PRIMO
CAPITOLO
I'm
in transit, floating stranded on this boat! And I pledge myself
allegiance to a better night sleep at home! (1)
"Cristo
santo guarda dove vai!"
Merlin
sfarfallò le ciglia scure con aria interdetta, ritrovandosi a
fissare la faccia incazzosa di uno dei Camelot. Doveva
essere uno dei Camelot.
O
almeno credo. Ma è la loro festa, no?
And
the sweet, sweet sun's comin' downh hard, the sun's comin' down,
hard, it burns the bones!
"Sì,
scusa!" urlò di rimando, cercando di sovrastare il
chiasso della musica alta. In realtà non era molto
dispiaciuto, non poteva impiegare energie anche in quello,
non quando le stava già usando tutte per cercare di non
vomitare od inciampare nella maledetta sottana che gli avviluppava le
gambe come un boa constrictor.
Appuntatelo,
Merlin. Mai, mai, mai fare scommesse con Morgana. Mai più.
"Scusa
un cazzo!" ribatté il tipo vestito da cowboy,
sorpassandolo con una spallata decisamente maschia e virile. Talmente
virile che Merlin quasi si ammazzò addosso ad un povero
cristiano vestito da hot dog gigante(2).
E'
alle feste in maschera che il gusto dell'orrido delle persone dà
il meglio di sé.
So
hold a hand for cover hold a hand for cover hold a hand for cover
from harm!
UH-UH-UUUUUUUUHHHHHH!!!
Merlin
balbettò altre scuse con tono abbastanza confuso e monocorde,
mentre le luci lampeggianti lo facevano sentire come fosse
pesantemente fatto di LSD. Si appoggiò alla prima cosa che gli
capitò sotto tiro, cercando di bloccare la sala che continuava
a girare attentando alla sua integrità.
Integrità
un paio di palle. E' morta nel momento in cui ho perso la scommessa.
Non sono integro, sono a pezzi!
Quando
un criceto
lo chiamò principessa
e gli chiese se andasse tutto bene, decise che affogare i suoi
dispiaceri nell'alcool non era stata una mossa molto brillante. Arrivò quasi a rispondere per le rime ma poi, in un misero lampo di
lucidità, realizzò che forse era un bene non essere
riconosciuto (non in quei panni!) Cercò di dirigersi verso il
tavolo delle bevande, era arrivato il momento di votarsi all'acqua;
forse, se avesse bevuto a sufficienza avrebbe fatto talmente tanta
pipì da tornare sobrio.
Talk
don't change a thing, oh, it's fading fader!
Ebbe
non poche difficoltà, con tutti quei piedi che gli pestavano
l'orlo del vestito. Con le mani lo afferrò per sollevarlo da
terra e sgusciò tra i corpi saltellanti e chiassosi con una
certa abilità consumata. Tra tutte quelle teste dai copricapi
eccentrici, spuntava sopratutto il suo, un grazioso cappellino verde
smeraldo a banda larga con dei fiori appuntati da un lato, tenuto
fermo da un voluminoso fiocco legato sotto il mento(3).
Perché
Morgana ha questa roba nell'armadio? Perché?!
Mentre
puntava ad una zona momentaneamente libera da esseri umani ubriachi e
giulivi, ricordò vagamente che essendo membro del club
rievocazioni storiche, Morgana possedeva diversi costumi appartenenti
a differenti epoche e culture.
Stronza
com'è deve avermi rifilato il più ingombrante. Spero
morirà soffocata dalle sue risate. E io non andrò al
suo stupido funerale!
Caduto
nuovamente in quel vortice post depressione apocalittica e dimentico
dei suoi buoni propositi di smaltire la sbornia attraverso la sacra
via dell'acqua liscia meglio se leggermente frizzante, con aria
decisamente poco gioviale si appropriò del punch di uno zombie
che passava di lì per caso.
Words
don't sink, it swims oh, it's fading fader!
"Ehi,
quello è mio!"
Merlin
fece un sorriso brillo e sputò nel bicchiere.
"Lo
rivuoi?"
Lo
zombie rispose con una faccia disgustata e lo insultò prima di tornare sui suoi passi e prenderne un altro.
"Che
stronza!"
Stronzo.
Sono uno stronzo! Perché nessuno se ne accorge?!
Oramai
convinto di aver fatto la scelta giusta (quella di tornare a
cavalcare la via dell'alcool libero), trangugiò quasi tutto
d'un fiato il punch sottratto (con scarso tatto), al povero morto
vivente. Punch che si sommò ad altre schifezze che già
ribollivano nel suo stomaco, come birra, prosecco, qualche shottino e
che diavolo ne sapeva lui. Merlin non era mai stato un amante degli
alcolici, anzi, faceva davvero schifo come bevitore. Ma quella era
una serata particolare.
Sì.
La serata in cui potrò dire addio a tutti i miei piani, se mai
avrei voluto davvero boicottare la lucidità mentale di
Pendagron per rincoglionirlo e fare del suo corpo ciò che ne
avrei voluto, prima o poi. Morgana ha preso i miei sogni dal
cassetto, li ha buttati nel cesso e ha tirato lo sciacquone. Questa
si chiama amicizia.
Doveva
ubriacarsi. Non c'era altro modo di affrontare quella grigia,
grigissima tragedia. Il punch scivolò giù nella gola
che una vera bellezza! Forse un po' troppo
bene, tant'è che lo stomaco iniziò a bruciargli come
avesse inghiottito un fiammifero. Lasciò cadere il bicchiere
di plastica vuoto a terra e si appoggiò al muro durante un
giramento particolarmente crudele. Era alla maledetta festa della
confraternita dei Camelot, Arthur Pendragon era lì da qualche
parte a strusciarsi in mezzo alla bolgia ubriaco come una melanzana e
lui, che finalmente era riuscito a trovarsi nello stesso posto alla
stessa ora e non
perché avevano lezione insieme, era vestito da donna!
Bless
this mess we tried our best thats all that we can do! While the
angels walk with the lonely ones in the cold rain to rescue you!
Se
Dio esiste mi odia. Oppure è gay e vuole Pendragon tutto per
sé. Egoista.
Perché
Morgana non era ancora venuta a calpestare la sua ex dignità?
Le era bastato farlo quando l'aveva aiutato ad indossare
quell'abominio di costume? Guardò come il corpetto, della
stessa tonalità del cappello, gli stringesse il petto piatto,
risultando un po' largo in mancanza di tette da contenere(4). Era il
giorno più brutto della sua vita ed avrebbe già
tentanto il suicidio se solo non fosse stato vestito così.
Mi
rifiuto di morire vestito da donna. Almeno nella morte potrò
pretendere virilità!
