Goodmorning to you~
Titolo:
Good morning to you~
Sottotitolo(?): (È una sottospecie di
raccoltagfdkjfh)
Rating:
Verde.
Genere: Romantico, sentimentale, fluff. FLUFF COME SE
PIOVESSE! *piange again* (?)
Avvertimenti: Spoiler!, OOC, Raccolta, What if...?,
Missing moments
Note: BWA
BWA BWAAAA. Vi avviso subito prima di trovarvi inferociti: fanno.
Schifo. Non sono abituata a scrivere fluff--credo che alcuni di voi mi
conoscano, ho l'abitudine di uccidere o far soffrire i personaggi su
cui scrivo. Io sono per l'angst, sono per i bad ending, sono per la
gente che piange e per i figli abbandonati (ogni riferimento a cose o
persone è assolutamente casuale (?)).
Per cui vorrei gentilmente chiedervi scusa se queste cose non sono di
vostro gradimento. Non ne sono capace, ok? Infatti sto già
pensando a una piccola Fei/Saryuu dove Fei uccide suo padre. Mhmh.
In ogni caso, ogni "flash" (non so bene esattamente cosa siano quelle
cose (?)) è abbinata a un biscotto della Mulino Bianco
(tranne i Bucaneve che sono della Doria). Sono un'esperta in questo
campo (in realtà no), e volevo scriverci qualcosa. Ogni
biscotto sul pacco ha abbinato una o due frasi--la maggior parte delle
volte senza senso. come quelle dei Cuor di Mela. È angst
quella frasetta, ve lo dico io (?)
Non tutte le... ... ... ...cose che ho scritto fanno necessariamente
riferimento al biscotto o alla frasetta. Onestamente, ripeto, il fluff
mi è difficilissimo da scrivere, quindi sono andata un po' a
caso: quello che mi veniva da scrivere in quel momento l'ho scritto e
buonanotte al secchio (??)
E poi ovviamente: dedico queste cose orrende (?) alla mia Milka, ovvero
Amanda, ovvero Alicchan, ovvero la Signora del Girallo (?), ovvero
Bloody Alice su EFP.
La mia Milka è un tesoro tesoro, e le voglio tanto bene,
anche se non è un gran genio a fare gli origami (culettooo
(?)), ma sa fare tante cose--quali scrivere e voler bene alle persone
(?) Sopporta con pazienza le persone moleste (ogni riferimento a cose o
persone è assolutamente casuale again (?)), e poi
è tanto carina e simpatica <3 Una bella
persona, insomma. E tiravo avanti questa sottospecie di raccoltina
da........ non so quanto tempo, e oggi mi pare il momento adatto per
pubblicare, dato che poi scapperò e non mi rivedrete fino al
due di gennaio :'D
Ora penso anche di potermene andare. Ciaaao e non odiatemi vi prego DD:
E ricorda Milka: namo ta Buddha! ♥
- Caty
♥
Ps: Quanti punti di domandaaaa.
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Pan
di Stelle - Heat/Nepper - 229 parole, suppongo
[Può un angolo
di cielo essere rotondo?]
Heat
si era addormentato. Nepper sospirò.
Nessuna
musichetta da videogame snervante, nessuna parlantina infinita, nessuna
falsa lacrima versata per l'ennesimo Pokémon esausto.
Si
coprì il volto, tenendosi la fascia con una mano per non
farla volare via a causa dell'ennesima folata di vento. Diede uno
sguardo al ragazzo addormentato al suo fianco, pensando che fosse un
peccato non aver potuto parlare con lui. Era l'ultima notte che
passavano da... Alieni. Il
giorno dopo sarebbero arrivati quei pazzi della Raimon, e tutti quanti,
tutti tranne i ragazzi della Genesis e loro padre, speravano che
riuscissero a vincere.
Persino
Burn -persino Nagumo-, inizialmente così convinto della
vittoria della Aliea su tutte le altre squadre del mondo, sperava
ardentemente nella loro vittoria.
Ma
il cielo quella notte era nero. Nero pece, e poche erano le stelle che
spuntavano almeno un po' per farsi ammirare. Era inoltre una giornata
di luna nuova, per cui nemmeno la sua luce riflessa illuminava un
minimo i due ragazzi.
