annullati a causa del maltempo.”
Lei mi raggiunse,
baciandomi una guancia. “Che facciamo ora? Io in previsione
dell’imminente partenza, non ho comprato più niente.”
Mi grattai la testa
sovrappensiero, chiudendo gli occhi.
“Dobbiamo sfidare
le intemperie e andare a compare qualcosa… Ma questo letto è
troppo comodo e caldo per abbandonarlo.”
La presi tra le mie
braccia, intrappolandola tra il mio corpo e il materasso.
Hanna rise contro la mia spalla,
solleticandomi con il suo respiro caldo contro la mia pelle fresca.
Era bellissimo svegliarsi
ogni mattina con il suo profumo nei polmoni e il suo calore contro il mio
corpo.
Era dolcissimo svegliarsi
ogni mattina facendo l’amore pigramente per iniziare la giornata nel
miglior modo concesso a noi poveri esseri umani.
Era straordinario
svegliarsi ogni mattina e sperare di riaddormentarsi il prima possibile per
averla di nuovo tra le mie braccia, sulle mie labbra e dentro al cuore.
Passammo il resto della
mattina immersi nella neve.
Comprammo poche cose alla
rinfusa, senza seguire un vero e proprio menu.
Per di più, non
l’aiutai nemmeno molto, impegnato com’ero a stuzzicarla mentre
chiedeva consigli ad una commessa, sussurrandole all’orecchio milioni di mie fantasie erotiche non
ancora sperimentate.
Ma non mi risparmiai
nemmeno per strada, riempiendola di neve e facendola sbilanciare di proposito
per abbracciarla o baciarla quando e come volevo.
Non fui gentile nemmeno
quando ritornammo a casa, perché tra un bacio e l’altro
l’avevo trascinata sul divano, facendo squagliare buona parte dei
gamberetti surgelati che avevamo comprato per le tartine.
“Sei un disastro,
Joe.”
Avvolta solamente nel
nostro plaid rosso, sistemava la spesa sul tavolo, salvando meno di metà
busta di gamberetti. Per fortuna le vongole congelate non si erano guastate
molto e il resto della spesa non aveva bisogno del frigo o del freezer.
“E’ colpa
tua.”
Lei alzò un
sopracciglio, mentre si sporse sul bancone per leggere l’orologio a muro.
I miei occhi si
incollarono sulle sue curve, soprattutto sul suo sedere che era diventato, da
qualche mese, un vero e proprio chiodo fisso.
Le mie mani si
incollarono su quella meraviglia, senza che potessi realmente fermarle.
“Sono le due del
pomeri- Joe!”
Sghignazzai contro la sua
spalla, abbracciandola da dietro. “Scusa, giuro che ti stavo
ascoltando.”
Lei si girò tra le mie braccia,
fulminandomi con lo sguardo. “Invece che fare il cretino, ascoltami
davvero! Cosa stavo dicendo?”
Io le baciai la fronte, e
spavaldo dissi: “Che hai due chiappe da urlo?”
Lei però non
sorrise e quindi, sciogliendo l’abbraccio, mi scusai nuovamente.
“Ok, ok. Sono le
due del pomeriggio...”
Lei si rigirò,
sollevando delle buste e degli ingredienti, come se guardandoli, toccandoli e
studiandoli riuscisse a realizzare mentalmente il nostro alquanto strambo
– e anche molto sbrigativo - menù natalizio.
“Ci sono! Allora,
Joe, ascoltami attentamente!”
Mi prese una mano e mi
avvicinò a sé, indicandomi i vari ingredienti sul tavolo della
cucina.
“Bene, direi che
con i gamberetti rimasti riusciamo a fare ancora qualche tartina con la salsa
cocktail; con le vongole ci facciamo una spaghettata e poi stuzzichiamo con
queste pizzette e tutte le schifezze che ti sei comprato, davanti alla tv. A
mezzanotte facciamo un mini brindisi e se abbiamo fame, mangiamo la crostata al
cioccolato che non abbiamo ancora consumato e che scade a breve. Che ne pensi?