Quando
si sentì abbastanza sicuro di sé, si staccò dal
muro e si immerse nuovamente nella folla. Non aveva una meta precisa,
ma stare fermo sembrava peggiorare la sua condizione di neo
alcolizzato e credeva seriamente che avrebbe vomitato, di lì a
poco. Gli balzò in mente che forse, andare a prendere un po'
di aria fresca, non sarebbe stata una cattiva idea e cercò di
capire da che parte fosse l'uscita; era circondato da braccia e gambe
scalpitanti, da facce mostruose e costumi appariscenti, non aveva la
più pallida idea di dove si trovasse esattamente e se non avessero
smesso di saltare su e giù, gli sarebbe stato impossibile
vedere aldilà di tutte quelle teste! E le luci, le maledette
luci lampeggianti che non gli facevano vedere un tubo! Con un
principio di irritazione crescente, dimenticò di sollevare la
veste ed inciampò, per l'ennesima volta, come una pera cotta.
Ecco,
questa è la volta buona che me la spacco sul serio la testa! O
qualcuno lo farà per me!
Nonostante
le sue funeste previsioni, Merlin fu ben lungi dallo spiaccicarsi con
la faccia addosso a qualcuno o per terra, perché due braccia
lo afferrarono al volo impedendo l'avverarsi di quella profezia. Il
primo istinto del ragazzo, ovviamente, fu quello di scusarsi per
l'ennesima volta.
"Scusa!
Io... io credo di essere un po' ubriac-"
Un
elettroencefalogramma piatto. Si tramutò esattamente in
questo, il cervello di Merlin, quando sollevando lo sguardo si
ritrovò a fissare da vicino la faccia da schiaffi di Arthur
Pendragon.
Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.
L'abbiamo perso.
Arthur era lì, con le braccia attorno alle sue spalle e lo
guardava con una faccia un po' babbea, ma era colpa dell'alcool ed
era figo comunque. Lo guardava e forse stava aspettando di sapere
qualcosa.
"Ti
sei fatta male?"
Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.
Aveva detto qualcosa. Era abbastanza sicuro che Arthur avesse detto
qualcosa. Assottigliò le palpebre ed optò per un
diplomatico "Forse", che stava sempre bene un po' ovunque.
Lo vide aggrottare le sopracciglia bionde, il respiro che sapeva di
alcool probabilmente tanto quanto il suo, gli occhi azzurri lucidi e
brilli e quella corona(5) che gli cadeva un po' sbilenca da un lato,
sbilenco come di solito era il sorriso con il quale se ne andava in
giro per i corridoi del college. Un ragazzino viziato, ecco cos'era
Pendragon. E Merlin ci moriva dietro dal primo, maledetto anno. Ah,
per la cronaca, ne stavano frequentando il quinto ed ultimo.
And
this fable world's comin' down hard, walls comin' down hard, in all
our homes!
*
Morgana
aveva perso di vista Merlin un po'
di tempo fa.
Diciamo... quattro o cinque drink. Ma, ehy, era una festa e lei l'aveva
deriso decisamente abbastanza! Non aveva
intenzione di umiliarlo per tutta la sera, voleva anche divertirsi ed
era quello che stava facendo. Alzò le braccia in alto,
cantando ad alta voce Fader
come non ci sarebbe stato un maledetto domani. Saltellando su e giù,
rovesciò sbadatamente qualche goccia del suo alcolico sulle
teste degli altri, compresa la sua, ma a chi importava? Nessuno ci
fece caso e continuarono a spintonarsi e strusciarsi tutti insieme,
drogati dalle note di quel rock dai ritmi decisamente festaioli.
Quella
che si dice una festa di inizio anno! Merlin mi ringrazierà!
Si
sentì afferrare all'improvviso per una spalla e quando si
voltò, incrociò lo sguardo di Valiant che aveva i
capelli appiccicati alla fronte per il sudore. Non si spostò
schifata solo perché era sudata anche lei e sperò
distrattamente che il trucco da vampira non fosse colato a picco;
smise di saltellare come una matta e cercò di capire cosa
l'altro gli stesse dicendo.
"Cosa?"
urlò, invitandolo a ripetere una seconda volta.
Ma
perché deve parlare proprio adesso? Tra poco arriva il pezzo
fico!
"Usciamo
un attimo, non mi sento molto bene!"
E
quindi?
Morgana
lo guardò interdetta per interminabili secondi.
So
hold a hand for cover hold a hand for cover, hold a hand for cover
from harm!
UH-UH-UUUUUUUUHHHHHH!!!
Ecco
il pezzo fico. E lui ha interrotto il mio ritmo. Giustamente, lo
doveva fare proprio adesso. Ma, tra parentesi, che stai male, a
me...?
Valiant
interpretò il suo silenzio come un assenso e se la trascinò
dietro verso l'uscita che dava sui prati intorno al college. Studiare
mitologia classica ed iconografia non era male, se lo facevi
all'interno di un castello adibito ad edificio scolastico. L'aria
fredda impattò sul volto accaldato di Morgana come uno
schiaffo e la fece rabbrividire; sentiva il sudore che le imperlava
la fronte e che le inumidiva i capelli legati, ghiacciarsi sulla
cute.
Cioè,
fammi capire, lui sta male ed io dovrei prendermi una polmonite
per... solidarietà?
Scesero
gli scalini e si inoltrarono nel prato, mentre distrattamente la
mente della ragazza venne attraversata da un pensiero fugace.
Dove
stiamo andando?
"Lì"
rispose Valiant. Evidentemente l'aveva detto ad alta voce. Notò
che l'altro le indicava una panchina poco lontana; a quella distanza
il suono della musica giungeva ovattato ed incomprensibile ed
attraverso i vetri delle finestre, le luci intermittenti si
infrangevano sul prato senza uno schema preciso. Morgana si abbracciò
le spalle cercando di darsi un po' di calore, rilasciando nuvolette
di vapore ad ogni respiro. Aveva bevuto, ma reggeva abbastanza bene
gli alcolici ed a parte un senso generale di confusione, si sentiva
bene.
"Ehi,
tutto ok?"
La
voce di Valiant la colse impreparata. Lo guardò con
espressione sorpresa, cercando di capire che cosa intendesse dire. Aveva
colto la nota di preoccupazione nella sua voce, ma non riusciva
a capire a cosa fosse dovuta.
Lui
sta male e chiede a me se va tutto bene? Ma è cretino?
"Sì,
perché?"
"Bè...
la panchina è leggermente
più a destra. Dove stai puntando, esattamente?"
Vide
come l'altro cercò di non riderle in faccia ed, in effetti,
notò come stesse tendendo un po' troppo verso un'altra
direzione, rispetto la panchina. Corrugò la fronte colpita nell'orgoglio e
rimase stoicamente impassibile, dando a vedere di sapere
perfettamente quello che stava facendo.
D'accordo,
forse avrei potuto evitare gli ultimi due o tre drink. Sei una
peccatrice Morgana e finirai all'inferno per questo. Sappilo.
"Senti,
io me ne torno dentro" decretò, sentendo già i
piedi trasformarsi in due stalattiti. Non sapeva neanche perché
avesse seguito Valiant lì fuori ma dovette ammettere che
l'aria fresca le aveva ridato un po' di lucidità.
Non
che non intenda disfarmene di nuovo. La notte è giovane e io
pure. Finché lo stomaco regge, tutto regolare.