Si
spostò di poco a destra, e andò ad accarezzare i
capelli all'altro. Morbidi come sempre. Lo udì quasi fare le
fusa.
Sorrise
e scostò il suo Nintendo Ds, distendendosi al suo fianco.
Automaticamente, l'altro gli si avvicinò e
appoggiò la testa sul suo petto. Netsuha gli
diede un bacio sulla fronte, e ritornò a guardare il cielo.
Poi,
le labbra di Atsuishi
si
incurvarono volontariamente verso
l'alto.
Bucaneve
- (lievissima) Kishibe Taiga/Yukimura Hyouga - 299 parole, immagino
[Il nome scientifico dei
Bucaneve deriva dal greco e significa latte e fiore.]
Una
bufera di neve.
Kishibe
sospirò: sapeva che andare a festeggiare il Capodanno
assieme al proprio allenatore non sarebbe stata una grande idea. Anche
se, dopotutto, non poteva sapere che il ragazzo del proprio allenatore
era il fratello dell'allenatore della Hakuren -le telenovelas americane
a confronto erano bazzecole.
Be'...
Forse gliel'aveva detto... Ma non ci aveva fatto
troppa
attenzione.
In
ogni caso, se quello forse avrebbe potuto aspettarselo, di certo non
poteva nemmeno minimamente immaginare di ammalarsi di
broncopolmonite--forse non avrebbe dovuto scavare una buca nella neve e,
per errore,
addormentarsi al suo interno.
Sicuramente
non avrebbe dimenticato l'infuriato volto di Yukimura, quando lo aveva
scoperto a sonnecchiare bellamente in mezzo alla neve, e per giunta con
una giacchetta primaverile!
Forse
avrebbe dovuto aspettarsi di tutto. Sicuramente, non si aspettava di
tornare in Hokkaido a festeggiare anche il prossimo anno.
Tossì, mentre guardava il sole sorgere. Forse, se si fosse
messo d'impegno, sarebbe riuscito a guarire almeno un pochino e a
passare almeno la mezzanotte con gli altri. Aveva tutta una giornata
per ingozzarsi di medicine, dopotutto.
Poi
sentì la porta bussare. Non aveva proprio voglia di sentire
il proprio allenatore che, palesemente preoccupato, lo riempiva di
stupide coperte facendolo solo soffocare dal caldo. Taiga era una
persona tropicale, ma in
ogni caso il troppo caldo gli faceva venire un gran mal di
testa.
Capì
che non era Afuro ad aver bussato alla sua porta solo quando
udì delle imprecazioni che potevano essere solo di una
persona: Yukimura Hyouga. Mugolò leggermente, e poi
tossì. L'altro capì che era sveglio, ed
entrò.
-
Ciao. -
-
Buongiorno, Hyouga. - rispose con voce roca.
-
Ti ho portato la colazione. E un bucaneve. -
Kishibe
prese con delicatezza il fiore che Yukimura gli stava porgendo. Poi
sorrise, e lo abbracciò.
Spicchi
di sole - Amemiya Taiyou/Tsurugi Yuuichi - 401 parole, penso
[Era un tipo solare e
diceva le cose in modo semplice. Per questo piaceva a tutti.]
-
Dai Yuuichi! Ancora tre metri e con oggi abbiamo finito! - la pelle di
Taiyou brillava al sole, bianca, perlacea, in quel caldo pomeriggio
estivo. Probabilmente si sarebbe scottato, perché Yuuichi
non lo aveva visto mettersi nemmeno un minuscolo grammo di crema da
sole, ma era troppo impegnato ad aiutarlo per preoccuparsi minimamente
di se stesso.
Era
la quarta vasca che faceva, quel giorno, camminando nell'acqua. Pensava
di dover attendere ancora due estati, prima di riuscire a camminare, e
invece Taiyou lo aveva spronato e spinto così tanto che era
già lì. Era già lì, con un
bellissimo costume da bagno -Yuuichi odiava dover mettere in mostra la
propria pelle, odiava il vento che gliela seccava, odiava il sole che
gliela scottava-, immerso nell'acqua fino al petto, che faceva su e
giù in una vasca all'aperto sul retro dell'ospedale.