Lo so, non sarà un gran che come cena natalizia, ma meglio di niente,
no?”
Non la seguii molto,
intento a guardarle le labbra che si muovevano frenetiche mentre mi spiegava
come salvare il nostro natale.
“Sì,
perfetto…”
Le accarezzai le guance
con le nocche, seguendo il contorno della sua mascella, dei suoi zigomi, della
sua fronte.
Lei smise di parlare,
studiandomi con i suoi grandi occhi nocciola.
“Joe, che hai
oggi?”
Le sorrisi, facendo
spallucce. “Mi prendo il mio regalo, in piccole dosi.”
Scesi sulle sue labbra,
accarezzandole prima con il naso e poi con la mia bocca. La sua si schiuse
all’istante, cercando la mia lingua, mordendola, accarezzandola;
facendola sua.
La sollevai per le anche,
accarezzando le pareti della cucina e del salotto, prima di finire contro le
piastrelle della nostra doccia.
Fare l’amore con
lei era sempre una scoperta. Ogni suo sussurro faceva nascere nuovi brividi;
ogni suo tocco nuove vertigini ed ogni suo bacio nuovi salti nel buio nella
passione viscerale.
“Ti amo così
tanto.” Le sue labbra contro le mie.
“Sei
perfetta.” L’ultima spinta, fatica, carezza e il piacere ci
avvolse, seguito dalle mie braccia sulla sua vita, che la strinsero vicino al
mio cuore.
A volte, però, era
lei a stringere me; era lei la mia ancora di salvezza.
Era il tutto, il sangue;
il cuore.
A volte avevo paura di
perdermi, ma riaprivo gli occhi e il suo sorriso mi ridava forza, speranza e
coraggio.
Ore 21.00 –
Lunedì 24 Dicembre
Seduti di fronte al
televisore, eravamo avvolti nello stesso lungo e caldo plaid rosso, spettatore
assiduo da mesi delle nostre tenerezze e coccole.
Ci imboccavamo a vicenda,
non seguendo molto il classico film natalizio intramontabile che ormai ogni
essere umano sapeva a memoria.
Il pavimento era caldo,
le nostre gambe intrecciate e quel tepore confortevole era reso ancora
più magico dalle lucine dell’albero di natale dietro alle spalle
di Hanna, esattamente accanto alla grande finestra.
Nevicava ancora, ma noi
eravamo incuranti di tutto; dispersi com’eravamo nella nostra personale
bolla d’amore.
“Mi mancano i
Davis, sai?”
Hanna mi portò una
tartina davanti alle mie labbra.
L’addentai con
forza, facendola sorridere.
“Anche a me, ma in
fondo li raggiungeremo presto. Domani dovrebbe già smettere di nevicare
e poi, a dirla proprio tutta, non ho mai passato un Natale così
bello.”
Lei si portò le
dita sporche di salsa davanti alla sua bocca, ma le afferrai velocemente il
polso, cambiando la sua traiettoria.
Le accarezzai la punta
delle dita con le labbra e le ripulii lentamente con la lingua.
Lei divenne rossa, molto
imbarazzata per il mio gesto.
Era così
dannatamente bella.
“Sai cosa mi piace
di te?”
Stupita, alzò lo
sguardo per raggiungere i miei occhi verdi ed io mi persi nelle sue iridi
nocciola, che brillavano di curiosità ed aspettative.
Continuai imperterrito,
incoraggiato da quel luccichio.
“Che nonostante sia
passato un anno, riesci ancora ad arrossire ai miei complimenti. Sei
così dolce, Hanna.”
Lei storse il naso,
imbarazzata nuovamente ed io ne approfittai ancora, per ribaciarle le labbra.
Mi ero innamorato,
profondamente; e non sapevo più come fare per uscirne fuori. Ma, in
fondo, non ero così pazzo da volerne uscire davvero.
L’amavo e questo
risolveva tutti i dubbi, le ansie e le continue insicurezze di non essere mai
abbastanza per una ragazza come lei.
“A volte ho paura
che tutto questo finisca.”
