Illusions

di Sherlock Holmes
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POV MORIARTY
 
Con il mio solito passo cadenzato, feci il mio ingresso nel vicolo.
La mia ombra si proiettava contro il muro, simile ad una spettrale presenza.
Sorrisi, togliendomi i guanti bianchi e risistemandomi il cilindro sulla nuca.
In quattro passi, fui di fronte al portone tarlato del teatro abbandonato in Fleet Street…
Bussai.
Un istante dopo, il sinistro rumore di cardini mai oliati si diffuse nella stradina deserta.
La porta venne aperta e, di fronte a me, si parò l’Illusionista.
 
Avevo sempre disprezzato soprannomi nel mondo del crimine… Eppure, quel nomignolo si riteneva calzasse a pennello a quel prestigiatore da quattro soldi.
Alto quanto il sottoscritto; magro quanto un chiodo.
I suoi occhi verdi saettavano negli orbicolari, veloci, almeno quanto le sue mani. Abili. Quelle di un ladro.
 
- Oh, professore! Prego, entri…!- esalò l’Illusionista, con la sua voce bassa e suadente.
Alla fine, avevo accettato l’invito di quel mio sottoposto…
Diceva di avere una sorpresa pour moi.
Beh… Se mai quella convocazione si fosse rivelata una trappola, mi sarei dovuto macchiare di omicidio… Di nuovo.
La vittima? Ovvio… L’eventuale traditore.
 
L’illusionista si sfregava di continuo le mani, eccitato…
- Allora…- iniziai, prendendo posto su una delle polverose e lacere poltroncine di velluto scolorite – Di che si tratta?-
- Bene, bene…! Si è già messo comodo, professore! D’altronde, lo spettacolo sta per iniziare…-
Anch’egli si sedette.
Non riusciva a stare fermo… E gli sfuggì una risatina nervosa.
Alzai gli occhi al cielo, spazientito.
- Non mi faccia perdere tempo, Illusionista…- sibilai, minaccioso…
Teatralmente, il ladro, senza smettere di sorridere, batté due volte le mani.
Le tende blu notte del palcoscenico si aprirono…
E, al centro di esso vidi…
La testa, le mani e i piedi di John Watson spuntare da una scatola da prestigiatore…
E un’enorme vasca, sopra la quale pendeva, appeso per i polsi… Sherlock Holmes.




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