5475 gradini
Che strana sensazione. Ho
l’impressione di non essermi mossa per anni, i miei ricordi mi sembrano così
terribilmente lontani… Ho un gran mal di testa, esattamente come prima di
addormentarmi. Ricordo di aver detto a mio marito di non sentirmi tanto bene e
che avrei voluto riposarmi un po’, ma non capisco adesso dove siano andati
tutti… non capisco perché mi abbiano lasciato qui sola.
Strano, non avevo notato prima quella
scalinata. Non riesco a vedere fin dove arriva.
Sento che devo discendere questa
gradinata, è come una sorta di richiamo…forse sto impazzendo.
Finalmente questa scalinata è
terminata! Temevo d’impazzire, e pur di preservare un minimo di ragione, ho
contato tutti gli scalini… arrivando come numero a 5475. Per questo motivo penso
di essere impazzita davvero….
Dopo ore di discesa, mi si è
presentato davanti un incredibile panorama: una splendida città, ad un primo
sguardo sembra una città fantasma, non vedo nessuno, ma sento distintamente il
cinguettio degli uccelli, e se ascolto attentamente, sento il classico mormorio
delle piccole città.
La città è splendida,
pulita.
Piccole palazzine in uno squisito
stile liberty, le strade formate di piccoli tasselli fino a creare splendidi e
fantasiosi mosaici, panchine in ferro battuto finemente lavorato, fontane di
marmo e ovunque, siepi ed alberi. Tutti i particolari, finemente lavorati in
oro. Il cielo è di uno splendido blu cobalto, mentre la luna è splendida…
grande, chiara e luminosa come non mai…
Qui c’è una pace meravigliosa,
irreale ma palpabile. Oramai il mal di testa mi è completamente passato. I
rumori si fanno sempre più forti, più vivi. Il tutto è accompagnato da una
splendida musica irreale di flauti, cimbali e violini…
Non posso fare a meno di chiudere gli
occhi e di godere almeno per qualche istante di questo splendido spettacolo
musicale che mi si offre… Ma la più grande sorpresa, mi si è presentata davanti
nel momento in cui ho aperto gli occhi.
Delle figure, irreali, ed a vederle,
quasi impalpabili, ma vive, vere, davanti a me. Sembrano persone, ma sono
chiare, candide, come angeli. E io in questo momento non posso fare a meno di
chiedermi se sarò mai come loro. Il loro volto è bellissimo, i loro sguardi sono
pieni di gioia e felicità, i loro sorrisi rassicuranti.
Non parlano. O, quanto meno, non
hanno voce. Ma sono più che sicura che comunicano con me. Li sento.
Come posso rifiutare? Questa città è
meravigliosa, loro sono amorevoli… Restare qui vorrebbe dire realizzare il sogno
di un qualsiasi essere umano con almeno un minimo di ragione…ma…
E loro? Come posso immaginare ora la
mia vita senza di loro?
Cercate di capirmi…
Perché? Perché quei loro sguardi?
Sembrano… tristi. Nonostante tutto adesso mi sorridono, come se il dolore del
mio rifiuto avesse lasciato spazio ad un altro sentimento, molto più vicino alla
gioia… di vivere.
Ci stiamo allontanando dalla città,
non so dove mi conducono, ma posso fidarmi di loro. La città è quasi del tutto
alle nostre spalle, la strada che percorriamo mi pare quasi più bella della
città in sé. Il mosaico ha lasciato del tuo spazio ad un più classico
lastricato, che mi ricorda le stradine di campagna che percorrevo durante la mia
infanzia, all’età della mia bambina. Il cielo non è più di quel bel colore
cobalto che sovrastava la città, ora assume molte più sfumature, che variano dal
blu al rosa, passando anche per il giallo. Mi rendo conto che è un cielo assurdo
e irreale, ma trasmette una pace quasi infinta. Purtroppo la luna non è più
grande e luminosa come in città, è più distante, molto di più.
