DISCLAIMER: Non conosco Colin Farrell (e in questo
momento non sa quanto è fortunato visto che se ce l’avessi
sotto mano lo prenderei a schiaffi) e nemmeno Jared Leto. Non so che rapporto
ci sia tra loro e quindi me ne sono inventata uno. Non prendo soldi per
scrivere queste cose e mi accontento del fatto di non doverne dare per
leggerne.
Buona lettura.
PARTY IN VILLA
Ti ho visto andare sul terrazzo per fumare una sigaretta, ma
adesso che l’hai finita non accenni a voler rientrare.
Che hai Colin?
La festa è tutta per voi, ma agli invitati non stai donando
molto più di alcuni sorrisi tirati… E a dirla tutta a me nemmeno quelli. Ti
limiti ad evitarmi e a girarti appena i nostri sguardi s’incontrano.
Ma che ti ho fatto?
E’
vero, negli ultimi tempi non ci siamo visti molto, ma tu eri
sul set e io in tour, non potevamo fare di più. Eravamo entrambi troppo presi
dal lavoro…
Lo
sapevi che sarebbe stato così…
Già
il fatto che avessimo continuato a sentirci dopo Alexander
mi aveva quasi stupito. Non c’è stato molto più di qualche lunga telefonata, e
di parecchie notti tra le lenzuola, ma in fondo è quello che volevamo no?
Niente cose impegnative. Niente promesse che poi sarebbe
stato un peso mantenere… O forse non lo
sarebbero state mai, ma perché rischiare? Se un domani non c’era mai stato
perché volerlo a tutti i costi?...
Era stato così naturale continuare a sentirti,
a vederti, a sapere cosa facevi e a sentirmi chiedere cosa combinavo…
Poi
di punto in bianco, un paio di mesi fa, hai smesso di chiamare, e quando l’ho
fatto io evidentemente avevi da fare visto che non hai
risposto al telefono.
Il
fuso tra gli Stati Uniti e Dublino non mi entrerà mai in testa…
Mi
passo veloce la mano sul viso e mi appoggio alla colonna di fianco a me
guardando la tua schiena che si piega sulla ringhiera.
Non
abbiamo mai seriamente discusso. Tu non mi hai mai detto che non volevi più
vedermi, e io di sicuro non l’ho fatto… E quindi?… Non sarebbe
più logico se ci parlassimo civilmente come due vecchi amici che non si vedono
da un po’, invece di stare tu su un balcone da solo come un cretino e io qui a
fissarti come un imbecille?
Pensavo
che qualunque cosa fosse successa sarebbe bastato
dirti che mi eri mancato, e invece…
*
Non
mi aspettavo di vederti a questa premiere di Miami Vice e credo che tu te ne
sia accorto.
Immagino
già il sottotitolo alle foto sui giornali di domani: “Colin Farrell (Alexander,
PhoneBooth) con l’amico Jared Leto (Alexander, Lord
of war)” Peccato che la mia faccia dicesse tutto tranne “amico”.
Diceva
“Che diavolo ci fai qui?” Diceva “Non potevi continuare a strimpellare quella
tua maledetta chitarra dall’altra parte del mondo?”… E per un attimo sono
sicuro abbia detto “Ma amico quando?!”… Già… Amico
quando?...
Quando
abbiamo finito le scuse per andare a letto insieme e abbiamo continuato a farlo?... Quando ci salutavamo all’aeroporto e dopo un’ora
eravamo già di nuovo al telefono?... Quando mi dicevi che eri corso fuori dalla
doccia per rispondermi, ma che no no, potevo parlare, alla pozza che si stava
formando sul pavimento avrebbe pensato la donna delle pulizie...
O
forse eravamo amici quando ho smesso di telefonarti?…
Quando stavo passando un periodo di merda e non volevo che tu lo sapessi quindi
non ti ho risposto più al telefono? Quando mi sono accorto che quello che era
rimasto tra noi non mi bastava più e ho rovinato anche quello...
Non
volevo ammettere nemmeno a me stesso che il non vederti era parte del mio
malessere, figuriamoci ammetterlo con te...
Mi
piego di più sulla ringhiera e guardo il vuoto sotto di me.
