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ALL I WANT IS YOU -
First part
Mi sono sempre
reputata una ragazza normale, come ce ne sono tante altre. Vivo da
quando sono nata in una piccola città, e ho sempre diviso il
mio tempo tra famiglia, amiche e scout. Sono quella che si definisce
"brava ragazza" insomma. Ho sempre creduto di non avere nulla di
particolare. Questo fin che non ho conosciuto Francesco. Un nome, tanti
ricordi. Lui il ragazzo che mi ha fatto innamorare, come pensavo non
fosse possibile. Ci eravamo conosciuti un estate come tante ad un campo
scout. All'inizio tra noi fuochi e fiamme, odio reciproco. Poi
però piano, piano tra scherzi, battute, frecciatine e
provocazioni il nostro rapporto si è trasformato a tal punto
che abbiamo iniziato a provare dell'attrazione reciproca. Abbiamo
continuato a vederci e sentirci anche durante l'inverno. Il tempo con
lui passava in un baleno. Non sembrava mai abbastanza. Ogni volta che i
nostri sguardi si incrociavano, sentivo le farfalle svolazzare nello
stomaco. Insomma ero felice. Lui per me rappresentava la perfezione.
Non mi interessava niente se le mie amiche dicevano che era brutto, per
me era semplicemente bellissimo. Dentro e fuori. Ero arrivata a
considerare pregi anche quelli che in genere vengono catalogati come
difetti. Insieme a lui stavo bene, i presupposti per iniziare una
storia seria c'erano tutti. Però si sa, in genere,
tutte le cose belle sono destinate a durare poco. Un giorno come un
altro, dalle frasi dolci e speranzose riguardanti al futuro, siamo
tornati di nuovo agli insulti dei vecchi tempi. Troppe parole pesanti
sono uscite dalle nostre bocche. Abbiamo dato il peggio di noi stessi,
entrambi. Così, all'improvviso tutto è finito.
Francesco è sparito dalla mia vita con la
facilità con cui è entrato. La tristezza
è arrivata, così come il senso di colpa.
Sì, io, che in genere sono troppo orgogliosa da ammettere i
miei sentimenti, provavo questo. Nella mia testa mille domande, dubbi,
perplessità. Forse se mi fossi comportata diversamente, lui
sarebbe stato ancora al mio fianco. Francesco mi mancava, tanto,
troppo. Ogni oggetto, luogo o frase mi ricordavano di lui. Era
diventato la mia ossessione. Se non potevo averlo al mio fianco, nulla
mi impediva di tenerlo sotto controllo. Passavo più tempo
sul suo profilo facebook che sul mio, sfinivo le mie amiche a forza di
parlare di lui. Proprio attraverso un computer scoprii un fatto che mi
fece del male: si era trovato una ragazza. Non la conoscevo
ma la odiavo, cercavo di trovarle tutti i difetti possibili. Tante
critiche per nascondere il vero motivo del mio odio: quella non ero io,
anche se l'avrei voluto. Ecco qual era la verità. Lei aveva
lui, mentre io l'avevo perso. Ormai dovevo rassegnarmi, lui era andato
avanti, dovevo andare avanti. Da quel momento in poi avrei dovuto
chiudere quel capitolo della mia vita, anche se il mio cuore avrebbe
detto di no, se solo avesse potuto parlare. Iniziava un nuovo capitolo
per Marta Bianchi, ma Francesco Zampieri non ne sarebbe stato
il protagonista, solo una malinconica comparsa.
* * *
Ed ecco un altro
giorno che giungeva al termine e nella mia vita era sempre tutto
uguale. Solita gente, solite cose, solite abitudini.
Ero stanca, non ne
potevo più, avevo bisogno di un cambiamento, di quelli che
ti rivoluzionano l'esistenza. Mi serviva ora. Subito.
Ne ebbi la conferma
l'indomani. Il 5 in storia - storia, rendiamoci conto, storia, come si
fa a prendere un 5 in storia?! - fu il segnale decisivo che dovevo
cambiare qualcosa. Ma cosa?
