A Matter of Trust - 2° capitolo
A Matter of Trust
II
«Sire,
ho bisogno di parlarvi» affermò Gaius, raggiungendo Arthur
non appena la sala del trono cominciò a svuotarsi.
«Sì,
Gaius, dimmi pure.» Immaginava cosa stesse per chiudergli, ma non
poteva evadere il discorso ancora per molto, per quanto l'avesse voluto.
«Si tratta di Merlin, sire. Non l'ho ancora visto da quando siete tornati.»
Lui trattenne a
stento la stizza. Merlin, sempre Merlin! Possibile che non sapessero
chiedergli altro? Come se si aspettassero di trovarlo sempre al suo
fianco. «Gaius, anche tu eri a conoscenza del fatto che Merlin
è un mago, non è vero?» chiese Arthur, ignorando la
domanda che gli era stata posta.
«Sì, sire» ammise l'altro, piegando il capo in avanti.
«Lo immaginavo.» Quante altre persone lo avevano saputo prima di lui?
«Sire, cos'è successo a Merlin?» ripeté Gaius, con tono nettamente più preoccupato di prima.
«L'ho fatto
esiliare.» Ci fu una pausa, poi si affrettò ad aggiungere:
«E sai che avrei potuto condannarlo a morte come lo richiede la
legge.» Perché si stava giustificando? «È una
mia decisione, sei pregato di non discuterla» affermò poi
Arthur, più duramente.
«Sì,
sire.» Gaius sembrò volere dire altro, ma sembrò
rinunciarvi e si congedò. Mentre si allontanava con passo lento,
il medico di corte si voltò indietro un'ultima volta.
«Temo che finirete per pentirvi presto di questa vostra
decisione.»
Arthur rimase in silenzio.
Lo stava già facendo.
***
Gwen lasciò il
castello di Camelot alla prima occasione che le fu concessa e si
affrettò a raggiungere il luogo in cui si nascondeva Morgana.
Si trattava di una grande grotta, quasi inesplorata dalle truppe di Camelot, in quanto situata in un luogo inospitale.
La grotta era fredda,
umida e non era certo il luogo adatto per la figlia del precedente re,
Uther, ma era un posto adatto per poter stare vicino a Camelot e alla
sua spia, Guinevere.
Non era previsto un
loro incontro quel giorno, perciò Morgana non era preparata a
riceverla e rimase molto sorpresa nel veder avvicinarsi Gwen.
Prima che potesse
riconoscerla, Morgana si mise in posizione difensiva, pronta a lanciare
un incantesimo per proteggersi, e con un'espressione spaventata sul
volto. Lei aveva da poco scoperto cosa fosse accaduto alla sua amica
nei due anni in cui non si era saputo nulla di Morgana ed era molto
dispiaciuta di questo.
«Gwen!»
esclamò con sollievo Morgana, appena la riconobbe. Le sorrise e
colmò la distanza che le separava, poi la strinse tra le
braccia. «Non ti aspettavo, è successo qualcosa?»
Gwen ricambiò
l'abbraccio e annuì con il capo contro la sua spalla. «Non
immaginerai mai quello che ho scoperto.»
Le due donne
interruppero l'abbraccio e Morgana la fissò in attesa, piena di
curiosità. «Merlin non è solo un servitore,
è un mago! Ecco com'è riuscito ad intromettersi in tutti
i nostri piani.»
«Allora... Emrys è lui. Si è sempre trattato di lui!»
Morgana voltò
le spalle a Gwen e cominciò a percorrere la grotta avanti e
indietro. «Avrei dovuto ucciderlo subito, Arthur non sarebbe qui
se non fosse stato per lui.»
Improvvisamente, si
voltò a guardarla e la sua espressione sembrò sempre
più folle. «Come l'hai scoperto?»
«È stato
Arthur il primo a scoprilo, mentre stavano rientrando da una missione.
Non conosco i particolari, ma Arthur l'ha presa molto male...»
«L'ha condannato a morte? Ci risparmierebbe molti problemi.»