Erano
da soli, lui e Taiyou, perché quello non era l'orario
consentito per fare riabilitazione. Ma il più giovane non
aveva nulla da fare, e perdere quelle ore di caldo gli sembrava una
stupidaggine. Per questo, erano scappati dalle loro stanze appena
l'orario delle visite era cominciato--nella confusione del viavai di
persone sarebbe stato più difficile trovarli.
-
Ci sei quasi, dai! - avanzava a fatica, Yuuichi, immerso nell'acqua. La
sensazione delle gambe che si muovevano da
sole era,
però, spettacolare. Sarebbe rimasto in piscina tutto il
giorno solo per muoverle nell'acqua. Alzò gli occhi e smise
di fissare il proprio riflesso nell'acqua. Incontrò gli
occhi blu cielo di Taiyou, che lo osservavano, ridenti.
-
Che c'è? Qualche problema? - Yuuichi sorrise, spostandosi un
poco in avanti per coprirsi da sole, sotto di lui. Il più
giovane stava in piedi a bordo vasca, baciato dal sole e in attesa che
l'altro arrivasse al termine della vasca. Yuuichi aveva ancora gli
occhi puntati su di lui, e per un attimo sovrappose l'immagine del sole
a quella del ragazzo. Rise, e poi porse entrambe le mani a Taiyou -
Tirami su, non ne posso più di stare in ammollo. -
-
Be', oggi sei stato davvero insuperabile! Hai fatto una vasca in
più di ieri! - ma mentre gli afferrava le braccia, Yuuichi
ci ripensò: lo tirò verso di sé, e poi
si spostò indietro. I molteplici schizzi che gli arrivarono
sul volto quando Taiyou cadde in acqua lo rinfrescarono e gli bagnarono
anche i capelli.
Poi
rise ancora, vedendosi trascinato sott'acqua.
Rigoli
- Asurei Rune/Kinako Nanobana - 436 parole, forse
[C'erano tutti, persino
il miele. Come ai bei vecchi tempi, pensò.]
Asurei
sospirò e si guardò intorno. Era tutto...
Perfetto. Forse
un po' strano, ma sempre perfetto. Si sentiva immerso
nelle nuvole, che parevano zucchero filato, e dinanzi a lui il cielo
sfumava dal blu della notte all'arancione dell'alba.
Inspirò
ed espirò, lentamente. Gli dispiaceva un po', essere morto,
ma il pensiero di potersi ricongiungere a lei
era più forte di qualsiasi altra cosa. Non avrebbe
desiderato
uan morte violenta come quella -farsi uccidere con un fucile dal
proprio figlio, probabilmente, non era la migliore delle ipotesi-, ma a
quello ci avrebbe ripensato quando anche Fei li avesse raggiunti.
Udì
poi la sua voce, dolce e arzilla allo stesso tempo, e corse
ad abbracciarla. Correre sulle nuvole era difficile come correre sulla
sabbia, e per questo il momento in cui la toccò fu ancora
più bello: la strinse a sé come mai aveva fatto,
sorrise
e pianse. Era bella, bella come lo era sempre stata. I capelli color
del miele ricadevano, lunghissimi, lungo i fianchi e nei grandi occhi
di caramello Asurei si sarebbe potuto specchiare.
Profumava
di miele, e lui di menta. Un accostamento bizzarro e
complesso, ma decisamente speciale. Lo baciò sulle labbra, e
ricordò le mattine passate assieme al piccolo Fei.
All'inizio
era stato davvero perfetto, per Asurei: il sorriso di
Nanobana, gli occhioni contenti di Fei, le risate di entrambi, mentre
lui leggeva il giornale, sereno, e inzuppava i biscotti nel caffelatte.
Chiudendo
gli occhi ricordava vividamente quei momenti. Fei beveva
latte e miele assieme alla propria madre, che il caffé non
lo
poteva sopportare, e lui si preparava con calma ad andare a lavoro...
Ripensò
alla El Dorado con un po' d'odio per essersi fatto
portare via il figlio -l'idea di averlo abbandonato ancora non riusciva
a tollerarla.
Ma
non ce n'era più bisogno. Aveva terminato di vivere.