Anche a scuola le cose
iniziavano a mettersi male. Mi era passata la voglia di studiare. Non
avevo più stimoli. Non vedevo l'ora di finire il liceo e di
andare all'università a studiare finalmente quello
che mi piaceva. Ancora un anno e avrei detto addio a latino, greco e
matematica. Solo filosofia, la materia che più mi piaceva e
che oramai era diventata una passione paragonabile all'hockey. Ah non
ve l'ho detto, pratico questo sport e non per vantarmi ma sono
veramente una forza.
Mi stavo piangendo
addosso quando Ludovica si avvicinò a me. Lei era una mia
compagna di classe, una di quelle con cui non avevo più di
tanto legato in questi anni. Era una di quelle snob che vivevano in
centro, che si ritenevano troppo superiori per uscire con le compagne
di classe, a parte quelle due che conosceva da una vita e che facevano
parte della sua stessa "specie".
«
Dai Marta, non ti abbattere, che cosa vuoi che sia un 5 in storia?! Lo
recuperi subito.»
Facile parlare per lei
che aveva la media del 9 in tutte le materie. Non risposi, mi limitai a
fare una smorfia di disapprovazione.
«
Sai qual è il tuo problema? » No, non
lo so, dai illuminami, dimmelo tu che sei tanto intelligente, avrei
voluto risponderle.
«Ti
ho osservato e sono arrivata alla conclusione che per me ti manca la
concentrazione, non hai bisogno d'aiuto!.» Cavolo
questa ragazza era un genio. In senso sarcastico ovviamente.
«
Perché domani non vieni a studiare in biblioteca?»
Appena
pronunciò quella frase scoppiai a ridere. Io? In biblioteca?
A studiare? In quel luogo dove si riunivano tutti i secchioni liceali,
gli universitari che non potevano permettersi di pagare una rete wi fi
e per finire anche gli snob del centro città che andavano
là più per farsi notare che per veri scopi? No,
quel posto non faceva per me. Stavo per rifiutare quando mi venne in
mente una cosa importante. Come avrebbe reagito a quell'insufficienza
mia madre, la severa e rispettabile professoressa Amedeo, colei che
aveva fatto diventare il greco la sua seconda lingua? Di sicuro male,
molto male. Potevo scordarmi pure il sabato sera al Blue Sky -una
discoteca di Verona- che da tempo avevo progettato con le mie amiche.
Per non parlare di quanto quel deficiente di mio fratello Marco mi
avrebbe sfottuto. Lui, che nonostante non avesse mai aperto libro e
avesse in testa solo dischi e ragazze, era un fottuto genio e stava
passando brillantemente tutti gli esami di medicina senza il minimo
sforzo. Se volevo uscire, mi serviva una scusa, un segnale per farle
capire ai miei genitori che mi ero impegnata per quella verifica, ma
evidentemente non era stato abbastanza. E quale mamma non avrebbe
ceduto di fronte ad una figlia che per rimediare voleva andare in
biblioteca studiare con le compagne di classe?! Per questo impegno mi
sarei meritata di sicuro un premio. Per questo decisi di accettare
l'offerta di Ludovica.
« Sai
Ludovica, penso tu abbia ragione, credo che accetterò
volentieri la tua offerta. »
« Ok.
Perfetto allora. Ciao, ora vado. Le altre mi aspettano.»
Mi rivolse
un sorriso smagliante prima di raggiungere le oche delle sue amiche
Sofia e Beatrice. Infondo avrei fatto questo ed altro per
salvare i miei sabati sera futuri e la furia di un uragano chiamato
mamma.
Alle tre in punto dell
indomani pomeriggio mi trovavo alle scale della Gran Guardia ad
aspettare Ludovica. Ero arrivata a piedi, in fondo casa mia
distava solo 10 minuti dal centro. Lei arrivò poco dopo,
vestita come se dovesse andare ad una sfilata di moda,
anziché in biblioteca a studiare. Io in confronto con la mia
normale felpa e jeans sembravo una barbona. Per fortuna non c'erano con
lei le sue seguaci. Ci incamminammo insieme verso la biblioteca civica.