Gwen scosse il capo.
«L'ha esiliato. Se Merlin rimettesse piede a Camelot sarebbe per
ottenere la morte, ma dubito che Arthur si spingerebbe a tanto.»
Morgana si
ritrovò d'accordo con lei. «Dobbiamo trovarlo. Anche se in
esilio, Emrys rimarrà una minaccia finché avrà
vita.»
«Non dovrebbe
essere difficile» commentò Gwen. «Credo che Merlin
tornerà a Camelot presto, preoccupato per il suo re.»
Morgana sorrise. «Allora è il caso d'anticipare il suo ritorno.»
***
Mordred, l'ultimo e giovane cavaliere di Camelot, era in piedi di fronte ad Arthur, entrambi armati con una spada.
Merlin
osservava la scena, ma era come immobilizzato e nessun tentativo di
compiere un incantesimo per salvare Arthur andò a buon fine.
Era
impotente e poteva solo rimanere a guardare, con il cuore che
minacciava di uscirgli dal petto, la scena che aveva davanti agli occhi.
Arthur, scappa!
Mordred mosse il fatidico passo in avanti e sollevò la spada.
Non farlo, non farlo! Arthur!
Arthur venne trafitto da parte a parte e lui non aveva potuto fare niente per impedirlo.
Il sangue cominciò a scorrere e Merlin ad urlare il nome dell'altro senza riuscire a fermarsi.
Arthur
cadde a peso morto sul terreno, il viso era pallido e gli occhi vitrei.
Merlin poté vedere una pozza di sangue allargarsi intorno al suo
corpo.
Sentì
un freddo intenso che non avrebbe saputo dire da dove provenisse e un
dolore al cuore tanto intenso come se gli si fosse spezzato in due.
Come poteva vivere senza l'altra faccia della medaglia?
Merlin spalancò gli occhi.
Aveva il respiro corto, la fronte sudata e le dita intirizzite dal freddo.
Non solo quelle, considerò poi, rabbrividendo.
Si guardò
intorno frenetico e apprese velocemente di essere ancora in quella
foresta, da solo, a pochi metri di distanza dalle mura di Camelot, in
un angolo riparato.
Era stato tutto un
sogno, si disse per tentare di rasserenarsi, ma sapeva bene che era
destinato a diventare realtà, sempre che lui non fosse riuscito
ad impedirlo.
Addormentarsi appoggiato al tronco di un albero non si era rivelata una buona idea come gli era sembrata a primo impatto.
Aveva voluto
riposarsi un po' prima che calasse la notte, in modo da essere
più sveglio e vigile quando avrebbe approfittato
dell'oscurità per introdursi a Camelot, ma non immaginava
avrebbe dormito così tanto.
La notte doveva
essere calata da molto e anche la temperatura era parecchio più
bassa rispetto a prima, tanto che aveva rischiato di congelarsi se
avesse dormito ancora un po'.
Si alzò in
piedi e stirò i muscoli. Nonostante le ore di sonno, era stanco
e lo stomaco brontolava il suo disappunto visto che non toccava cibo da
quella mattina.
Raggiunse le porte di Camelot e vide due uomini in piedi, ai lati del portone, che facevano la guardia.
Merlin fece un
incantesimo e alcuni rami di spesso diametro presero a colpire il
tronco di un albero con forza, nella parte opposta dal punto dove si
trovava lui.
Il fastidioso rumore attirò l'attenzione delle guardie e una delle due disse all'altra che sarebbe andata a controllare.
Meno una, pensò Merlin.
Poi pronunciò un altro incantesimo e la guardia che si era allontanata inciampò malamente ed emise un grido.
«Cos'è
successo?» chiese la seconda guardia e abbandonò il
castello per controllare cosa fosse accaduto, lasciando la via sgombra
a Merlin.
Era ancora lontano dal punto dove si trovava Gaius, ma almeno era riuscito ad entrare a Camelot.
Tenendo il capo chino
e spostandosi velocemente da un angolo di una casa ad un altro, Merlin
cominciò ad attraversare Camelot, facendo il possibile per non
attirare l'attenzione.
