Amor Puro

di BellinianSwan
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CAPITOLO I

 

 

 

 

 

Correva l' anno 1837. Quel giorno faceva caldo a Napoli e l' odore della salsedine si sentiva più forte che mai nell' ambiente, mischiandosi al profumo delle ginestre che crescevano numerose formando tappeti dorati che luccicavano alla luce del sole, e il Vesuvio che ammirava di lontano tutto quell' oro ai suoi piedi come un avido signore che tutto vuole ma che niente dà e che se ne sta fermo, seduto sul suo trono a fissare inerme le sue ricchezze. In casa Ranieri era un giorno come tanti altri, i cinque eran seduti a tavola a pranzare, il calore umido dell' estate si faceva sentire, ma nessuno ne faceva parola, cercavano di evitarlo intrattenendosi in altri discorsi, anche se Elizabeth come sempre quando accaldata non riusciva a resistere a qualche bicchiere di vino in più. Reggendo l'alcool alla perfezione, non si era mai preoccupata di evitarlo. Il menù prevedeva della minestra e altre pietanze successive, Giacomo al primo cucchiaio, si fermò mantenendo la posata a mezz' aria con aria pensierosa, poi dopo pochi secondi si voltò di lato e chiese alla domestica di portargli della limonata fresca.Elizabeth fu colpita da quel gesto, sentì da subito che qualcosa non andava, ma cercò di non dare nell'occhio e di mantenere un'apparente serenità. Dopo mangiato si fermarono a tavola per chiacchierare.

- Sento nuovamente l' asma crescere, si potrebbe riavere il medico?

Chiese ad un tratto il poeta al suo amico Ranieri. - Certamente... - rispose quello e subito s' alzò e s' infilo la giacca, per poi uscire dalla villa, precipitandosi alla ricerca di un medico.

Silvia, la loro figlia adottiva, era uscita in giardino e Paolina, la sorella di Antonio era andata in cucina ad aiutare a lavare i piatti, rimasero dunque loro due da soli nella stanza da pranzo, ormai deserta. Beth ringraziò Ranieri con uno sguardo prima di spostarsi sulla sedia accanto al marito mentre le due donne terminavano di sparecchiare la tavola.

- Non hai mangiato quasi nulla, ciò significa che non stavi bene da prima, perchè non l'hai fatto restare?

Chiese la donna riferendosi al medico.

- Stavo meglio, ma non preoccuparti gli asmatici hanno vita lunga.

Sorrise divertito Giacomo.

- Se lo dici tu, mi fido.

Disse Elizabeth accennando un sorriso e dandogli un bacio sulla guancia.

Giacomo cominciò a sentirsi debole e volle andare a sdraiarsi durante l' attesa, Beth lo accompagnò sorreggendolo e camminarono lungo il corridoio, entrarono nella stanza e lo aiutò a distendersi sul talamo, senza però spogliarlo, lui non volle, disse che non era opportuno. Lei avvicinò una sedia al capezzale, si sedette e attese con lui fingendo di non essere preoccupata, tenendo le mani giunte sulle gambe ricoperte dal tessuto della gonna dell' abito color crema, imprecando che non fosse nulla di grave, nella sua mente. Dopo un paio di minuti, Giacomo tentò di rialzarsi, ma Elizabeth cercò di convincerlo a non farlo, non le sembrava assoluatmente il caso dato che il medico sarebbe giunto da li a poco. Giacomo insistette, voleva almeno provare a mangiare un altro po' di minestra, ma appena seduto a tavola, il suo malessere aumentò e tornò a letto con l' aiuto della moglie, dopodiché le chiese di togliergli la cravatta e lei lo fece, per poi sbottonargli due bottoni della camicia ormai lacerata in alcuni punti, come altrettanto lo erano il resto dei suoi abiti.

Dopo alcuni minuti si sentì aprire la porta d' ingresso della villa, delle voci: era Antonio che tornava col medico. Ranieri l' accompagnò alla camera del Leopardi, che stava sdraiato sul letto con accanto la contessa inglese, moglie del poeta, conosciuta nell' ormai lontano 1819, in un salotto letterario della lucente Roma.

 





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