Per
l'ennesima volta mi dico che dovrei venire a salutarti, ma di nuovo il
vigliacco che in me si sveglia e mi trattiene. Se facessi anche solo un passo
verso di te capiresti quanto mi sei mancato, quanta voglia avrei di sfotterti
per quei tuoi stravaganti e maliziosi capelli scuri con le punte rosse…
Capiresti quanto io sia stato vicino al pensare di essermi innamorato di te… Mi
si leggerebbe in faccia il numero dei nodi che vorrei sperimentare per legarti
con la sciarpa bianca che hai intorno al collo…
Cazzo,
ma cosa sto diventando? Perché non riesco a fingere che tu sia solo uno dei
tanti con cui ho lavorato o scopato ed evito ad
entrambi questa scena da amante abbandonato che non ci si addice?!
Sospiro
al cielo.
Fanculo a tutto…
Do le
spalle alla notte e mi giro verso la sala. Tu sei
appoggiato ad una colonna e hai il cellulare in mano. Dall’espressione della
tua faccia non sembrano belle notizie, infatti vedo le
tue labbra comporre un’imprecazione silenziosa… Le tue labbra… In un lampo mi
passano davanti tutti i momenti in cui ho pensato a te, ai tuoi occhi, alle tue
mani… Ma le tue labbra… Non le ricordavo così sensuali… Eppure le ho morse così
tante volte, le ho leccate affamato senza stancarmi, le ho… Le ho baciate. E fa
male da morire sapere che avevo scordato la sensazione
delle tue labbra sulle mie… Sapere che se non la sentirò mai più sarà tutta
colpa mia.
Amico
allora? Amico adesso?...
*
Il
cellulare mi vibra in tasca avvertendomi di un messaggio.
E’
Shannon: “Te l’avevo detto che era un errore, ma tu sei voluto andare lo
stesso”
Come
cazzo ha fatto ad indovinare cosa stavo pensando?
Rispondo:
“Per tua informazione sta andando benissimo”
Un’altra
vibrazione, un altro messaggio: “Sì, e io sono la fata turchina… Sai che non
approvo, ma se l’unico motivo per cui non vi siete
saltati addosso è perché tu hai la coda di paglia tanto vale che te lo tagli
fratellino”
Mentre
studio un modo di inviare un pugno in faccia via sms, alzo lo sguardo verso il
terrazzo e ti vedo. Sei girato verso di me con le mani sulla ringhiera e le
gambe incrociate. Il mio cervello registra velocemente che mi stai guardando senza evitarmi. Molto velocemente
visto che il sangue è rotolato verso altre mie parti anatomiche che stanno
invece reagendo ai tuoi pantaloni dal taglio classico, alla tua pelle
abbronzata sotto la camicia bianca aperta fino a metà, ai tuoi capelli scuri
nei quali vorrei affondare le dita…
Credo
che se i pensieri facessero rumore adesso non mi si starebbe vicino dal casino:
Memoria a breve termine in azione per cercare qualcosa
che ti abbia fatto cambiare improvvisamente idea; Orgoglio che urla che questo
è il mio momento di ignorarti; Memoria
a lungo termine che, dannata lei, non riesce a star quieta riportandomi
a tutti i momenti passati insieme; Autocontrollo che stringe tra i denti il
coltello della Ragione pregandomi di non fare cazzate; E sotto tutto uno strano
sibilo: L’insicura speranza che qualcosa stia per ricominciare…
Deve
essere sicuramente
il sibilo che mi muove le gambe fino a quando non ti raggiungo sul terrazzo, ma
è l’orgoglio che, per salvarsi la pelle, mi fa appoggiare alla ringhiera e mi
fa rivolgere lo sguardo al giardino.
Tu
incroci le braccia e guardi il pavimento.
Lo
stridore del panico, scatenato dal pensiero che quello che hai visto mentre mi spogliavi con gli occhi non ti piaccia più,
si aggiunge al caos generale, ma tu sospiri e io abbasso l’audio per sentire
quello che stai dicendo.
“Non
ti ho mai considerato un amico”
BOOM!
