In
joy and sorrow my home's in your arms
By Niamh.
(N.b. "Tutti i
personaggi di questa storia sono maggiorenni e non mi appartengono, gli eventi
non sono accaduti realmente e questa storia non è scritta a scopo di lucro")
We must
escape our darkest days
Or face the fall and fade away
Eighteen
Visions: Our Darkest Days
Era
cominciato tutto così lentamente che nessuno dei due si ricordava il giorno o
l’ora precisa.
Strano,
visto che quella era la relazione più lunga della vita di Bam.
Diede
un’occhiata a Missy, ormai addormentata al suo fianco e prese il cellulare che
aveva appoggiato al piccolo comodino di legno.
Si
alzò dal letto e si diresse in terrazza. Se mai lui avesse risposto, non avrebbe potuto parlargli in quella stanza.
Perché tutto aveva assorbito l’odore della notte precedente. La prima notte
delle sue nozze.
Si
tolse la fede che aveva al dito da poche ore e la mise in tasca senza avere il
coraggio di guardare attraverso la porta vetri della loro camera d’hotel.
Ma
che diavolo stava facendo?
Aveva
tutto quello che desiderava, aveva sposato la ragazza con cui stava da due
anni, era ricco e Iggy Pop aveva suonato al suo matrimonio. Aveva ottenuto
quella che, senza ombra di dubbi, molti definirebbero
una vita felice.
Ma
c’era stato qualcosa che aveva rovinato tutta la gioia di quel giorno. O meglio
qualcuno non c’era stato.
Dopotutto
era normale.
Che
cosa si aspettava? Che gli stringesse la mano e augurasse tanta felicità?
No,
non era idiota fino a questo punto. Ma era sempre stata una persona abbastanza
egoista da desiderarlo.
Fece
partire la chiamata. Non gli importava che cazzo di ore fossero in Filanda,
doveva parlargli e doveva farlo ora.
Sorrise
quando sentì il famigliare squillo del telefono che suonava. Forse questa volta
c’e l’aveva fatta.
Ma
dopo pochi secondi la sua soddisfazione scomparve. Gli aveva rifiutato
nuovamente la chiamata.
Strinse
forte la fede attraverso la tasca e aspettò di sentire il bip che la segreteria
telefonica era in funzione e parlò.
-Ville,
cazzo, rispondi a questa merda di telefono, l’ho capito che ci sei… ti prego
richiamami- disse quelle parole con poca convinzione, sapeva che non l’avrebbe fatto.
–Perfetto, continua a fare il bambino, se è quello che ti piace fare! Volevo
solo parlarti… Mi sei mancato oggi…- Nel momento stesso in cui le pronunciava
si pentì di averle dette. Chiamare il suo amante e dirgli che gli era mancata
la sua presenza nel giorno del suo matrimonio. Questo era troppo, lo capito
persino lui, e al posto di Ville si sarebbe mandato vaffanculo da solo. Si
morse le labbra. –Richiami, per favore-
Terminò
la chiamata e si rimise la fede, tornando dentro.
Si
ristese tra le coperte e si mise a guardare Missy dormire. Ma la sua mente non
era davvero lì.
Sarebbero
andati in luna di miele solo tra una settimana perché Bam doveva fare
un’apparizione per Mtv
il giorno prima di partire.
Aveva
il tempo di volare a Helsinki, parlare con Ville e tornare. Avrebbe cercato una
scusa più tardi da propinare a Missy, April, Phil, Novak o chiunque altro gli
avesse rotto i coglioni.
Era
la cosa più stupida che avesse potuto fare, ma si sa,
Bam Margera non è uno che pensa molto prima di agire.
Diede
un bacio sulla fronte di Missy e gli lasciò un biglietto dove diceva che Jess
aveva bisogno di lui a West Chester. Sapeva che suo fratello gli avrebbe retto
il gioco senza fare domande.
Preparò
velocemente la sua borsa e uscì e chiamando il suo agente e dicendogli di
prenotargli un volo per la Filanda. Poi
si diresse all’aeroporto.
