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Non
ricordate chi è Tatiana Lightwood? Cliccate qui per saperne
di più sulla figlia di Benedict: Tatiana.
Haircut
Tatiana
Lightwood andava fiera dei suoi lunghissimi capelli neri. Non faceva
altro che
acconciarli in pettinature complicate e riempirli di fili di perle
preziose,
ben attenta che queste si intonassero ai suoi vestititi di alta
sartoria.
Quando osavano chiederle il perché di tanta cura per quelle
ciocche brune e
setose, Tatiana sbatteva le lunghe ciglia scure e si accarezzava le
trecce con
aria altezzosa.
- Sono dello stesso colore dei capelli di Will. -
-Will, Miss Lightwood? - domandavano delle volte i servitori o gli
amici di suo
padre, - chi è? -
- Il mio
futuro marito. E chiamatemi Signora
Herondale, vi
prego.-
***
Charlotte detestava dover organizzare feste all'Istituto. Non ricordava
nemmeno
di aver accettato la proposta dell'Enclave di tenerne una nella sua
dimora, ma
di certo non poteva tirarsi indietro proprio la sera di Natale, quando
tutti si
aspettavano dalla padrona di casa un comportamento esemplare, una cena
impeccabile e del buon vino. Si era sforzata di stamparsi un sorrisetto
deliziato
sul volto, di preparare la sala da pranzo e quella da ballo come si
addiceva al
rango dei suoi ospiti, e aveva perfino convinto Henry a rendersi
presentabile,
ma quando li vide arrivare non riuscì a risparmiarsi un
gemito di sconforto.
-
Divina misericordia. - sussurrò, ben attenta a non
attirare attenzioni
indiscrete, stringendo il braccio di suo marito.
-
Capelli neri come la pece, espressione guardinga, manie di
protagonismo. Che
l'Angelo mi fulmini, Henry, se un esercito di Lightwood non si
è appena appropriato
del mio salotto. -
Henry
spostò lo sguardo dalla nobile famiglia di cacciatori
al labbro tremante
di sua moglie, dondolandosi sui piedi, senza sapere cosa dire.
-
Non sono tutti mori, il figlio maggiore di Benedict è
biondo, cara. -
-
Oh, al diavolo, Henry! - borbottò impettita,
allontanandosi verso l'entrata della sala addobbata per dare il
benvenuto ai
nuovi ospiti.
-
Che cosa ho detto? -
Henry,
nella sua ingenuità, le sopracciglia inarcate nel
dubbio, non poté fare
a meno di accorgersi che il sorriso che sua moglie si era impegnata a
mantenere
per la serata si era trasformato in una smorfia mista di agonia e
disprezzo,
mentre Lottie annullava la distanza che la separava dal signor
Lightwood.
-
Benedict e famiglia, quale...lieta...sorpresa. - la sentì
dire con un certo
sforzo.
Charlotte
si piegò in un leggerissimo - quasi
impercettibile- inchino, poi
strinse una mano sudata al membro del Consiglio, rabbrividendo al
contatto con
la sua pelle gelida.
-
E' un vero piacere avervi qui per le feste. -
Se
la freddezza nell'accoglienza di Charlotte lo aveva disturbato, il
signor
Lightwood non lo diede a vedere. Si limitò a guardarsi
intorno quasi
distrattamente, come se trovasse quella situazione alquanto noiosa.
-
Un piacere vero quasi quanto il mio di aver
ricevuto il vostro invito.
-
Indicò
con un'occhiata i tre ragazzini alle sue spalle,
figli
della defunta Barbara Lightwood, sua moglie, morta in
circostanze
troppo
spiacevoli per essere ricordate la sera di Natale, quando intorno a
loro una
piccola orchestra suonava melodie allegre e i domestici
servivano vini italiani e altri assaggi ai presenti. Charlotte li
conosceva appena, ma non poteva negare che la somiglianza disarmante
con il loro padre non li avesse graditi nell'Istituto.
Sono
solo bambini, Charlotte, si disse,
raggentilendo l'espressione del
viso.
