Garden Paradise

di Scaramouch_e
(/viewuser.php?uid=2646)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Prologo
Disclaimer: io non scrivo a scopo di lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente della BBC.
Ringraziamenti: ringrazio, la mia beta Charme per i preziosi consigli riguardante questo capitolo!

Buona lettura ;)!


Garden Paradise


Primavera.

John Watson, ex soldato dell’Impero Britannico, camminava affaticato su per la collina che l’avrebbe portato all’affascinante Manor degli Holmes. Conosceva quella casa. Ne aveva sentito parlare da soldati quando era ancora all’accampamento. Era una casa in cui si curavano i soldati feriti. E lui era ferito. E aveva bisogno di cure. Si fermò un attimo a prendere fiato, guardandosi intorno: il prato era perfettamente curato, il cielo era azzurro limpido senza che nemmeno una nuvola potesse turbarlo… sembrava il paradiso, ma il povero John Watson non ebbe il tempo di godersi l’atmosfera, perché all’improvviso la stanchezza ebbe la meglio, facendolo cadere a terra svenuto.
John Watson si risvegliò al caldo e sul morbido. Si guardò intorno, sbattendo le palpebre lentamente. Non aveva mai visto nulla di simile da molto tempo, da un anno e tre giorni, per essere precisi… ormai contava anche i giorni che lo separavano dal ritorno al mondo civile. Un sospiro gli si formò dalle labbra sottili eppure morbide, uno sguardo più in generale alla camera gli fece capire di essere finalmente giunto all’Holmes Manor: quella stanza dalle pareti di legno, quel letto soffice, con lenzuola morbide e profumate di fresco, e le cassettiere in legno pregiato… era certamente  giunto al luogo di destinazione. Si rimise meglio sotto le coperte, tirandosi fino al naso le lenzuola e pensando che poteva anche dormire, perché a lui avrebbe pensato qualcun altro e, forte di questo pensiero rassicurante, incominciò a cadere in uno nello stato di quiescenza del dormiveglia … e si sarebbe proprio addormentato se non fosse stato per la porta che pian piano si aprì… comparve una giovane donna che portava degli asciugamani: la donna si voltò verso John e il commilitone vide un corpo florido, un viso rotondo, due occhi azzurri e capelli castano chiari. La donna, quando capì che era sveglio, sussultò, facendo cadere un po’ di panni a terra.

“Oh, mi scusi… Non sapevo che lei fosse sveglio.” Sorrise, poi avvicinandosi al soldato, posò la mano sulla fronte e John sospirò di sollievo.
“Le era salita la febbre, signor Watson.” Spiegò la donna.
“Come fate a sapere il mio cognome?” John Watson era inorridito… non è che avevano visto nella sacca con la quale era arrivato?
“A proposito, dov’è la mia sacca? E i miei vestiti?” domandò sentendosi spogliato, nudo.

“I vestiti sono questi, puliti e freschi. In quanto alla sacca, sta là, sulla scrivania.” La donna indicò vicino alla finestra, dove John vide il suo borsone. Sospirò di felicità. “In quanto come faccio a sapere il vostro cognome, purtroppo non ho i ‘poteri’ dei miei due padroni. Ho dovuto guardare nei vostri vestiti. Mi dispiace.” Il viso della donna si tinse di rosso, John sorrise intenerito. Sembrava che avesse visto poco e, che fortunatamente non aveva trovato niente riguardo alla Lettera.
“Dove sono i signori Holmes?”

“Oh.” La donna sorrise. “Sherlock dovrebbe essere a caccia con il padre. E Mycroft Holmes dovrebbe essere impegnato con il signor Le… con una faccenda personale. Se vuole li cerco, e li faccio venire qui immediatamente.”
“La ringrazio signorina, vorrei proprio parlarci e spiegare loro perché mi sono fatto trovare svenuto in un campo… a proposito: chi mi ha trovato?”
“Sherlock.” Fu la risposta della ragazza, che posò i vestiti sulla scrivania, prima di sorridere timidamente al soldato ferito.
“La ringrazio signori…. Qual è il suo nome?”
“Mi chiamo Mary, Mary Mostran. E mi può dare del tu… sono solo una cameriera, non la padrona della casa.”
“Mary, la ringrazio molto.”