Durante il tragitto non parlammo molto. Lei era tutta presa a
messaggiare con il suo nuovissimo I-Phone e io che di natura ero timida
non avrei mai iniziato una conversazione se non venivo interpellata. Ad
un certo punto arrivammo alla meta. Appena entrai uno stormo di voci mi
accolse. Se mi aspettavo un ambiente austero mi sbagliavo di
grosso. Era accogliente, luminoso, ben arredato. Insomma un luogo in
cui la gente sembrava felice di trascorrere il tempo. Ludovica mi
sorrise. «Andiamo su, qui ci sono i ragazzi delle medie e
alcuni delle superiori che fanno confusione. Noi siamo qui per studiare
seriamente.»
Sorrisi falsamente a
quell'affermazione. Lei era lì per studiare, io ero in
missione "SSS -SalvaggioSabatoSera- Mi lasciai guidare da lei.
Giungemmo in una stanza piena di tavoli bianchi enormi, la seconda di
una serie che proseguiva. Trovammo due posti liberi in uno di quei
grandi tavoloni dove vi era solo una ragazza, probabilmente
più grande di noi. Il silenzio era tombale, gli unici rumori
che si sentivano erano quello dei tasti di computer e dei passi della
gente che passava di lì per andare da una zona all'altra del
grande edificio. «Io
inizio con letteratura.»
Mi informò
Ludovica sussurrando appena. La imitai acconsentire prendendo dallo
zaino il mio libro di biologia. Più il tempo
passava e più mi accorgevo che infondo passare il tempo in
biblioteca non era così tanto male. Era ideale come luogo di
studio. Aveva ragione Ludovica. Iniziai a prendere seriamente in
considerazione l'idea di venirci più spesso. Volevo uscire
dalla quarta superiore con una buona media e recuperare
quell'insufficienza in storia sarebbe stato il mio primo obbiettivo.
Così avrei fatto felice mia madre e io avrei salvato i miei
sabato sera. Quando volevo sapevo essere determinata. Niente e nessuno
mi avrebbe distolto dal realizzare i progetti che mi ero preposta.
A questo stavo
pensando quando quel "nessuno" decise di entrare in quella
stanza. Quel momento segno la fine dei miei buoni pensieri
sulla scuola e l'inizio di altri ben diversi.
Passavano i giorni e
passavano le ore che trascorrevo in biblioteca. Mi piaceva andarci,
facevo tante cose allo stesso tempo. Studiavo, conoscevo meglio
Ludovica, facevo felice mia madre, avevo salvato i miei sabato
sera, ma soprattutto avevo modo di vedere quel ragazzo
bellissimo che mi aveva decisamente rapito la mente due settimane
prima. Passavo le ore ad osservarlo studiare. Quanto era bello, mi dava
l'aria di essere così intelligente, così
perfetto. Senza accorgermene mi ero presa una bella cotta, come non mi
capitava da tanto tempo. Improvvisamente mi sembrava di essere tornata
alle medie, a quando ti "innamori" del ragazzo delle superiori che sai
che non ti calcolerà mai. Già, perché
quel ragazzo per me era davvero irraggiungibile, era troppo per me. Un
giorno, quasi per caso, chiacchierando con Ludovica, che lo conosceva,
avevo scoperto che si chiamava Luca Fedrigo. Aveva due anni
più di me, abitava in centro, faceva parte della cosiddetta
"maraja del centro", frequentava la facoltà di
giurisprudenza e di tanto in tanto usciva con mio fratello, il quale
non l'aveva mai portato a casa e nemmeno me l'aveva mai nominato,
quello stolto. Ultimo-ma non meno importante- fattore d da considerare
era che aveva la fila di ragazze che gli morivano dietro. Insomma, per
me non c'erano speranze. Non che io non fossi bella, anzi, solo che non
ero quella per lui. Quindi potevo guardarlo quanto volevo, sognarlo
quanto volevo ma dovevo mettermi il cuore in pace. Non sarebbe potuto
mai essere mio, sebbene fosse il primo della mia lista dei desideri.