-
Il mio primogenito, Gideon, mia figlia
Tatiana e il più giovane, Gabriel. -
La
ragazzina fu l'unica a inchinarsi in un profondo saluto, afferrando
due
lembi del suo vestito con le mani inguantate e portandoli verso
l'esterno
mentre si prostrava, proprio come si addiceva ad una fanciulla di buona
famiglia.
-
Che bambina graziosa. -
Tatiana
Lighwood, nel suo abito azzurro dalle maniche a sbuffo e il
volto
delicato incorniciato da boccoli neri, graziosa lo era per davvero. Ma
c'era
qualcosa di calcolatore nei suoi occhi chiari che la fece rabbrividire.
-
Dove posso trovare William Herondale, signora Branwell? - chiese,
ignorando
le lamentele dei fratelli maggiori.
-
Will? Per l'Angelo, io.. non lo so, ora che mi ci fate pensare. L'ho
lasciato
di sopra in camera sua a prepararsi per la festa, ma dovrebbe
essere sceso da un pezzo e.. -
Tatiana,
senza un'altra parola, si precipitò
pancia in
dentro e petto
in fuori verso le scale che portavano al secondo piano, e
lasciò
Charlotte a
fissarla sbalordita mentre si allontanava come se l'Istituto fosse casa
sua.Henry si avvicinò di soppiatto, poggiandole una mano
sulla
schiena.
-
Dov'è andata, cara? -
-
Cercava Will. -
-
Speriamo che non lo trovi. -
-
Perché mai? Un po' di compagnia potrebbe renderlo
più sopportabile. -
azzardò.
-
Forse, oppure potrebbe scatenare una guerra tra i Lightwood e
l'Istituto. -
Charlotte
lo fulminò con lo sguardo, inorridita all'idea, ma
Henry rimediò con
una risata imbarazzata.
-
Suvvia, cara, non crucciarti troppo, stavo solo scherzando. Cosa
potrebbe mai
combinare? È solo Will. -
-
È questo che mi preoccupa, Henry. È Will.
-
***
I sottili tacchi di Tatiana risuonarono fastidiosamente sul
pavimento dell'Istituto mentre saltellava in cerca della stanza del suo
promesso sposo, o almeno così le piaceva riferirsi a William
Herondale. Un
ragazzo brillante, coraggioso e di straordinario aspetto, lo descriveva
quando
durante l'ora del té si vantava con le sue amiche. Si diede
piccoli pizzicotti
alle guance e si mordicciò le labbra per farle apparire
più rosse e
desiderabili, poi analizzò le porte del secondo piano per
scovare quella di Will. Dopo quasi dieci minuti ancora nulla.
-
Will? Will, caro, dove sei? -
Aveva
iniziato a lamentarsi ad alta voce quando un ragazzino dai
lineamenti
particolari uscì da una stanza illuminata e la
salutò educatamente.
-
Buona sera e Buon Natale. Vi siete persa? -
-
Sto cercando il mio fidanzato, William. -
Il
ragazzino inarcò un sopracciglio e distese le labbra in
una smorfia
divertita, come se stesse trattenendo una risata.
-
Il vostro fidanzato, eh? Credo di sapere dove si trovi, Miss... -
-
Tatiana Lightwood, presto Herondale.-
Quando
si accorse di chi aveva davanti, un lieve senso di fastidio lo
colse di
sorpresa. Avrebbe dovuto intuirlo, dopotutto la somiglianza con
Benedict
Lightwood era inequivocabile.
-
È un vero piacere conoscervi, sono James Carstairs, ma
potete chiamarmi Jem.
-
James
fece per tendere una mano verso quella della ragazza, inguantata
di seta
chiara, ma sul viso di Tatiana, in risposta, si fece spazio
un'espressione di
malizia pura.
-
Oh, tu devi essere lo straniero che fa uso di droghe, non
è vero? Quello
malato. - Tatiana storse il naso quasi disgustata, nascondendo il
braccio
dietro la schiena, lontano da quello di Jem.
