Scrivo
questo diario sotto l’effetto di una droga molto potente e
pericolosa,chiamata in gergo comune “Caparezza”.
Lui è il mio idolo,il mio mentore,la mia guida spirituale,il
mio guru,il mio tutto. Diciamo che sotto la sua musica,o con
l’ausilio della sua musica,ho scritto la tesina per
l’esame di stato. E sempre con la sua mano affronto la vita
di ogni giorno,perché le sue parole mi fanno ricordare che
nella vita si può essere razionali senza perdere mai il
sorriso.
Ho sempre desiderato
scrivere un diario,ma non ne ho mai trovato il tempo né la
voglia di farlo. Ogni volta lo interrompevo lasciando le frasi a
metà,e quando le rare volte mi fermo a rileggere
ciò che ci è scritto giuro che mi sento male dal
piangere. Scrivevo orrendamente! Anche ora forse è
così,ma prima era qualcosa di assolutamente obbrobrioso.
Diciamo che quello che ho in mente non è proprio un
diario,ma più una raccolta di ricordi che ho bisogno di
tenere sempre con me. Perché? Che cazzo ne so.
I primi anni
Sara nasce diciannove
anni fa in un caldo giorno di primavera. Volete sapere il giorno e il
mese? E io non ve li dico. Non li volete conoscere? E a me non me ne
frega niente.
Il mio
è un paese relativamente tranquillo. Relativamente, nel
senso che se non rompi le palle ai boss mafiosi nascosti nei meandri
del paesino,riesci a condurre una vita tranquilla. L’unico
problema è che da noi,come quasi in tutti i paesi del
sud,scarseggia il lavoro.
Perciò
tantissime persone migrano al nord,al freddo,sperando in un lavoro. Ma
questa è una realtà che ben conoscete.
Guardando le mie foto
dei periodi da lattante,mi chiedo chi sia quel pervertito che mi
scattava le foto mentre ero col culo all’aria e la patatina
nuda. Ma soprattutto mi chiedo come mai non sono bella come ero
all’epoca. Avevo un visino tondo e piccolino,con dei grandi
occhi scuri da cerbiatta,le orecchie piccoline,le labbra a forma di
cuore e un ciuffetto di capelli lisci e biondi. Della mia dolce
infanzia cresciuta nella bambagia,non ricordo assolutamente una
“beata minchia” [cit.Albanese]. I ricordi
cominciano ad affiorare solo rimembrando le avventure che risalgono ai
tempi dell’asilo. Ricordo la mia collezione ossessiva di
bambole Sailor Moon. Avevo tutti i personaggi,di ogni forma e
dimensione. E il trauma più brutto fu: perdere tutte quelle
fottute bamboline.
Ancora oggi se ci ripenso ho gli incubi!
Il ricordo più nitido di quel periodo è quello
corrispondente al mio primo “atto di violenza”: ho
ficcato una forchetta sulla testa di mio cugino. Ok,detta
così lascia abbastanza basiti/perplessi,però vi
giuro che POSSO SPIEGARVI TUTTO!
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