Almeno pensavo fino ad
oggi. Come tutti i giorni io e Ludovica andammo in biblioteca, ci
sedemmo al solito posto, proprio di fronte a dove era solito mettersi
Luca con i suoi amici. Me lo stavo letteralmente mangiando con gli
occhi semi nascosta dietro il mio libro di storia, quando due occhi
marroni incontrarono i miei. Rimanemmo lì a fissarci per un
po di minuti, che mi sembrarono una fantastica eternità. Poi
lui distolse lo sguardo sorridendomi timidamente e riprese a
concentrarci sullo studio. Mio dio! Che imbarazzo! Avevo appena fatto
una figuraccia. Evidentemente si era sentito osservato -o spogliato con
gli occhi, dipende se è o no malizioso- e aveva alzato lo
sguardo. D'ora in poi mi ripromisi di non guardarlo più.
Magari solo qualche sbirciatina ogni tanto dai, infondo non avrebbe
fatto male a nessuno no?!
Studiando, studiando
era arrivato anche dicembre. Mancavano solo tre giorni alle vacanze di
Natale e sinceramente non vedevo l'ora. Mi sarei ricaricata
completamente e avrei potuto dedicarmi di più alle mie
amiche e alla mia famiglia. Quel giorno era giovedì e
mancavano pochi giorni a Natale. La biblioteca si stava ogni giorno
svuotando sempre di più. Gli studenti fuori sede tornavano
finalmente a casa, dopo mesi passati a studiare lontano dai loro
affetti più cari.
Come sempre c'era
anche lui, Luca. Avevo smesso di fissarlo da quando avevo fatto
quell'orribile figuraccia. Ogni tanto avevo come l'impressione che
qualcuno mi osservasse. Ma no, probabilmente era una delle mie manie.
Chi poteva perdere tempo a fissare me?! Forse quel biondino che vedevo
sempre che faceva di tutto tranne che studiare. Di certo Luca non mi
avrebbe mai guardato. Almeno di questo ero convinta, fin che, mentre
ero intenta a studiare le leggi di Keplero piombò sul mio
libro una pallina di carta arrotolata. Mio dio non ci potevo
credere...la gente si divertiva ancora a fare questi giochetti da
elementari. Decisi di non rispondere, mi limitai ad appoggiarla sul
tavolo. Poi un' altra e poco dopo un' altra ancora. A quel punto decisi
di alzare lo sguardo per vedere chi era quel deficiente che si
divertiva a fare scherzi del genere. Nel momento in cui lo feci notai
un Luca che mi guardava divertito. Non ci potevo credere, guardava
proprio me. All'improvviso tutta la mia rabbia sparì e senza
che me ne resi conto sul mio viso comparve un sorriso da ebete.
Rimanemmo a fissarci, sorridendo come due imbecilli fino a quando Luca
mi fece segno con la mano di aspettare e di non cominciare a studiare
subito. Acconsentii con la testa mentre lui si chinava per scrivere
qualcosa su un pezzo di carta. Poco dopo la mia amica Ludovica, che
silenziosamente aveva assistito alla scena, mi passo un bigliettino
tutto piegato con cura. Era da parte di Luca, quella volta ne ero
certa. Lo aprii quasi tremando. "Domenica
sera. Festa di Natale a casa Dalla Rovere. Ti va di venire?"
Non ci potevo credere. Lui. Luca Fedrigo, aveva invitato proprio me
alla festa di uno conosciuto per le sue feste esclusive, per le quali
era raro ricevere un invito se non avevi le conoscenze giuste. Per una
volta in vita mia agii d'istinto, senza pensare alle conseguenze. Presi
la penna e scrissi: "Va bene.
Dove e quando?". Glielo feci riavere e mentre aspettavo
che rispondesse sentivo l'ansia e l'eccitazione crescere dentro me.