La
mano del cacciatore rimase sospesa a mezz'aria, pallida e immobile,
le dita
che tremavano appena.
-
Hai un aspetto strano, e non solo per gli occhi da quella forma un
po'
allungata; quelli potrebbero apparire gradevoli, iridi poco umane a
parte. È il
resto, sai. Io preferirei uccidermi piuttosto che avere i capelli grigi
come un
vecchio a soli dodici anni. -
Era
raro che James rimanesse tanto impietrito da non trovare le parole
-
solitamente gentili - per rispondere. Guardava il viso della ragazzina
quasi
senza vederlo, come se la sua vista riuscisse a scorgere
qualcosa di
indefinito attraverso di lei. Le sue labbra fecero
per schiudersi, ma qualcuno parlò a posto suo.
-
È un vero peccato. -
Una
sagoma slanciata sgusciò fuori dall'ombra del corridoio,
le mani strette a
pugno e la voce sinceramente dispiaciuta.
-
William? -
Tatiana
non trattenne un gridolino di stupore e di eccitazione,
riordinandosi
istintivamente i boccoli che le accarezzavano la schiena.
-
È un vero peccato che tu non lo faccia e che
l'umanità debba ancora sorbirsi
la tua illimitata stupidità, Tatiana. Farei un favore a
tutti tingendoti i
capelli di grigio io stesso, non è vero? -
La
ragazza riuscì a carpire il barlume di ferocia negli
occhi di Will ancora
prima che il cacciatore si affiancasse al suo amico sotto la luce. Non
era il
ragazzo che le faceva battere forte il cuore, quello, ma una persona
completamente
diversa, dallo sguardo tempestoso e bruciante di un'ira che non
riusciva a
spiegarsi.
-
Will, che stai... -
-
Sto dicendo che mai e poi mai sposerei un essere tanto privo di
senno.
Liberaci dalla tua ridicola presenza, ti prego, non vorrei doverti
costringere
con la mia più famosa orazione infrangi cuori. -
Tatiana
fece per coprirsi la bocca con le mani, sbigottita. Era davvero
il
William che le piaceva a parlare?
-
Si costruisce su tre semplici parole, se proprio vuoi sentirla. -
-
Will, io.. -
-
Tu. - una.
-
Stavo solo cercando te e lui ha iniziato ad importunarmi!-
Schifosa
bugiarda, ringhiò Will dentro
di sé.
-
Mi. - continuò, già due parole.
-
William, lo sai che io ti.. -
-
Disgusti. - tre.
-
Tu mi disgusti, Lightwood. -
Tatiana,
il cuore decisamente spezzato, corse via in uno
svolazzo della
gonna lavorata e si diresse verso la biblioteca dell'Istituto. Prima di
sparire dietro il grande portone di mogano, proruppe in un pianto
plateale.
-
Ti credevo un gentiluomo, William! -
-
Galeotta fu questa credenza. Quanto mai falsa, vorrei aggiungere. -
Dopo
che se ne fu andata, Will respirò profondamente e
strinse i pugni fino a
quando non iniziò a perdere sensibilità sulla
punta delle dita. Attese, senza
osare girarsi, pregando con tutto se stesso che quel silenzio piatto
non
venisse infranto dal suono che odiava di più al mondo:
quello del dolore di
Jem.
Jem
che alla fine, invece, scoppiò in singhiozzi, che
sembrò perforargli
i timpani e disintegrarlo in migliaia di granelli di niente.
Si
voltò senza nemmeno pensarci, correndo da lui e
afferrandolo prima
prima che finisse con le ginocchia a terra, il viso nascosto tra le
mani.
Lo
strinse più forte che poteva, e solo in seguito prese in
considerazione
l'idea di stargli facendo ancora più male. Spinse la testa
di Jem nell'incavo
del suo collo e ispirò il profumo dolce di quei capelli
morbidi del colore
della luna, ciocche che per lui erano argento puro, più
belle di qualunque altra chioma.
Ogni spasmo del ragazzino contro il suo petto era una come una
coltellata, e
Will dovette sforzarsi di non impazzire.