Erano
solo le sei e mezzo del mattino quando arrivò all’aeroporto di Philadelphia.
Comprò
un pacchetto di sigarette e ne fumò quasi la metà nella toilette, decidendo di
riservare le altre per il piccolo bagno dell’aereo. Era teso come mai lo era
stato nella sua vita.
Pensò
a cosa dirgli una volta arrivato; perché non avrebbe
potuto entrare a casa sua e dire qualcosa di stupido tipico di lui tipo. Aveva
una sola occasione e non poteva sbagliare, doveva giocare bene ogni sua carta.
Appena
chiamarono il suo volo per il check-in lui riemerse dai suoi pensieri. Si
sedette pesantemente sulla poltroncina della prima classe dell’
American Airlines e chiuse gli occhi.
Cercò
di ragionare e di formare un discorso di senso compiuto, ma le parole non
volevano proprio mettersi in ordine nella sua testa.
Dopo
qualche minuto si addormentò e si svegliò solo sette ore più tardi [NdA: Non ho
idea di quanto sia il fuso orario Philadelphia/Helsinki quindi sorry se ho
toppato =/ ] con un leggero mal di testa [NdA: Povero Bam che non è abituato a
pensare xD] [NdBam: -__-“] mentre un hostess bionda
gli annunciava che ormai stavano per arrivare nella capitale finlandese. Si
tolse nuovamente la fede e afferrò il suo borsone preparandosi a scendere.
Fece
un profondo respiro e si diresse all’uscita dell’aeroporto chiamando un taxi e
pregando che la gente capisse
l’inglese.
Una
volta, dopo essere stati insieme, mentre erano abbracciati nel letto di Castel
Bam, lui aveva chiesto a Ville di insegnargli un po’ di parole
in finlandese, così avrebbe potuto fare il figo con i suoi amici, e il
risultato era stato una delle esperienze più tristi che Bam avesse mai provato.
Ricordava la risata di Ville, era fresca e dolce. Bam aveva considerato
seriamente di continuare a ripetere quelle parole che gli sembravano senza
senso per ore, l’importante era che Ville avesse continuato a ridere in quel
modo. Poi si era mandato affanculo da solo, lui non era uno stupido romantico.
Sapeva
a memoria l’indirizzo, c’era stato così tante volte da averne perso il conto. Pronunciò
lentamente ogni parola supplicando che l’uomo le capisse,
non poteva perdere altro tempo. Egli annuì e mise in moto accendendo la radio.
Quella
doveva essere una specie di persecuzione, una punizione fatta dai suoi
antenati. Non solo la voce di Ville aveva monopolizzato il suo cervello, ma
anche le sue orecchie.
-Scusi,
può spegnere la radio, per favore?- disse piano scandendo ogni sillaba.
–Perché?
Non ti piace?- chiese il guidatore alzando un sopracciglio. Sembrava essersi
piuttosto alterato.
-No,
non è questo…-
-Ah,
bene, bene… Sai, quel ragazzo che canta è di qui. Io sono un amico di suo padre
e lo conosco da quando è alto così!- disse allargando
le mani senza però togliere lo sguardo dalla strada. –E’ davvero un bravo
ragazzo, sai?- disse sorridendo.
Bam
ricambiò il sorriso un po’ incerto. Si, decisamente doveva aver fatto incazzare
gli antenati.
-Lo
so... cioè, lo immagino-
-Io
non dovrei dirtelo, ma abita proprio nella via dove devi andare tu… Che
coincidenza, vero?-
-Eh,
già…- “Proprio una strana coincidenza”
-Siamo
arrivati!- decretò il guidatore. Bam annuì sempre più teso e pagò l’uomo che se
ne andò velocemente.
Bam
si fermò davanti al portone, incapace di andarsene o di bussare. Rimase solo
lì, senza fare alcuna azione.
Si
sedette sugli scalini, si accese l’ultima sigaretta del pacchetto e la guardò mentre si spegneva. Era davanti a
quella cazzo di casa da quasi venti minuti. Non era da lui essere così
vigliacco, ma più continuava a ripetersi che doveva alzarsi, più le sue gambe non volevano collaborare.