Pochi minuti dopo Ludovica mi passò nuovamente il prezioso
foglietto sorridendo maliziosamente. "Mi faccio
vivo io. Dammi il tuo numero". Non esitai tanto a
rispondere. Aspettai un paio di minuti ma non arrivò nessun
nuovo biglietto. Luca mi fece solo l'occhiolino prima di tornare a
concentrarsi sul suo libro di diritto. Decisi di riprendere di studiare
anche io, anche se la mia mente era da tutt'altra parte. Pensavo solo a
cosa sarebbe potuto accadere domenica sera. Luca, sembrava
così misterioso. Per il resto del pomeriggio non mi
degnò nemmeno di uno sguardo. Stufa di aspettare altri
"segnali" decisi di tornare a casa. Dopo aver indossato giubbino e
sciarpa, stavo per avviarmi con la mia amica verso l'uscita. Un attimo
prima che io uscissi da quella stanza, mentre gli passavo vicino Luca
mi sorprese di nuovo. «
Ciao Marta » disse semplicemente, sorridendo. Il
mio viso passò dal rosa al porpora nel giro di pochi
secondi. Bofonchiai un timido «
Ciao » prima di seguire Ludovica fuori da quel
luogo che tanto adoravo. Durante il tragitto per andare a casa
continuavo a sorridere come un imbecille. Avevo la testa fra le nuvole.
Non riuscivo nemmeno a parlare con Ludovica, ero completamente senza
parole per l'incredulità. Luca Fedrigo mi aveva invitato ad
una festa. Luca sapeva il mio nome. Luca Fedrigo forse era interessato
a me, Marta, una normale ragazza come tante altre e non una super
modella da copertina di Cosmopolitan. Lui, lui, il ragazzo perfetto,
così stronzo ma allo stesso tempo cucciolo, così
diverso da tutti, lui..
«
Marta avanti adesso puoi farlo.» La voce della
mia amica interruppe i miei pensieri.
La guardai con aria
interrogativa. Lei sorrise. < Puoi
esultare ad alta voce, non c'è nessuno che ti sente
> Senza farmelo ripetere due volte, la abbracciai e
iniziammo a saltare come due cretine nel bel mezzo di Via Roma. La
gente che passava ci guardava come se fossimo due stupide. Sinceramente
però, non me ne importava gran che. Ero felice. Poco me ne
importava se mi trovavo in un luogo pubblico pieno di gente. Alla fine
di questo momento di gioia ritornai seria e guardai la mia
amica.
« Sai Ludo, credo che sia
giunto il momento di raccontarti un po di cose. »
« Oh, lo credo
anche io. Non ti preoccupare so più di quanto pensi. In ogni
caso hai il tempo di una cioccolata per raccontarmi quello che ancora
non so.» mi rispose la mia amica quando mi resi
conto che eravamo di fronte al "Art and Chocolate", uno dei posti che
più adoravo della mia città. Mi resi conto
però di non avere il portafoglio. Come se la mia amica mi
avesse letto nel pensiero, mi sorrise. « Tranquilla.
Per stavolta offro io, dovrò pur usare qualche volta la
carta di credito per le emergenze. » Risi di
cuore. « E questa
sarebbe un urgenza?.» Ludovica
acconsentì convinta prima d'entrare. « Emergenza
cioccolato. Motivo più che giusto.»
Scoppiai nuovamente a ridere prima di seguirla dentro il locale. La mia
amica era così, generosa, buona e spontanea. Però
era furba, sapevo che era a conoscenza di più di quel che mi
diceva. Lei e Luca erano amici. Cioccolata dopo cioccolata le avrei
fatto spuntare la nocciolina.
Giovedì,
venerdì, sabato. Erano passati già tre giorni, 4
ore, 5 minuti, 33 secondi da quel giorno in biblioteca e di Luca ancora
nessuna notizia, nessun messaggio, niente di niente. Eppure la festa
era prevista per domani. Mi aveva invitato, gli avevo dato il mio
numero, aveva detto che si sarebbe fatto vivo lui. Invece nulla. Era
come si fosse volatilizzato nel nulla. Era da giovedì che
non facevo altro che pensare a lui, sempre, in ogni momento: a casa, a
scuola, in macchina, giocando a hockey. Sempre.
