Prologo.
Bip. Bip.
C’era un suono persistente che mi rimbombava nelle
orecchie e non era di certo la mia sveglia. Era solo un
costante bip. Lentamente aprii gli occhi e la luce del giorno
quasi mi accecò, forse perché avevo dormito
troppo. Sbattei le palpebre un paio di volte e poi mi guardai attorno.
Mi trovavo in una camera tutta dipinta di bianco, davanti a
me c’era una piccola finestra semiaperta che lasciava entrare
un po’ d’ aria. Ero distesa in un letto
d’ ospedale. Ma cosa ci facevo in ospedale? Ad un
certo punto abbassai lo sguardo e spalancai gli occhi quando mi resi
conto che un ragazzo dai capelli biondi stava dormendo sulle mie gambe,
aveva le braccia incrociate e il viso rivolto verso di me in un
espressione preoccupata, come se stesse facendo un brutto
sogno. Iniziai ad agitarmi ed il mio cuore
cominciò a battere velocemente perché io non
conoscevo quel ragazzo, non l’ avevo mai visto. Da
quel che potevo vedere era davvero bello, ed anche se non lo conoscevo guardare il suo
viso … mi calmava. Non so per quanto tempo rimanemmo in
quella posizione e per quanto tempo rimasi ad osservarlo,
qualche minuto o qualche ora, non lo so. Poi quel ragazzo dai
capelli biondi iniziò a muoversi, i suoi occhi si
aprirono e si rivelarono di un blu oceano, erano così belli
che sembrava ti ci potessi tuffare dentro. Le sue
guance si tinsero leggermente di rosso e quando mi guardò
l’ espressione preoccupata di prima scomparve per
lasciare spazio ad un piccolo sorriso che poi si trasformò
in una vera e propria risata.
« Ehy, Arielle. » mi disse
sorridendomi con il suo accento irlandese. I miei occhi grigi si
spalancarono all’ istante. Perché quel ragazzo
aveva un accento irlandese a Doncaster? Non aveva senso.
Aprii la bocca per dire qualcosa ma mi accorsi di avere la gola
completamente secca, come se non bevessi da giorni. Presi
immediatamente la bottiglia d’ acqua che si trovava affianco
al mio letto e bevvi tantissimo. Quel ragazzo non la smetteva di
fissarmi e continuava a sorridere come un ebete.
«Come…?» presi fiato.
« Come fai a sapere il mio nome? Chi sei?
» gli chiesi ancora più confusa di prima.
«Non sai chi sono? » mi domandò
guardandomi diretto negli occhi con un' espressione preoccupata.
«Dovrei? » chiesi a mia volte cercando di
ricordare se avessi mai visto quel ragazzo da qualche parte
ma niente , non mi venne in mente niente. Eppure lui sembrava
conoscermi, ma questo com'era possibile?
«Amore ascolta , io esco un attimo torno subito.
» mi disse per poi alzarsi e dirigersi verso la
porta . Mi sentivo una miserabile perché non mi ricordavo di
lui, ma infondo non c’era ragione per la quale
dovessi sentirmi così. Io non conoscevo nessun irlandese.
Decisi di dare un’ occhiata all’ ospedale
così uscii anche io dalla mia stanza. Iniziai a guardarmi
attorno solo che quello non mi sembrava un ospedale di
Doncaster. Da quel che ricordavo quelli della mia città
erano molto più piccoli e le infermiere erano vestite in
modo diverso, quello sembrava più… un
ospedale americano. Scossi la testa rendendomi conto di aver
pensato una cosa assurda. Mi trovavo a Doncaster,
non in America. D' un tratto sentii un lieve dolore
nella parte sinistra della testa, rimasi senza fiato; era come se
qualcuno ti stesse colpendo senza tosta. Cosa mi stava succedendo?
Iniziai a farmi prendere dal panico. Non sapevo cosa fare, non sapevo
che pensare, non sapevo niente! Proprio in quel momento, il ragazzo
biondo dall’ accento irlandese riapparve seguito da un
‘ infermiera e da altri tre ragazzi che non
conoscevo. Tra di loro riconobbi mio fratello e sorrisi senza
accorgermene, ma osservandolo meglio mi accorsi che era diverso. I suoi
capelli erano più corti di quel che ricordavo, i
suoi occhi azzurri che prima erano pieni di vita adesso apparivano
stanchi e la sua espressione di certo non mi rassicurava.
Sembrava esausto.
«Louis! » urlai per poi correre da lui e
precipitarmi fra le sue braccia. Lui mi stinse così forte che quasi non riuscii a respirare. Non sapevo cosa stava
succedendo ma in quel momento trovarmi fra le braccia di mio fratello
mi era di grande aiuto.
«Dovrei fare qualche domanda ad Arielle.
» disse improvvisamente una voce maschile.
Apparteneva ad un uomo sulla quarantina d’ anni
che indossava un camice bianco. Dr Marvin era il nome inciso
sulla targhetta che portava al petto. Louis mi
allontanò da sé e quando lo guardai mi resi conto
che stava piangendo. Allungai la mano e gli asciugai le lacrime, lui mi
rivolse un debole sorriso per poi andare da quei quattro
ragazzi. L’ aver visto mio fratello piangere mi
fece stringere il cuore e un sacco di domande cominciarono a
farsi spazio nella mia testa. Dovevo avere delle risposte al
più presto altrimenti sarei impazzita. Mi rassicurava il
fatto che Louis fosse lì, ma la presenza di quei quattro
sconosciuti mi faceva sentire strana.