Che
diavolo è stato?! L’incredulità che mi ha folgorato i
neuroni o la totale follia che si è definitivamente impossessata dei tuoi? Che
cazzo vuol dire?!…
Mi
volto di scatto e tu ricambi lo sguardo.
Il
disagio si mobilita: “E’ per questo che ti diverti a ignorarmi?”
Il
fastidio guadagna posizioni nei tuoi occhi: “A parte il fatto che non mi
diverto per un cazzo, credi che sia facile parlare con te?”
Una
sconosciuta canzoncina in gonnellina a fiori e con le trecce arriva
saltellando: Mi farai una lista dei difetti che ho, mia
mamma dice che non ne ho, che non ne ho, che non ne ho…
Mi
giro verso di te, ma lascio una mano sulla ringhiera per sorreggermi nel caso scoprissi che non sono poi così pronto a sapere che, finito
il siparietto hard, adesso non mi sopporti. Senza offesa per il siparietto
hard, anzi…
*
Ti
giri verso di me, ma resti appoggiato alla ringhiera.
Sei arrabbiato, per un attimo sembri quasi confuso, anche se non capisco il
perché… O forse lo so il perché, ma non voglio sentirmelo dire. Odio dover
ammettere di aver sbagliato ad ignorarti tutta la sera, o forse l’errore è
stato smettere di farlo… Cristo santo non è possibile essere
ancora a questo punto! Essere ancora in bilico tra l’accettare l’evidenza che
la tua vita con o senza di me non fa differenza, e la voglia che ho di
dimostrarti che non è affatto così. Che nella tua vita tu un posto me lo devi
trovare anche fuori dal letto, perché ad essere
trattato come tutti gli altri appena ci rivestiamo, non ce la posso fare.
Perché non voglio mai più starti lontano per abbastanza tempo da dimenticare
quello che si prova a baciarti.
Apro
la bocca per dirti… Per dirti cosa?!… La richiudo
tanto non serve a niente.
Mi
alzo dalla ringhiera. “E’ stato bello rivederti. Ciao” Per un attimo esito, ma
poi corredo il saluto con una pacca sulla spalla (che non si nega a nessuno neanche quando non sai che ruolo ha nella tua vita) e me ne
vado.
*
Guardo
incredulo per un attimo la spalla dove hai appoggiato la mano… Finisce così
quindi? Con due frasi che non ho capito e un saluto che neanche fossi uno che
hai appena conosciuto?… E’ questo il modo che hai scelto per dirmi che è stato
divertente finché è durato, ma che sono stato un illuso a pensare che potesse
esserci ancora qualcosa tra noi?
“Fottiti Farrell!”
O i miei pensieri hanno realmente cominciato a far rumore, o
l’ho veramente detto a voce alta… Dev’essere la
seconda, visto che le poche persone sul terrazzo si girano a guardarci.
Ti
sei fermato e ti sei irrigidito, ma non ti sei voltato.
Il
clima da melodramma esplode quando tu fai un altro
passo e il mio cervello va definitivamente in corto circuito “Mi hai sentito?!”
Ecco,
adesso manca solo che il dj tolga la musica tanto
ormai metà degli invitati sono interessati solamente a noi…
*
Ma
perché ogni volta che cerco di evitare di farmi male, il peggio mi viene
addosso? Non posso semplicemente uscire di scena e salvare almeno un po’ di
dignità?! No! Perché tu forse ti sei convinto che
gettare questa storia sulle riviste di gossip la farà sembrare meno assurda!
Torno
sui miei passi e stringo i denti cercando di sembrare calmo “Smettila”
“Smetterla
di fare cosa? Di farti notare quanto tu sia maleducato e stronzo?”
Qualcosa
di sensato da dirti cerca di entrarmi in testa, ma
tutto lo spazio è occupato da un unico pensiero: Giuro che questa è la volta
buona che ti ammazzo.