Improvvisamente
la porta dietro di se si aprì e sentì una voce ormai troppo famigliare parlare.
-…Sì,
certo, così ti fai prendere a calci in culo anche da lei…- Ville si bloccò
appena riconobbe chi aveva di fronte.
-…Ma
non dire cazzate Ville, a quella l’ho fatto a posta a lasciare che mi trattasse
così, non volevo ferire i suoi sentimenti… ma che cazzo hai?- chiese Gas
notando che l’amico si era fermato. Poi riconobbe lo skater e la sua
espressione mutò in rabbia e odio. Ma a Bam non importava nulla di lui.
-Ville- disse alzandosi e guardandolo negli occhi. Il cantante
abbassò lo sguardo e Gas decise di intervenire. Non
poteva fare finta di chiudere gli occhi e camminare lontano, anche se avrebbe
voluto. Sapeva che sarebbe finita esattamente come le altre volte, con Ville con
il cuore spezzato che correva da lui e dagli altri. Quella volta non sarebbe
stata diversa, ma come minimo doveva tenatre.
-Che
cazzo ci fai qui? Eh? Non hai appena trovato una cazzo
di moglie con cui divertirti, non puoi semplicemente lasciarci in pace?-
Ville
lo fermò con un gesto della mano. –Gas… ti raggiungo dopo al pub con gli altri,
ok?-
-Ma,
Ville…- tentò di replicare il batterista, ma Ville gli
lanciò uno sguardo implorante e allora lui non fece altro che allontanarsi in
silenzio.
Ville
aprì di nuovo la porta di casa sua e aspettò che Bam lo seguisse.
-Che
diavolo ci fai a Helsinki? Non ti sei appena sposato?- chiese Ville mentre
chiudeva il portone.
-Non
hai mai risposto alle mie chiamate- rispose Bam, come se quella fosse la
spiegazione più normale del mondo al fatto che si trovasse a centinaia di
miglia da sua moglie.
-Già,
forse perché era il tuo matrimonio…- esclamò il cantante alzando il tono della
voce.
-E
tu non c’eri!- rispose l’altro. Stava urlando più di Ville se mai era
possibile.
-Certo
che non sono venuto! Cos’è volevi che alzassi il bicchiere in vostro onore? Facessi un discorso e ti
augurassi felicità e figli maschi?-
Bam
si morse le labbra. Colpito e affondato.
-C’è
stato un momento in cui…- cominciò l’americano
incerto. Ville lo guardava come in attesa e per una
volta lui decise di dire tutta la verità. –Un momento in cui mi sarebbe
piaciuto fuggire via… Mentre guardavo Missy
avvicinarsi all’altare l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era che se avessi
corso abbastanza veloce avrei potuto allontanarmi prima che lei mi
raggiungesse… E allora non sarebbe più stato per tutta la vita…-
Ville
scosse la testa –Ti prego, risparmiami i dettagli! Dio, ti sposi e poi vieni da
me… Vieni e mi dici che non avresti voluto farlo.
Vaffanculo Bam! Perché l’hai fatto allora? –
-Certe
volte che le cose che vogliamo fare
non sono quelle che dobbiamo fare- disse quelle parole come se stesse recitando una
filastrocca. Ville non lesse nessuna convinzione nella
sua voce.
-Ma
per favore, piantala di rifilarmi queste puttanate- rispose il cantante
accendendosi una sigaretta.
-Sarei
scappato…- disse dopo qualche secondo l’americano –Se tu ci fossi stato a
Philadelphia, io non sarei riuscito a andare avanti-
-Non
provarci- disse Ville tra i denti –Non provarci neanche a dare la colpa a me!
Potevi dirle di no, potevi semplicemente dirle che eri innamorato di un altro…-
la sua voce diminuì fino a diventare un sussurro –Potevi dirle che eri
innamorato di me…- Poi il cantante abbassò nuovamente lo sguardo –Perché tu mi ami ancora, vero?- domandò mordendosi le labbra.