E
ora che era morto, che era in paradiso, circondato da nuvole di
zucchero filato e sovrastato da un'alba meravigliosa, in compagnia
della moglie, non avrebbe nemmeno voluto pensare alla sua vita.
Kinako
gli strinse una mano, e lui riaprì gli occhi. La
abbracciò ancora, inebriato dal profumo del miele. Era
dolce, dolcissimo, e per un attimo pensò che tutta quella
dolcezza lo avrebbe ucciso.
-
Asurei. - sussurrò quella, stringendosi a lui - Asurei, lo
perdonerai, vero? - si stava riferendo, ovviamente, al figlio. Ma
l'uomo lo aveva già perdonato, e anzi, non sapeva se aveva
ancora ricevuto il suo perdono.
-
Certamente. - rispose soltanto - Dobbiamo solo aspettare che arrivi
anche lui. -
Avrebbero
dovuto attendere, con calma e senza angosciarsi.
Poi
ci sarebbero stati davvero tutti, come
ai vecchi tempi.
Abbracci
- Marco Maseratti/Gianluca Zanardi - 276 parole, ma è solo
una supposizione
[Nessuno seppe mai se fu
il cacao ad abbracciare la panna o viceversa.]
A
breve, Gianluca lo avrebbe gettato in un canale. Zanardi aveva appena
scoperto l'utilità degli allenamenti al lancio del peso
fatti a
scuola le settimane precedenti, perché stava per lanciare il
ragazzo -e fidanzato- dalla finestra. Non importava se c'era
più
di qualche metro di marciapiede tra il suo appartamento e il canale, e
anzi, sarebbe stato meglio se Marco fosse caduto sulla strada e non
nell'acqua--magari era il tentativo buono in cui riusciva ad ucciderlo
e se lo toglieva dai piedi una volta per tutte. All'ennesimo
"Gianlù" striscicato e con tutte le vocali allungate, il
ragazzo
prese uno dei cuscini dal divano e lo lanciò contro
quello
disteso in mezzo al corridoio.
Non
erano certo affari suoi se il proprio ragazzo si tirava avanti il
dopo-sbronza fino al mattino dopo.
-
Gianlùùù... -
O
forse sì.
Il
più giovane alzò gli occhi dal libro che stava
leggendo e li portò sull'amico, ubriaco, disteso a terra -
Un abbraccio, Gianluca. - aveva detto quelle tre parole con tale
serietà da non sembrare nemmeno sbronzo - Aaaabbraciooo. -
no, avrebbe dovuto ricredersi ancora.
-
Maseratti, stai zitto. - disse solo, e si immerse nuovamente nella
lettura. Non si accorse, evidentemente, del compagno che stava
avanzando strisciando verso di lui.
Si
spaventò a morte, ovviamente, quando sentì due
mani afferrargli la caviglia destra. Per lo spavento aveva lasciato
improvvisamente il libro, che ora giaceva a terra, aperto su una pagina
a caso.
Gianluca
sbuffò sonoramente, e si alzò in piedi.
Afferrò Marco per le spalle e lo tirò in piedi,
gli schiaffeggiò il volto con una mano e poi, impettito, lo
abbracciò.
E
Marco sorrise, soddisfatto.
Soffi
- Atsuya Fubuki/Afuro Terumi - 292 parole, credo
[Di
frolla montata con bacche di vaniglia.]
-
Questi biscotti fanno schifo. -
-
Be', li ho comprati. Quindi ora li mangiamo. -
-
Mangiali tu. A me fanno schifo. -
Afuro
prese la busta che conteneva gli oggetti del reato -Atsuya mangiava un
po' di tutto, quindi gli pareva strano che qualcosa non gli piacesse-,
la girò e lesse gli ingredienti - Ho capito. - disse solo, e
poi
sospirò - Sono fatti con la vaniglia. -
A
quella risposta, l'altro ragazzo fissò per un momento il
biscotto che teneva in mano. E poi lo scagliò lontano.
-
Volevi attentare alla mia vita! Ammettilo! -
Afuro
non avrebbe mai e poi mai capito per quale astruso motivo il suo
ragazzo non potesse sopportare la vaniglia in nessuna delle sue forme.