Evidentemente
mi si è anche stampato un teschio sulla fronte, perché appena provo ad
avvicinarmi di più sento sulla spalla la mano del mio manager che mi trattiene,
e la sua voce nell’orecchio. “Prova a fare qualche cazzata che distolga
l’attenzione dalla promozione del film, e sarai a pulire i cessi con la stessa
velocità con cui bevi una Guinness”
Non
ho bisogno di girarmi a considerare i suoi 90 chili di muscoli per sapere che a
lui non servono teschi sulla fronte per incutere timore…
“E
sono sicuro che il signor Leto sarà felicissimo di vedere la stanza che ho
fatto riservare per te al piano di sopra”
La
tua rabbia si sposta da me a lui in un ringhio. “Io non vado da nessuna parte”
“Oh,
certo che no…” Ti regala uno dei suoi ghigni da bassifondi che in genere riserva a me e se ne va. Tu lo
guardi andar via ma non reagisci. Lo sapevo che era convincente anche senza
minacce di cessi…
*
Siamo
di nuovo soli e mentre cerco di non sprofondare nel
nero dei tuoi occhi, il rumore dentro alla mia testa ha lasciato il posto ad
un’accozzaglia di pensieri collegati solo da quel filo sottile che è
l’angoscia. La frustrazione di sapere che se non fosse
così difficile smettere di pensare a te avrei lasciato perdere e me ne sarei
già andato... Ma invece resto e quando ti riappoggi alla ringhiera rivolto
verso il giardino, io faccio lo stesso.
Silenzio.
Come
siamo finiti ad essere due imbecilli su un balcone? Almeno finché eri qui da
solo potevo raccontarmi la favola che tu non mi mancassi
poi così tanto, ma è impossibile continuare quella bugia mentre ti sono vicino.
Tu
non dici niente.
Sono
talmente nel panico, che l’istinto indugia tra il darti una testata in faccia
dando realmente una svolta alla serata, e il chiederti se è vero che hai una
stanza riservata nella villa.
Ma
non dico niente.
In un
gesto istintivo di cui forse non ti rendi nemmeno conto ti passi una mano tra i
capelli girandoti un po’ verso di me e qualcosa di nuovo scatta… Ancora nei
tuoi profondissimi occhi…
*
Mi
riappoggio alla ringhiera rivolto verso il giardino e tu fai lo stesso.
Silenzio.
Ricomincio
ad ignorarti cercando di riportare tutto a pochi minuti fa, quando ancora qualcosa
di buono poteva succedere e ancora potevo provare a convincermi che le cose vadano
bene così come stanno.
Tu
non dici niente.
Mi è
bastato fissarti per un attimo per rendermi conto che avrei voglia di guardarti
per ore. La tentazione di portarti veramente nella stanza che mi hanno
riservato qui alla villa è forte.
Ma
non dico niente.
In un
gesto istintivo di cui forse non ti rendi nemmeno conto ti passi la lingua
sulle labbra e qualcosa di nuovo scatta… Ancora sulle tue labbra…
*
Il
silenzio prosegue per un tempo che sembra infinito, e se pensavo che questa
scena non potesse essere più pietosa di così, tocchiamo il fondo cominciando a
parlare nello stesso istante.
“Colin…”
“Jared…”
Ecco,
adesso sì che sembriamo proprio in una commedia da quattro soldi…
“Di
prima tu…”
“Di
prima tu…”
Oddio
ma c’è mai fine al peggio?
Mi
giro a guardarti per evitare che le nostre voci si sovrappongano di nuovo e tu
fai lo stesso.
“Dimmi”
Almeno
questa volta tu sei stato in silenzio… Forse un po’ troppo a lungo… O forse hai
optato direttamente per la telepatia visto che continui a fissarmi, ma non
sembri intenzionato ad aprir bocca…
Per
un attimo la possibilità di darti una testata torna in cima alle soluzioni plausibili,
ma non faccio in tempo a realizzarla perché tu velocemente ti alzi dalla
ringhiera, mi afferri per un gomito, e mi porti in un angolo buio del terrazzo
per poi spingermi con le spalle contro il muro.
Il
tuo corpo aderisce al mio in un’eccitazione che pensavo di poter dimenticare,
ma che riscopro più viva che mai. Il tuo viso si avvicina lentamente al mio…
“Dimmi Jared, se adesso ti chiedessi di baciarmi lo faresti?”