***



“No. Ho detto no.”
“Mycroft… Ascolti, non vorrei mai arrivare a questo, ma: lei dovrebbe sapere bene che per noi è molto importante il suo patrimonio e che faremmo di tutto pur di prendercelo… persino rivolgerci a un avvocato!”
“Mamma!” Gergory Lestrade era stupito… ecco a cosa riduceva la povertà… a esseri che pensavano solo ai propri comodi, a non crescere da soli come lui voleva fare, se solo sua mamma non si fosse messa in testa di andare a protestare con suo… padre… non poteva credere di essere figlio di Robert Holmes, IV duca di Northblack e di stare parlando, discutendo con suo… fratellastro. Guardò quell’uomo imponente dallo sguardo di ghiaccio e lo trovò quasi attraente. Arrossì, ma prese parola, nonostante l’occhiata di sua mamma.

“Non vogliamo fare del male, non ne saremmo capaci… signor Holmes, ma mia mamma vorrebbe solo gli stessi diritti anche se so di non poter aver nemmeno un penny da voi... Sì, mamma… io studio legge e so queste cose… so che un bastardo non può avere nulla e anche se chiamassimo il migliore degli avvocati, non potremmo pretendere niente da loro.”
“Ma Sir Robert… ti ha fatto per amore, perché era innamorato di me… non di Violet Barrymoore.” Quel nome lo disse quasi sputandolo… Come fosse un insulto. A Gregory faceva male vedere il volto di sua madre così turbato e reso cattivo.
“Signora Lestrade, si calmi. Non insulti il nome di mia madre. Suo figlio per di più ha ragione: lei non può nulla contro di noi. Suo figlio è un bastardo. Se ne vada, per favore.”
“Lei non ci può trattare così. Io ho bisogno di soldi: da quando il mio defunto marito è morto, la mia attività si sta sgretolando. Lei è un bastardo, signor Holmes, scommetto che se mi avesse fatto parlare con suo padre avrei ottenuto tutto… il mio Robert era così buono.” Isobel Lestrade scoppiò a piangere. E Gregory sospirò, prendendo la madre per le spalle.
“Andiamo, mamma… andiamo…” mormorò, portandosi via la vecchia signora.

Mycroft Holmes si mise le mani nei capelli, sospirando. Era stanco, veramente stanco. Stanco dei Lestrade, stanco di suo padre che non faceva mai nulla e che lasciava tutto a lui, stanco di suo fratello minore, che invece faceva anche troppo.

“Signor Holmes, mi scusi…” Mary sbucò dalla porta dalla quale se n’erano andati i Lestrade.
“Dimmi, Mary.”
“Il Signor Watson si è svegliato.”
“Arrivo.” Sospirò Mycroft alzandosi dalla poltrona e seguendo Mary. “Mio fratello?”
“Arriva anche lui, e anche vostro padre.” Disse la donna.
“Oh, bene.” Disse sarcasticamente Mycroft imponendosi una maschera di freddezza.

____________________________________________________________________________________________________________________

Ebbene sì. Sono di nuovo io, lo so che devo pubblicare altro ma, come sapete bene, quando l'ispirazione viene viene... Spero che questo prima capitolo vi piaccia, lo so che non c'è ancora Sherlock, ma nel prossimo vi prometto che ci sarà.

Questa fanfic è dedicata sia alla mia carissima beta, Charme, che mi aiuta sempre, sia alle ragazze del TCTH grazie mille, sono davvero orgogliosa di farne parte. Voglio augurarvi in oltre buon anno a tutti voi. Vi voglio bene <3




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1493026