-
Smettila. - disse solo, la voce piatta, perché se avesse
lasciato trasparire
la benché minima emozione, Will era sicuro che sarebbe
finito per dare di
matto. E lui non voleva farlo, non voleva fare niente che potesse
sconvolgere
Jem direttamente.
-
Ti ho detto che la devi smettere, James. - insistette, tradendo una
nota di
frustrazione.
Jem
di solito non cedeva mai, nonostante la sua morte certa e
prematura non
perdeva mai il controllo, eppure in quel momento non riusciva a
smettere di piangere. Will sentiva le
sue lacrime calde scivolargli lungo il collo e il torace, per poi
venire
assorbite dalla stoffa liscia della sua camicia. Le avrebbe raccolte
tutte, ma
a cosa sarebbe servito?
-
Jem, smettila, ti prego. Ti prego, ti prego, per me.
- sussurrò nel
suo orecchio.
-
Fallo per me. -
Si
chiese se Jem sapesse cosa il suo dolore significasse per lui,
quanto lo
corrodesse nel profondo dell'anima; si chiese, visto che riusciva a
farlo
sentire in quel modo, se James non fosse al contempo il suo migliore
amico e la
sua peggior minaccia.
-
La uccido. -
D'improvviso
James smise di piangere. Sgusciò fuori
dall'abbraccio di Will e
alzò gli occhi gonfi di lacrime su di lui, ancora scosso da
tremiti violenti.
-
Mmh. - mugugnò e scosse la testa, asciugandosi le guance
con la manica della
giacca e tirando su con il naso.
-
Non mi credi? -
Will
frugò nelle tasche spazientito, cacciando una piccola
lama angelica dalla
fodera di pelle, ma quando Jem arretrò spaventato,
l'abbassò senza preoccuparsi
di nascondere la delusione.
Come
si fa a farti felice, James Carstairs?
-
Mettila via. -
-
No. Quella strega ti ha detto delle parole orribili, gliela
farò pagare. -
-
Falla sparire. -
Nessuna
lamentela di Will riuscì a fargli cambiare idea. Era
incredibile come
Jem, dopotutto, riuscisse a mantenere il buon senso anche nei momenti
più
disperati, come se venisse messo in disparte, a volte, ma non lo
abbandonasse
mai completamente. Will non sapeva davvero come comportarsi davanti a
tanto
giudizio: c'era sempre il timore di deluderlo o di fare qualcosa di
sbagliato,
il che accadeva quasi sempre.
Non
c'era equilibrio nell'animo di William Herondale, non c'era
l'armonia che
contraddistingueva Jem, quella delicata saggezza dei modi che
barcollava solo
di rado, quando qualcuno riusciva ferirlo sul serio, come
aveva fatto
Tatiana Lightwood. Will represse il desiderio di spaccare la faccia a
quella
mocciosa, rinfilando il coltello nella fodera.
-
Quello che hai detto è molto stupido, William -
-
Lo so. Tu riesci a farmi dire cose stupide,
James. -
-
Solo dire, mi auguro. -
Will
alzò gli occhi al cielo e infilò le mani in
tasca, scocciato.
-
Quella lì.. -
-
Se mi vuoi bene andrai da quella lì a
chiederle scusa per le tue
parole, e forse lei chiederà scusa per le sue. Se
non lo farà ti
limiterai ad adempiere a ciò che ti ho chiesto e tornerai a
farmi compagnia,
sempre che tu lo voglia. Non mi va di scendere al cenone di Natale,
questa
volta, ma gradirei che i Lightwood non iniziassero a pensar male di te.
-
Chiederle
scusa, questo avrebbe fatto contento Jem. Possibile che
esistesse
qualcuno di tanto buono, disposto a perdonare torti del genere? I
bambini
sapevano essere incredibilmente cattivi, eppure lui rappresentava
l'eccezione a conferma della regola.
Non c'era qualcun altro come lui, di questo era certo.