La sua mano
scivolò via dalla mia e un brivido lento e freddo, mi attraverso il
petto.
“Non averne,
perché passeremo altre feste in questo modo; perché voglio
continuare ad amarti sempre con tutto questo entusiasmo. Lo so, non mi guardare
così, ora siamo così giovani e spensierati. Eppure mi
impegnerò, te lo giuro, a non trascurarti mai, a non farti mai dubitare
del mio amore. In fondo è bastato un quaderno sporco d’inchiostro
a farci trovare, e ciò che viene scritto, difficilmente sparisce nel tempo.
Chi scrive immortala gli
attimi, le sensazioni e i suoi stessi sentimenti. Noi rimarremo uniti proprio
come le tue parole continueranno ad essere assorbite dalla carta. Vieni qui,
Hanna.”
Lei si sedette sulle mie
gambe incrociate, stringendosi a me.
“È
così bello, Joe. È così bello amarsi così
tanto… Dici che siamo troppo melensi? Che sogniamo troppo e finiremo in
questo modo per farci del male a vicenda? Di questo ho paura; è questo
che mi spaventa. Non sono i litigi e le controversie: è il troppo affiatamento
che mi fa sprofondare nell’ansia. Ho paura che tutto finisca, che il Noi non duri per sempre.”
Scossi la testa, cercando
il suo viso.
Aveva gli occhi lucidi e,
baciandole il mento, cercai di convincerla ad abbassare lo sguardo sui miei
occhi sicuri e sinceri.
“Nessuno è
mai morto per i troppi sogni e se lo dico io, vuol dire che è vero. Mi
hai fatto ritornare la voglia di sognare, non devi iniziare ad averne paura tu.
L’affiatamento è quello che tutti cercano e che pochi riescono
davvero ad instaurare… Se la tua paura è che un giorno uno dei due
si possa stancare di tutto questo, mi pare davvero impossibile. Nessuno muore
per il troppo amore, nessuno si stanca di essere amato da chi ama. Sono solo
stronzate, ok? Lasciati andare e continua a vivermi come fai da un anno e come
lo farai per quanto lo vorrai.”
Portai le mani sul suo
volto e, sorridendole, le sussurrai un Ti
Amo contro la pelle. Lei
ricambiò con un lungo e profondo bacio che significava molto più
che semplice passione od attrazione.
Era una conferma, una
promessa ed io le accarezzai il palato con il mio respiro, suggellando
definitivamente le nostre parole.
La mezzanotte
arrivò più veloce del previsto, staccammo i telefoni per non
essere disturbati e danzammo come cretini sulle note di diverse canzoni
natalizie.
Mentre la luna
accompagnava quella fredda notte di dicembre, io ed Hanna finimmo di nuovo a
fare l’amore vicino al nostro piccolo albero di Natale.
Quel Natale a causa del
suo trasferimento e dei suoi nuovi progetti lavorativi, avevamo deciso di non
farci regali inutili.
In fondo, su quel parquet
avevamo tutto quello che ci serviva: l’amore della persona amata, senza
limiti alcuni.
Era ininfluente la
quantità di regali ricevuti; ero ben lieto di scartare emozioni nuove,
promesse inaspettate e pillole di felicità immediata.
Non era poi questa la
felicità?
Non lo sapevo con
certezza, ma per me, per Noi era
tutto ciò che desideravamo davvero.
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Joe e Han sono tornati con questa piccola Os
natalizia. Piaciuta? Troppo sdolcinata?
Mi scuso anche per il ritardo, ma voi sapete il
perché :)
Vi auguro un Natale davvero meraviglioso; circondati
dalle persone che vi voglio più bene in assoluto.
Che la felicità vi accompagni anche nel 2013!
Grazie in anticipo chi leggerà e, se
vorrà, lascerà un piccolo segno del suo passaggio.
Io vi saluto e vi mando un grande bacio e vi
ringrazio davvero di tutto cuore per avermi regalato tante piccole
soddisfazioni anche nel 2012! Siete un portento, fanciulle!
A presto :*