Era piena notte e in
giro non c'era praticamente nessuno, ma doveva essere il più
prudente possibile, visto che non aveva idea di quanti fossero stati
informati del fatto che il re l'aveva esiliato.
«Che cosa stai facendo?»
Un brivido di terrore corse lungo la schiena di Merlin. Era stato scoperto?
Si girò
lentamente e vide un piccolo gruppo di cavalieri che imbracciavano
delle torce. Non ce l'avevano con lui, ma stavano interrogando un uomo
alto, quasi completamente pelato, con la pancia prominente e il viso
arrossato.
L'uomo si
voltò lentamente verso i cavalieri e lo fece barcollando. Se
quello non fosse bastato a classificarlo come ubriaco fradicio, lui
blaterò qualcosa d'incomprensibile.
I cavalieri trattennero un sorriso e proseguirono il loro giro, permettendo a Merlin di tirare un sospiro di sollievo.
Riuscì a
raggiungere le mura del castello e decise d'entrare sfruttando la
stessa strada che aveva usato per raggiungere la camera di Arthur,
alcune settimane prima.
Non era un ricordo piacevole, visto quanto era stato vicino a perderlo, ma, a parte questo, gli sembrava la soluzione migliore.
Certo, sarebbe stato
pericoloso, ma lo sarebbe stato comunque in qualunque altro caso, anche
solo per il fatto di essere un esiliato.
C'erano troppe
guardie alle porte del castello perché potesse creare un
diversivo senza che passasse per un intervento magico.
Avrebbero potuto scoprirlo o Arthur essere ancora sveglio, ma doveva tentare.
Riuscì a
raggiungere la camera del re come aveva fatto in precedenza.
Scostò le tende e puntò lo sguardo sul letto. Lo vide
vuoto e questo lo congelò sul posto, senza contare che la stanza
era anche illuminata dalle candele.
Cosa ci faceva Arthur sveglio a quell'ora?
Fece correre lo sguardo lungo la camera e Merlin si rese conto di essersi sbagliato.
Arthur non era nel suo letto, era vero, ma il re era profondamente addormentato sulla sedia della scrivania.
La testa era rivolta
verso l'alto e inclinata da un lato, una mano era posata sullo stomaco
e l'altra sul bracciolo, le gambe erano leggermente divaricate e
russava piano.
Merlin non aveva dubbi sul fatto che il mattino dopo Arthur si sarebbe svegliato con un feroce mal di schiena.
Com'era nato, il
sorriso sul suo volto si spense immediatamente. Lui non sarebbe stato
lì, la mattina successiva, a sentirlo lamentarsi.
Dandosi dell'idiota
per tutto il tempo, Merlin compì un incantesimo e una coperta,
che fino ad un attimo prima era sul letto, andò a coprire il
corpo di Arthur dal collo in giù.
Spero che un giorno tu possa accettare la mia magia, Arthur.
Attraversò la stanza con passo felpato e uscì da essa senza svegliare il re addormentato.
Merlin entrò
nella casa di Gaius, che era completamente immersa nel buio, a parte
una bassa luce lunare filtrante da una finestra.
A tentoni
cercò le candele, ma l'unica cosa che ottenne fu di colpire uno
sgabello con lo stinco. «Ahia!» esclamò, senza
trattenersi. Si prese la parte offesa con le mani ed emise un gemito
dolorante, più debole questa volta.
«Chi
c'è?» chiese la voce di un assonnato Gaius. Merlin lo
sentì armeggiare con le lenzuola ed immaginò che si
stesse alzando dal suo giaciglio.
«Gaius, sono io: Merlin.»
«Merlin?» Una candela venne accesa e finalmente lui poté vedere qualcosa al di là del proprio naso.
«Sono contento
di vedere che stai bene.» Gaius gli si avvicinò e gli
batté la mano sulla spalla. Merlin, in risposta, fece un mezzo
sorriso che non arrivo ai suoi occhi.