Non
fece in tempo a voltarsi che Valiant le si parò davanti con
una prontezza un po' eccessiva, per uno che non si sentiva tanto
bene. Morgana gli lanciò uno sguardo accigliato, non ci provò
neanche a fingersi amichevole. Quel ragazzo non le era mai piaciuto
ma faceva parte della combriccola di Arthur e bene o male, aveva
sempre sopportato la sua presenza. Che diavolo gli prendeva di punto
in bianco? Valiant sorrise di un sorriso scintillante... o forse
erano le luci psichedeliche che vedeva provenire da dietro le
finestre oltre le sue spalle, a renderlo così brillante?
"Che
fretta c'è? Stai qui con me cinque minuti, non vorrai
lasciarmi da solo in questo stato?"
Stato?
Quale stato? Se camminassimo entrambi sul ciglio del marciapiede sono
sicura che chi cadrebbe per strada sarei io.
"A
me sembra tu stia piuttosto bene" disse infatti Morgana, con un
tono di voce molto spicciolo e che faceva intendere di voler
concludere in fretta la questione. Se Valiant voleva usare la tattica
di far presa sulla sua coscienza, aveva toppato alla grande. Lei non
aveva una coscienza. Lei le coscienze se le mangiava a colazione in
mezzo alle frittelle.
Mi
serve bere molto più di così, per farmi fessa, mio
caro.
Tuttavia
l'altro non si diede per vinto e stringendosi nelle spalle, continuò
a sorridere con aria pacifica senza liberarle il passaggio. Morgana
tentò di scartare a sinistra per superarlo, ma venne bloccata
di nuovo; allora tentò verso destra, col risultato di far
ripetere la stessa scena. La ragazza strinse i denti, cercando di non
mettersi a ringhiare e piantò i suoi occhi chiari in quelli
scuri di Valiant, tentando di emanare una sorta di aura autoritaria e
poco incline al gioco.
Adesso
tiro fuori i miei finti denti da vampira e gli faccio uno squarcio
lungo un chilometro sulla giugulare. Oh, Arthur, mi dispiace tanto,
non so che fine abbia fatto il tuo amico! L'ultima volta che l'ho
visto stava annaspando agonizzante in mezzo al suo stesso sangue, ma
dopo non ho proprio idea di cosa possa essere successo!
"Fammi
passare" sibilò. Sbagliava o faceva anche più
freddo di prima, lì fuori? No, non era la paura a farle
quell'effetto. Morgana aveva una personalità troppo
aggressiva; quando qualcosa non le piaceva, lei attaccava. Tuttavia,
se non avesse bevuto tutto quell'alcool, il suo buon senso le avrebbe
detto che c'era qualcosa di strano.
"Andiamo,
rilassati, mica ti mangio. Solo cinque minuti, eh?" commentò
Valiant, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. Si era vestito
come l'eletto di Matrix, peccato che in quel momento Morgana lo
vedesse più adatto nei panni dell'agente Smirz. O Spinck. O
Stitch.
Com'è
che si chiamava...?
"Hai
freddo?" tornò a parlare il ragazzo, avvicinandolesi di
qualche passo con una strana luce negli occhi. Morgana sentì
un brivido farle accapponare la pelle, ma non era dovuto alla bassa
temperatura. Non le piaceva il modo in cui l'altro la stava
guardando, le sembrava la stesse mangiando (o spogliando) con gli
occhi. Disgustata, scacciò violentemente la mano che Valiant
aveva voluto poggiare sulla sua spalla come approccio iniziale, ma
quel movimento brusco le causò con sorpresa un giramento di
testa che la fece vacillare. Valiant colse l'occasione per passarle
le braccia intorno alle spalle, con la scusa di evitarle una caduta e la prima cosa che Morgana riuscì a notare, fu il
pesante respiro alcolico che il ragazzo le soffiò direttamente
sulla faccia, parlandole vicino.
"Non
ti agitare, lo vedi poi cosa succede?"
"Levami
immediatamente le mani di dosso o giuro che mi metto ad urlare!"
Valiant
sorrise con un pizzico di sarcasmo, quel tanto che bastò a
dargli un'aria da delinquente (nel totale senso negativo del termine).
Lanciò un valutativo sguardo al parco della scuola, sondando
con simulata attenzione i prati praticamente deserti. Morgana era
troppo intelligente per non capire cosa quegli occhi scuri stessero
cercando di comunicarle ed avvertì con precisione lo stomaco
sprofondarle all'altezza delle ginocchia. Forse, adesso, un po' di
paura ce l'aveva.
Ma
un pizzico proprio. Bella mossa, Morgana. C'è una festa, è
normale che siano tutti lì a spassarsela. Merda.
"Non
ti conviene fare il coglione con me, Valiant, le conseguenze
sarebbero talmente devastanti che una volta uscito di qui, se ci
uscirai, non ti assumerebbero neanche per fare il maledetto gelataio
in mezzo al deserto!"
"Mh,
può darsi. Ma questa è una serata speciale..." le
rispose lui, cercando un contatto con la pelle del viso di Morgana,
che allungò il collo quanto poté per evitare anche solo
di odorare il suo fiato pesante "... c'è una festa, siamo
tutti ubriachi e non c'è nessuno che ci sta guardando. Potrai
fare la testimone di te stessa, se è quello che desideri"
Non
poteva credere alle sue orecchie. Quel verme
stava osando davvero sfidarla? Lei, Morgana Pendragon, per gli amici
Gana
e per gli sfigati cagasotto la Banshee?
Le braccia di Valiant erano pesanti; così pesanti che sentì
l'esigenza estrema di liberarsene subito. Cominciò a
dimenarsi in quella stretta, voleva allontanarlo e voleva filarsela
alla velocità della luce da Arthur. Gli avrebbe raccontato
tutto e sapeva che suo fratello avrebbe reso Valiant l'equivalente di
una massa informe senza volontà né utilità e lei
aveva tutta l'intenzione di aiutarlo nel far avverare quella realtà.
Il ragazzo strinse la presa, diventando ancora più soffocante
e le sue mani, grandi e poco delicate, iniziarono a prendersi
confidenze che in condizioni normali non gli sarebbero state concesse
neanche fosse stato l'ultimo uomo sulla terra. Morgana tentò
di affondare le unghie da gatta nel collo di Valiant, non certo per
una carezza appassionata e sembrò riuscire a fare davvero
qualcosa, tant'è che lo sentì ringhiare di dolore.
Quando vide l'occhiata raggelante che lui le lanciò, resa
inoltre lucida dall'alcool, il pensiero che forse aveva peggiorato la
situazione si tramutò quasi in realtà. Sentì una
delle sue mani enormi stringerle la gola e l'altra scivolare lungo il
suo fianco, verso la gonna, cercando un accesso che lo potesse far
arrivare tra le sue cosce. Il sangue le rombava nelle orecchie ed il
cuore le scalpitava nel petto. Per quanto potesse dimenarsi, Valiant
sembrava essersi reso immune alle sue rimostranze, forse perché
pesantemente ubriaco.
O
magari è così maiale e figlio di puttana tutti i giorni
del creato!