Avrei voluto chiedere
a Ludovica che fine aveva fatto, ma avevo deciso di evitare. Sarei
risultata patetica, una bambina che aspetta solo una chiamata, anche se
era la verità che era quello che volevo. La mia nuova amica
mi aveva detto che secondo lei gli interessavo, altrimenti conoscendolo
non avrebbe mai fatto un gesto del genere. E quindi, se la Ludo aveva
ragione, perché ora faceva così?! Non lo capivo
proprio. Probabilmente era stata una scommessa con i suoi amici quella
di chiedermi il numero, magari aveva buttato via il foglietto non
appena era uscito dalla biblioteca, oppure l'aveva lasciato nei jeans e
sua mamma li aveva buttati in lavatrice, oppure è volato via
con il vento, oppure gli avevano rubato lo zaino, oppure niente. Basta
Marta! Dovevo finire di farmi film. Se mi avrebbe chiamato bene,
altrimenti amen, sarei andata avanti con la mia vita. Di Luca Fedrigo
ne avrei incontrato a centinaia. Sorrisi guardando la mia immagine
riflessa allo specchio, come se stessi parlando con me stessa. Cavolo,
quando mi volevo auto convincere ero davvero brava.
BIP-BIP
Il mio cellulare non
riuscì nemmeno a finire il secondo bip che mi ero
già fiondata sul letto a prenderlo. Numero che non avevo
salvato. Magari era lui. Erano le tre del pomeriggio,
sicuramente era lui. "Dai ti prego Gesù, io ti
voglio bene, fa che sia lui, fa che sia lui" ripetei a bassa voce
mentre attendevo che quel messaggio si apriva.
"Ehi friend, sono la
Glossy con il cellulare di mia cugina, perché non ho soldi
sul mio. Allora sta sera vieni con me, la Ludo e le altre all' Alter?
:) "
Fan culo Glossy,fan
culo il tuo cellulare senza soldi,fan culo quelle galline delle mie
compagne di classe,fan culo tutti. E io che mi ero anche illusa. Di
nuovo. Basta, non dovevo più pensarci e quale modo migliore
per dimenticare, se non andare una serata in discoteca con le mie
amiche?! Grazie a mio fratello sarei entrata gratis, poi gli amici
della Ludo mi avrebbero offerto da bere e via al divertimento. Avrei
trovato sicuramente qualcuno con cui passare la serata. Magari
addirittura Luca. Ma sai che bello?! Sarebbe stato troppo bello per
essere vero. Mi serviva autoconvincermi di nuovo. Luca NON ci sarebbe
stato, mi sarei divertita da impazzire e avrei trovato sicuramente il
principe azzurro. Nessuno avrebbe potuto resistere ai miei occhi
azzurri e ai miei capelli biondi.
La serata stava
andando come previsto. Era solo mezzanotte e io e Alice, una mia
compagna di classe di due anni più grande, eravamo
già parecchio "allegre". Stavo ballando come una scema
quando la Glossy, che di nome si chiama Gloria, mi si
avvicinò e mi disse: « Marta, guarda chi
c'è!» Guardai verso il punto indicato da lei e lo
vidi. LUI...
«Majcollll
» urlai come una deficiente buttandomi
praticamente in braccio a lui, prima di far finire la mia amica di
parlare. Lui mi sorrise. Cazzo quanto era figo, diventava ogni giorno
più muscoloso. Non l'avevo mai considerato, sebbene lui ci
provasse con me ogni volta che avevamo occasione d'incontrarci. Quasi
quasi peròò..questa seraaa. Mi prese per mano e
mi trascinò in pista. Mentre passammo davanti al bancone
notai la Ludo e la Glossy che stavano bevendo un drink parlando con due
ragazzi di qualche anno più grande. Appena ci videro
scoppiano a ridere e sentii Gloria che diceva: «
Per me quei due sta notte fanno scintille. »
Ludovica rise e rispose:
«Un altro Martini che succede.» Le mie
amiche fecero un brindisi come a suggellare la loro patto e tornarono a
concentrarsi su due ragazzi appena conquistati. Quelle stronze, belle
amiche avevo! Come potevano pensare che avrei fatto una cosa del
genere?!
