Prologo
Disclaimer: io non
scrivo a scopo di
lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente della BBC.
Ringraziamenti: ringrazio, la mia beta
Charme
per i preziosi consigli riguardante questo capitolo!
Buona lettura ;)!
Garden Paradise
Primavera.
John Watson, ex soldato
dell’Impero Britannico, camminava affaticato su per la collina
che l’avrebbe portato all’affascinante Manor degli Holmes.
Conosceva quella casa. Ne aveva sentito parlare da soldati quando era
ancora all’accampamento. Era una casa in cui si curavano i
soldati feriti. E lui era ferito. E aveva bisogno di cure. Si
fermò un attimo a prendere fiato, guardandosi intorno: il prato
era perfettamente curato, il cielo era azzurro limpido senza che
nemmeno una nuvola potesse turbarlo… sembrava il paradiso, ma il
povero John Watson non ebbe il tempo di godersi l’atmosfera,
perché all’improvviso la stanchezza ebbe la meglio,
facendolo cadere a terra svenuto.
John Watson si risvegliò al
caldo e sul morbido. Si guardò intorno, sbattendo le palpebre
lentamente. Non aveva mai visto nulla di simile da molto tempo, da un
anno e tre giorni, per essere precisi… ormai contava anche i
giorni che lo separavano dal ritorno al mondo civile. Un sospiro gli si
formò dalle labbra sottili eppure morbide, uno sguardo
più in generale alla camera gli fece capire di essere finalmente
giunto all’Holmes Manor: quella stanza dalle pareti di legno,
quel letto soffice, con lenzuola morbide e profumate di fresco, e le
cassettiere in legno pregiato… era certamente giunto al
luogo di destinazione. Si rimise meglio sotto le coperte, tirandosi
fino al naso le lenzuola e pensando che poteva anche dormire,
perché a lui avrebbe pensato qualcun altro e, forte di questo
pensiero rassicurante, incominciò a cadere in uno nello stato di
quiescenza del dormiveglia … e si sarebbe proprio addormentato
se non fosse stato per la porta che pian piano si aprì…
comparve una giovane donna che portava degli asciugamani: la donna si
voltò verso John e il commilitone vide un corpo florido, un viso
rotondo, due occhi azzurri e capelli castano chiari. La donna, quando
capì che era sveglio, sussultò, facendo cadere un
po’ di panni a terra.
“Oh, mi scusi… Non
sapevo che lei fosse sveglio.” Sorrise, poi avvicinandosi al
soldato, posò la mano sulla fronte e John sospirò di
sollievo.
“Le era salita la febbre, signor Watson.” Spiegò la donna.
“Come fate a sapere il mio
cognome?” John Watson era inorridito… non è che
avevano visto nella sacca con la quale era arrivato?
“A proposito, dov’è la mia sacca? E i miei vestiti?” domandò sentendosi spogliato, nudo.
“I vestiti sono questi,
puliti e freschi. In quanto alla sacca, sta là, sulla
scrivania.” La donna indicò vicino alla finestra, dove
John vide il suo borsone. Sospirò di felicità. “In
quanto come faccio a sapere il vostro cognome, purtroppo non ho i
‘poteri’ dei miei due padroni. Ho dovuto guardare nei
vostri vestiti. Mi dispiace.” Il viso della donna si tinse di
rosso, John sorrise intenerito. Sembrava che avesse visto poco e, che
fortunatamente non aveva trovato niente riguardo alla Lettera.
“Dove sono i signori Holmes?”
“Oh.” La donna sorrise.
“Sherlock dovrebbe essere a caccia con il padre. E Mycroft Holmes
dovrebbe essere impegnato con il signor Le… con una faccenda
personale. Se vuole li cerco, e li faccio venire qui
immediatamente.”
“La ringrazio signorina,
vorrei proprio parlarci e spiegare loro perché mi sono fatto
trovare svenuto in un campo… a proposito: chi mi ha
trovato?”