L'istinto
le suggerì di urlare, anche se la razionalità le diceva
che sarebbe servito a poco. Ma non è che si sentisse molto in
vena di razionalizzare in quel momento, così aprì la
bocca ed urlò. Urlò e le mani di Valiant si strapparono
con violenza dal suo collo, lasciandola barcollante lì sul
prato in preda ad una tachicardia precoce. Si tocco la pelle sotto il
viso, sentendosi finalmente libera da quella morsa soffocante e cercò
di vedere oltre la nebbia che le appannava gli occhi chiari. Qualcosa
lì sul prato, davanti a lei, stava accadendo.
*
Merlin
era ad una festa. Merlin era ad una festa della confraternita dei
Camelot. Merlin era ad una festa della confraternita dei Camelot
vestito da donna ed Arthur Pendragon, l'asino imbecille che lo stava
rendendo monogamo unilateralmente parlando da cinque, maledetti
lunghi anni, lo stava stringendo tra le braccia cercando di capire se
si fosse fatto male. Anzi, se si fosse fatta
male. Ma cosa poteva fregargliene di essere infilato in un contesto
femminile anziché maschile, quando era così
deliziosamente brillo ed ebbro della vicinanza di quell'incomparabile
primato di deficienza? Arthur era lì, in tutta la sua maschia
virilità, in tutta la sua biondaggine, i suoi occhi azzurri,
la faccia un po' cretina tipica dell'alcolizzato medio e... e... non
poteva fare a meno di pensare quanto fosse carino. Merlin,
francamente parlando, si sentì del tutto giustificato. Voglio
dire, quando uno gnocco di tale portata viene e ti stringe e ti
guarda con quegli
occhi lì, là,
su e giù (da pesce lesso insomma) e tu sei completamente
partito per la tangente da un bel po' oramai, considerando che la
stanza non ha ancora smesso di girare... che fai? Non lo baci? Ma
certo che lo baci. Infatti, Merlin fu obbligato
dalle regole di buona creanza (che tutti conoscono) ad avviluppare le
braccia intorno al collo di Re Pendragon (riteneva quella corona di
plastica di Burger King sempre più adatta) e far scontare le
labbra con le sue in un bacio che di dolce o tentennante non aveva
nulla. Anzi, lo scontro fu piuttosto doloroso ma l'alcool avrebbe
pensato a cancellare quello scomodo dettaglio. Dopo la prima,
maldestra cozzata guidata dall'ardente desiderio, Merlin ci provò
di nuovo; stavolta tentò di non spaccare il labbro di nessuno
dei due e con i denti saggiò la consistenza della bocca di
Arthur. Non seppe dire se a farla schiudere fu la sorpresa per quello
che aveva avuto il coraggio di fare, l'alcool o il fatto che volesse
davvero ricambiare il suo bacio, ma Merlin non era abbastanza in sé
per porsi una domanda del genere. Non appena realizzò di
poterlo fare, fece scivolare la lingua nella sua bocca calda,
immaginando di baciarlo come se l'era figurato durante tutti quegli
anni a mormorargli dietro. Per degli attimi che gli parvero infiniti, spense completamente il cervello ed assaporò quel momento come mai avrebbe potuto permettersi di fare se fosse stato sobrio. Cercò e saggiò e pretese il sapore di Arthur, riversò in quell'istante infinitesimale tutto ciò che in cinque anni lo aveva tormentato. Quando Merlin sentì, all'improvviso, che il biondo aveva (non senza una certa titubanza) iniziato a ricambiare quelle sue attenzioni quasi disperate, perse completamente la ragione. Affondò le dita nei suoi capelli biondi, stringendoli alla cute senza tirare e registrò distintamente le mani di Arthur che gli artigliarono i fianchi con una buona dose di determinazione.
Oh Dio,
porco mondo, oh Dio, Gesù, Giuseppe, Maria e tutte le pecore del presepe!
Merlin
affondò in quel calore come non ci sarebbe stato un maledetto
domani, mentre la musica di una nuova canzone gli riempì le
orecchie unita alle grida della gente. Era una situazione così
irreale, eppure così sua!
Lo stava baciando davanti a tutti ma nessuno li vedeva davvero! Era
così... così esaltante!
In
questo momento è mio.
Questo istante non ritornerà mai e per questo resterà
sempre il mio
momento.
La
lingua di Arthur si scontrava con la sua e, davvero, non avrebbe mai potuto
chiedere niente di meglio. Anche se il suo sapore era mascherato
dall'alcool, poteva sentirlo, poteva indovinarlo. Fu il biondo ad
interrompere quel contatto, staccandosi bruscamente solo per
incamerare aria. Le sue mani restarono ancorate sui fianchi di Merlin
e le labbra, che bevevano ossigeno come dopo una lunga apnea, sembrarono non volersi
allontanare troppo da quelle dell'altro. Rosse, gonfie dal
suo bacio, Merlin avrebbe voluto morderle come fossero state una
mela.
Cazzo,
già sono vestito da principessa, se adesso mi metto a pensare
pure come Biancaneve sono finito. Mi farò ricoverare di mia
spontanea volontà. Tutto questo sentirmi dare della femmina mi
sta facendo il lavaggio del cervello.
"Chi
sei?"
La
domanda di Arthur gli congelò il sangue nelle vene. Pendragon
l'aveva appena sussurrata e lo guardava con una sorta di ingenua
meraviglia negli occhi azzurri che bastò a mandarlo nel
panico. Davvero pensava di poterlo baciare così, in un modo
del genere e poi pretendere che nulla fosse successo?
Beh,
con tutte quelle che avrà avuto, non sarà neanche la
prima volta che bacia una persona che non conosce, che diavolo?!
Non
aveva pensato al fatto che forse, forse,
avrebbe dovuto dare delle spiegazioni per ciò che aveva fatto.
Anche se, a conti fatti, Arthur non gli stava chiedendo delle
spiegazioni. Voleva solo sapere chi
avesse appena baciato. Merlin aprì e chiuse la bocca più
volte, facendo la figura di un pesce fuor d'acqua, ma non sapeva
proprio che cosa dire. Non voleva svelare la sua vera identità!
Quel bacio e quell'atmosfera erano stati perfetti per renderlo un
evento isolato, fuori dallo spazio e dal tempo e la risposta a quella
domanda, avrebbe reso tutto dolorosamente reale. Perché Merlin
sapeva come sarebbe andata a finire.
Arthur
Pendragon baciato da un ragazzo. Che disonore! Disonore su di lui,
sul suo cane e la sua mucca!(6) Probabilmente verrebbe sottoposto a
degli esami batteriologici per controllare che io non l'abbia reso impotente o
sterile, infettandolo con i miei feromoni. Manco fossi un Visitor.
Nel
bel mezzo del suo status un po' troppo giulivo, Merlin fu abbastanza
lucido da allontanare le mani di Arthur da sé. Stese le labbra
in un sorriso un po' enigmatico ed approfittando del movimento
convulso della folla, sgusciò tra gli altri studenti
sfoderando di nuovo quella stessa abilità consumata usata poco
tempo prima. Non si voltò neanche una volta per controllare se
Arthur avesse tentato di seguirlo oppure se fosse tornato a ballare ed
a bere già dimentico di lui (lei).