Alla fine, se non gli veniva detto, in parte la sopportava--Afuro al
suo contrario la adorava, e il suo shampoo, il bagnoschiuma, persino il
profumo, contenevano in qualche modo aromi alla vaniglia.
E
non gli pareva che fosse così tanto dispiaciuto quando, dopo
la doccia,
il profumo di vaniglia si diffondeva in tutta la loro casa. Forse era
distratto da qualcos'altro
-ad
esempio il suo ragazzo-.
Intanto,
Atsuya stava continuando a blaterare e Afuro non lo aveva minimamente
ascoltato. Cosa stava dicendo? Ah, probabilmente futili lamentele che
mettevano in dubbio la sua enorme magnificenza nei suoi confronti...
-
Mi stai ascoltando, biondina? -
-
Onestamente, stavo
pensando ai bengalini che ieri agli allenamenti Taiga e gli altri
ragazzi hanno trovato fuori dal nido. -
Atsuya
sbuffò - In ogni caso, questi cosi te li mangi tu, che con
la vaniglia ti sposeresti. -
-
Non credo proprio. -
-
Afuro, la vaniglia mi fa--
-
Ho detto: non credo proprio che mi sposerei la vaniglia, imbecille. -
Campagnole
- Masaki Kariya/Akane Yamana - 419 parole. Mh.
[Era diventata grande, ma
i campi dove era cresciuta le erano rimasti dentro.]
-
Masakikun. -
-
Nh. -
-
Masakikun, svegliati. -
-
Nnh. -
-
Caro, il bambino ha fame. -
-
Oh no, tu hai
fame. -
-
Ma visto che il bambino è nella mia pancia e mangiando
riempirei la mia pancia... Allora il bambino ha fame. -
Kariya
Masaki sbuffò e si trascinò a fatica fuori dal
letto: suo figlio stava diventando troppo mattiniero per i suoi gusti,
era il terzo giorno in cui -non avrebbe saputo dire se per colpa del
bambino o di Akane- si svegliava alle cinque e mezza per portare la
colazione a letto a sua moglie e il
suo non-ancora-nato figlio.
Aprì
una scatola di biscotti mentre guardava i campi coltivati intorno alla
loro casa: era stato per volere di Yamana, il trasferimento in mezzo
alle campagne più sconfinate. A Masaki non era dispiaciuto
poi tanto, alla fine, tutto quel verde e quel giallo lo rilassavano, e
lo rendevano felice di vivere da solo con la persona che più
amava in tutto il mondo in un posto sperduto e dimenticato dagli altri
con "altri" ovviamente si escludeva tutti i suoi compagni di squadra
che regolarmente venivano a fargli visita nei fine settimana. Avevano
smesso solo in queste ultime due settimane, dato che Akane era
piuttosto stressata per la gravidanza e il parto.
Il
ragazzo -l'uomo-
guardò il calendario e contò i giorni che
mancavano alla data prefissata dai medici. Dodici giorni. Dodici
giorni, o giù di lì, e Masaki Kariya sarebbe
diventato padre.
Rimase
a fissare con aria vaga il nulla, tanto che l'acqua calda
fuoriuscì dal pentolino e gli scottò una mano--si
sentì più impedito della moglie, che in cucina
era una frana.
-
Ti ho portato del tè con i biscotti. Pensi che possa andare
bene, oppure a tuo figlio l'abbinamento "Fragola e mango" fa schifo? -
il profumo dolciastro della bevanda si stava diffondendo in tutta la
casa, e Masaki era consapevole che, generalmente, era una delle cose
che di più le piacevano.
Akane
rise mentre lo ringraziava. Prese uno dei biscotti e ne
mangiò un pezzetto.
-
Ah. - disse, e l'altro intanto si sedeva di nuovo nel letto - Sono gli
stessi biscotti che mangiavo quando ero bambina. -
-
Ti dispiace? -
-
Come? -
-
Tutto questo, dico.
Ti dispiace? -
Akane
rise, e diede dello stupido al proprio marito - Come
potrebbe dispiacermi? È semplicemente tutto quello che ho
sempre desiderato! -
Masaki
borbottò qualcosa, prima di ritrovarsi le labbra dell'altra
sulle proprie.
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