La cosa strana è che mi sta tornando
quel maledetto mal di testa…
I miei accompagnatori, sembrano quasi
danzare attorno a me, quasi per infondermi coraggio, come se sapessero quanto
decidere di tornare dai miei cari mi sia costato…
Ed ora? Non capisco come mai ci siamo
fermati… mi fissano, sempre con quello splendido sorriso, m’indicano la strada,
perché loro non possono più accompagnarmi…Ed io? Non voglio restare sola… No,
non sono sola. Mi giro, e vedo il mio nuovo accompagnatore: un vitello! Un
vitello con uno splendido campanaccio d’oro! Com’è tenero, è un vero amore, un
cucciolo trotterellante, vuole che io lo segua…
Mi giro verso i miei compagni di
questo breve viaggio, gli sorrido, non ho trovato altro modo per esprimere la
mia immensa gratitudine. Allorché, comincio a seguire quella tenera creatura di
Dio.
C’inoltriamo in quella che sembra
essere sempre di più una foresta, piuttosto buia e meno rassicurante della città
o del lungo viale, ma non direi inquietante, oltretutto il mio giovane e
quadrupede accompagnatore sembra conoscere perfettamente la zona…
Ci avviciniamo sempre di più ad una
sorta di parete rocciosa, impervia, ma talmente alta che non riesco a vederne la
sommità. Chissà dove mi sta conducendo?
Eccoci. Siamo arrivati ai piedi della
parete. Ed ora? Continuo a seguire il mio piccolo amico, e ringrazio Dio per
quel campanaccio. Ha trovato un’apertura sulla parete, sembra una grotta… o un
tunnel.
Qui è buio. Buio totale, non si vede
assolutamente nulla… Ho paura, non vedo dove vado, inoltre sento il campanaccio
sempre più lontano…
Ti prego aspettami.
Comincio a correre, ma per quanto mi
sforzi, ho l’impressione di rallentare, il mal di testa sempre più forte, mi
sento quasi di svenire, sono stanca….
Ed ora, il nulla…
No…
Cerco di riaprire gli occhi. La testa
mi fa male, molto. Inoltre non riesco a muovere un solo muscolo in tutto il
corpo, riesco a respirare, ma è strano, il modo in cui respiro mi sembra quasi
innaturale… E mi rendo conto di avere qualcosa sul volto…
Finalmente sono riuscita ad aprire
gli occhi, ed ora devo riuscire a capire in che luogo mi trovo.
Davanti a me c’è un uomo di mezza
età. Un uomo con uno sguardo dolcissimo, mi fissa con le lacrime agli occhi. Uno
sguardo che mi ricorda tanto quello dei miei cari amici di quella divina città.
Che strano, somiglia a lui, con almeno dieci anni in più, ma sono quasi certa
che sia lui. Ci sono molte altre persone, molte in camice bianco, non capisco
ciò che dicono, riesco a cogliere solo parole come "uscita" e "miracolo", ma la
mia attenzione è tutta rivolta a quell’uomo.
Il mio cuore comincia a battere
all’impazzata, e solo ora capisco…
Sei proprio tu, amore
mio…
Sorrido. Dietro di lui, una
bellissima e giovane donna. Anche lei mi guarda. Anche lei ha le lacrime agli
occhi. Quanto somiglia il suo sguardo al tuo…
Come sei bella, bambina
mia…
Grazie…
Piccolo appunto: la
protagonista, in seguito ad un malanno, entra in coma. Ho calcolato 1 anno di
365 giorni, quindi 5475 giorni sono pari a 15 anni… Immagino avrete capito cosa
rappresentano i gradini… inoltre ho scelto come ultimo accompagnatore un
vitello, perché l’unico simbolo di "vita" che mi è venuto in mente è la mucca,
ma non mi sembrava il caso di inserire una mucca nella storia, per cui ho optato
per il cucciolo…
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