Non si voltò, perché se l'avesse fatto credeva che
avrebbe trovato il coraggio per rispondere a quella domanda, ma non
voleva farlo accadere.
Sto
bene così, è il mio ultimo anno e voglio finirlo nella
piena pace dei sensi. L'ho baciato, pensavo non sarebbe mai accaduto
invece è successo. Fattelo bastare, Merlin.
Quando
l'aria fresca della sera lo schiaffeggiò, si affrettò a
sbarazzarsi di quel maledetto cappello verde e solo allora si accorse
che il fiocco sotto al mento aveva contribuito stoicamente alla sua
nausea. Quando se lo tolse, infatti, si sentì decisamente
meglio. Inspirò profondamente un paio di volte, ad occhi
chiusi, cercando di ingoiare lo stomaco arrivato fino alla gola e di
calmare i battiti del suo cuore. L'aveva baciato!
"Ho
baciato Arthur Pendragon!" esclamò con una certa
emozione, come se il pronunciarlo ad alta voce lo potesse rendere
ancora più assurdo! Quel che non si aspettò,
ovviamente, fu un commento.
"Che
cosa?!"
*
Valiant
sputò saliva mista a sangue sull'erba verde del parco; i suoi
occhi scuri sembrarono sul punto di lanciare fiamme, dirette al
ragazzo dal labbro spaccato che lo nascondeva alla vista di Morgana,
celata dietro il corpo del suo eroe senza macchia né paura.
Ma
chi diavolo è?
Aveva
poi scoperto che la nebbia che le appannava gli occhi non era causata
da altro che lacrime di paura. Il fatto che Valiant fosse riuscito a
fargliene provare, l'aveva seriamente mandata in bestia. Lei non
aveva paura di niente e nessuno. Semmai erano gli altri, a doverla
temere. Quel cane glie l'avrebbe pagata cara.
Oh,
eccome se la pagherai, povero sciocco. Hai deciso di giocare con la
persona sbagliata.
Tuttavia,
una volta eliminata qualsiasi traccia di potenziale piagnisteo, non
aveva comunque riconosciuto quello che si era aggrovigliato nell'erba
insieme a Valiant, improvvisando un'azzuffata in suo evidente
soccorso.
Mi
sento tanto dama del castello. Finalmente qualcuno che mi tratta come
si conviene ad una donna del mio calibro. Sì, picchiatevi per
me, sanguinate in mio onore!
Morgana,
oltre ad avere una natura essenzialmente aggressiva e despota, era
anche vagamente egocentrica. Della serie, me
la tiro perché posso. Adorava
sentirsi al centro dell'attenzione, adulata e rimirata, era una
femmina nel senso stretto del termine e faceva sue le più
vaste sfumature del significato della parola vanità. Come ogni
egocentrico che si rispetti, fingeva una buona dose di modestia, ma
solo con chi non riteneva degno della sua amicizia e fiducia. Era,
per concludere, sulla buona strada per la megalomania compulsiva. E
se ancora non esisteva, beh, lei l'avrebbe fatta inventare, diavolo.
"Te
ne pentirai, Duirvir(7)! Dovevi farti gli affari tuoi!"
Duirvir?
Dov'è che ho già sentito questo cognome?
Morgana
studiò con attenzione i capelli neri e riccioluti del suddetto
ragazzo, cercando di fare (con scarso successo) mente locale. Ma se
quello continuava a darle le spalle, dubitava seriamente che sarebbe
riuscita a ricordare qualcosa.
Memoria
fotografica. E' la migliore che ho. Tutto il resto posso buttarlo in
pasto ai coccodrilli.
"Se
non evapori entro cinque secondi, ti darò l'occasione di
farmene pentire e vediamo che succede. Fai schifo"
Valiant
digrignò i denti come un animale furioso messo alle strette.
Era evidente che non gli piacesse neanche un po' sentirsi dire cosa
doveva fare, anche se in quel caso sarebbe stata di fatto la scelta
migliore, quella di levarsi di torno. Passò il dorso della
mano sotto al naso, asciugando il sangue che dalle narici, gli colava
sulle labbra. Gli occhi scuri cercarono Morgana oltre le spalle del
suo avversario, intrisi di un risentimento che solo qualcuno di molto
tenace, poteva provare. E lui lo era. Era di una tenacità
sconcertante.
Hai
vinto una battaglia ma non la guerra, Duirvir. L'anno universitario è
appena cominciato e sarà lungo. Molto lungo.
"Ci
vediamo domani al corso" disse invece, con un sorriso ferino
sulle labbra macchiate. Quelle parole suonarono più come una
minaccia, che una promessa o saluto. Voltando loro le spalle, si
allontanò sull'erba, diretto verso i dormitori maschili
anziché verso la festa ancora in corso. Gli occhi chiari di
Morgana restarono appigliati alla sua schiena sino a quando, girando
ad un angolo, non le fu più possibile vederlo. Esalò un
sospiro di sollievo piuttosto sentito e di colpo, tutta l'adrenalina
che aveva accumulato, le precipitò addosso. Barcollò
sui tacchi in un modo un po' imbarazzante (per
una del suo calibro parlando)
e soltanto l'aiuto di quel Duirvir le impedì di cadere col
sedere per terra. Non avrebbe saputo dire perché, ma si
sentiva più brilla di prima; non ricordava di aver avvertito
nausee mentre seguiva Valiant lì fuori, ma adesso le aveva.
"Mi
viene da vomitare" disse molto candidamente, adocchiando il
volto del ragazzo che le stringeva gentilmente un braccio per darle
una sorta di equilibrio.
Ah,
sì! L'ho visto da qualche parte, insieme a...
"Sei
nei Camelot con mio fratello?"
"Sì"
rispose quello, stendendo le labbra in un sorriso, ma pentendosene
subito dopo. Con un sibilo di dolore, toccò l'angolo tumefatto
della bocca, dove Valiant l'aveva colpito pesantemente.
"Come
ti chiami?"
"Mordred"
Mordred.
Mordred, Mordred, Mordred... Ah, Mordred!
"Tu
sei quello che l'anno scorso ha battuto il record!" esclamò
la ragazza, colta da un lampo di consapevolezza in tutto quel
nebbiume che era il suo cervello. Mosse i primi titubanti passi per
tornare alla festa. Si sentiva uno schifo, doveva ammetterlo e forse
dopo lo spavento che si era presa, sarebbe stato meglio per lei
tornare al dormitorio... ma col cavolo.
Finché
non sverrò a terra e non saranno costretti a portarmi via su
una barella, non andrò proprio da nessuna parte. Io sono
l'anima della festa. Se me ne vado io, allora tanto vale chiudere
baracca e burattini.