Chissà,
forse Shannon ha ragione: dovrei veramente tagliarmi qualcosa per punirmi di
quello che sto per fare, ma non riesco più a continuare in questo modo... Ti metto le mani sul petto e ti allontano.
*
Non
so da dove sia partito tutto questo. La risposta più
ovvia sarebbe dal mio inguine, ma la realtà è che
questa volta non voglio strapparti i vestiti di dosso e scoparti, ma solo
baciarti.
Non
ti ho portato qui perché non voglio dare scandalo, ti ci ho portato perché
almeno per un attimo voglio avere l’impressione che tu sia solo mio.
Ti ho
portato in questo angolo buio perché tu non possa
guardare la delusione sulla mia faccia quando mi dirai di no…
E infatti con un gesto secco mi allontani… No. La risposta è
semplicemente no.
“Sì”
Se
non fossi già completamente confuso, credo che lo
sarei adesso.
Che
vuol dire sì se poi mi allontani?...
“Sì,
ti bacerei se me lo chiedessi… Ma non saprei il
perché… E se la tua domanda successiva
è: verrei a letto con te se me lo chiedessi la risposta è di nuovo sì. Anzi:
cazzo sì! Ma…”
Abbassi
lo sguardo e stancamente scuoti la testa. Il cuore mi sprofonda nel petto.
Come
posso trovare qualcosa da dirti per farti stare meglio
se nemmeno io ci sto capendo più niente?!...
*
E’
iniziato tutto così tra noi: cogli l’attimo. Fatti buttare sul primo ripiano
orizzontale e riempiamo un po’ di quegli spazi lasciati vuoti dalla mancanza di
casa. Bhe, sai qual è la novità? Che
mi sono stancato che sia così. Mi sono stancato di non potermi mai chiedere
perché lo faccio e di avere paura della risposta. Di dover pesare ogni parola,
perché tu non capisca che mi sto affezionando a te, di poter essere me stesso solo quando so che la tua mente è ottenebrata dal desiderio
o dall’orgasmo. Mi sono stancato di questo balletto dei ruoli che alla fine è
solo il gioco del gatto e del topo. E mi sono stancato
anche di questa serata che sembra non portare a niente. Non so come gestire la
situazione, ma non intendo farlo per tutti e due, se
non mi vuoi più vedere dimmelo in faccia e…
Il
respiro mi muore in gola quando sento le tue braccia
stringermi.
Tengo
la fronte appoggiata al tuo petto e la memoria torna indietro. A prima di Alexander, prima del Marocco, prima di tutto… Torna
indietro a quella scena poi tagliata di Phonebooth, alla voce di Joel che urlava: “Colin! Il tuo personaggio è un bastardo
ammaliatore! Devi fargli credere che lo ami anche se
sai che lo getterai via alla prima occasione!” A te che improvvisavi e mi
abbracciavi…
Mi
accarezzi la schiena e il viaggio nei ricordi torna a questa sera. A quel tuo
ignorami come se fossi un giocattolo che ti era venuto
a noia, a questo cambiamento improvviso e immotivato… E’ questo che stai
facendo Colin? Stai cercando di convincermi che mi ami anche
se sai che mi scaricherai subito dopo essere uscito dal letto?
Questa
volta non ho bisogno di spingerti via da me perché ti allontani di tua
iniziativa. Fai un passo indietro e infili le mani in tasca.
“Mi
hai chiesto perché ti stavo ignorando e l’unica risposta che posso darti è
che…” Sospiri “Cazzo, ma perché sembra così patetico detto a voce alta?”
Tieni
gli occhi bassi e tentenni ancora, ma poi sembri ritrovare il coraggio e alzi
lo sguardo su di me. “So che non posso pretendere
niente da te e che gli accordi erano altri, ma non riesco a far finta che tra
noi non sia successo niente, e il pensiero che tu sia riuscito ad andare avanti
anche senza di me mi manda in bestia. Ho passato gli ultimi due mesi a cercare
di dimenticarmi di te e c’ero quasi riuscito
dannazione! Mi sentivo di merda, ma ci stavo riuscendo. E invece quando stasera
ti ho visto è andato tutto a puttane… E se non fossi così fottutamente
sobrio, forse non me ne sarei neanche accorto e forse ti avrei anche scopato
senza volere niente in cambio, ma resta il fatto che
lo sono e quindi ho pensato che se, anche solo per un attimo, avevo dimenticato
quanto fosse bello baciarti forse non meritavo nemmeno di parlare con te… E tu
non hai la minima idea di quanto abbia desiderato un camion di birra dopo
essermi reso conto di questo cazzo di pensiero"
*
Sul
tuo volto in penombra si dipinge una sincera espressione di sconforto e io non
ho la minima idea di cosa fare.