-
Se ti voglio bene? Questi mezzucci sono
spregevoli, James, quasi come quelli che uso io con le povere fanciulle
in amore. -
Jem
sorrise, dandogli un buffetto sulla guancia, poi si
scostò le ciocche
argentee dal viso accaldato.
-
Consideralo un regalo di Natale per me. -
Gli
occhi blu di Will lo seguirono fino a quando non tornò
in
camera sua, poi si spostarono sul rigonfiamento nella tasca
dei pantaloni in cui sentiva il pugnale a contatto con la gamba.
-
Se gli voglio bene. - ripeté tra
sé e sé, dirigendosi verso la
biblioteca in cerca di Tatiana Lightwood.
***
Quando
le urla disperate della ragazzina echeggiarono nell'Istituto, si
erano appena aperte le danze nella sala da ballo. Erano talmente
strazianti,
talmente acute, che nemmeno l'orchestra di archi riuscì a
coprirle, così che
tutti le sentirono e si fermarono d'un colpo.
-
Tatiana? - gridò Benedict, lasciandosi sfuggire di mano un
bicchiere di rosso
italiano screziato di spezie, troppo costoso per essere sprecato,
notò Henry.
Panico
generale, gente che correva, Lightwood impazziti.
Charlotte
rubò il bastone da passeggio di un vecchio
cacciatore e lo impugnò a
mo' d'arma, lo sguardo agguerrito.
-
Viene dalla biblioteca. -
Ancora
urla.
Jem,
che sonnecchiava sulla poltrona della sua stanza, il violino sulle
ginocchia, si svegliò di soprassalto; le sue labbra mimarono
un nome, lo stesso
pronunciato da Benedict Lightwood: Tatiana.
La
trovarono rannicchiata sul pavimento in preda ad un
attacco di panico,
la testa coperta con un lembo del suo vestito. Ci vollero diversi
uomini per riuscire a tenerla
ferma, ma non fu necessario costringerla a lasciarsi vedere
per capire
cosa le fosse accaduto: attorno a lei giacevano ciocche di lunghissimi
capelli
tranciate in malo modo, fili di quelli che un tempo erano stati
splendidi ricci
bruni e che ora giacevano sul pavimento.
Erano
stati tagliati via in una furia cieca, lasciandole la testa
pressoché
spelata.
Per
una volta, l'orrore nello sguardo di Benedict non riuscì
a compiacere
Charlotte ed Henry.
-
Chi è stato, bambina mia, chi ha osato? -
E
lei raccontò tutto, di come il giovane William Herondale
fosse entrato con il
suo solito sorriso affascinante, le avesse baciato una mano, e le
avesse
promesso di diventare suo amico (nonostante lei sperasse in qualcosa di
più) se
solo avesse ritirato tutto quello che aveva detto sull'aspetto di James
Carstairs, sui suoi capelli "grigi
come la polvere". Raccontò
di come lei avesse risposto con un'innocentissima battutina su
quell'orientale,
quello malato, dicendogli che se voleva accarezzare
dei bei capelli
poteva avere i suoi, neri come l'onice, e non quelli sgradevoli del
signorino
Carstairs.
Will
i suoi capelli se li era presi per davvero, solo che lo aveva
fatto
tirandoglieli fino a farle uscire le lacrime e recidendoli con un
coltello
dalla lama affilata, fino all'ultima ciocca.
Niente
riuscì a farla smettere di gridare.
-
Ho creduto che mi avrebbe ucciso, padre, ho avuto paura che quel
mostro mi
avrebbe tagliato la gola! Ho creduto di morire per colpa di
quell'essere
immondo, e vorrei farlo davvero! La mia vita è finita,
nessuno mi vorrà così pelata!-
Ogni
tentativo di Charlotte di convincerla che sarebbero ricresciuti e
che
William sarebbe stato punito in modo esemplare si rivelò
inutile. I Lightwood
minacciarono di staccargli la testa.