Mordred
le restò al fianco, lasciandole il braccio e mantenendo
tuttavia la mano mezza sollevata per aria, pronto per riacciuffarla
in caso di bisogno. Morgana non ci fece neanche caso, se avessero
chiesto a lei, avrebbe risposto che stava una favola e che meglio di
lei, davvero, non stava proprio anima viva. Ricominciò ad
avvertire un freddo penetrante ma tenere le braccia libere di
navigare ai lati del suo corpo, la aiutava a destreggiarsi su quei
trabiccoli che erano diventati i suoi tacchi.
Se
fighe e letali si vuole apparire, l'osso del collo alla morte bisogna
offrire.
"Sì,
il record" confermò Mordred, con un sorriso di sottile
ironia. Sottile perché, se fosse stata più accentuata,
avrebbe sentito di nuovo dolore alla bocca. "Uno dei pochi che
hanno fatto entrare in confraternita al primo anno. Questa storia sta
diventando piuttosto scocciante" aggiunse, passando
distrattamente la lingua sul taglio che bruciava come l'inferno.
Anche Valiant faceva parte dei Camelot, ma non aveva idea di come
fosse riuscito a farsi accettare nella cerchia. Sapevano tutti che
era un verme approfittatore e che se aveva la possibilità di
piantarti un pugnale nelle spalle, l'avrebbe fatto senza tanti
complimenti. A Mordred quel tipo non era mai andato a genio e dopo
quella sera, non sarebbe mai più stato in grado di farselo
piacere.
"Che
aria da uomo vissuto che hai, per essere uno del secondo anno"
commentò schietta Morgana (che due calcoli era ancora in grado
di farli), mentre raggiungeva la scalinata che l'avrebbe riportata
all'interno della sala. Sbatté le palpebre un paio di volte
perché la vista si era annebbiata di nuovo. Il cuore era
tornato a battere regolarmente, sì, ma c'erano tutti quegli
effetti collaterali che la facevano sentire strana.
Aggrappandosi al
corrimano di pietra, iniziò a salire scalino dopo scalino, con
la fronte corrugata, come stesse pensando a qualcosa di particolarmente
impegnativo.
Non.
Vomitare. Non. Vomitare. Non. Vomitare. Non. Vomitare.
Mordred,
per niente irretito dal tono di voce che la ragazza aveva usato nei
suoi confronti, infilò le mani nelle tasche dei pantaloni ed
iniziò a salire insieme a lei, imitandola in maniera un po'
stronza (e cioè, facendo uno scalino alla volta con la faccia
di uno che si stava divertendo a spese altrui). La lasciò al
suo destino, senza neanche cercare di aiutarla e sospirò
sereno, il suo stato fisico e mentale in netto contrasto con lo
straccio che era diventata Morgana. Fortuna che lei non l'avesse
ancora realizzato!
"Detto
da una come te è poco credibile. Comunque prego, è
stato un piacere"
"Prego
cosa?"
"Prego,
è stato un piacere evitare che Valiant ti infilasse le mani
sotto la gonna" specificò Mordred, senza perdere
quell'aria un po' sbeffeggiante che lo rendeva meno eroe senza
macchia né paura. Morgana gli lanciò un'occhiataccia in
tralice, senza mollare il corrimano.
"Avevo
tutto sotto controllo" biascicò con la lingua impastata,
cercando di salvare quel minimo di dignità che le restava.
"Sì,
l'avevo notato. E' per questo che sono intervenuto. Perché
avevi tutto sotto controllo. E, tra parentesi, dovresti davvero
evitare di metterle così
corte. Non ci sarà sempre qualcuno nei paraggi che potrà
intervenire quando hai tutto sotto controllo, sai?"
Come
pizzicata sul vivo, Morgana afferrò la gonna cercando di
abbassarla un po', ma l'occhiata malevola non si incrinò di un
millimetro. "E' una gonna da vampira" disse, "E le
gonne da vampira sono fatte così punto e basta. E poi tu cosa
diavolo ci facevi lì?"
Sei
un guardone. Dillo che sei un guardone!
Mordred,
con una notevole nonchalance, si strinse nelle spalle e virò
lo sguardo altrove. "Tutto quel baccano mi aveva fatto venire mal
di testa, sono uscito per prendere un po' d'aria" commentò
serafico, ricominciando a salire, sempre un gradino alla volta, senza
aspettarla. Quando arrivò in cima, si voltò verso di
lei e la guardò con le sopracciglia inarcate.
Bè,
che aspetti, l'autobus? stava
dicendo la sua faccia da schiaffi.
Morgana
si morse la lingua e ricominciò a salire, eppure c'era
qualcosa
che non andava. Se lo sentiva che c'era e quel dettaglio
le stava sfuggendo, non riusciva ad afferrarlo, lo sentiva scivolare
sempre più in fretta, mentre metteva piede accanto a Mordred.
Cercò di concentrarsi, osservò il volto del ragazzo con
un'indiscrezione a dir poco disdicevole, esaminò la profondità
dei suoi occhi chiari per cogliere quel qualcosa,
ma quel qualcosa
che non riusciva proprio a concretizzare inaspettatamente le sfuggì
dalla bocca. Si voltò in tutta fretta e gettandosi sul porta
ombrelli vicino la porta, iniziò a vomitare anche l'anima,
senza un briciolo di quell'eleganza di cui tanto amava vantarsi.
Stava vomitando e lo stava facendo in un modo piuttosto rumoroso.
Ok,
questo è il punto in cui saranno costretti a portarmi via su
una barella. Uccidetemi. Uccidetemi adesso!
Mordred
trovò molto tenero il modo in cui Morgana strinse tra le
braccia il porta ombrelli. Talmente tenero che, addolcito da quella
visione, con il cuore in tumulto, tirò fuori dalla tasca dei
pantaloni il cellulare per fare una bella foto. Una bella foto in cui
si premurò di inquadrare il volto della ragazza impegnata a
tirar fuori anche il probabile tacchino di tre settimane prima.
*
Merlin
si voltò con il cuore in gola, ma quando i suoi occhi azzurri
incontrarono il volto di Gwen, per poco il sollievo non lo fece
accasciare a terra in una massa informe di pelle, ossa e merletti. La
sua migliore amica lo stava guardando con un'espressione incredula,
le labbra semi dischiuse a sottolineare il suo stupore. A forza di
guardarla, Merlin assunse la stessa identica faccia da babbeo.
L'ho
baciato davvero?
Sì,
l'aveva fatto eccome.
Evviva
l'alcool!
"Merlin,
ma sul serio?" chiese nuovamente Gwen, mentre uno strano sorriso
sornione le addolcì i lineamenti del volto. La faccia sconvolta
dell'amico, nonché le labbra ancora gonfie dalla storica
pomiciata, dovevano aver risposto al suo posto, tant'è che lei
gli saltò al collo con un gridolino eccitato.
Amo
circondarmi di persone che sanno condividere la mia gioia in questo
modo. Voglio poter fare anche io gridolini così. Ma sono un
uomo e questo non accadrà né ora, né mai. Però
se lo penso nessuno lo saprà mai. Quindi lo penserò. Lo
penserò molto intensamente.
Wiiiii!
Adesso basta.