Sarà
perché ho pensato a tutto tranne che a questo, sarà perché negli ultimi mesi mi
sono sentito troppo in colpa e mi sono ripetuto troppo spesso che era solo
colpa mia... Avevo talmente paura che mi accusassi da
un momento all’altro di pretendere troppo da te, che l'idea che anche tu ci
stessi male non mi aveva nemmeno sfiorato...
So
fin troppo bene quanto ti dev’essere costato
abbassare le difese e dirmi quelle cose… Ma non saremmo
più noi se ti dicessi che sono le stesse cose che voglio io.
La
tensione si scioglie lasciandomi di nuovo la possibilità di respirare
liberamente, forse per la prima volta da quando ti ho
visto, e quando sorrido manca poco che senta gli angoli della bocca inumidirmi
la orecchie. Per mia fortuna sono ancora contro il muro al buio, perché devo
avere una faccia da fan girl isterica di cui mi vergognerò fino alla morte...
Quasi
mi viene da ridere "E ti sembra un motivo questo? Mi hai trattato da schifo tutta la sera perché ti sentivi in colpa per aver
dimenticato quanto fosse bello baciarmi?!"
Lo
so eccome che è un buon motivo, ma non penserai veramente che te la faccia
passare liscia vero?
Aggrotti
le sopracciglia e accusi il colpo, ma evidentemente il mio sorriso si vede
anche al buio perché dopo un po' anche tu accenni un sorriso e so che hai
capito.
"Ah!
Mi sembrava strano che con te bastasse umiliarsi per risolvere la questione!
Sai che ti dico Jay? Vai al diavolo! Lo sapevo che
con te non si può parlare"
"Che
vuol dire che con me non si può parlare stronzo?!"
"Vuol
dire che sei un fottuto americano zuccone che non ascolta!"
"Ma senti! Ha parlato il mulo irlandese!"
"E
che se uno come me ti chiede scusa per essere stato un
coglione potresti ringraziare senza dover per forza
replicare"
"Uno come te che chiede scusa?! Se a te
questo sembra il tono di uno che si sta scusando!"
"Ma
che vuoi che faccia?! Che te
le canti? Forse qui a Hollywood siete abituati a fare i comunicati stampa, ma
io sono cresciuto a Dublino e là si fa così a chiedere scusa ok?"
"Ehi!
Mi stai dando del fighetto di Hollywood?"
"No!
Ti sto dicendo che..."
La
frase rimane a metà per un lungo momento poi scoppi a ridere. "Che cazzo
ti stavo dicendo?"
Vorrei
rimanere serio... Anzi, non voglio affatto rimanere
serio! Voglio ridere insieme a te, perché è da troppo
tempo che non lo facciamo e, anche se dovrai strangolarmi prima di farmelo
ammettere apertamente, mi sei mancato talmente tanto anche tu...
*
Non
so esattamente cosa sia successo nell'ultimo minuto, da
quando abbiamo smesso di ridere ad ora, ma so per certo che mi hai
afferrato per la camicia e adesso la tua lingua è nella mia bocca. Sono
talmente sorpreso che non riesco nemmeno a stringerti a mia volta, lascio le
braccia lungo i fianchi e che sia tu a premerti contro di me
mentre mi perdo nel tuo bacio.
Quando
ti stacchi per farci riprendere fiato, non lasci la presa sulla mia camicia e
mi parli sulle labbra "Non provare mai più a scordartelo..." La passione si accende nei tuoi occhi e mi spingi
verso la porta a finestra.
"E ora vediamo questa fantastica stanza che hanno riservato
per l'ultimo re d'Irlanda"