Aghi
di Pino
Haytham
era annegato nei suoi occhi neri.
In
un secondo il tempio, quegli strani solchi luminosi, le delusione
stessa erano spariti dal suo corpo e dalla sua mente.
In
un secondo per lui esisteva solo quella donna indigena, di cui a
malapena aveva imparato il nome.
Kaniehtì:io.
Non
osava nemmeno pronunciarlo. Ma in fondo, che importanza aveva un nome,
un'etnia in quel momento?
Le
cinse i fianchi e abbassò ulteriormente la testa,
approfondendo quel bacio inaspettato.
Mosse
qualche passo in avanti, ciondolando come un cieco verso il suo corpo,
avvertendo con un certo pudore una pungente ed animalesca eccitazione
infiammargli il ventre.
Non
amava perdere il controllo a quel modo, la sua indole lo induceva a
ricercare l'ordine in qualsiasi cosa, persino in momenti come quello
pretendeva di avere il dominio sulle sue percezioni.
«Zioo...»
sussurrò con voce roca baciandole il collo, mentre sentiva
le sue mani sbottonargli la camicia e slacciargli con
destrezza la cintura dei pantaloni.
«Shh...»
lo zittì lei, dopo avergli sussurrato qualche
incomprensibile parola nella sua lingua. Rise, soffiando l'aria dal
naso.
«Mi
stai prendendo in giro?» domandò scettico Haytham,
accennando uno dei suoi soliti sorrisi simulati.
Zioo
si fermò dunque per guardarlo in viso, gli alzò
in mento e puntò quelle perle nere sui suoi occhi
tranquilli, sulle sue guance pallide. Percepiva il battito del suo
cuore che accelerava ad ogni semplice scambio di sguardi.
Gli
appoggiò una mano sul petto e gli tolse il cappello,
lasciando con noncuranza che questo cadesse a terra. Si sciolsero in un
secondo bacio, se possibile più focoso del precedente.
Haytham
sussultò sentendo senza preavviso il suo seno nudo sotto le
sue mani. Si accorse allora che i vestiti di Zioo giacevano a terra,
abbandonati tra la polvere.
Preso da
una voglia incontrollabile di farla sua, il Templare la spinse contro
la parete rocciosa.
Zioo
prese un profondo respiro, cercando di rilassare i muscoli delle gambe,
e con le braccia si resse alle spalle forti di Haytham. Quest'ultimo,
non incontrando resistenza da parte sua, si sistemò tra le
sue cosce morbide e iniziò a penetrarla con grazia.
Zioo
non si lasciò nemmeno sfuggire un gemito, ma il suo volto
era solcato da un'espressione appagata. Haytham era diverso dagli altri
stranieri, lui la trattava con riguardo, anche se forse non con
rispetto. Avrebbe scelto davvero lui come compagno?
Tormentata
da questi dubbi, fu spesso tentata durante l'amplesso di
sfilarsi dalle gambe dell'uomo che la stava possedendo, prima che le
conseguenze della loro azione dettata da una momentanea
oscurità divenissero indelebili. Ma infine stette
lì, stretta al suo corpo, con le gambe avvinghiate ai suoi
fianchi. E infine sentì il suo seme caldo farsi spazio
dentro di lei, spingendosi inesorabile nella culla del suo ventre.
Haytham si
sfilò piano dalla donna, donandole un buffetto sulla guancia
come per ringraziarla di essersi donata, di avergli regalato un quarto
d'ora di evasione.
Zioo
aprì gli occhi: improvvisamente l'ambiente che li circondava
tornò a fuoco.
Con
un pizzico di rossore sulle guance ma con un'espressione neutra,
raccolse i suoi vestiti. Poi iniziò a sistemarsi le trecce
che l'uomo, nella foga del loro rapporto improvvisato, le aveva sciolto.
«Lascia
che ti aiuti».
La
donna guardò Haytham di sottecchi, come se nutrisse ancora
una certa diffidenza nei suoi confronti. Haytham, stavolta sorridendo
sinceramente, le si inginocchiò a fianco e iniziò
a raccoglierle i capelli neri in due code. Fece due trecce storte e
sformate, ma Zioo le approvò comunque, divertita.
«I
maschi della tua gente sono tutti così imbranati con le loro
donne?» lo provocò, ridendo forse per la prima
volta da quando si erano incontrati.
Haytham
incrinò le labbra, lieto di iniziare a conoscere la vera
personalità della sua compagna.
Ma
Zioo fuggì dal suo sguardo, si alzò in piedi e
fece per dirigersi verso l'imboccatura della grotta.
«E
ora dove vai?» Le domandò allarmato, afferrandole
il polso, ma lei si divincolò all'istante dalla sua debole
stretta.
«Naturalmente
torno al mio villaggio, alla mia gente. Dovresti farlo anche
tu».
Haytham
rifletté velocemente su quelle parole. No, non poteva aver
pensato veramente di addomesticare Zioo, di domare una creatura
selvaggia. Erano figli di due mondi opposti e inconciliabili tra loro,
due mondi che non si sarebbero mai potuti incontrare tra loro se non
per far l'amore o fare la guerra.
Abbassò
lo sguardo, deluso da quelle risposta. Persino nel suo viso apatico e
simulatore ardeva stavolta l'ombra del dubbio.
«Magari...»
iniziò Zioo, con estrema cautela, prendendogli entrambe le
mani e guardandolo con circospezione. «Magari potresti venire
al villaggio, qualche volta. Io sarò lì, e forse
non sarò da sola».
Quelle
ultime parole richiamarono Haytham alla realtà. Confuso,
scosse la testa, avvicinando ulteriormente il viso a quello
della donna.
«Che
cosa intendi?»
Ma
lei non rispose, si limitò a guardarlo a lungo negli occhi.
La risposta era scritta nel suo sguardo, nascosta, cifrata.
Come
una lepre, Zioo si slegò dalle sue mani e tornò
alla sua libertà, lasciando Haytham solo nel tempio.
Corse
lontano, corse più forte che poteva, arrampicandosi sugli
alberi e guadando torrenti.
Respirò
di nuovo il profumo di vento e aghi di pino, il profumo dell'aria
libera.
Tuttavia,
sentì che Haytham l'aveva incatenata a sé.
Sentiva che, per quanto avrebbe provato a sfuggirgli, non sarebbe mai
stata libera dalla sua presenza.
E
la cosa non le dispiaceva affatto, perché stavolta sentiva
di essere sinceramente innamorata di lui.
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