Moments

di Distorted Soul
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~ Quotidianità

 

 

 

 

 

Soul poggiò le due tazze colorate sul tavolino basso, lasciando che l’odore di cioccolata riempisse il piccolo appartamento.

«Né troppo dolce, né troppo amara. Come piace a te, no?»

Maka annuì sorridendo, raggomitolata sotto un plaid blu vecchio e rovinato con un libro sulle gambe. Attese che lui si sedesse al suo fianco prima di prendere la tazza e gioire del suo contenuto.

Erano tornati quel pomeriggio da una missione faticosa e nessuno dei due aveva voglia di festeggiare la notte di Capodanno insieme all’allegra ma fin troppo rumorosa combriccola che era il gruppo di amici che si ritrovavano. Niente schiamazzi, botte, tette in faccia o crisi isteriche sull’orribile asimmetria di qualcosa, quella sera. Solo il loro divano dalla federa rovinata, la cioccolata calda e la compagnia reciproca del proprio partner.

Maka si voltò verso la finestra, dove troneggiava il piccolo alberello di Natale, l’unico addobbo che si erano concessi – Blair aveva anche provato ad abbellire l’intero appartamento con le sue decorazioni anti-convenzionali, ma poi Maka l’aveva minacciata dicendole che se non avesse rimesso tutto com’era prima le avrebbe bruciato la coda, e la gatta aveva obbedito.

Fuori il cielo era limpido. Avrebbe tanto desiderato godersi un panorama innevato, l’ideale in quel periodo, ma l’unico scenario possibile a Death City sarebbe stato sempre e solo il deserto e a lei, in fondo, andava bene anche così.

Rise quando, girandosi verso Soul, notò i suoi baffi di cioccolata. Prese un tovagliolo e glielo mise sulla bocca, ricevendo in cambio uno sguardo annoiato, ma percepì da sotto la carta ruvida le sue labbra incurvarsi all’insù.

Avvertirono le voci dei loro vicini diventare più alte ed euforiche, mentre si preparavano per il conto alla rovescia ormai imminente, e Soul le si fece più vicino. Ricevette un’occhiataccia appena provò a poggiare i piedi sul tavolino, quindi desistette e si accontentò di posarle un braccio dietro la nuca.

Rimasero in silenzio quando tutti cominciarono a contare, e mentre la notte esplodeva di auguri, brindisi e fuochi d’artificio, si scambiarono un laconico “auguri” ed un cin-cin con le tazze di cioccolata, che cozzarono producendo un rumore sordo. Nient’altro.

Nessun proposito, nessun desiderio.

Quella quotidianità, per un altro anno, sarebbe stata tutto ciò di cui avevano bisogno.

 

 

 

 

 

 

*

370 parole

Lo so, sono imperdonabile e non ho nessuna scusa.

Questa flash non è davvero nulla di che, solo un piccolo augurio di buon anno.

Che sia pieno di SoMa.





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