Bam
non esitò un singolo istante per rispondere –Certo che ti amo!
E’ che… non sono pronto…- disse trovando anch’gli improvvisamente interessante
il pavimento in marmo della villa di Ville.
Quando
sentì che non stava replicando, Bam si sforzò di continuare –Non sono pronto a
cadere… Perché è questo quello che succederebbe se venisse fuori la verità-
-Dio,
Bam… Non siamo più dei bambini, non possiamo vivere su una fottuta nuvola per
tutta la vita! Non penserai che possiamo continuare
così ancora per molto?!-
Bam
non rispose, perché in effetti non aveva pensato al
futuro. L’unica cosa che contava era Ville; era che gli stava per venire da
piangere e che avrebbe voluto bruciare quella dannata fede che aveva in tasca.
Appena Bam alzò la testa Ville lasciò fuggire
una piccola lacrima. L’americano si avvicinò a lui e gli
sfiorò la guancia con le dita.
-Non
piangere- gli disse. E poco importava se in quel momento stava
piangendo anche lui, Ville non doveva piangere, non a causa sua soprattutto.
Lo
skater gli baciò il naso.
Quella
era una sua tecnica speciale. Ogni volta che Ville era triste, o incazzato, o
aveva qualcosa che non andava, Bam gli baciava la punta del naso e il cantante
finlandese si ritrovava a ridere, dimenticando ogni cosa.
Lentamente
poi scese sulle sue labbra. Gli passò la lingua sopra e poi lo baciò.
Fu
qualcosa che durò un’intera esistenza, qualcosa che entrambi aspettavano come
si aspetta l’arrivo dell’arcobaleno dopo il temporale. Gli fece venire i
brividi come se fosse la prima volta.
Ville
prese la sua mano e lo trascinò fino in camera da letto, nonostante Bam sapesse
esattamente dov’era.
Fecero
l’amore tra le coperte. E quando Bam si svegliò qualche ora dopo sentì che
l’odore del lenzuolo era diverso da quello troppo dolce e fruttato di Missy.
Quello era il suo odore mischiato a quello di Ville, e non c’era fragranza che
lo eccitasse di più.
-Tornerai
da lei, vero?- chiese Ville in un soffio guardando il cielo di Helsinki
annebbiato dalle nuvole.
Bam
annuì tenendo lo sguardo puntato sul suo petto. -Risponderai alle mie
chiamate?-
Ville
non rispose, si limitò a cercare la sua mano e stringerla. Probabilmente
l’avrebbe fatto, anzi ne era sicuro.
Amava
troppo quel uomo per farne a meno.
Bam
ricambiò la stretta e guardò anch’egli fuori dalla
finestra.
Forse
un giorno avrebbe smesso di scappare. Quando le tenebre avrebbero cominciato a
fargli meno paura, avrebbe affrontato tutti i lati oscuri della sua esistenza e
poi sarebbe stato pronto a scomparire… con lui.
Doveva solamente aspettare, perché dopotutto solo ora si sentiva a casa.
Lì, tra le sue braccia.
The
End
[NdA: Hola ^//^
Allora,
ammetto che ero davvero in dubbio se postare questa
fict o no. E’ solo che oggi ero da mia nonna che ha Sky e su MTV Brand New
davano “Bam Unholy Union”, Ville
non c’era e la mia mente ha cominciato a fantasticare, anche perché è da un po’ che sono fissata con sti due ^^
E’
la mia prima fict sia sugli HIM che su questa coppia, quindi non siate troppo cattivi =/
Niente
di tutto questo è vero, Bam e Ville non mi appartengono, anche perché se Mr
Valo fosse mio non starei di certo qui a scrivere fict xDD
è tutto frutto della mia immaginazione, blahblahbla…
Ringrazio
se e chi leggerà questa storia e magari lascerà un commento. Vi adoro quando lo fate :-***
Un
mega grazie a Martunza che l’ha letto in anteprima e mi ha convinto a postarlo.]
Kisses
Niamh