Drink dopo drink ero
partita. Nel vero senso della parola, mi sentivo libera, felice. Io e
Majcol ci stavamo divertendo un sacco ballando. Ad un certo punto
però, per colpa di una canzone dal ritmo sensuale successe
quel che non avevo previsto. Un bacio, che di casto aveva ben poco, poi
un altro sui divanetti della discoteca, poi un altro vicino al bar,
accanto la console del dj, ovunque, per tutto il resto della serata. Le
sue labbra erano davvero morbide. Sapevo che avesse la fama del
sex-simbol, ma non pensavo fosse così un bravo baciatore.
Cavolo se era bravo, sembrava d'essere in paradiso. Continuammo a
scambiarci baci fin che, alle 3 tornai a casa. Dio quanto mi ero
divertita. Non mi serviva di certo Luca Fedrigo, Majcol era
un ottimo diversivo. Bella serata, ma la testa mi faceva un
male...avevo come l'impressione di essere in una realtà
parallela.
« Certo che tu
e Majcol ieri ci avete dato dentro eh! » mi
disse Ludovica mentre stavamo facendo colazione a casa sua. Gloria,
intenta a mangiare la sua brioches ipercalorica al cioccolato
acconsentì con la testa. Ero mezza addormentata,
non capivo davvero di cosa stava parlando. Io e Majcol? Che cavolo
avevamo fatto? La mia amica continuò: « Sai facevate
prima ad andare ad imboscarvi, ci avete riservato un bello spettacolo,
meglio del cinema. »La guardai con aria
interrogativa. A quel punto Gloria decise di intervenire guardandomi
come se fossi stupida. « Signorina
Bianchi, sveglia, tu, Majcol, baci da film porno, ovunque, divanetti,
bar, fuori, ovunque! .» Diretta e carina come
sempre la Glossy. All'improvviso ricordai tutto, come in un flash back
mi vennero in mente le scene della sera precedente. Io e
Majcol, i nostri baci, tutto. Scrollai le spalle
indifferente. « Be, capita,
sono single, libera, non devo dar conto a nessuno.
» « E Luca? Ieri eri così
presa...non vedevi l'ora di uscire con lui? »
chiese Ludovica. «Luca
si attacca al tram, non si è fatto sentire, per me
può andare a quel paese, lui, i suoi amici e la sua festa di
merda. »
BIP - BIP
Messaggio. «
Marta è il tuo » mi
informò Gloria. Amen se era il mio, sarebbe stata
sicuramente mia madre per avvisarmi che da li a poco sarei dovuta
tornare a casa. Poteva aspettare che finissi la colazione, le avrei
risposto dopo. Peccato che la mia amica Glossy, non era della stessa
opinione. Prese il mio telefono e aprì il messaggio. «
Oh my Bass » « Che c'è Glossy?
Dai non fare la cretina, non sono dell'umore »
« Non sto scherzando, leggi tu stessa.»
Mi passò il mio Nokia e annoiata lessi il messaggio ad alta
voce "Ehi
ciao Marta, sono Luca Fedrigo, ti ricordi?! Scusa se non mi sono fatto
vivo prima, sono stato due giorni in Svizzera da mia zia. Comunque per
sta sera, ti passo a prendere per le 21.00..ok? P.s si so dove abiti,
sono amico di tuo fratello, non uno stolker :) " Oh mio
dio, non ci potevo credere. Luca mi aveva scritto, lui non si era
dimenticato! Era solo stato due giorni fuori dall'Italia,
perché non ci avevo pensato prima?! Dire che ero felice era
poco. Subito la mia espressione annoiata si trasformò in un
sorrisone. Le mie amiche si avvicinarono a me, ci abbracciammo e
iniziammo a fare uno dei nostri stupidi balletti. Per fortuna eravamo
da sole a casa, non oso immaginare se fossero passati i genitori di
Ludovica. Che imbarazzo! L' euforia venne smorzata, quando nella mia
testa si "accese una lampadina" per ricordarmi ciò che era
successo con Majcol. All'improvviso mi sentii terribilmente in colpa
nei confronti di Luca, anche se di fatto non avevo fatto nulla di male.