«Sta bene? » chiese il ragazzo dai
capelli ricci e dagli intensi occhi verdi. Aveva un’
espressione preoccupata e cercava in qualche modo di confortare mio
fratello.
«Vedremo. Adesso però potete lasciarci da soli?
» chiese il dottore. I cinque ragazzi fecero cenno
di sì con la testa e poi se ne andarono. Mr Marvin mi chiese
di seguirlo e insieme andammo nel suo studio. Era una stanza abbastanza
grande, al centro della quale si trovava una scrivania color
mogano e sopra di essa un sacco di documenti sparsi qua e
là. Le parti erano dipinte di bianco e non
c’era nessuna finestra. Mi accomodai su una sedia e il
dottore fece lo stesso mettendosi davanti a me. Lo guardai cercando di
capire cosa stava succedendo ma niente, da quegli occhi color
cioccolato non traspariva niente, a differenza di quelli di quei quattro
sconosciuti che sembravano tutti piuttosto preoccupati. Ma che motivo
avevano di esserlo dato che non mi conoscevano?
«Potrei restare? Infondo sono suo fratello. » disse
improvvisamente Louis entrando nella stanza.
«Per favore lo lasci restare. »
pregai anch’ io. Mr Marvin ci guardò entrambi e
poi acconsentì.
«D’ accordo adesso cominciamo. Come ti chiami?
» mi chiese il dottore.
«Arielle Taylor Tomlison. » risposi senza
esitazione.
«Quanti anni hai? »
«Quindici. » fu la mia risposta. Louis mi
guardò in modo strano e lo stesso fece il dottore.
«Dove pensi di essere adesso? »
domandò Mr Marvin dopo qualche minuto di silenzio.
«Doncaster. »
«Quanti anni ha tuo fratello? »
«Diciassette, ovviamente. » risposi
ruotando gli occhi. Louis si stinse nelle spalle e
sospirò cercando di mantenere la calma.
«Sai in che mese ci troviamo? » mi chiese il
dottore.
«Settembre. »
«Di quale anno? » mi domandò
per poi inclinare leggermente la testa. Non capii il perché
di quel gesto, forse avevo risposto in modo errato alla domanda
precedente?
«2009. » . Louis
iniziò a tremare e il dottore gli rivolse uno sguardo
comprensivo come se sapesse cosa c’era che non andava.
«Abbiamo finito. Grazie per aver risposto alle mie domande,
Arielle. » mi disse sorridendo per poi
alzarsi e dirigersi verso la porta.
«Aspetti! Anche io ho delle domande!
» gli urlai.
«Dov’è mia madre!? Louis,
dov’è mamma? » gli chiesi quasi in preda
al panico. Non stavo capendo niente.
«A casa. » fu la sua risposta.
«Chi erano quei ragazzi lì fuori?
» insistetti ripensando al ragazzo dai capelli
biondi. L’ immagine del suo viso non aveva mai lasciato la
mia mente nemmeno per un istante e io non sapevo il
perché!
«Non… non sai chi sono? » mi
chiese Louis per poi guardare il dottore con uno sguardo che non
riuscii a comprendere. I suoi occhi azzurri divennero improvvisamente
lucidi e vederlo così mi face stare male.
«Louis, potrei parlarti in privato?
» domandò Mr Marvin. Lui
acconsentì, mi guardò e mi sorrise debolmente per
poi voltarsi e seguire il dottore fuori dalla stanza. Rimasi
completamente sola.
Louis’
POV.
«Lei mi sta dicendo che mia sorella ha
dimenticato gli ultimi tre anni!? »
chiesi nervosamente a quell’ uomo. Mi fece cenno di
sì. « E’ permanete? »
«Potrebbe esserlo… Oppure potrebbe
riacquistare qualche ricordo ma non sappiamo in quanto tempo
lei possa riuscire a farlo. Potrebbe metterci qualche giorno, qualche
mese o addirittura qualche anno. Non potremmo esserne certi fin quando
non si sarà rimessa del tutto.>> mi
spiegò.
«Ma potrebbe riacquistare la memoria in una sola volta?
» domandai.
« Potrebbe riacquistarla in una sola volta oppure i ricordi
potrebbero manifestarsi lentamente. » mi rispose.
«Quindi non sa niente dei One Direction? Non sa chi sono quei
ragazzi? » Sapevo che stavo facendo troppe domande
ma avevo bisogno di sapere che mia sorella stesse bene.
«No, lei crede di essere ancora nel 2009, ai tempi di
X-Factor e quindi prima che tu e gli altri formaste la band.
Louis, dovresti dirle dell’ incidente e delle cause che
quest’ ultimo ha provocato, ovvero la perdita della memoria.
Ma non dire nulla dei One Direction, potrebbe essere
traumatico per lei in questo momento sapere di loro ma soprattutto
sapere che suo fratello è famoso. Lasciala metabolizzare
prima la notizia dell’ incidente e aspetta qualche giorno
prima di dirle tutta la verità. Dille solo quello che ha
davvero bisogno di sapere. » mi consigliò Mr
Marvin e io decisi di dargli ascolto.
Come
farò a dirlo ai ragazzi? Come farò a dire a Niall
che la sua ragazza non sa nemmeno chi è?
-
Salve a
tutti! Questa è la mia prima storia ed il protagonista
maschile è il nostro irlandese, Niall! ehfkewjfk c:
Ho letto delle bellissime storie qui e mi sono sempre mossa
in anonimato ma questa volta ho deciso di provare a scrivere una storia
io sperando che non faccia schifo e.e
Questo è il prologo e spero che susciti interesse. Se vi va
fatemi sapere cosa ne pensate, grazie millle wejfhewjkf c:
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