«Vieni,
siediti, dimmi che cos'è successo» continuò Gaius e
indicò il tavolo con un braccio; Merlin prese posto su una delle
sedie.
Il medico di corte prese un piatto, del cibo e un bicchiere contenente dell'acqua.
«Tieni, immagino che avrai fame.» Gli porse il pasto, poi si sedette di fronte a lui.
Merlin annuì,
grato, e cominciò a mangiare. Aveva tanto fame che qualsiasi
cosa gli sarebbe sembrata il più superbo dei piatti.
«Allora,
Merlin, cos'è successo?» ripeté Gaius, dopo avergli
concesso qualche minuto per mangiare. «Ho saputo da Arthur che ha
scoperto il tuo segreto.»
Merlin aveva il
cucchiaio a mezz'aria e, mentre rammentava la scena che gli aveva
cambiato la vita, gli si chiuse lo stomaco in una morsa.
Posò il
cucchiaio nel piatto mezzo vuoto e inclinò il capo in avanti.
«Non c'è molto da dire...» Deglutì con
difficoltà e si schiarì la voce. «Mentre
ritornavamo a Camelot, dei banditi ci hanno attaccato. Ho usato la
magia per salvare la vita di Leon, che non aveva visto uno dei briganti
arrivargli alle spalle, ed è stato in quel momento che Arthur mi
ha visto compiere un incantesimo.»
«Sapevi che sarebbe potuto succedere.»
Merlin annuì
piano e sentì gli occhi bruciargli. Non avrebbe pianto, sarebbe
riuscito a superare anche questa. «Sì, sì,
ma...» Si prese il viso tra le mani con fare disperato. Rimase in
silenzio un momento, poi riprese a raccontare con la voce più
ferma che poté: «Subito dopo aver scoperto che nella sua
corte si nascondeva uno stregone, Arthur mi ha esiliato.»
«Andrà tutto bene, vedrai. Cambierà idea e ci ripenserà.»
Sapeva che Gaius
l'aveva detto solo per farlo stare meglio e Merlin avrebbe voluto
crederci, o anche solo sperarci, ma non era così.
«Io rappresento
ciò che in tutta la vita gli è stato insegnato ad odiare,
perché dovrebbe?» Allontanò il piatto da sé
e si alzò in piedi, poi cominciò a girovagare
nervosamente per la stanza.
«Merlin, io penso che Arthur...»
Merlin gli fece cenno
di tacere. «Scusatemi, Gaius, ma al momento questo è poco
importante. Presto la voce che sono un mago si diffonderà,
arrivando alle orecchie di Gwen e Morgana. Loro potrebbero sfruttare il
mio esilio per attaccare Arthur indisturbate. Ora che non sono
più il benvenuto nel castello, non so come stargli
vicino.» Forse, proprio in quel momento, si stavano organizzando
per tendere una trappola.
«Che cosa posso
fare? Tutti questi anni spesi a diventare un mago sempre più
potente e nel momento di maggior bisogno sono inutile!»
Gaius si alzò
dal tavolo, gli andò vicino e lo fermò. «Merlin,
calmati! Troveremo una soluzione. Arthur adesso è vivo, niente
è ancora perduto.»
Merlin sollevò
la testa fino ad incontrare lo sguardo di Gaius, con le guance rigate
di lacrime. «Non so cosa fare. Ora sono qui, a Camelot, nascosto,
ma non lo posso essere per sempre. Prima o poi sarò costretto ad
andarmene, in un modo o nell'altro.»
Spazio Autrice: Dopo aver visto
la 5x13 e riletto questo capitolo (ricordo che esso è stato
scritto alcune settimane prima), mi sembra quasi che queste righe
infieriscano un po' sulla nostra fragile condizione mentale causata
dalla fine di Merlin.
In ogni caso, se può consolarvi, il mio finale, qualunque esso
sia, sarà senz'altro più felice di quello datoci dalla
BBC (mi rendo conto che non ci vuole molto! XD).
Spero che il capitolo via sia piaciuto.
Alla prossima settimana!
Ilaria
|