Le mie amiche capirono al volo che cosa mi stava passando per la
testa. «
No, ti prego Marta, non iniziare a farti teghe, non essere la Glossy
della situazione ti prego. Ne basta già una che si fa mille
problemi per qualsiasi cosa.» mi disse la Ludo
mettendomi una mano sulla spalla.
«
Oh, ma grazie Ludo, parla pure come se non ci fossi sai. »
le rispose Gloria con il suo solito sarcasmo.
«
Ah e che poi io non mi faccio le teghe mentali per tutto. »
Io e Ludovica a questa esclamazione la guardammo corrucciate.
«
Si dai, forse è vero un po di teghe me ne faccio. Comunque
miss Ludovica la saggia ha ragione. Basta pensare, non hai fatto nulla
di male. Rispondi di sì e falla finita. »
« Si ma Glossy io e Majcol ci siamo baciati.
»
« Allora, che male c'è?! Tu e Luca mica siete
insieme » rispose piccata la mia amica.
« Sì ma piace, tanto e ho baciato Majcol solo
perché ero arrabbiata perché non si era fatto
vivo »
« Appunto Marta, dai, quello che succede all'Alter resta
all'Alter. Insomma Luca non deve saperlo per forza, e in ogni caso di
certo non si arrabbierebbe, voi non siete mica insieme e nemmeno vi
frequentate ancora » aggiunse Ludovica
« Sicure? E quindi adesso che faccio?»
« E lo chiedi a noi?! Semplice, prendi il tuo
cellulare preistorico scrivi ok, poi ci prepariamo e usciamo. Abbiamo
urgente bisogno di Stadivarius! » Stradivarius?
Ditemi perché in un momento come quello quelle due pensavano
allo shopping. Ovvio, fosse per me pianterei una tenda in quel negozio,
ma non capivo cosa centrasse in quel momento.
Guardai Ludovica confusa. «
E dimmi adesso cosa centra Stradivarius Ludo! »
«
Marta, sai sta sera devi uscire con Luca Fedrigo, non uno qualunque, il
tuo sogno proibito da due mesi a questa parte. Fossi in te andrei in
tuta.» Adesso capivo. Cavolo in certi
momenti ero davvero stolta. Come potevo non pensare a queste
cose?!
« Quindi andiamo a preparaci, Glossy, abbiamo una missione:
rendere la nostra Camo ancora più bella per il suo principe
azzurro. Dico bene? »
La Glossy sorride e diede in cinque alla Ludo. «
Yoh bro! »
A questa esclamazione
scoppiammo tutte a ridere prima di andare al piano di sopra a vestirci.
Dio quanto adoravo le mie friends, in certi momenti erano
indispensabili. Però avevano ragione. Quel pomeriggio avrei
dovuto preoccuparmi solo di una cosa: rendermi irresistibile per Luca.
Era la mia occasione, non potevo sprecarla.
Buon giorno!
Eccomi
qui di nuovo con una nuova breve storia!
L'altra
parte la posterò domani :)
Per
il personaggio di Marta mi sono ispirata ad una delle mie amiche
e
poi visto che c'ero mi ci sono messa anche io (ahahahah sì,
sì sono proprio come ne nella storia in realtà).
A
parte questo tutto il resto è frutto della mia fantasia,
ogni riferimento è puramente casuale.
Spero
con tutto il cuore che vi piaccia e che vi abbia incuriosito :)
Grazie
a tutti quelli che la leggeranno :)
Se
vi va ditemi che ne pensate :)
Augurissssssimi
di buon Natale in ritardo...tanti baci al ciccolato, la vostra Glossy.
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