Merlin
barcollò un po' sotto l'assalto di Gwen, perché brillo
com'era faticava già a tenere in piedi se stesso. Lei si
staccò solo per avere la possibilità di lanciargli uno
sguardo indagatore, un misto tra adesso
tu stai bene? e
perché puzzi di
punch? Ma lui non
stava bene e se non avesse puzzato di punch non avrebbe mai fatto
quello che aveva fatto. Era tutto collegato, era tutto stato
necessario.
"Lui
dov'è?" chiese la ragazza, alzando le sopracciglia con
genuina curiosità. Davvero pensava che la cosa fosse stata
consenziente?
Cioè,
lo è stata, ma solo perché non sapeva chi fossi. Che
merda. Però che bello.
Merlin
scosse la testa e si strinse nelle spalle. "E' dentro a
ballare, credo. E' ubriaco come una spugna e... non lo so, credo di
non essere da meno. Credo... anzi, no, è
stata una cosa del momento, Gwen, ma ho apprezzato il tuo gridolino
di gioia. Credo..." rispose, corrugando la fronte con aria
confusa.
Per caso sono stato un po' ripetitivo? Ma leggermente poco poco?
Gwen
gli appoggiò le mani sulle spalle e sorrise incoraggiante. Non
era vestita da qualche strano essere/animale/cosa, quindi lo aveva
raggiunto dai dormitori, di sicuro. Ma aveva raggiunto lui o qualcun
altro? Stordito come un ciuchino, Merlin cercò di elaborare
una domanda che fosse intellegibile, ma la ragazza lo precedette.
"Lo
sai cosa? Staremo a vedere domani, se è stata una cosa di
passaggio o meno. Un cambiamento, nel bene o nel male, dovrà
pure esserci Mer! Voglio dire, se è successo davvero quel che
è successo, perfino
lui non potrà fare finta di niente!"
Sempre
se ricorderà qualcosa di questa serata,
ma Gwen preferì non esprimere a voce quell'osservazione.
"Non
che non sia felice di vederti, ma che ci fai qui? Credevo non saresti
venuta..." Merlin optò per un cambio di argomento. Finché
l'effetto alcolico fosse durato gli sarebbe parso tutto bello e
meraviglioso, ma se avesse iniziato a pensarci seriamente, sarebbe
caduto in un baratro di depressione talmente profondo che l'avrebbe
portato dritto in Cina.
Bé
Merlin guarda il lato positivo. Arriveresti in oriente senza pagare
il biglietto! Simpatia portami via, sono una vera sagoma stasera...
Che freddure! Devo smetterla di leggere i link di quel Gwaine su
Facebook...
"Infatti
non sono qui per la festa. Stasera io e Lance dovevamo vederci ma non
ha più risposto ai miei messaggi, così sono venuta a
cercarlo qui..."
"Ma?"
la incalzò l'amico, rigirandosi il cappello verde tra le dita
pallide.
"Ma...
non c'è. Leon mi ha detto di provare alla palestra..."
Gwen si torse le dita ed abbassò lo sguardo con un muto
presentimento negli occhi. Merlin la conosceva talmente bene che non
aveva bisogno di chiederle che cosa le frullasse nel cervello.
Ingoiando l'ennesimo conato, si impose di comportarsi come un
migliore amico avrebbe fatto e sospirò, poggiandole le mani
sulle spalle.
Oh,
vedi! Mi sento anche più stabile!
"Gwen...
Lance non ti tradirebbe mai. Voglio dire, ti muore dietro da...
sempre!
Non cominciare a farti filmini assurdi perché qualsiasi cosa
tu stia pensando, è sbagliata!"
La
ragazza gli lanciò un'occhiatina poco convinta attraverso i
morbidi riccioli scuri che le ombravano il volto. Lancelot e Gwen
erano come Romeo e Giulietta, il ketchup sulle patatine, i pop-corn
al cinema! Se dicevi il nome di uno dovevi accodarci per
forza anche quello
dell'altro! Merlin la guardò con eloquenza, sfidandola a
contraddirlo. E contraddire una persona ubriaca non poteva essere di
certo una mossa molto intelligente. Alla fine, la ragazza si ritrovò
a sospirare con pazienza e stese le labbra in un sorriso dolce, dolce
come era la sua natura. Lance era caduto come una pera cotta davanti
tutta quella dolcezza e quella purezza d'animo e se Merlin fosse
stato etero, sicuramente avrebbe fatto effetto anche su di lui.
Voglio
dire, come si fa a non amarla? E' fantastica! Non solo è
carina, ma ha anche un cervello!
"Sei
merce rara Gwen, roba da mercato nero" disse Merlin in uno
slancio di affetto per la persona che lo conosceva meglio di chiunque
altro, a parte sua madre "E Lance l'ha capito. Tu invece?"
concluse, raggiungendo così l'apice del meglio che poteva dare
di se stesso in quelle condizioni. Gwen, visibilmente rincuorata
dalle sue parole, lo abbracciò nuovamente e gli scoccò
un bacio sulla guancia con affetto.
"Grazie
Merlin. Lo vedi perché sei il mio migliore amico?"
*
Cercò
di affondare ancora un po' di più sul divano, che vibrava
ininterrottamente al suono della musica alta. Dove diavolo era
finita? Aveva cercato quella ragazza in un lungo ed in largo, ma
sembrava essersi volatilizzata.
Eppure
con quel cappello è difficile non farsi notare.
Gli
occhi azzurri esaminarono ancora una volta la bolgia di corpi urlanti
e festosi che sembravano non essere minimamente stanchi, neanche con
l'approcciarsi delle tre del mattino. Si passò di nuovo la
lingua sulle labbra, ma oramai quel sapore particolare se ne era
andato e l'intontimento del bacio tornava ad essere sostituito da
quello dell'alcool. Con il palmo della mano accarezzò prima la
bocca e poi il mento; sembrava voler catturare una sensazione che
gli stava sfuggendo via tra un assolo di chitarra e volti truccati
con colori disumani. Dove poteva cercarla?
Chi
era? In che confraternita sta? Che corsi frequenta?
Queste
ed altre domande vorticavano con logica random nella mente del
giovane Pendragon, ma quando il seme del male viene piantato, quello
germoglia anche nelle più pessime condizioni. Allungò
le braccia sullo schienale del divano e reclinò la testa
all'indietro, con occhi un po' vacui. Un vestito verde. Dove aveva
già visto quel vestito? Gli era sembrato vagamente familiare,
ma non abbastanza da saperlo ricollegare a qualcosa. O a qualcuno. E
le luci stroboscopiche gli avevano anche impedito di vedere bene il
suo viso, quindi non sarebbe stato in grado nemmeno di riconoscerla
se per caso l'avesse incontrata per i corridoi dell'università.
Arthur sbuffò infastidito, non sapeva bene neanche lui perché
si stesse incastrando tanto per una cosa del genere; l'unica cosa di
cui poteva dirsi certo, era che quel bacio gli era piaciuto. Gli era
piaciuto tanto. Tanto che quando quella ragazza gli aveva sorriso e
se ne era andata, aveva soltanto potuto pensare ne
voglio ancora.