“Sherlock.” Fu la
risposta della ragazza, che posò i vestiti sulla scrivania,
prima di sorridere timidamente al soldato ferito.
“La ringrazio signori…. Qual è il suo nome?”
“Mi chiamo Mary, Mary
Mostran. E mi può dare del tu… sono solo una cameriera,
non la padrona della casa.”
“Mary, la ringrazio molto.”
***
“No. Ho detto no.”
“Mycroft… Ascolti, non
vorrei mai arrivare a questo, ma: lei dovrebbe sapere bene che per noi
è molto importante il suo patrimonio e che faremmo di tutto pur
di prendercelo… persino rivolgerci a un avvocato!”
“Mamma!” Gergory
Lestrade era stupito… ecco a cosa riduceva la
povertà… a esseri che pensavano solo ai propri comodi, a
non crescere da soli come lui voleva fare, se solo sua mamma non si
fosse messa in testa di andare a protestare con suo…
padre… non poteva credere di essere figlio di Robert Holmes, IV
duca di Northblack e di stare parlando, discutendo con suo…
fratellastro. Guardò quell’uomo imponente dallo sguardo di
ghiaccio e lo trovò quasi attraente. Arrossì, ma prese
parola, nonostante l’occhiata di sua mamma.
“Non vogliamo fare del male,
non ne saremmo capaci… signor Holmes, ma mia mamma vorrebbe solo
gli stessi diritti anche se so di non poter aver nemmeno un penny da
voi... Sì, mamma… io studio legge e so queste
cose… so che un bastardo non può avere nulla e anche se
chiamassimo il migliore degli avvocati, non potremmo pretendere niente
da loro.”
“Ma Sir Robert… ti ha
fatto per amore, perché era innamorato di me… non di
Violet Barrymoore.” Quel nome lo disse quasi sputandolo…
Come fosse un insulto. A Gregory faceva male vedere il volto di sua
madre così turbato e reso cattivo.
“Signora Lestrade, si calmi.
Non insulti il nome di mia madre. Suo figlio per di più ha
ragione: lei non può nulla contro di noi. Suo figlio è un
bastardo. Se ne vada, per favore.”
“Lei non ci può
trattare così. Io ho bisogno di soldi: da quando il mio defunto
marito è morto, la mia attività si sta sgretolando. Lei
è un bastardo, signor Holmes, scommetto che se mi avesse fatto
parlare con suo padre avrei ottenuto tutto… il mio Robert era
così buono.” Isobel Lestrade scoppiò a piangere. E
Gregory sospirò, prendendo la madre per le spalle.
“Andiamo, mamma… andiamo…” mormorò, portandosi via la vecchia signora.
Mycroft Holmes si mise le mani nei
capelli, sospirando. Era stanco, veramente stanco. Stanco dei Lestrade,
stanco di suo padre che non faceva mai nulla e che lasciava tutto a
lui, stanco di suo fratello minore, che invece faceva anche troppo.
“Signor Holmes, mi scusi…” Mary sbucò dalla porta dalla quale se n’erano andati i Lestrade.
“Dimmi, Mary.”
“Il Signor Watson si è svegliato.”
“Arrivo.” Sospirò Mycroft alzandosi dalla poltrona e seguendo Mary. “Mio fratello?”
“Arriva anche lui, e anche vostro padre.” Disse la donna.
“Oh, bene.” Disse sarcasticamente Mycroft imponendosi una maschera di freddezza.
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Ebbene sì. Sono di nuovo io, lo so che devo pubblicare altro ma,
come sapete bene, quando l'ispirazione viene viene... Spero che questo
prima capitolo vi piaccia, lo so che non c'è ancora Sherlock, ma
nel prossimo vi prometto che ci sarà.
Questa fanfic è dedicata sia alla mia carissima beta, Charme,
che mi aiuta sempre, sia alle ragazze del TCTH grazie mille, sono
davvero orgogliosa di farne parte.
Voglio augurarvi in oltre buon anno a tutti voi. Vi voglio bene <3
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