-
È solo un ragazzo, Benedict! -
-
È una disgrazia! -
I
litigi andarono avanti per ore, la festa di Natale si
rivelò un completo
fiasco e si concluse con la promessa di una denuncia all''Enclave per
il
signorino Herondale, che con il coltello ancora in tasca e il fiatone
per la
corsa sgattaiolò in camera di James, nascondendosi dientro
il letto dell'amico.
-
Che hai combinato, Will? -
-
Niente. -
-
Per l'Angelo Will, che hai combinato? Che sta succedendo di sotto? -
Jem
chiuse la porta della sua stanza a chiave, poi si accovacciò
al suo fianco, deglutendo a fatica.
-
Niente, dico sul serio James, niente, è solo... -
-
Solo cosa? Will, calmati e spiegami che cosa hai fatto a Tatiana! -
Le
ho tagliato i capelli con un pugnale, l'ho spaventata a
morte, ho
combinato un disastro, eppure mi sento tanto eccitato da poter demolire
l'Istituto con un pugno. Questo Will non glielo
disse, non gli andava
di apparire come uno squilibrato.
Quando
era chiaro che non avrebbe ricevuto alcuna risposta, Jem gli
fece
poggiare la testa sulla sua spalla, preoccupato dalla frenetica
pulsazione
delle tempie e del cuore di Will. Gli sarebbe venuto il mal di testa
per lo
sforzo, pensò. Will giocherellò con un ricciolo
argentato che sfiorava la fronte di Jem,
imbarazzato. Era proprio vero: James riusciva a fargli dire cose
stupide, a
fargli fare cose ancora più stupide e a farlo sentire felice
nonostante tutta
quella stupidità. Jem è il mio grande
peccato, concluse nella sua mente.
-
Non so cosa sia successo di preciso, ma è chiaro che tu
non abbia chiesto
scusa a Tatiana. -
-
Come sei perspicace, amico mio. -
Risero
entrambi.
-
Eppure ti avevo chiesto di farlo, se mi volevi bene.
-
Da
qualche parte nell'Istituto, Benedict Lightwood gridò il
suo nome.
Will
ripensò al modo un cui aveva perso la testa quando la
ragazza si era presa
gioco di James, a come per un momento avesse davvero afferrato il
coltello con
l'intenzione di farle male, ma poi si fosse limitato a cambiarle
pettinatura,
ed ebbe paura di un sentimento tanto forte da non poter essere
controllato, quello per il suo migliore amico. Bel disastro. Che
diavolo gli stava
succedendo?
Fece
scivolare la mano fino a quella aperta di James e
lasciò che lui
intrecciasse le dita alle sue, stringendole quando la voce di Benedict
Lightwood si fece più vicina, urlando minacce di morte e
altri insulti.
-
E' proprio questo il problema, James. - disse infine, - Questo. -
Chiuse
gli occhi.
-
Io non ti voglio solo bene. -
Note:
otp,
otp, otp. Si è capito che è la Jem/Will
è la mia
otp? Mi rendo conto il mio William sia un po' troppo
sentimentale/innamorato perso, ma nel libro ho percepito un sentimento
tanto forte che boh, riesco a renderlo solo così. Mi scuso
per
l'OOC, dunque. Una storia per le feste ci voleva, e si dia il caso che
l'avvenimento di cui ho parlato si svolga davvero la sera di Natale
secondo Cassandra Clare. Mi spiego meglio, Tatiana Lightwood, figlia di
Benedict, viene citata nella saga. In passato era innamorata di Will,
ma poi lui la derise pubblicamente e i Lightwood iniziarono ad odiarlo.
La mia è una revisitazione personale
dell'accaduto. Nella storia (il titolo in italiano significa
"taglio di capelli")
c'è un tributo alla serie "Sherlock"
che i fan di quel telefilm geniale riusciranno di sicuro a cogliere nel
discorso infrangi-cuori di Will. Al momento dell'accaduto, quando
Charlotte organizza la festa, i ragazzi dovrebbero avere 12 anni, ma se
li immaginate più grandi non cambia niente. Ringrazio le
persone
che mi hanno tra gli autori preferiti, un bacio. Buon Anno nuovo
cacciatori!
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