Non
è che la situazione sia cambiata fino ad ora. Non riesco a non
pensarci, mi sono ammattito. Niente che della vodka non potrebbe
cancellare, però. O forse no? Ma che ne so! Ancora, ne voglio
ancora!
"Ehy,
Arthur, hai per caso visto Mordred?" domandò Gwaine,
caracollando verso di lui nel suo costume da Gandalf, "Voglio che
mi faccia da secondo nella gara di bevute, nel caso dovessi morire
nel tentativo di vincere" specificò, sorridendo di un
sorriso smagliante.
Perché
io non ho i denti così bianchi?
pensò distrattamente l'interpellato, tirandosi su dal divano
alla meno peggio. Basta,
devo reagire. Di questo passo mi fondo con i cuscini.
"No,
non l'ho visto" biascicò, già oltrepassandolo per
andare a prendersi qualcosa dal tavolo delle bevande. "Prova in
dormitorio" concluse e, ancora una volta, scandagliò con
attenzione i costumi di tutte le ragazze che gli capitarono a tiro
d'occhio.
Tanto
ti trovo, che ti credi.
*
Gwen
era titubante. Dalle finestre della palestra non filtrava nessuna
luce, quindi dubitava seriamente che Lance potesse trovarsi lì
dentro. Tuttavia, dato che oramai si trovava lì, dare
un'occhiatina non le sarebbe costato nulla. Non è che l'idea
la facesse impazzire di gioia, i luoghi bui non le erano mai piaciuti
e, si vergognava un po' ad ammetterlo, sin da bambina aveva avuto la
necessità di dormire con la porta accostata su un corridoio
illuminato o con una piccola luce accesa sul comodino. Inspirò
profondamente, indecisa sul da farsi e sfregò le mani fredde
tra loro cercando di scaldarle.
Lo
sa che odio questo genere di cose, dannazione. Se sta cercando di
farmi prendere un colpo è sulla giusta strada per riuscirci!
Si
avvicinò di soppiatto all'entrata, neanche si sentisse una
ladra in procinto di fare qualche effrazione. Erano cinque anni che
frequentavano la stessa università ma Gwen si era 'accorta'
dei sentimenti di Lancelot solo l'anno prima. Non è che non
avesse avuto occasioni precedenti per farlo, considerando il modo in lui
le era sempre ronzato attorno, ma non si era mai sentita pronta per
impegnarsi in qualcosa di veramente serio, perché Lance
sicuramente era quello che avrebbe richiesto da lei: serietà.
Durante l'estate non si erano potuti frequentare, lui aveva fatto
qualche lavoretto in giro racimolando una discreta sommetta e lei era
dovuta tornare temporaneamente in Francia da una sua zia che si era
ammalata e che si aspettava come minimo una lunga visita. Quindi,
quella sera, non appena il suo aereo aveva toccato il suolo inglese,
si era precipitata all'università per gettarsi letteralmente
tra le braccia del suo uomo. Ma questi, con un'abilità che
l'aveva lasciata sconcertata (ed impaurita) si era reso irreperibile.
La mente femminile, se lasciata macerare in solitudine, è in
grado di creare le più devastanti tragedie greche e quella di
Gwen, ovviamente, non era da meno. Spinse la porta della palestra,
affacciandosi oltre la soglia per lanciare all'interno un'occhiata
valutativa. Buio, proprio come aveva pensato.
"C'è
nessuno?" provò a dire, sentendosi in realtà un
po' stupida nel farlo.
Certo
che c'è qualcuno Gwen, sono tutti nascosti al buio pronti a
farti una sorpresa stile festa di compleanno. Peccato che non è
oggi il mio compleanno.
Un
rumore proveniente da un angolo giù in fondo alla palestra
attirò la sua attenzione, nella maniera più negativa
possibile. Il cuore di fatto perse un battito e si mise subito in
allerta.
Questa
è la realtà, non un film horror. Col cavolo che entro
per controllare cos'è stato. Io me ne vado e anche subito!
Non
fece in tempo a tornare sui suoi passi che qualcuno la attirò
dentro bruscamente e la sola cosa che poté fare, fu urlare.
NOTE
DELL'AUTORE:
ragazze, PARLIAMONE. Cioè, dai, facciamolo. E' il capitolo più
lungo di... di SEMPRE che abbia mai scritto in tutta la mia carriera!
Cioè, per i miei standard questa lunghezza equivale ad una
fanfiction intera, SONO SCIOCCATA. O forse è la fine di Merlin
che mi ha scioccata e mi ha resa una scrittrice migliore?(?) Ai
posteri l'ardua sentenza! Comuuunque, partiamo subito con delle
premesse. Ho una trama. So già cosa dovrà accadere per
ben 11 (dico UNDICI, non so se mi spiego) capitoli. Ad occhio e
croce, dovrebbe durarne una quindicina, ma si sa che scrivendo, le
idee cambiano e si evolvono. Non so se ogni capitolo sarà
lungo in questa maniera, dipenderà dalle necessità
della storia, non vi assicuro niente. Non posso dare certezze neanche
sulla frequenza degli aggiornamenti, perché anche se ho la
cronologia degli eventi, devo ovviamente scriverla. E faccio un
lavoro con orari improponibili, quindi tra un attimo di respiro e
l'altro io mi ci metto, sul serio. Quiiindi... ho bisogno di tutto il
vostro supporto XD e di una beta reader, per chi volesse offrirsi
volontaria! L'ho cercata in lungo ed in largo ma credo di essere
invisibile, non lo so ç_ç Per concludere, alcune
precisazioni:
(1)
La canzone è Fader, dei The Temper Trap. Qui il video:
http://www.youtube.com/watch?v=LCFpeA54BAk
(2)
Questo è l'hot-dog gigante:
http://yourmotivational.com/uploads/9011.jpg
(3)
Questo il cappello. Immaginatevelo verde e con un bel fiocco sotto il
mento: http://i36.photobucket.com/albums/e28/makll/CC/Ann-F.jpg
(4)
Quello di Merlin è al centro, obviously:
http://today.uconn.edu/wp-content/uploads/2012/01/dresses.jpg
(5)
La corona di Arturo:
http://4.bp.blogspot.com/_6qwb-C-y4qI/TCM8rszgEhI/AAAAAAAAAAU/Ovtygfr6UEs/s1600/coronapl1.jpg
(6)
Citazione voluta di Mushu (Mulan) xD
(7)Allora...
ho cercato in lungo ed in largo, su internet, il cognome di Mordred.
Ma, considerando che nella leggenda originale è figlio
illegittimo di Artù, per rigor di logica il cognome dovrebbe
essere Pendragon... il che, non si sposa né con gli eventi del
telefilm, né (di conseguenza) con la storyline di questa
fanfiction. Ergo, ho creato un cognome per lui che ritengo abbastanza
adatto e lo vado di seguito a spiegare: Duirvir significa Druido ed è
ricavato da "duir", che vuol dire quercia, e "vir",
una parola che significa "saggezza", entrambi termini
celtici.
p.s.
con questa storia mi dò l'auto benvenuto nel fandom
Merliniano. Evviva me! <3
Ciao.
Dico
sul serio.
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