La Freccia

di Arwen_Undomiel_
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Mi alzai dal masso su cui sedevo, feci qualche passo avanti e tornai a girarmi verso di lui, che mi stava guardando. Una morsa mi strinse in petto, come sempre. Stavamo parlando di armi da guerra, era una discussione amichevole, ma eravamo soli. «Legolas, io...» Mi bloccai, perché temevo di dire cose sbagliate in sua presenza. «...Non ho mai tirato una freccia.» Lui parve un po' stupito, ma non lo diede troppo a vedere. Si alzò in piedi, prese l'arco e venne verso di me. I miei muscoli cominciarono a contrarsi, non riuscivo a rilassarmi, ma ormai ci avevo fatto l'abitudine. Dopo pochi passi fu dietro di me, alla mia sinistra, e mi fece afferrare il suo arco. Cercai di stringerlo forte, ma non riuscivo più a controllare i movimenti. Di colpo alla mia destra apparve la sua mano, con una freccia. Me la diede e poi mi fece stringere la corda dell'arco. Speravo che lui non notasse la mia espressione in quel momento, che sarebbe stata rivelatice. Ma allo stesso tempo mi chiedevo che cosa stesse provando lui. Magari amicizia? Oppure non stava provando nulla. Mentre meditavo, sentii le sue mani afferrare le mie, e questo contatto mi provocò un'altra ondata dei sintomi che provavo da mesi. Lui guidò le mie mani nella giusta posizione, alzai il braccio sinistro, e mi fece tendere la corda. Avrei dovuto sforzarmi per compiere quel movimento, ma fece tutto lui, che era come incollato a me. Non seppi dire quanto durò quel momento, potevano essere pochi secondi, come qualche minuto. Ma il tempo si era come fermato, sia nella realtà che nella mia memoria. Non l'avrei mai dimenticato. Poi aprì la mia mano e la freccia partì, alta, lontana, e dopo qualche secondo si conficcò sul terreno della pianura. Quella freccia non produsse nessuna vittima. Ma nello stesso istante in cui la scoccai, fu come se un'altra freccia mi avesse trafitto il cuore in profondità. E in quell'istante seppi che l'amavo, e che non potevo più fingere in contrario, né agli altri, né a me stessa. In quel momento non mi importava che lui fosse un elfo, e delle sue responsabilità. Per me lui era solo colui che occupava il mio cuore. Questi pensieri mi diedero coraggio. Prima che cambiassi idea e che il mio imbarazzo me lo impedisse, mi voltai a guardarlo negli occhi, azzurri come il mare poco prima del tramonto. I suoi occhi... e mettendo da parte ogni briciolo di vergogna e tutti i dubbi, chiusi le mie palpebre. Non so chi fu a fare il primo passo, ma mi piace pensare che sia stato lui. Fino a quel momento avevo sempre temuto di sbagliare, e che avrei distrutto ogni legame che avevo duramente forgiato con lui. Ma quando le sue labbra sfiorarono le mie, mi sentii rinata. I miei muscoli si rilassarono, e lui mi abbracciò, con ancora le mie mani strette nelle sue. Non mi ero mai sentita così felice, amata, sicura... protetta. Ora l'unica cosa a cui pensavo era lui, che ricambiava la mia passione.




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